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    Djokovic: “Il segreto della mia longevità? Reinventarmi”

    Novak Djokovic

    Novak Djokovic è come un grande vino, migliora invecchiando. Il suo straordinario 2023 lo dimostra ampiamente: ha vinto 3 Slam su 4, perdendo solo la finale a Wimbledon contro un eccellente Alcaraz (come nel 2021, a una vittoria dal Grande Slam); ha toccato quota 24 Major, a breve solcherà le 400 settimane in carriera da n.1 del ranking, traguardi incredibili che lo pongono nettamente davanti a tutti i giocatori dell’era moderna per successi.
    Stupiscono le sue vittorie ma ancor più la sua determinazione nel continuare a vincere. C’è un segreto per questa sua incredibile longevità? Interpellato dalla stampa nazionale su come possa mantenere questa forma atletica e “fame” di successi, Nole ha affermato che la chiave di una carriera al vertice che non sembra aver fine è la capacità di reinventarsi.
    “Ci sono sempre cambiamenti che avvengono, letteralmente su base settimanale o mensile, nel mio approccio all’allenamento, al recupero e all’allenamento mentale”, afferma Djokovic. “C’è sempre qualcosa che cerco di aggiungere in modo da poter migliorare le mie prestazioni nel mio gioco, almeno per una piccola percentuale. È un processo costante nel tentativo di migliorare e provare a implementare alcune cose che funzionano e trovare quella formula che ti permette di portarle in campo. Una delle lezioni più grandi che ho imparato mentalmente durante tutta la mia carriera è che se anche se trovi una formula che funziona, non è una garanzia, in realtà molto probabilmente non funzionerà l’anno prossimo o anche prima.”

    Novak crying pic.twitter.com/ffmKz5phNT
    — THE JOKER(S) (@SerbsInSports) September 12, 2023

    “Devi reinventarti perché lo fanno tutti gli altri”, aggiunge il serbo. “Avendo 36 anni e gareggiando contro ventenni, devo farlo più di quanto abbia mai fatto per mantenere il mio corpo in forma, per poter recuperare e così esibirmi costantemente ai massimi livelli. Anche mentalmente ed emotivamente, per mantenere il giusto equilibrio tra la motivazione per giocare il miglior tennis e competere con questi ragazzi, per non lasciarmi andare nei momenti in cui forse posso, e allo stesso tempo mantenere la giocosità e la passione per lo sport. Posso chiudermi su me stesso ed affrontare momenti davvero ad alto stress, nei giorni di allenamento o nelle partite. Spendo molte energie, chiamatemi pure perfezionista”.
    “So di non essere l’unico. So che ci sono molti grandi campioni in diversi sport che prosperano con questo tipo di approccio, il perfezionare se stessi, il gioco, le prestazioni, il recupero, ogni singolo giorno. Ancora e ancora. Ecco perché LeBron James continua ad andare avanti alla sua età, o Tom Brady è arrivato ad oltre 40 anni. I grandi delle varie discipline sono fonte di ispirazione. Questo è tutto, è un processo costante e in evoluzione in cui cerco di inserire nuove cose che mi daranno un vantaggio rispetto ai giovani talenti” conclude Novak.
    Parole sagge, che spiegano la forza mentale e totale dedizione di Djokovic alla propria carriera, un viaggio che dura da oltre 20 anni nel mondo del tennis Pro e che lo ha portato a diventare uno dei sportivi più forti di sempre.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Djokovic si separa dal suo storico manager Artaldi

    Novak con Edoardo Artaldi

    Da alcuni giorni girava una voce secondo la quale il n.1 del mondo Novak Djokovic fosse in procinto di interrompere la sua storica e consolidata collaborazione col suo manager italiano Edoardo Artaldi. Il giornalista serbo Sasa Ozmo, molto vicino al team del 24 volte campione Slam, ha confermato la notizia via Twitter.
    “Resta da vedere se rimarrà comunque nel team con un ruolo differente o meno”, scrive Ozmo.

    Can confirm this.
    It remains to be seen whehter they stay on the team in different roles, but it’s a stressful job, as you can imagine. https://t.co/rnB2lKzZZM
    — Saša Ozmo (@ozmo_sasa) September 14, 2023

    Edoardo “Dodo” Artaldi, ex tennista e poi manager, portò nel 2009 l’allora giovane talento nella scuderia del noto marchio di abbigliamento italiano Sergio Tacchini, e da lì nacque una collaborazione che nel giro di pochi anni divenne totale, con Artaldi e il suo staff (che include la moglie Elena Cappellano in ruoli molto importanti dal punto di vista commerciale) sempre più presente ed importanti nello sviluppo della carriera di Novak.
    Anni di grandi successi vissuti insieme ai quattro angoli del globo, ma negli ultimi anni anche qualche problema, come la brutta faccenda – mai del tutto davvero chiarita – dei moduli compilati in modo errato prima dello sbarco in Australia nel 2021, e poi l’incredibile litigio nel corso della finale di Adelaide di quest’anno, con la richiesta ripetuta di Novak ad Artaldi di andarsene dal suo box. Screzi che possono capitare nell’arco di una collaborazione così lunga e positiva, ma che forse rivelano qualche problema che covava da tempo.
    Non resta che attendere l’ufficialità della separazione con una dichiarazione di Djokovic, visto che la notizia è uscita quasi sicuramente verrà interpellato in merito in questi giorni a Valencia in Coppa Davis. LEGGI TUTTO

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    Novak Djokovic si alla Davis Cup e verso il no alla trasferta asiatica

    Novak Djokovic classe 1987, n.1 del mondo – Foto Getty Images

    C’è appena il tempo di godersi i successi ottenuti perché il tennis non si ferma e l’ambizione di Novak Djokovic è immensa. Tanto che il serbo non rinuncerà a competere nella Coppa Davis 2023 il prossimo weekend a Valencia, dove arriverà senza quasi nessun riposo, in un’ulteriore dimostrazione del suo forte impegno verso la Serbia e mostrando che questa competizione è una priorità per lui quest’anno.
    Goran Ivanisevic è stato interrogato sui prossimi passi e ha sorpreso con una franca confessione su Sportklub. “Avrà bisogno di tempo per riposarsi e riorganizzarsi dopo la Coppa Davis, quindi non parteciperà al tour asiatico, presumibilmente. Dovrà giocare qualcosa prima delle ATP Finals e il più probabile è che sarà Parigi-Bercy”, ha confessato il croato, delineando chiaramente quali eventi attendono il suo allievo.
    Calendario di Novak Djokovic per il resto del 2023:Fase a gironi delle Finali della Coppa Davis 2023 (Valencia): Dal 12 al 17 settembreATP Masters 1000 Parigi-Bercy 2023: Dal 30 ottobre al 5 novembreNitto ATP Finals 2023: Dal 12 al 19 novembreFinali della Coppa Davis 2023 (Malaga): Dal 21 al 26 novembre (se la Serbia supererà il turno) LEGGI TUTTO

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    US Open: Shelton, serve una “Mission Impossible”

    Ben Shelton (foto Getty Images)

    Il mondo del tennis aspetta con grande curiosità la prima semifinale di US Open che oppone il super campione Novak Djokovic alla novità di dirompente della stagione, Ben Shelton. Qualche numero spiega il divario abissale di esperienza tra i due: Novak è alla 47esima semifinale Slam, ha vinto 30 match consecutivi contro tennisti statunitensi (Querrey a Wimbledon 2016 l’ultimo a batterlo), è in una striscia di 10 vittorie di fila dopo la sconfitta nella finale di Wimbledon, punta a raggiungere la finale in tutti gli Slam della stagione per la terza volta in carriera (c’è riuscito nel 2015 e 2021, quando arrivò proprio a NY ad un passo dal completare il Grande Slam, superato da Medvedev in finale). Se guardiamo alla casella di Shelton, c’è praticamente un vuoto, per il 20enne di Atlanta è tutto nuovo, è alla prima semifinale Slam – è passato Pro solo 13 mesi fa -, è al primo confronto diretto contro il 23 volte campione Major serbo. Domani sarà il compleanno n.21 per l’americano, potrebbe farsi un regalo inimmaginabile se mai riuscisse a battere Djokovic e volare in finale. Sarebbe il primo tennista di casa a farcela da 20 anni, quando Roddick sorprese tutti a furia di servizi micidiali e vinse contro JC Ferrero in finale il suo primo e unico Slam in carriera. Corsi e ricorsi storici? Beh, c’è qualche affinità tra A-Rod e Ben in effetti.
    Tennisti potenti, dotati di un servizio killer come arma trainante del proprio gioco, un tennis muscolare e non così “fine”, una netta propensione offensiva, un carattere forte e un po’ sfacciato nel senso positivo del termine, gente che non si tira indietro e crede fortemente nei propri mezzi riuscendo a superare lacune tecniche a furia di mazzate ed energia. La differenza più grande tra la situazione di Roddick nel 2003 e quella di Ben quest’anno è… chi si trova al di là della rete in semifinale. Andy venti anni fa rimontò due set di svantaggio (con più di una polemica per qualche chiamata dubbia nel terzo set) a David Nalbandian, grandissimo talento argentino ma non esattamente la solidità fatta persona e tennista ancora giovane, infatti pagò non poco il contesto “caldo” del centrale, tutto ovviamente schierato alla parte di Roddick. Ben stasera a NY dovrà affrontare Mr. Record Novak Djokovic, l’uomo che a furia di un tennis percentuale limato in modo certosino sta riscrivendo i record moderni della disciplina. Quindi, pronostico chiuso a favore del serbo? La testa dice sì, Novak è nettamente favorito, ma per fortuna il tennis è uno sport che regala spesso sorprese, che non finisce mai di stupire. Cosa dovrà fare Shelton per provarci, per tentare l’impresa suprema?
    Il suo mantra è quasi scontato: servizio, servizio e ancora servizio. Tonnellate di peso su prima e seconda palla, alternando potenza e angoli, per cercare di non mettere in ritmo la miglior risposta sul tour dai tempi di Andre Agassi, anzi, forse meno esplosiva ma ancor più continua ed efficiente. Se Ben non riuscirà a servire almeno un 70% di prime palle in campo ricavando almeno il 75% di punti, o meglio l’80%, non ci sarà partita. O ci sarà solo se Djokovic sarà una versione sbiadita di se stesso, e a questo a meno di eventuali infortuni, non crediamo affatto. Roger Federer ha vinto moltissime sfide contro Djokovic, chiudendo la carriera quasi in parità negli head to head. Lo svizzero ha un tennis diverso da Shelton, assolutamente più completo, ma in pratica i numeri dicono che ogni volta nella quale è riuscito a battere il serbo ha avuto un rendimento al servizio di quel tipo, almeno il 70% di prime in campo vincendo 3 punti su 4. Se ha un tennis brillante ed offensivo e non riesci in questo, e non hai una solidità e resilienza da fondo “nadaliane”, no match.
    Servire bene non sarà nemmeno sufficiente a Shelton. Nello scambio sembra davvero difficile che il quasi 21enne figlio d’arte possa reggere il pressing continuo, asfissiante del rivale, che come nessun altro è bravo a spostare l’avversario con i suoi tempi di gioco, portarlo a giocare in posizioni scomode fino a sfinirlo, oppure infilarlo dopo averlo lavorato ai fianchi. Per farcela in risposta e mettere problemi al rivale Ben sarà costretto a tenere un’atteggiamento super offensivo, a limite del masochismo. Anche se Djokovic dovesse trovare con facilità il passante, Shelton dovrebbe continuare a pressare, attaccare, alternando bordate a tutta col suo diritto sul rovescio di Novak (e già reggere questa diagonale sarà complesso…) e quindi attaccarlo facendolo correre a destra, dove non sempre il passante del serbo è perfetto. Inoltre Novak negli anni, dal lavoro iniziato con Becker e affinato con Ivanisevic, ha costruito l’ultima parte mancante nel suo gioco, un gran servizio, poco appariscente ma terribilmente preciso. Non sarà facile per Ben rispondere bene e riuscire a mettere pressione all’avversario.
    La sensazione è che Shelton abbia davanti un’impresa quasi impossibile. Oltre al servizio, un asso nella manica potrebbe essere la sua terribile fisicità, il riuscire a spingere come un forsennato da ogni posizione del campo, magari sospinto da un pubblico che mai come oggi sarà davvero ostile a Novak, e magari innervosirlo.
    Sono davvero tanti i tasselli da incastrare alla perfezione per risolvere un puzzle davvero difficile, probabilmente troppo anche per un giovane senza niente da perdere e con il fisico, mentalità e talento di Shelton. A meno che i corsi e ricorsi storici non siano così forti da sospingerlo verso un’impresa e una finale che all’inizio del torneo sembrava un’ipotesi quasi assurda. New York è lo Slam delle sorprese. È quello dove negli anni recenti più novità sono esplose. Nelle ultime tre edizioni è stato consacrato un nuovo campione Major. Ben dovrà aggrapparsi alla battuta e un po’ anche alla cabala…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Wilander: “La rivalità con Alcaraz rende Djokovic un giocatore migliore”

    Mats Wilander

    L’ex n.1 svedese Mats Wilander ai microfoni di Eurosport ha parlato della rivalità tra Alcaraz e Djokovic, il fatto più importante dell’estate tennistica 2023. Due grandissime partite, la finale di Wimbledon, già entrata per la porta principale nella storia della disciplina, quindi l’altrettanto emozionante finale di Cincinnati. Una vittoria a testa, livello di gioco stellare, tanto che la prospettiva di un nuovo scontro nella finale di US Open elettrizza il quarto Slam stagionale. Molti pensano che Alcaraz sia una sorta di “guastafeste” per il serbo, un rivale fortissimo che gli impedisce di dominare incontrastato il tour. Wilander vede la situazione in modo diverso: a suo dire, la presenza di un avversario così forte e competitivo, rende Djokovic un tennista migliore. Ecco le parole del 7 volte campione Slam.
    “Dopo tutti questi anni, sapendo quale sia la visione e l’ambizione di Novak per la sua eredità nel nostro sport, penso che lui la accolga con favore la nuova rivalità, perché lo rende un giocatore molto migliore”, ha spiegato lo svedese. “Penso che essendosi reso conto che questo è il livello a cui deve giocare per battere questo ragazzo, penso che lo aiuterà quando giocherà contro gli altri avversari”.
    Wilander è rimasto sorpreso dalla durezza della battaglia di Cincinnati e ritiene che ciò costituisca un’impostazione perfetta per avvicinare gli US Open. “Sono sorpreso, devo dirlo, anche se nella finale di Wimbledon abbiamo visto una partita incredibile. Ero un po’ preoccupato che questa potesse essere una delusione, che uno dei ragazzi – molto probabilmente Novak in questa situazione – forse non volesse arrivare fino in fondo dando tutto in campo”, riflette lo svedese. “Forse non voleva rimontare dopo aver perso il primo set perché puoi arrivare a pensare che la ferita del perdere una partita del genere quando stai facendo del tuo meglio, rimarrà con te e si ripresenterà nel caso di una loro prossima sfida agli US Open. Ma ovviamente entrambi mi hanno sorpreso in questo senso con la loro professionalità. Ancora stento a credere che Novak sia stato in grado di farlo, voglio dire, è pazzesco. La partita di Cincinnati è stata così bella e così combattuta che entrambi sicuramente hanno pensato’Sai una cosa, è come con la finale di Wimbledon’. È troppo divertente. Lo spirito della partita era quello”.
    Mats tuttavia non si è sbilanciato sul proprio favorito per US Open. E se fosse un terzo incomodo a guastare i piani dei primi due giocatori al mondo? Ricordiamo, come già analizzato qualche giorno fa in questo articolo, che nelle ultime tre edizioni lo Slam di New York ha battezzato il successo di un nuovo campione Slam, e che l’ultimo a fare doppietta a Flushing confermando il titolo è stato Roger Federer nell’ormai lontano 2008.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    US Open, parlano i big. Alcaraz: “Non sono focalizzato nel difesa del titolo ma sul giocare al massimo”. Djokovic: “La gente pensa che non abbia pressione, è il contrario”

    Carlos Alcaraz nel media day a US Open (foto ATP site)

    Il quarto Slam stagionale si preannuncia quanto mai interessante e ricco di temi. Il mondo della racchetta attende un nuovo capitolo della saga nascente Alcaraz vs. Djokovic, ma molti sono i rivali agguerriti, pronti a dare battaglia e fare lo sgambetto ai due favoriti della vigilia. Nel classico media day pre torneo, i big hanno parlato rilasciando dichiarazioni interessanti. Ne riportiamo alcune, per entrare in clima torneo.
    Alcaraz si dice più focalizzato sul proprio gioco che sulla difesa del titolo. “Dallo scorso anno la mia vita è cambiata molto, molto (sorride). Probabilmente la vita è diversa, ora sono più famoso. Molte persone iniziano a conoscere il mio nome dopo gli US Open dell’anno scorso. Ma la vita personale non è cambiata affatto. Sono lo stesso ragazzo, un ragazzo normale. Ovviamente sento di essere più maturo in campo. Sento di essere un giocatore migliore rispetto a un anno fa. Anche io ho vinto il mio primo Grande Slam l’anno scorso, ma mi sento più maturo e migliore”.Difesa del titolo quindi più complicata? “Probabilmente, ma cerco di non pensarci. In questa settimana di allenamenti sto provando a fare esattamente la stessa cosa che ho fatto l’anno scorso, provando ad allenarmi nello stesso modo in cui giocherò e concentrandomi su quello. Non mi concentro sul fatto di essere il campione in carica, sui punti da difendere e queste cose. Mi concentro solo nel mostrare il mio miglior livello, cercare di migliorare in ogni allenamento e vedere come sarà il torneo”.La notorietà è un prezzo da pagare? “A volte mi piace, a volte no. A volte vuoi sentirti un ragazzo normale, camminare normalmente. Qui a New York ci sono molti spagnoli, ma anche sudamericani. A volte è difficile per me camminare normalmente”.
    Djokovic punta allo Slam n.24. Forte dei suoi record e successi, interessante il suo discorso sulla gestione della pressione e dello stress. “Mi innervosisco come chiunque altro, davvero. La gente pensa che non abbia alcuno stress o tensione. Anzi, al contrario, ne ho parecchia. Devo affrontarla, gestirla. Ognuno ha il proprio modo di gestire le emozioni e di cercare di essere in equilibrio ottimale emotivamente, mentalmente e fisicamente per dare il meglio di sé. Ho giocato alla grande tutta la settimana prima della finale. Non ho lasciato un set a Cincinnati. Ho giocato tutte le partite in sessioni notturne, poi ho giocato in una giornata molto calda, ho avuto solo difficoltà fisiche. Carlos stava giocando molto bene. Mi spinge sempre al limite. Penso di fargli più o meno la stessa cosa. Ecco perché abbiamo prodotto una finale memorabile. È stata una delle finali migliori, più emozionanti e più difficili a cui abbia mai preso parte al meglio dei tre set, senza dubbio, in tutta la mia carriera. Ecco perché sono caduto a terra dopo aver vinto la partita perché mi sembrava di aver vinto un Grande Slam, a dire il vero. La quantità di scambi è stata altissima. È stato fisicamente così impegnativo ed estenuante che mi sono sentito esausto per i giorni successivi. Questi sono i momenti delle partite in cui continuo a impegnarmi quotidianamente, giorno dopo giorno, allenamento, sacrificio, impegno. A 36 anni ho ancora la spinta per farlo. Adoro la competizione. Penso che più ti ritrovi in quelle circostanze particolari in cui stai vivendo delle avversità in campo, dove le cose non si stanno muovendo nel modo giusto per te in termini di prestazione di quel giorno, in termini di tennis, o mentalmente, non ti senti al meglio, e questa è la migliore opportunità possibile per crescere mentalmente da questo, per imparare qualcosa. Normalmente è di fronte alle avversità che impari di più. Quindi questa è la mia mentalità in questo tipo di partite, cercare davvero di non accettare la sconfitta come un’opzione e dare davvero tutto, dare davvero tutto. È una specie di gioco del gatto col topo in campo. Ci sono molte cose che stanno accadendo. Stai cercando di superare tatticamente il tuo avversario in astuzia, ma poi devi combattere anche con i tuoi demoni, l’insicurezza, la tensione, tutte le cose che stanno accadendo nel mezzo di una simile battaglia”.
    Ricordano a Novak che Federer è stato l’ultimo giocatore a vincere per due anni di fila il torneo (nel 2009 si interrotta la sua striscia di 5 successi di fila, fermato in finale da Del Potro), questo il suo pensiero: “In realtà ho perso più finali qui di quante ne abbia vinte nella mia carriera. Credo che il mio record nelle finali degli US Open sia il peggiore di tutti gli Slam. Ci sono alcune finali molto combattute che ho perso, alcune le ho vinte. Ma in generale penso che la coerenza dei risultati qui sia stata piuttosto buona. Voglio dire, ho giocato la maggior parte delle mie edizioni degli US Open almeno i quarti di finale o meglio negli ultimi 15 anni. Potrebbe essere il fatto che siamo alla fine della stagione. È l’ultimo Grande Slam dell’anno. Sono stati otto mesi difficili di tennis per tutti i giocatori. Forse è questo il motivo per cui probabilmente vedresti più sorprese in questo Grande Slam rispetto ad altri Slam. Questa è l’unica cosa che mi viene davvero in mente”.
    Medvedev parla del tema del momento, la sfida tra Novak e Carlos, e il suo eventuale ruolo di cattivo o terzo incomodo. “Penso che onestamente sia fantastico quel che stiamo vivendo. Penso che sia fantastico per il tennis avere questi due ragazzi che giocano uno contro l’altro in questo momento. È una bella storia, ma poi inizia il torneo e, se tutto va bene, possiamo – quando dico “noi”, io personalmente o qualcun altro – provare a batterli e impedire loro di sfidarsi tra loro. Non mi irrita affatto perché ho sempre detto che a volte abbiamo chi dice che questo è sopravvalutato, un altro sottovalutato, nei commenti sui social media intendo. Secondo me il tennis è uno degli sport in cui si può quasi dire questo. Nel calcio è 11 contro 11. Anche se la squadra vince, si può sempre dire qualcosa sui giocatori. Il tennis è uno contro uno. Abbiamo una classifica, 52 settimane, a meno che qualcuno non si sia infortunato, questa è la classifica che hai meritato. Ora loro due sono il primo e il secondo, con il margine. Penso che siano forse mille, 500 punti davanti a me. Sono il numero 3. Non c’è nessuno dietro di me, almeno così vicino, se ricordo bene. Penso che sia normale che parliamo ancora di me. Ci proverò. L’obiettivo è che, dopo gli US Open, si parli di me. Il ruolo del distruttore, del guastafeste? Non lo so, perché consapevolmente non ci penso. Cerco solo di vincere. Questa è la cosa più importante. Ma inconsciamente, sento che molte volte ho interpretato bene questo ruolo. Spero che possa aiutarmi questa settimana, queste due settimane”. LEGGI TUTTO

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    US Open 2023: sarà poker di novità o il “Djoker” si prenderà la rivincita?

    L’Arthur Ashe Stadium a New York

    US Open è spesso in controtendenza. Meglio, innova e crea nuove tendenze. Lo Slam della “Grande Mela” è storicamente quello diverso, quello che porta novità, in campo, nelle regole, nel contesto. Quest’anno si festeggiano i 50 anni dell’uguaglianza di Prize Money tra uomini e donne, qua introdotto mezzo secolo fa, mentre altrove l’idea stessa era qualcosa di inconcepibile ai quei tempi. A Flushing entrò in scena il tiebreak (1970) e mille altre novità che hanno impattato profondamente il gioco. Ma anche a livello di risultati US Open è molto spesso lo Slam che rompe gli schemi, quello che porta nuovi vincitori, quello più difficile da conquistare per chi ha dominato l’annata con la fatica nelle gambe e condizioni durissime, mutevoli, generalmente le più rapide della stagione.
    Se nelle donne il recente passato è stato un continuo “lancio in società” di nuove campionesse Major (per non tornare troppo indietro, Pennetta, Osaka, Stephens, Andreescu, Raducanu), è nel maschile che la tendenza si è rafforzata nelle ultime tre edizioni: Thiem 2020 (in finale su Zverev, alla sua prima apparizione in uno Slam), Medvedev 2021, Alcaraz 2022, tutti al primo Slam vinto in carriera. E nel recente passato, pure Cilic (2014) e Del Potro (2009) al proprio primo e unico Slam, con Murray che nel 2012 si prese finalmente la rivincita dopo varie sconfitte in altri major. Federer ha dominato gli anni 2000, ma non ha più vinto dal 2008, e per Djokovic è lo Slam nel quale ha dovuto buttar giù i bocconi più amari, dalla terribile delusione del 2021 in giù.
    Aria fresca a New York, e non solo per gli uragani caraibici che negli ultimi anni diventano sempre più spesso spettatori non esattamente graditi… Sarà confermata la tendenza alla novità anche nel 2023, per un poker di nuovi campioni Slam? Noi ce lo auguriamo fortemente, visto che Jannik Sinner è uno dei possibili outsider di lusso e candidati a far saltare il banco, vincendo il primo Slam in carriera. Però oltre ai vari Rune, Ruud, Tsitsipas, Rublev, o anche Zverev per citarne uno già piuttosto esperto ma ancora senza un Major in bacheca, c’è un super campione inserito nella posizione n.128 del tabellone, a caccia di grandi rivincite in questo torneo: Novak Djokovic. È sempre difficile fare un pronostico prima di uno Slam, ancor più in uno così capace di rompere gli schemi e portare novità come US Open, ma guardando il tabellone appena sorteggiato, il serbo sembra nettamente il favorito, con una discreta autostrada fino alle fasi decisive. 
    Novak infatti ha evitato praticamente tutti i giocatori davvero pericolosi, andando a pescare anche come teste di serie nella sua zona quelle che vengono da periodi tutt’altro che positivi, con azioni pericolosamente in ribasso. Nei quarti ha beccato Tsitsipas, in una fase a dir poco difficile della sua annata con gravi problemi tecnici che lo affliggono da diversi mesi, quindi c’è Auger-Aliassime che è sicuramente la delusione del 2023 dopo una seconda parte di 2022 favolosa, o Fritz, altro che in estate ha davvero deluso. La prima testa di serie che Djokovic potrebbe incontrare è Djere, ottimo giocatore ma che per il serbo dovrebbe essere niente più di un buon allenamento agonistico. Altre mine vaganti poche, l’unica Francisco Cerundolo, uno che tira forte e sa giocare sul cemento, ma vittima ancora di troppi altri e bassi per essere considerato davvero pericoloso. In semifinale Ruud o Rune, e qua potrebbero arrivare i primi grattacapi, ma il giovane danese viene da problemi alla schiena, quindi la sua forma è tutta da verificare, e Ruud è sempre stato severamente “abbattuto” da Novak. Il 23 volte campione Slam non gioca nel torneo dalla terribile finale persa contro Medvedev, quella che gli è costata il Grande Slam. Tutto lascia pensare che vorrà prendersi una grande rivincita, su tutto e tutti, e la durezza con la quale ha lottato fino all’ultima stilla di energia a Cincinnati fa capire quanto sia motivato a pronto alla pugna. 
    Dall’altro lato, Alcaraz campione in carica è ovviamente il favorito. Ripetersi non è mai facile, ma Carlos è campione vero, quindi ce lo aspettiamo bello pimpante e pronto a giocarsi con grandi colpi e sorriso ogni match. Per lui un discreto sorteggio nei primi turni, poi dagli ottavi le cose inizieranno a farsi più complesse. Norrie non è al massimo quest’estate, ma è un grandissimo fighter e se arriverà a sfidare lo spagnolo potrebbe metterlo in difficoltà, come ha dimostrato nella finale vinta a Rio lo scorso febbraio. Nei quarti potrebbe trovare Zverev, o Sinner. Qua è logico riavvolgere il nastro a 12 mesi fa, quando Jannik e Carlos hanno dato vita a 5 ore di tennis clamoroso, il match dell’anno, con l’azzurro a Match Point al servizio, purtroppo non trasformato. Sliding Doors si direbbe, con Tiafoe e Ruud come successivi avversari, magari sarebbe stato proprio Jannik a diventare il terzo nuovo vincitore Slam consecutivo nel torneo… Non ce l’ha fatta. Potrebbe farcela quest’anno? Di sicuro l’azzurro ha vissuto un 2023 molto solido. Pochissime battute d’arresto impreviste, le due peggiori sconfitte certamente quella a Roland Garros e la scorsa settimana a Cincinnati, dove però veniva da il primo 1000 vinto in carriera. Quest’anno Sinner e Alcaraz si sono affrontati proprio sul cemento in America nel Sunshine Double, una vittoria a testa (totale 3 pari). C’è poco da girarci intorno: TUTTO il mondo del tennis fa il tifo perché si possa di nuovo assistere a questa sfida. Chi potrebbe vincerla? Troppo presto per dirlo, vediamo come entreranno nel torneo, avremo tempo – nel caso – per riparlarne.
    Nel secondo settore del tabellone, Medvedev è il favorito per arrivare in semifinale. Questo è il suo torneo, dove ha mediamente giocato meglio. La sua strada ha qualche insidia, Coric o De Minaur, ma soprattutto nei quarti troverà uno di quelli tosti: Hurkacz, Khachanov, Rublev o magari Berrettini, inserito proprio nello slot di Andrey. Un ottimo Daniil potrebbe spazzare via tutti, ma non è affatto piaciuto come abbia perso i suoi ultimi due match nei 1000 nord americani. Si è gustato da solo, affettando malamente i tempi di gioco e incartandosi nelle fasi decisive, un passo indietro al suo 2022, nel quale era caduto esattamente in questo vortice. Il suo inizio di 2023 è stato clamoroso dopo un brutto Australian Open, ha pure vinto a Roma e fatto semifinale a Wimbledon. Medvedev è il terzo vero favorito, dietro a Djokovic e Alcaraz, ma dovrà essere bravo a gestire meglio l’ansia della partita, in questo duro torneo nessuno farà sconti.
    Capitolo azzurri. In attesa delle qualificazioni, in tabellone ne abbiamo 4 nella parte alta, 2 in quella bassa. Sinner è testa di serie n.6 e ovviamente il più atteso. Esordio contro un tennista pericoloso come Hanfmann, meglio così, almeno dovrà subito entrare in clima torneo e alzare il livello. Se vuoi vincere uno Slam, è importante partire forte e non perdere energie fisiche e mentali per strada. Spesso un paio di turni fin troppo “comodi” illudono sulla propria condizione e al primo avversario tosto sei in grave difficoltà. Al secondo turno potrebbe esserci derby con Sonego, che attende un qualificato. Certo “Sonny” non ha proprio un bel rapporto con la dea bendata quest’anno negli Slam…
    Arnaldi ha un primo turno molto interessante contro l’australiano Kubler, uno che gioca davvero bene a tennis ma che mille problemi hanno penalizzato in carriera. Dovrà essere molto aggressivo il ligure, servire bene e prendere la partita di petto, per l’altro può nasconderti la palla se è in giornata. In caso di vittoria, secondo turno duro contro Griekspoor o Fils. “Arna” dovrà tenere un bel livello… Esordio non malvagio per Berrettini, contro il francese Humbert. Gioca bene il mancino di Metz, ma l’intensità del suo tennis è spesso altalenante e la sua risposta non sempre continua. Se Matteo servirà come a Wimbledon, sarà un match alla portata e il secondo turno (Schwartzman o Rinderknech) potrebbe esser ancor più giocabile. Tempesta sicura al terzo turno, contro Rublev, Monfils o Ruusuvuori ci sarà in ogni caso da correre e lottare.
    Cecchinato ha pescato il russo Safiullin, dipenderà molto da Roman: se è in giornata e sente la palla, sul cemento potrebbe essere un avversario molto complicato, ma al contrario se sarà in una delle sue giornate abuliche, il siciliano potrebbe anche fare il colpaccio (e lo sarebbe visto che in questo torneo di fortuna il “Ceck” ne avuta finora pochissima). Resta Lorenzo Musetti, testa di serie n.18, che esordirà contro un qualificato, e poi eventualmente troverà Barrere o un altro proveniente dal tabellone cadetto. Dipende tutto da “Muso”: in quest’estate ha alternato ottimo tennis, intensità e propensione offensiva, a momenti auto distruttivi di rara cupezza… Per far bene in uno Slam duro come US Open serve la massima concentrazione e forza, autostima e convinzione di vincere. Una bella passata con la spugna alla brutta sconfitta contro Medvedev a Cincinnati e ripartire, sentendo la palla e attaccando. La speranza è che Lorenzo possa essere la sorpresa in casa Italia di questo torneo. Buon US Open a tutti!
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Us Open: Novak Djokovic in campo lunedì. Carlos Alcaraz e Jannik Sinner martedì

    Novak Djokovic classe 1987, n.2 del mondo – Foto Getty Images

    Con l’avvicinarsi dell’US Open 2023, siamo finalmente a conoscenza dell’ordine dei match in programma e, di conseguenza, delle date di debutto delle più grandi stelle del torneo.Il privilegio di inaugurare l’evento quest’anno spetta alla parte alta del tabellone femminile e alla parte bassa del tabellone maschile. Questo significa che Novak Djokovic giocherà il suo primo incontro lunedì 28 agosto. Lo stesso giorno vedremo anche in campo altre figure di spicco del mondo del tennis, come Iga Swiatek, Coco Gauff, Elena Rybakina, Lorenzo Musetti, Casper Ruud, Holger Rune, Stefanos Tsitsipas e Frances Tiafoe.
    E per quanto riguarda la giornata successiva? Carlos Alcaraz, rappresentante della parte alta del tabellone maschile, esordirà martedì 29 agosto a Flushing Meadows contro il tedesco Dominik Koepfer. Questa giornata vedrà anche altri nomi importanti in campo come Jannik Sinner, Matteo Berrettini, Aryna Sabalenka, Daniil Medvedev e Ons Jabeur. LEGGI TUTTO