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    La strada per l’Oro: in un podcast il percorso azzurro verso i Mondiali 1990

    Foto Federazione Italiana Pallavolo

    Di Redazione
    Il trentesimo anniversario della storica vittoria azzurra ai Mondiali 1990 è stato ormai celebrato in ogni modo possibile… o forse no: per completare il quadro mancava ancora il punto di vista di chi ha preparato il terreno per quel successo, indirizzando la nazionale lungo il percorso che ha portato dalla favola del “Gabbiano d’Argento” del 1978 fino alla Generazione di Fenomeni.
    A colmare la lacuna ci pensa “La strada per l’Oro“, podcast realizzato dalla Federazione Italiana Pallavolo che da domani, una volta alla settimana metterà a disposizione le testimonianze dei protagonisti del processo di selezione e formazione della nazionale maschile che a Rio de Janeiro conquistò la prima medaglia d’oro della storia della pallavolo italiana. Allenatori, dirigenti, membri dello staff racconteranno così i sogni, i sacrifici, i momenti che aprirono la strada a quel successo.
    La prima puntata, venerdì 4 dicembre, sarà dedicata a Carmelo Pittera, che racconterà il prologo del Gabbiano d’Argento e le sofferte scelte di cambiamento adottate all’indomani di quel secondo posto mondiale. Il promo del podcast è disponibile online.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Fabio Innocenti, azzurro del Gabbiano d’Argento: “Ricordiamo Fabrizio Nassi”

    Di Redazione
    Un appello per ricordare Fabrizio Nassi, il campione di Pontedera scomparso a novembre 2019. Lo lancia Fabio Innocenti, suo compagno di squadra nella storica squadra locale, la Us Zoli, e poi nella nazionale del “Gabbiano d’Argento” che raggiunse la finale dei Mondiali casalinghi nel 1978. Via Facebook, come riportato da Il Tirreno, Innocenti coglie l’occasione dell’intitolazione di una piazza a un altro grande sportivo locale, il pugile Sandro Mazzinghi, per chiedere un analogo riconoscimento dedicato a Nassi.
    “La mia non è una protesta per togliere qualcosa a qualcuno – precisa Innocenti – anzi: Mazzinghi è stato un grande campione, proprio come Fabrizio che, purtroppo, sembra essere stato dimenticato. Fabrizio è stato vicecampione del mondo, ha partecipato alle Olimpiadi, è stato capitano della nazionale di volley e ha vinto campionati italiani. Era pontederese doc e ha fatto conoscere la nostra città in Italia e nel mondo: mi auguro che questa amministrazione possa rimediare a questa dimenticanza“. LEGGI TUTTO

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    Scatti da Fenomeno: i ricordi mondiali di Fiorenzo Galbiati

    Di Eugenio Peralta
    Nei giorni delle celebrazioni per il trentesimo anniversario dell’impresa azzurra a Rio, il primo oro mondiale della Generazione di Fenomeni, abbiamo avuto l’occasione di riascoltare tutti i protagonisti di quella leggendaria spedizione: giocatori, allenatori, membri dello staff, giornalisti, tifosi e appassionati. Tutti meno uno, l’unico capace di immortalare l’avventura del 1990 in una serie di immagini rimaste nella storia: Fiorenzo Galbiati, il solo fotografo italiano (e uno dei pochi in assoluto) a seguire dall’inizio lo storico Mondiale brasiliano.
    Galbiati è una vera e propria istituzione nel mondo del volley: tutti lo hanno visto almeno una volta su un campo di pallavolo, tutti riconoscono la sua inconfondibile zazzera bianca e, soprattutto, tutti hanno ammirato i suoi scatti sui principali quotidiani italiani, ma non solo. Anche perché, negli ultimi 40 anni, è stato presente praticamente a ogni possibile evento: scudetti, coppe, Mondiali, Europei e ben 8 Olimpiadi consecutive, a partire da Barcellona 1992.
    Abbiamo intervistato il fotografo milanese per ricostruire con lui una tappa indimenticabile del percorso del nostro sport, partendo da una domanda inevitabile: cosa ricorda di quel Mondiale?
    “Poco. Dopo tanti anni i ricordi sbiadiscono, e ascoltando i giocatori ho potuto constatare che non è solo un problema mio… Però quello che mi viene subito in mente, più della finale, è la semifinale contro il Brasile. Il Maracanazinho strapieno di gente, musica, tifosi, un rumore assurdo: non eravamo abituati a palazzetti così, anzi non ne avevamo mai visti. Un’atmosfera affascinante, ma anche fastidiosa a livello lavorativo, perché non riuscivo quasi a muovermi. E poi la contentezza finale: un’emozione che ho vissuto in modo particolare, perché io sono uno che si tiene le cose dentro e poi non ho avuto tempo per vivere le feste successive“.
    Foto Fiorenzo Galbiati
    Quello che sicuramente Galbiati non dimentica sono le spese (diversi milioni dell’epoca) affrontate personalmente per organizzare quel viaggio:
    “Ho deciso di fare questo investimento, che poi ho anche recuperato grazie alla vittoria, ma c’è voluto parecchio tempo. Diciamo che da una parte c’era entusiasmo per la vittoria agli Europei del 1989, dall’altra però gli ultimi Mondiali erano andati malissimo e non c’era garanzia di fare bene. Mi sono detto che non mi sarebbe più ricapitato, e nella peggiore delle ipotesi mi sarei fatto una vacanza in Brasile. In realtà poi gli azzurri, perdendo con Cuba nel girone eliminatorio, mi hanno costretto a rimanere a Brasilia qualche giorno in più e mi hanno fatto perdere il giro in elicottero su Rio… per fortuna sono riuscito a vedere le cascate di Iguazú, anche se facendo tutto di corsa per arrivare in tempo“.
    E di quella nazionale di Fenomeni, che cosa ricorda?
    “La cosa particolare di quell’anno è stata che tutto è maturato piano piano. C’erano un bel po’ di punti di domanda, le sconfitte con Cuba e il momento negativo di Zorzi: non siamo certo arrivati ai Mondiali da favoriti, la nostra idea era che andare a medaglia sarebbe stato già un successo. Da fuori non avremmo mai creduto di poter battere il Brasile in casa, e nemmeno quando siamo arrivati in finale ci immaginavamo di sconfiggere Cuba: certo il pensierino c’era, ma l’idea di vedere perdere Despaigne e i cubani… per loro era davvero la partita della vita. Invece è successo e da lì è stato tutto diverso, alle competizioni successive l’Italia aveva la coscienza di essere veramente forte“.
    Dal punto di vista personale, come ha vissuto quei Mondiali?
    “Io un po’ d’esperienza ce l’avevo, seguivo la pallavolo dal 1982, ma quell’evento è stato particolare. Si era creato un bel gruppo unito e coeso anche con i giornalisti, i vari De Sanctis, Torre, Pasini, Lisi, Eleni, Pea. C’era armonia, si usciva tutti insieme a cena, cose che ormai non si vedono più. E poi c’era anche un bel gruppo di tifosi venuti dall’Italia. Tante persone sono rimaste amiche e altre purtroppo le ho perse, perché gli anni passati sono molti. Ma resta un ricordo scolpito nella memoria, come peraltro lo sono anche le sconfitte: quella di Atlanta 1996 non la dimenticherò facilmente…“.
    Per un fotografo, in trent’anni il mondo è cambiato. Com’era il suo lavoro allora?
    “Dal punto di vista tecnico, completamente diverso. Innanzitutto non esisteva l’autofocus, si lavorava solo in manuale e la possibilità di sbagliare era altissima. La pallavolo diventava sempre più veloce, e si cominciavano a usare teleobiettivi molto potenti ma anche pesanti e difficili da utilizzare. E poi in Brasile ricordo un buio tremendo, l’illuminazione nei palazzetti era disastrosa, sia a Brasilia sia a Rio de Janeiro. Insomma, la qualità delle foto era pessima: metà delle foto le buttavo via, e non me ne restavano molte, considerato che riuscivo a fare forse 10 rullini a partita, circa 360 scatti. Mi ricordo di essere andato anche a comprare i rullini a Mondiali in corso, per non restare senza“.
    Diverse erano anche le condizioni di lavoro e, soprattutto, la tempistica…
    “A Brasilia lavoravo da solo, non c’era pubblico né fotografi. A Rio avevo qualche collega in più, soprattutto locali, ma di sicuro avevo molta più libertà di movimento di oggi. Poi le foto bisognava portarle a casa, svilupparle un rullino alla volta, per non rischiare di perderle, e di rullini ne avevo riportati in Italia quasi 80. Le immagini, per capirci, si sono viste una settimana dopo la fine dei Mondiali“.
    La sua attività è cambiata anche da altri punti di vista. Cosa vuol dire fare il fotografo di pallavolo oggi?
    “Partiamo dal presupposto che la fotografia, in generale, sta colando a picco. Colpa dell’assuefazione alle brutte foto, un po’ per la diffusione del digitale e molto per il fatto che la gente si abitua ai selfie fatti con il cellulare… non fanno delle foto, fanno delle immagini. Nel mondo dello sport, poi, il fotografo è l’unico ruolo nel quale devi entrare in concorrenza, per esempio, con un macellaio che la sera chiude il negozio e viene a fare le foto, togliendo il lavoro a chi lo fa veramente. Di professionisti nel mondo della pallavolo ne sono rimasti 4 o 5, gli altri sono fotoamatori che vengono pagati raramente e poco. Ma io non mi metto mica fuori dal negozio del macellaio a regalare le bistecche!“.
    Dal suo punto di vista, cosa si potrebbe fare per migliorare?
    “Nei momenti di crisi, a maggior ragione, bisogna puntare sulla qualità. Bisogna pubblicizzare il nostro sport, cercare di spingerlo. Ma come facciamo senza immagini buone? Sono anni che propongo di organizzare degli incontri di formazione con i fotografi per comunicare le nostre esperienze e fornire delle linee guida: altrimenti, quando io e gli altri colleghi che seguono il volley non saremo più in attività, chi ci sostituirà? Senza contare il lato economico: lavorare gratis non conviene a nessuno, te ne accorgi quando devi cambiare la macchina fotografica e arrivano le spese…“. LEGGI TUTTO

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    Mondiali 1990: stasera su RaiSport la finalissima Italia-Cuba

    Foto Federazione Italiana Pallavolo

    Di Redazione
    Anche RaiSport +HD dedica uno spazio speciale alle celebrazioni per il trentennale dei Mondiali 1990, ricordando il primo storico oro iridato che diede inizio alla leggenda della Generazione di Fenomeni. Questa sera il canale tematico della Rai trasmetterà infatti lo Speciale Mondiale 1990 curato da Maurizio Colantoni, con interviste al CT Julio Velasco e al capitano azzurro Andrea Lucchetta; a seguire verrà trasmessa integralmente l’indimenticabile finalissima Italia-Cuba.
    Da verificare l’orario d’inizio: la trasmissione era prevista al termine della diretta della gara di Serie A1 femminile tra Bartoccini Fortinfissi Perugia e Unet E-Work Busto Arsizio, che in seguito è stata però rinviata.
    Alle 20.55 la pagina Facebook della Federazione Italiana Pallavolo darà invece il via a una lunga diretta streaming che prevede gli interventi di tanti protagonisti dell’avventura azzurra a Rio.
    (fonte: Facebook Federazione Italiana Pallavolo) LEGGI TUTTO

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    La Generazione dei Fenomeni si racconta: “Non ci risparmiavamo dinnanzi a nulla”

    Di Dania Tuccillo
    Oggi, di trent’anni fa, l’Italia conquistò il suo primo Mondiale al Maracanazinho di Rio de Janeiro. Quell’Italia, passata alla storia come “Generazione dei fenomeni”, ancora influenza il mondo della pallavolo.
    Molti di loro, come Bernardi o De Giorgi, sono oggi allenatori blasonati. Altri, come Lucchetta o Zorzi, commentatori e giornalisti sportivi.
    Ad accomunarli, ancora dopo tutti questi anni, le emozioni che salire sul tetto del mondo farebbe provare a chiunque.
    Il post di Lucchetta è una lunga dedica a tutti i suoi “Splendidi compagni di Gioco.”
    “Grazie a Voi se #ilcapitanolucky12 il primo Capitano portato da Carmelo Pittera alle Olimpiadi di Seoul nell’88  da ingessato per traghettare verso sponde dorate dell’89 e 90 un gruppo di giovani minatori che avrebbero appreso la tecnica dell’autoesigenza estrema e del voler cambiare la storia con le proprie mani è riuscito a prendere il premio come miglior giocatore in un era nella quale i centrali ricevevano e muravano, coprivano e difendevano, battevano ed alzavano ma soprattutto erano Leader incontrastati ,se di personalità e caratura tecnica delle strategie di muro dalle quali nascono se ben ordite ed ordinate, preziose occasioni punto da rigiocare per conquistarselo.Grazie a Zorro -Mascia- Gallo-Feffo-Paolillo-Gardo-Lollo-Nasty-Martino-Bracco-Giangio-Max-David-Libbe-Alberto-Cabro-Giardino-Julio-Angiolino.Grazie ad Ettore Lucchetta e Mamma Maria“
    Fa eco la didascalia di Lorenzo Bernardi, ora allenatore della Gas Sales Piacenza: “Questo gruppo, prima di essere definito un gruppo di fenomeni, è stato certamente un insieme di PERSONE FENOMENALI. Il motivo? Per vincere non si risparmiava dinnanzi a nulla.Orgoglioso di tutti noi”.
    (Fonte: Instagram) LEGGI TUTTO

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    Il Mondiale di Rio 1990 celebrato sui social, in radio e in libreria

    Di Redazione
    Mancano pochi giorni al 28 ottobre, una delle date maggiormente significative per la pallavolo italiana, che quest’anno assume un valore ancora più speciale. Mercoledì scoccheranno trent’anni esatti dal primo Oro Mondiale, conquistato da Velasco e dai sui ragazzi a Rio de Janeiro.       
    Il 28 ottobre 1990, nel leggendario Maracanazinho, Lucchetta e compagni sconfissero 3-1 Cuba, salendo per la prima volta sul tetto del Mondo. Quel successo, dopo il primo titolo Europeo 1989, diede inizio a una serie incredibili di trionfi ottenuti dalla “Generazione di Fenomeni”.         
    Per rendere omaggio a tutti i protagonisti dell’Oro di Rio, mercoledì ottobre alle ore 21 sulla pagina facebook QUI e sul canale youtube della Federazione Italiana Pallavolo QUI andrà in onda una lunga diretta streaming, nel corso della quale interverranno tantissimi protagonisti (azzurri, membri dello staff, giornalisti e grandi avversari) che hanno vissuto dal vivo la rassegna iridata brasiliana.     
    Sempre mercoledì alle ore 10.05, sul canale digitale sportivo Radio1Sport, andrà in onda lo speciale “I MONDIALI DEL ’90: INIZIA L’ETA’ DELL’ORO” dedicato alle gesta degli azzurri. 
    Nel corso della trasmissione radiofonica, condotta da Manuela Collazzo insieme ad Andrea Lucchetta, verranno trasmesse molte testimonianze di chi ha reso possibile l’impresa di Rio 1990 e anche i contributi di alcuni personaggi famosi che hanno vissuto da fuori l’indimenticabile cavalcata della nazionale italiana.          
    Per “indagare” sul successo degli azzurri, in questi giorni, Andrea Zorzi sta conducendo sul suo canale youtube QUI Processo alla Vittoria: una serie di  interviste/interrogatori realizzate da Zorro con quella “Generazione di Fenomeni”  che nel 1990 a Rio de Janeiro salì sul tetto del Mondo.       
    Il trionfo iridato degli azzurri è celebrato anche nelle librerie e nelle edicole attraverso “Il tesoro di Rio”, scritto da Leandro De Sanctis, firma storica della pallavolo e del Corriere dello Sport, all’epoca inviato in Brasile. Nelle pagine del volume vengono raccontate le gesta e sviscerati i segreti di quella squadra leggendaria, capace di sorprendere tutti e di sbaragliare il campo contro avversari ben più quotati.
    (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    La fiducia di Blengini: “Si sono create le condizioni per ripartire ancora meglio”

    Foto Federazione Italiana Pallavolo

    Di Redazione
    È stata un’estate senza nazionali, la prima nella lunga storia della pallavolo italiana. Ma il CT azzurro Gianlorenzo Blengini non si è perso d’animo e non ha smesso di lavorare, come spiega in un’intervista concessa a Diego De Ponti per Tuttosport: “Ci siamo adattati alle circostanze, evitando collegiali che avrebbero comportato tanti rischi, complessità e responsabilità importanti. Abbiamo lavorato a distanza con tutti i ragazzi di interesse nazionale, accompagnandoli fino alla presa in carico dei rispettivi club. Abbiamo poi seguito Zaytsev e Nelli fino a quando si sono uniti alle loro nuove squadre in Russia. Ora dobbiamo far ripartire il lavoro di contatti e confronto con le società e i procuratori“.
    Blengini è convinto che la condizione di emergenza in cui sono ripresi gli allenamenti possa addirittura costituire un vantaggio in chiave nazionale: “In questa situazione negativa si sono create le condizioni per ripartire dopo un lavoro di preparazione progressiva come da molto tempo non era più possibile. Sarebbe stato diverso se ci fosse stata fretta di ricominciare, come è avvenuto nel calcio. Il nostro movimento ha avuto la possibilità di pianificare una progressività ideale. Questo ci tutelerà rispetto agli infortuni e darà agli atleti la possibilità di raggiungere la condizione ottimale. Per la prima volta giocatori come Juantorena, Zaytsev, Giannelli e Colaci potranno arrivare all’appuntamento decisivo della stagione forti di questa preparazione“.
    Lo sguardo resta ovviamente rivolto alle Olimpiadi di Tokyo, che però sono sempre a rischio per la pandemia di coronavirus: si teme che possano essere annullate o anche disputate senza pubblico. Blengini è categorico: “Non ci voglio neanche pensare. L’Olimpiade è un momento di sport, di gioco, di festa che senza la sua cornice sarebbe snaturato. Ci sarà un summit a novembre per definire il prima possibile come fare e sono fiducioso“. LEGGI TUTTO