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    Djokovic tuona contro il governo del tennis: “È un monopolio. I media non parlano dei problemi, io lo farò finché avrò voce”

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    Dopo lo spettacolare successo a US Open e la fugace apparizione in Coppa Davis, Novak Djokovic si è preso un meritato periodo di riposo e allenamento per preparare il gran finale di stagione, saltando la trasferta in Asia. Non attivo sul tour “Nole”, ma assai loquace in varie interviste con i media nazionali. L’ultima farà sicuramente discutere visto che il 24 volte campione Slam è entrato a gamba testa sul governo del tennis, criticando senza mezzi termini anche i media specializzati, e suo dire complici nel non parlare a sufficienza dei problemi che gravano sulla disciplina. In una dura intervista al media serbo Sportal, Djokovic “ne ha per tutti”, senza giri di parole. Riportiamo alcuni dei passaggi più significativi del suo pensiero.
    “Attualmente nel tennis c’è un monopolio, così come in altri grandi sport mondiali a questo livello, ma posso parlare solo della mia disciplina” dichiara Djokovic, criticando anche i media, “Molti media che si occupano di tennis scelgono di non scrivere su questo argomento perché non è nell’interesse di chi li paga. È un gioco vizioso e un circolo vizioso, ma finché avrò voce in capitolo, la userò”.
    Djokovic ha continuato affermando che le pressioni esercitate da lui stesso e dalla PTPA hanno costretto l’ATP ad affrontare la questione dei guadagni per i giocatori che gravitano nel Challenger tour. Ad agosto, l’ATP ha annunciato Baseline, un programma di sicurezza finanziaria per i tennisti che sarà lanciato nel 2024 come parte di un processo di tre anni. Questo piano include guadagni base che garantiscono livelli di reddito minimi per i primi 250 giocatori nel ranking di singolare.
    “Grazie all’azione della PTPA siamo riusciti, direttamente e indirettamente, a forzare alcune decisione dell’ATP, a riconsiderare alcune scelte. Direttamente un po’ meno, perché non ci permettono di entrare nel sistema e di essere parte del tavolo decisionale, di avere una partecipazione diretta nel sistema, ma indirettamente abbiamo risolto molte cose in modo positivo e provocato una reazione. Soprattutto dove l’ATP ha aumentato le somme di denaro per i giocatori infortunati e assenti dal Tour. Ora viene loro garantita una certa somma di denaro. Hanno fatto questo passo avanti, cosa che ovviamente accolgo con favore”.
    “È sufficiente questo passo? Non lo è, ma ne sono felice e sono sicuro che lo abbiano fatto perché la PTPA e tutti gli attori in causa sostengono queste iniziative e comunicano costantemente idee e problemi su questo tema, dicono quanto sia importante affrontarlo nel modo giusto e parlarne, mentre in passato tutto era visto come un tabù. Parliamo costantemente di quanto guadagna un campione del Grande Slam o un numero uno al mondo, e non parliamo di quanti giocatori riescono a malapena a guadagnarsi da vivere con lo sport che praticano. È un cambio di rotta e continuerò a sottolineare aspetti che sono ovvi e presenti ma che altri non vogliono affrontare“.
    Parole forti quelle del serbo che certamente non passeranno inosservate. L’ATP si è mossa concretamente per migliorare le condizioni di vita di una larga fetta di tennisti che lavorano duramente con l’obiettivo di salire in classifica verso il tennis che conta, e quindi migliorare i propri guadagni, ma Djokovic e gli altri tennisti coinvolti nella PTPA non sembrano intenzionati a fermarsi. Oltre ai guadagni, sul tavolo ci sono altri aspetti scottanti, come il calendario per citare uno dei nodi principali dell’annata tennistica.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Ivanisevic: “Spesso discuto con Novak ma è positivo che accada. Nessuno credeva in me come coach”

    Goran Ivanisevic e Novak Djokovic

    Goran Ivanisevic è uno fattori più importanti della longevità di Novak Djokovic e degli ultimi miglioramenti nel tennis del super campione serbo. Già nel corso del periodo passato insieme a Boris Becker, il 24 volte campione Slam aveva posto le basi per un gioco ancor più offensivo, come dimostrano i risultati ottenuti a Wimbledon, ma è dall’avvento di Goran che il tennis di Novak si è ancor più affinato, andando a colmare quella che era l’unica vera lacuna, l’efficacia del servizio. Non è solo una sensazione, anche i numeri confermano come nelle ultime stagioni la velocità media della prima e seconda battuta di Djokovic siano cresciute enormemente, così come le percentuali di realizzazione. Ma si va oltre ai riscontri statistici. Novak da qualche stagione trova sempre più punti decisivi col servizio, perfetto nei momenti chiave. Un match, iconico, su tutti: la storica finale di Wimbledon 2019. Federer, per stessa ammissione di Djokovic, giocò meglio, ma… Novak servì alla perfezione nei tre tiebreak, strappando un successo indimenticabile.
    In questo la mano di Ivanisevic è evidente e decisiva. Ha lavorato per un movimento di servizio più compatto, corto ed efficace. Utilizza meglio le rotazioni, varia al massimo gli angoli e la velocità per non dare mai un punto di riferimento al ribattitore. A volte il lancio di palla sulla seconda non è perfetto, ma sono dettagli all’interno di un colpo diventato vera arma tecnica.
    Goran quando parla alla stampa del suo paese rilascia frequentemente interviste un po’ “ruvide”, un po’ come il suo carattere, nelle quali esalta la forza del suo assistito. Stavolta parlando nel corso di un conferenza su sport e business, ha approfondito un tema molto interessante: come convive il lavoro quotidiano con “Nole”, con una certa spigolosità che considera fondamentale per stimolare Novak e creare nuovi spunti su cui lavorare. Si può criticare Djokovic per molti aspetti, ma è un vero monumento per come abbia elevato ad arte la filosofia del miglioramento continuo, anche a 36 anni suonati.
    “Sono felice di allenare un genio, il miglior tennista di tutti i tempi e uno dei migliori atleti in generale” racconta Ivanisevic. “Novak è unico nel suo genere, non ce ne sono molti al mondo come lui, è un vincente. È stato fortunato ad avere davanti a sé persone come Rafa Nadal e Roger Federer, si sono spinti a vicenda, ma lui si motiva da solo. Quando gli dici che non può fare qualcosa è ancora peggio. Ti guarda con un sorriso beffardo e ti dimostra che può farcela. Cerca sempre di trovare il modo di vincere, senza scuse, anche se non sta bene o è infortunato”.
    “Non è facile motivarlo perché ha già vinto tutto, a volte pensi ora cosa possiamo fare? Ma noi abbiamo tracciato la nostra strada. Molte volte non siamo d’accordo, ma è bene discutere, perché c’è rispetto e dalla discussione e da punti di vista diversi nascono gli stimoli a lavorare e superarsi. Se non ci fossero discussioni, sarebbe tutto uguale e alla fine non funzionerebbe“.
    Ivanisevic conferma la difficoltà nel tenere testa a un giocatore con un carattere così forte: “Mi piace il mio lavoro. Puoi fare bene un lavoro solo se lo ami e se ricevi il sostegno della tua famiglia. Se non sai come affrontare lo stress, che è sempre presente, non sarai in grado di svolgere il tuo lavoro. Per me è più facile perché veniamo dalla stessa cultura. Sì, posso dire di essere costantemente stressato. Siamo in cinque in squadra, ma è sempre colpa mia se qualcosa non funziona. Questo è quello che succede quando sei un allenatore, ma va bene così”.
    Molto curiosa l’ammissione di Goran sullo scarso credito che aveva come potenziale coach per il tipo di tennista che era in campo: “La gente mi vedeva come un selvaggio o quasi quando giocavo, ma fuori dal campo sono diverso, sono abbastanza calmo. Nessuno credeva che potessi diventare un buon allenatore. Bisogna capire come seppellire il proprio ego: non sei più importante, l’importante è il giocatore, questo è il primo passo“.
    Effettivamente la carriera sportiva di Ivanisevic è così piena di episodi bizzarri che sarebbe facile scriverne un libro in più capitoli… Tuttavia nessuno ha mai dubitato della sua intelligenza e senso per il gioco. Un po’ folle sì, ma istinto purissimo per il tennis. Goran prima con Cilic e ora con Ivanisevic sta dimostrando di essere un fior di allenatore.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    La curiosa statistica che accomuna Djokovic e Hurkacz nel 2023

    Hubert Hurkacz

    Vincere un torneo da “sopravvissuti”. Nel tennis accade, quando un giocatore finisce per vincere un torneo avendo annullato un match point, un singolo punto che poteva decretare la fine della sua avventura. Non è un fatto frequente ma succede, con alcuni casi diventati storici. Gli appassionati meno giovani ricorderanno il nastro “benedetto” che permise a Boris Becker di annullare una palla match contro Derrik Rostagno e US Open e quindi continuare la sua cavalcata sino al primo successo a New York.
    Quest’anno sono stati finora 8 i tornei ATP nei quali il vincitore ha dovuto annullare un match point. Curioso che sia accaduto ben due volte sia a Novak Djokovic che a Hubert Hurkacz. Il polacco, fresco vincitore del Masters 1000 di Shanghai, è riuscito a salvare il match al tiebreak decisivo del terzo set ad Andrey Rublev, tornando così prepotentemente in corsa per un posto alla Finals di Torino (è adesso 11esimo nella Race, a 335 dall’ottavo Holger Rune). Il n.1 del mondo Djokovic invece ha vinto il primo titolo del 2023 ad Adelaide, salvando un match point a Korda, e quindi al Masters 1000 di Cincinnati, salvando palla match ad Alcaraz.
    Ecco la lista completa dei tornei 2023 nei quali il vincitore ha salvato un match point.
    Adelaide (250): Djokovic
    Dallas (250): Yibing Wu
    Marsiglia (250): Hurkacz
    Monaco (250): Rune
    Stoccarda (250): Tiafoe
    Maiorca (250): Eubanks
    Cincinnati (1000): Djokovic
    Shanghai (1000): Hurkacz.

    .@HubertHurkacz and @DjokerNole have won 2 titles in 2023 after saving match point:* @DjokerNole, Adelaide-1* Yibing Wu, Dallas* #Hurkacz, Marseille* @holgerrune2003, Munich* @FTiafoe, Stuttgart* @chris_eubanks96, Mallorca* @DjokerNole, Cincinnati* #Hurkacz, Shanghai
    — ATP Media Info (@ATPMediaInfo) October 15, 2023

    Grazie ai 1000 punti conquistati a Shanghai, Hurkacz ha strappato un +6 posti nel ranking, piazzandosi al n.11, e Rublev è risalito al n.5 (+2). In queste ultime settimane di tour la lotta per gli ultimi 4 posti disponibili per Torino sarà molto accesa. LEGGI TUTTO

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    Djokovic: “Il mio più grande desiderio per il finale di stagione è vincere la Davis”

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    Novak Djokovic parlando alla stampa nazionale ha rivelato quale sia il suo vero obiettivo per la parte finale del 2023. Non le ATP Finals, o concludere da n.1 nel ranking per l’ennesima volta in carriera, ma riportare in Serbia la Coppa Davis.
    “Il mio desiderio più grande per il resto della stagione, anche se ho le aspettative alte per tutti e tre i tornei a cui parteciperò, è vincere la Coppa Davis. Spero di arrivare al massimo, come gli altri ragazzi della Nazionale” afferma il 24 volte campione Slam. Proprio da New York, fresco del titolo di US Open, Novak è volato in Europa per giocare con la sua squadra nazionale in Davis, giocando un solo match.
    Per Djokovic, la Gran Bretagna, prossimo avversario nella Final 8 di Malaga, è un team di tutto rispetto: “Sono una squadra completa, hanno quattro ottimi giocatori in singolare, mentre uno di loro, Evans, è estremamente bravo anche in doppio”, continua Novak. “Ho visto che giocava con continuità e che era la scelta del loro allenatore insieme a Skupski. Sono molto difficili da affrontare, spero che riusciremo a batterli dopo il singolare. Sarà una sfida complicata, se Evans giocherà l’altro singolare sarà un giocatore molto scomodo contro tutti. Credo comunque nei nostri ragazzi. E abbiamo anche molta scelta, magari non per il doppio, ma per il singolare sì, e spero che siano tutti in forma e in salute, così da poter pensare a chi giocherà”.
    Djokovic ha vinto con la squadra serba l’edizione 2010 della Coppa Davis. LEGGI TUTTO

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    Djokovic: “Il silenzio dell’ATP sul tema delle palle è inammissibile”. I tennisti chiedono a gran voce un intervento

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    La parole al “veleno” di Pablo Carreno riportate ieri non hanno fatto altro che buttare benzina sul fuoco sulle accese polemiche per le palle adottate nei tornei del tour Pro. Per l’ex top10 iberico il suo infortunio al gomito è strettamente connesso alle palle utilizzate, cambiate di continuo e soprattutto troppo dure, pesanti e poco durevoli, tanto da costringere i giocatori a uno sforzo eccessivo per farle correre e sottoponendo così tendini e muscoli a stress eccessivi. Quella di Carreno è stata l’esternazione più dura, ma solo l’ultima di una lunghissima serie di lamentele, accese già nei primi mesi dell’anno e acuite di recente.
    “Queste palle fanno schifo” aveva detto più volte Medvedev, e pure Tsitsipas ha legato i propri problemi alla spalla ai difetti delle palle. Stan Wawrinka (uno dei più attenti a difendere le condizioni per i giocatori) aveva fatto da cassa di risonanza alla denuncia del belga Zizou Bergs, che, infortunatosi ai tendini, aveva detto: “Sono tanti i giocatori che soffrono di problemi al polso, che potrebbero essere prevenuti non cambiando palle continuamente e usando palle diverse”. Immediata la risposta di Taylor Fritz, che ha commentato stizzito: “Sto accusando dolori al polso dall’inizio della US Open series per colpa dei cambi di palle, 3 tipi diversi in 3 settimane”.

    Have been dealing w wrist issues since beginning of USO series cause of ball changes✌🏻we went 3 different balls in 3 weeks https://t.co/018jWjFPTC
    — Taylor Fritz (@Taylor_Fritz97) September 30, 2023

    Queste solo alcune delle lamentele, fino alle accuse vere e proprie. Il portoghese Gastao Elias è andato giù pesante: “Esigo che l’ATP paghi tutta la fisioterapia che mi servirà dopo aver giocato con queste palle con cui ci fanno giocare. Sono sul tour da molti anni e non ho mai visto niente del genere. QUESTO È IUMANO!“. Tennys Sandgren conferma, “Mai visto niente del genere” e pure le donne non se la passano affatto meglio. Lauren Davis scrive “Sono d’accordo, mi sono spezzata una spalla per colpa di queste palle” e Paula Badosa rincara la dose: “Non è problema solo dell’ATP, anche nei tornei WTA abbiamo gli stessi problemi, dobbiamo cambiare tutto e in entrambi i circuiti”.

    I demand @atptour to pay for all the physiotherapy I will need after playing with these balls they are making us play with. I’ve been on tour for many years and I’ve never seen anything like this.THIS IS INHUMANE!
    — Gastão Elias (@GastaoElias) October 9, 2023

    Una situazione pesante, che stiamo riportando da mesi ma per la quale al momento non si intravede una soluzione poiché dalla cabina di regia (ATP, Slam, ITF) niente trapela a proposito di qualche cambiamento. Proprio su questo punta il dito il più forte, il n.1 Novak Djokovic, che sposa in pieno la battaglia dei colleghi affermando in un’intervista al media Sporcle che il silenzio dell’ATP sulla questione è “inammissibile”.
    “C’è sicuramente una connessione tra i frequenti infortuni al polso, al gomito e alla spalla con i cambi di palla“, afferma Djokovic. “Sono assolutamente favorevole alla scelta di una palla con cui giocare tutti i tornei ATP. Dobbiamo semplicemente trovare un modo per unirci, in modo che in ogni evento dell’ATP Tour abbia una sola palla con cui giocare, a seconda della superficie. A volte il cambio di palle avviene tre volte in tre settimane a seconda di dove giochiamo, e influisce sulla salute dei giocatori e sulle articolazioni stesse”.
    Ecco la stoccata di Djokovic all’ATP su questo tema assai rilevante: “Sostengo i giocatori che si lamentano e chiedono all’ATP di trovare un modo per risolvere la questione. Devono trovare una soluzione. Non ho visto alcun comunicato dell’ATP in merito alle lamentele dei giocatori e queste sono cose per me incomprensibili. Non è ammissibile che non ci sia una sola parola. Quando i giocatori, anche quelli di alto livello che hanno più risonanza, cercano di contattarti in pubblico e ti dicono ‘Ehi, parliamo di quell’argomento’, devi fare una dichiarazione, rivolgerti a loro e dire ‘Ok, capiamo, sediamoci al tavolo, parliamo.’ Non capisco perché da parte loro c’è silenzio.“
    “Spero che capiscano che deve esserci semplicemente una comunicazione diretta. Allo stesso modo, bisognerebbe annunciare pubblicamente che hanno ricevuto queste informazioni e che ci stanno lavorando per trovare una soluzione accettabile. Il silenzio non cambierà nulla” conclude Djokovic.
    Tra i tanti tempi “caldi” sul tour, dal calendario alla Davis, passando per montepremi, stress mentale e quant’altro, quello della salute dei giocatori deve essere prioritario. E con la parola “salute” possiamo anche intendere in modo allargato “forma e condizione”. Se andiamo a guardare quest’annata 2023, sono pochissimi i giocatori che sono riusciti a brillare e dare il meglio del proprio gioco e prestazione per lunghi periodi di tempo. Djokovic, il più forte e vincente, ha centellinato – da campione – le proprie apparizioni trovando il picco nei Majors, dove ha raggiunto 4 finali vincendone 3. Top. Ma gli altri? Eccetto Medvedev nei primi mesi dell’anno, quando ha trovato una fantastica striscia vincente, tutti hanno sofferto di momenti di appannamento e pesanti alti e bassi dovuti quasi sempre ad acciacchi e problemi fisici. Anche giocatori di 24, 22, 20 anni. Moltissimi i problemi a tendini e articolazioni. Questo dovrebbe essere IL tema sul tavolo, perché la salute dei giocatori deve essere la priorità, e pure se vogliamo guardare la questione in modo più “freddo”, considerando il tutto a livello di “prodotto” inteso come entertainment. Che prodotto offre una disciplina quando i suoi interpreti più in vista sono spesso acciaccati, rotti o scontenti? In tutto questo le palle sono uno dei problemi, a detta dei giocatori uno dei più importanti.
    Chiunque ha disputato tornei quest’anno, ma potremmo dire da un bel po’ di tempo, conferma che il gioco è terribilmente duro e stressante, per colpa di condizioni generali che hanno rallentato eccessivamente la velocità media. Palle soprattutto, ma anche superfici. Devi spingere a tutta per trovare un punto vincente, a meno di non voler spostare la disciplina su maratone lentissime e infinite degne delle paludi del rosso anni ’70… Per spingere devi fare sforzi enormi perché ‘ste palle sono pesanti, dure, perdono tono ed elasticità. Non vanno. Ogni botta che tiri è un contraccolpo pesante a polso, gomito, braccio, spalla. E per dare spinta stressi al massimo tronco, anche, ginocchia. Kaput. Il giovane più forte al mondo, Carlos Alcaraz, è spesso vittima di problemi, eppure ha un fisico spaziale. Tutto questo dovrebbe far scattare non un campanello d’allarme ma una vera e propria sirena, all’attenzione di tutti coloro che governano la disciplina, ITF e Slam inclusi. È così difficile capire le richieste dei giocatori, intervenire sulle palle (e magari anche sulle superfici) per offrire un prodotto diverso? Creare delle condizioni differenti grazie alle quali i giocatori possono produrre un gioco più veloce e offensivo, meno duro e impattante sul fisico, con scambi più brevi e così stressare meno il corpo? Non sembra una via difficile da prendere. Se la si vuol prendere. 
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Djokovic: “Meno di 400 giocatori vivono di tennis, questo è un fallimento per il nostro sport”

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    Se nemmeno 400 persone riescono a vivere praticando il tennis professionistico significa il fallimento totale del nostro sport. Questo il duro pensiero del n.1 al mondo Novak Djokovic pronunciato nel corso in un incontro della PTPA, nuova realtà creata da alcuni anni in difesa degli interessi dei giocatori, particolarmente impegnata nella lotta contro lo strapotere dei tornei e sul tema della cattiva distribuzione dei guadagni, e riportato dal media statunitense ESPN.
    L’ATP ha lanciato un piano di ridistribuzione dei compensi, secondo il quale la torta dei guadagni sarà divisa al 50% tra organizzatori e giocatori, ma secondo Novak siamo ancora molto lontani dall’obiettivo di rendere il tennis uno sport non solo globale ma anche assai più “giusto” e remunerativo per i protagonisti che lo animano in giro per il mondo. Queste le parole di Djokovic a riguardo.
    “Ero nei loro panni, capisco la lotta. Capisco le difficoltà di pagare le spese di viaggio se non si ha il sostegno di una federazione forte, cosa che il 90% o più dei giocatori di tutto il mondo non ha, e cosa significa non avere il budget per pagare gli allenatori e fisioterapisti. Venendo dalla Serbia, non avevo niente di tutto ciò. Ora sono influente, ho potere e voglio lottare per condizioni migliori. Parliamo tanto di quanti soldi guadagnano i vincitori degli US Open ma non stiamo parlando di quanti giocatori professionisti, sia uomini che donne, tennisti di singolo, di doppio, tutti insieme, vivono di questo sport. Ci sono meno di 400 giocatori per uno sport super globale, ed è uno degli sport più seguiti al mondo. Questo dato è misero. È un fallimento per il nostro sport”.
    Anche Ons Jabuer partecipa attivamente alle campagne della PTPA, e ha affermato sul tema: ““Prima, se avessi parlato, nessuno mi avrebbe ascoltato perché non ero tra le prime 10, non ero una top player, ma ora invece ascoltano. Adesso sì, tengono conto della mia opinione. Sento che è sbagliato ascoltare solo i migliori giocatori, ma ora sento di dover fare la differenza, adesso. Devo parlare a nome di ogni donna di ciò che è sbagliato e di ciò che potrebbe essere migliore.”
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Djokovic apre agli sponsor di scommesse per i giocatori: “Serve più equilibrio nella divisione dei guadagni”

    Novak Djokovic classe 1987, n.1 del mondo – Foto Getty Images

    “Credo sia illogico che noi giocatori non possiamo avere loghi delle aziende di scommesse sulle nostre maglie, oltre al fatto che non possiamo ricevere una giusta parte, e intendo almeno il 50%, dei proventi che i tornei raccolgono direttamente dal mondo delle scommesse”. A parlare, riporta Agipronews, è Novak Djokovic in un’intervista sui canali social della Professional Tennis Players Association, sindacato per tennisti creato, tra gli altri, proprio dal serbo nel 2019. “So che il 95% dei miei colleghi si farebbe sponsorizzare da un’aziende, e io approverei la cosa”. Il campione dell’ultimo US Open si è detto consapevole del fatto che una buona parte dei soldi che i tornei acquisiscono dai contratti di sponsorizzazione confluisca nella cosiddetta “pensione dei giocatori”, fondo a cui tuttavia si può accedere solo dai 50 anni, lasciando oltre 15 anni di incertezza per un tennista medio, che si ritira intorno ai 35 anni.
    “I giocatori non conoscono bene la situazione economica legata al mondo dei dati e delle scommesse – ha continuato Nole. – E se lo sanno non si stanno spendendo a sufficienza per ottenere ciò che spetta loro: danno troppo e ricevono troppo poco.” La battaglia, secondo il serbo, deve essere combattuta perché sono i giocatori l’elemento più importante del tennis, eppure sono gli unici a non beneficiare dei contratti con le aziende di scommesse. La controversia si fa ancora maggiore considerando che in ogni altro sport gli atleti traggono vantaggio da questo tipo di sponsorizzazioni; ad esempio, nel calcio i singoli calciatori non possono stringere accordi con le aziende, ma ricevono compensi dalle proprie società, che spesso hanno contratti con operatori di betting. “Le scommesse sono legali e le aziende guadagnano centinaia di milioni di dollari solo dal tennis, ma i giocatori raccolgono solamente le briciole. – Conclude Djokovic. – Si fa molta attenzione alla prevenzione del match fixing, ma si perde di vista il problema principale”. LEGGI TUTTO

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    Djokovic: “Il segreto della mia longevità? Reinventarmi”

    Novak Djokovic

    Novak Djokovic è come un grande vino, migliora invecchiando. Il suo straordinario 2023 lo dimostra ampiamente: ha vinto 3 Slam su 4, perdendo solo la finale a Wimbledon contro un eccellente Alcaraz (come nel 2021, a una vittoria dal Grande Slam); ha toccato quota 24 Major, a breve solcherà le 400 settimane in carriera da n.1 del ranking, traguardi incredibili che lo pongono nettamente davanti a tutti i giocatori dell’era moderna per successi.
    Stupiscono le sue vittorie ma ancor più la sua determinazione nel continuare a vincere. C’è un segreto per questa sua incredibile longevità? Interpellato dalla stampa nazionale su come possa mantenere questa forma atletica e “fame” di successi, Nole ha affermato che la chiave di una carriera al vertice che non sembra aver fine è la capacità di reinventarsi.
    “Ci sono sempre cambiamenti che avvengono, letteralmente su base settimanale o mensile, nel mio approccio all’allenamento, al recupero e all’allenamento mentale”, afferma Djokovic. “C’è sempre qualcosa che cerco di aggiungere in modo da poter migliorare le mie prestazioni nel mio gioco, almeno per una piccola percentuale. È un processo costante nel tentativo di migliorare e provare a implementare alcune cose che funzionano e trovare quella formula che ti permette di portarle in campo. Una delle lezioni più grandi che ho imparato mentalmente durante tutta la mia carriera è che se anche se trovi una formula che funziona, non è una garanzia, in realtà molto probabilmente non funzionerà l’anno prossimo o anche prima.”

    Novak crying pic.twitter.com/ffmKz5phNT
    — THE JOKER(S) (@SerbsInSports) September 12, 2023

    “Devi reinventarti perché lo fanno tutti gli altri”, aggiunge il serbo. “Avendo 36 anni e gareggiando contro ventenni, devo farlo più di quanto abbia mai fatto per mantenere il mio corpo in forma, per poter recuperare e così esibirmi costantemente ai massimi livelli. Anche mentalmente ed emotivamente, per mantenere il giusto equilibrio tra la motivazione per giocare il miglior tennis e competere con questi ragazzi, per non lasciarmi andare nei momenti in cui forse posso, e allo stesso tempo mantenere la giocosità e la passione per lo sport. Posso chiudermi su me stesso ed affrontare momenti davvero ad alto stress, nei giorni di allenamento o nelle partite. Spendo molte energie, chiamatemi pure perfezionista”.
    “So di non essere l’unico. So che ci sono molti grandi campioni in diversi sport che prosperano con questo tipo di approccio, il perfezionare se stessi, il gioco, le prestazioni, il recupero, ogni singolo giorno. Ancora e ancora. Ecco perché LeBron James continua ad andare avanti alla sua età, o Tom Brady è arrivato ad oltre 40 anni. I grandi delle varie discipline sono fonte di ispirazione. Questo è tutto, è un processo costante e in evoluzione in cui cerco di inserire nuove cose che mi daranno un vantaggio rispetto ai giovani talenti” conclude Novak.
    Parole sagge, che spiegano la forza mentale e totale dedizione di Djokovic alla propria carriera, un viaggio che dura da oltre 20 anni nel mondo del tennis Pro e che lo ha portato a diventare uno dei sportivi più forti di sempre.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO