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    ASICS torna ai piedi delle azzurre: annunciata la partnership con la Fipav

    Di Redazione Come preannunciato dopo il consiglio federale dello scorso luglio, la Federazione Italiana Pallavolo ritrova un suo storico sponsor tecnico: sarà di nuovo ASICS a fornire le calzature da volley e da tempo libero ad atleti e staff di tutte le squadre nazionali, dalle seniores alle giovanili. Un accordo accolto con grande soddisfazione dal presidente federale Giuseppe Manfredi: “Tornare ad avere ASICS al nostro fianco mi fa molto piacere. La FIPAV e il marchio nipponico negli anni si sono resi protagonisti di una partnership di notevole successo, che ha visto le nostre nazionali salire sul podio di manifestazioni in tutto il mondo. Sono certo che negli anni noi e ASICS continueremo a toglierci grandi soddisfazioni a livello sportivo, ma ciò che più conta è che i nostri atleti possano avere a loro disposizione prodotti di qualità che li aiutino ad avere prestazioni sempre migliori. I nostri obiettivi sono chiari così come lo è la volontà di avere a cuore la salute dei nostri ragazzi“. “ASICS è storicamente un brand legato al mondo del volley – commenta Elena Bosticardo, Marketing Manager di ASICS Italia – e riconosciuto come leader grazie alla continua ricerca di nuove tecnologie per fornire la scarpa ideale per ogni tipologia di giocatore. Sotto questo aspetto tornare ad avere una partnership con la FIPAV, una tra le federazioni più vincenti degli ultimi trent’anni sia a livello maschile che a livello femminile, non può che dare lustro sia alla nostra azienda che alla Federazione stessa“. ASICS metterà a disposizione degli atleti azzurri le calzature sviluppate grazie alle competenze maturate presso l’ASICS Research Institute of Science che ha sede a Kobe, in Giappone, per garantire ad ogni atleta la fornitura della calzatura migliore in base non suolo al ruolo ricoperto ma anche alle sue caratteristiche fisiche e tecniche. (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Pietrini premiata dalla sua Livorno: “Devo dire grazie alla me quattordicenne”

    Di Redazione Elena Pietrini è stata senza ombra di dubbio una delle protagoniste degli Europei vinti dalla stessa Italia dopo un’incredibile partita contro la “bestia nera” Serbia. A riconoscere a Elena il merito di aver contribuito in maniera determinante all’oro europeo anche la città di Livorno, di cui Pietrini è originaria. Il primo Cittadino Luca Salvetti, infatti, le ha consegnato un riconoscimento a nome di tutta la città toscana, come riporta Il Tirreno. “Per noi della giunta comunale è un onore invitare atleti di questo calibro che contribuiscono a dar lustro alla nostra città in competizioni internazionali, come ha fatto Elena nell’ultimo Europeo” asserisce il Sindaco Salvetti. Oltre alla targa consegnata dal Comune, Elena Pietrini è stata insignita anche del primo premio “Donna di sport di Livorno”, consegnato da Francesca Cecchi, consigliera comunale: “Oggi è un giorno simbolico perché rappresenta la partenza di un percorso che nei prossimi mesi ed anni andrà a dare valore alle donne nello sport. Ragazze come Elena devono essere un riferimento ed un esempio per le generazioni future”. “Essere qui oggi è una grande emozione, perché essere premiati dalla propria città è sempre bello e rende orgogliosi” esordisce Pietrini. “Se oggi sono qui devo ringraziare in primis i miei genitori che mi hanno sempre sostenuta e seguita. Cosa direi alla Elena del Volley Livorno? Le farei i complimenti per il coraggio che ha avuto a 14 anni di lasciare la città per inseguire il proprio sogno a Roma. Inizialmente avevo un po’ di paura, ma è stata una scelta super azzeccata” chiosa. LEGGI TUTTO

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    Chirichella: “L’ingrediente fondamentale? La cazzimma. Sylla capitana? Ci sono rimasta male”

    Di Redazione Cristina Chirichella è ormai un viso più che conosciuto nella Nazionale italiana femminile, di cui per anni è stata capitana. Nella vita di tutti i giorni è una centrale dell’Igor Novara, abituata quindi ad alti livelli. Alti livelli che Chirichella e compagne hanno ricercato negli Europei appena disputati, anche come riscatto rispetto alle Olimpiadi di Tokyo. In un’intervista a Il Mattino, però, oltre a spiegare cosa ha influito su quella storica vittoria contro la Serbia, Chirichella confessa anche di avere un grosso dispiacere. Chirichella, è stata proprio la m… di Tokyo cui parla Paola Egonu la scintilla per poter ripartire e vincere l’Europeo? “La voglia di rivincita è stata fondamentale. Abbiamo avuto critiche eccessive dopo l’eliminazione all’Olimpiade. Equel desiderio di riscatto ha animato le nostre giornate“.È stata anche la vittoria della “cazzimma” come spesso dice lei ricordando le origini napoletane? “Senza cazzimma non sarebbe stato semplice battere la Serbia a casa sua. Ma non bastava solo quello: c’era bisogno del cuore da gettare su ogni pallone, di lottare, di non mollare. Non eravamo quelle del Giappone. Dovevamo dimostrarlo”. Dopo Tokyo quale è stato, secondo lei, il momento più importante? “Ritrovarci in palestra non è stato semplice dopo le Olimpiadi. Ma ognuno di noi voleva ribaltare il destino negativo, c’era un grande desiderio di non chiudere l’estate solo con brutti ricordi. Ci siamo messi di impegno e siamo riusciti a prenderci una rivincita su tutto. Anche su noi stesse”. Un po’ le è dispiaciuto perdere la fascia di capitano della Nazionale? “L’allenatore avrà avuto i suoi buoni motivi, io lo rispetto. Ma ci sono rimasto male, lo ammetto” LEGGI TUTTO

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    Ranking FIVB: l’Italia sale al sesto posto grazie alla vittoria europea

    Di Redazione Il successo ai Campionati Europei femminili ha permesso all’Italia di guadagnare tre posizioni nel ranking FIVB, aggiornato in tempo reale in base ai risultati delle partite di tutte le competizioni ufficiali. La nazionale azzurra, che al termine delle Olimpiadi di Tokyo era nona, è salita al sesto posto scavalcando Olanda, Repubblica Dominicana e Russia; non è riuscito, invece, il sorpasso ai danni della Serbia, che guadagna a sua volta una posizione e ora è quinta. Sempre rispetto alle Olimpiadi rimangono immutate le prime quattro posizioni, con USA, Brasile, Cina e Turchia a guidare la graduatoria; il Giappone sale al nono posto lasciandosi dietro l’Olanda, mentre il Belgio scivola all’undicesimo favorendo Germania e Polonia. IL RANKING AGGIORNATO1. USA 385 punti; 2. Brasile 380; 3. Cina 350; 4. Turchia 331; 5. Serbia 306; 6. Italia 304; 7. Rep.Dominicana 294; 8. Russia 278; 9. Giappone 266; 10. Olanda 265; 11. Germania 233; 12. Polonia 231; 13. Belgio 230; 14. Corea del Sud 226; 15. Portorico 191. (fonte: Fivb.com) LEGGI TUTTO

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    Alessia Gennari: “In Giappone troppa pressione mediatica. All’Europeo? Quante provocazioni”

    Di Redazione Decisa, fondamentale, sempre pronta. Alessia Gennari non ha disatteso le aspettative del pubblico e della sua squadra quando il tecnico Mazzanti la tirava in causa. E ora, sicuramente meritatamente, Gennari si concede qualche momento di riposo nella sua San Martino in Rio, in Emilia-Romagna, mentre con la mente ritorna a quegli scambi fantastici che l’hanno portata sul tetto d’Europa e alla netta differenza con il percorso olimpico. L’intervista alla neo schiacciatrice di Monza alla Gazzetta di Reggio. Qual è la sua prima reazione alla parola Olimpiadi? “Il vocabolo che mi viene subito in mente è “dispiacere”: sia per me, sia per i sogni di gloria che la squadra non è riuscita a concretizzare. Io ho partecipato a Rio 2016, poi sono rimasta lontana dalla maglia azzurra: dopo i due interventi al ginocchio, è stata una decisione necessaria per evitare pericoli legati a eccessivi sforzi. Ora sono tornata, e ho svolto l’intera preparazione verso Tokyo: tuttavia alle Olimpiadi ci si va in 12 anzichè in 14, e il tecnico Mazzanti ha deciso in piena legittimità di non includermi nell’elenco”. Da spettatrice, a suo parere, che cosa non ha funzionato in Giappone? “L’Italia proveniva da un lungo digiuno dalle competizioni agonistiche. Poi, la pressione mediatica: questa Nazionale era circondata da attese molto elevate, e il pronostico favorevole ha finito per essere un peso”. Riguardo agli Europei, una garbata provocazione: cosa risponde a chi sostiene che l’Italia sia stata agevolata dal fatto di avere incontrato molte avversarie modeste? “Nessun incontro è scritto in partenza: ogni successo richiede sudore, qualsiasi sia la situazione delle rivali di turno. La nostra qualità sta pure nei numeri: abbiamo sempre vinto per 3­0 o 3­1, senza mai aver bisogno del 5° set. Inoltre, battere la Serbia in finale sul suo campo non è certo cosa da poco”.Lei è soddisfatta per le prove che ha fornito sul palcoscenico continentale? “Quando sono stata chiamata in causa, ho sempre conferito il contributo che speravo di dare. Ciò rappresenta un buon segnale anche in vista dell’immediato futuro: durante il 2021/22 giocherò nella Pro Victoria Monza, e dalla prossima settimana sarò in Brianza. La Pro Victoria è costruita con l’obiettivo di recitare un ruolo di primo piano in ogni contesto: serie A1, Coppa Italia, Champions League” LEGGI TUTTO

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    Davide Mazzanti, dalla crisi al sogno: “Ma la svolta l’hanno data le ragazze”

    Di Eugenio Peralta L’emozione è quella delle prime volte storiche, ed è di quelle che non si dimenticano più. Anche perché l’Italia, intesa come pallavolo femminile e anche maschile, non vinceva un torneo internazionale di primo piano da ben 10 anni, dalla lontana World Cup del 2011, quando Davide Mazzanti si esercitava a conquistare lo scudetto in quel di Bergamo. Adesso per il CT, dopo una via crucis estiva fatta di aspettative non soddisfatte e valanghe di insulti via social, è finalmente il tempo del sorriso e della festa. Festa che si è celebrata nella sua Marotta, dove domenica Mazzanti ha addirittura sfilato per le vie del centro a bordo di una Cinquecento azzurra (qui il servizio del TGR Marche), insieme al compaesano e vice Matteo Bertini, per ricevere l’abbraccio della sua gente. Com’è nata questa singolare idea? “Mi era rimasta impressa la festa organizzata per la judoka Lucia Morico, anche lei di Marotta, quando vinse la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene 2004. Lei sfilò per la città a bordo di un Ape Car e mi sono sempre detto che sarebbe stata una figata rifarlo… E in effetti è stato divertentissimo. È sempre bello festeggiare con le persone, incontrare i tifosi all’aeroporto, ma è ancora meglio farlo con la gente accanto a cui sei nato e cresciuto. Non avevo mai vissuto questa sensazione di condivisione in modo così forte, ho la pelle d’oca a raccontarlo“. Che sensazione si prova a portare a casa una vittoria così “pesante”? “È stata importante per il movimento, che attendeva già da un po’ di tempo, ma anche per il percorso che abbiamo compiuto come squadra. Dal 2017 a oggi abbiamo sempre ottenuto risultati importanti, il fatto di essere sempre stati nell’élite e di essere riusciti a vincere è qualcosa di speciale. Nella mia testa c’era da sempre il sogno di salire sul podio e ascoltare l’inno: nei club è bello, ma indossando la maglia dell’Italia lo è ancora di più. E poi c’è il fatto che questa volta la nostra bandiera era sopra a quella serba…“ Già, la Serbia: un tabù finalmente cancellato. “Certo, aver vinto in quel modo in casa loro è stato emozionante. Ma devo dire che quando ho visto i volti di tante ragazze serbe e dello stesso Terzic dopo la cerimonia ho provato un profondo rispetto, pensando che spesso siamo stati noi nella loro situazione. E vincere è stato così bello proprio perché loro ci avevano messo tante volte in difficoltà in passato“. Foto CEV Dopo le Olimpiadi lei ha fatto molte scelte coraggiose, confermando alcune scelte e modificandone altre. Qual è stato l’aspetto che le ha creato più problemi? “Quello mentale. Quando siamo tornati in Italia abbiamo fatto grandi allenamenti a Roma, si vedeva una bella pallavolo, ma la tristezza delle Olimpiadi aleggiava ed era difficile ritrovare la consapevolezza dei nostri mezzi. L’umore del gruppo non migliorava e non ci aiutava ad avere costanza di rendimento, quella che ci è mancata anche nella prima fase degli Europei. Lo sforzo più grande è stato proprio quello, riprendere consapevolezza. Io però ho soltanto modificato qualche dettaglio nel gioco, ho puntualizzato due o tre cose, ma abbiamo continuato a prepararci come prima“. E allora da dove è partita la svolta? “Sicuramente dalle ragazze, che dal primo giorno di ritiro di quest’anno hanno lavorato insieme come gruppo e hanno sempre continuato a farlo. Tantissimo merito va a loro: io ci ho messo soltanto l’idea tattica, ma non avevo le parole giuste per eliminare quella tristezza, avevo solo la pallavolo. La capacità di resistere alle difficoltà e alla delusione l’hanno avuta loro, nel modo di stare in campo, e loro hanno ritrovato la costanza di rendimento. Non è una sviolinata: davvero, in questa connessione che hanno ritrovato tra di loro c’erano tutta la rabbia e la voglia di rivincita del dopo-Tokyo. Molti mi hanno detto: hai rivoluzionato, hai ribaltato… ma io non mi sento di aver ribaltato nulla, le giocatrici hanno ottenuto qualcosa di importante“. Foto CEV Qualcosa però avrà pure detto, perché in finale si è vista davvero un’Italia diversa da quella dei Giochi. “Ma anche le Olimpiadi sarebbero potute andare in un altro modo, con due o tre palloni diversi contro gli Stati Uniti. Il confine tra un risultato positivo e uno negativo è sempre molto sottile: sono i dettagli che ti fanno vincere o perdere. Spesso quando vinci non fai meno errori di quando perdi, solo che in quel caso non li devi spiegare! Detto questo, è vero che con la Serbia a Tokyo qualcosa non andava: anche quando eravamo punto a punto ci sembrava di rincorrere sempre, perché non riuscivamo a tenere il loro ritmo. Io ho cercato di dare alle ragazze un’idea diversa, quella di pensare meno a cosa fare e più a come farlo“. Quindi, a mente fredda (o quasi), qual è per lei il bilancio di quest’estate azzurra? “Le sconfitte sono come i lutti: si elaborano, ma non si eliminano. Adesso mi godo un risultato che mancava da un sacco di tempo, che fa bene a noi e al movimento. La sconfitta delle Olimpiadi però ce l’ho dentro, le ho detto di stare buona lì, che ci metto le mani in inverno. La utilizzerò soprattutto per me, perché mi ha lasciato una brutta sensazione, un po’ come dopo Piacenza (da cui fu esonerato nel 2012-2013, n.d.r.). Io sono uno che si mette in discussione sempre e soprattutto quando perde, non tanto come allenatore ma come persona: lo farò anche questa volta, sarà un inverno tosto“. Foto CEV La vittoria agli Europei però si inserisce in un anno indimenticabile per lo sport italiano: atletica, calcio, tennis, basket… Si sente parte di questi successi? “Certo, è stato un anno d’oro, che mi ha lasciato una sensazione ambivalente. Da un lato vedo che ci sono sempre più eccellenze, anche giovanissime, che mi stupiscono per atteggiamento, dedizione e qualità. Succede perché la nostra società è molto selettiva e crea eccellenze con sempre maggiore anticipo rispetto a qualche anno fa. Questo, d’altra parte, significa che avremo sempre più atleti ad alto livello, ma anche più persone che saranno in difficoltà perché non riescono a raggiungerlo: la forbice tra chi arriva e chi no si sta allargando in modo importante. Insomma, questa precocità rischia di tagliar fuori chi ha bisogno di più tempo per emergere“. È un problema soltanto italiano? “Credo che sia un problema dello sport in generale, ma in Italia abbiamo una società particolarmente selettiva con i giovani. Siamo troppo critici con loro, li mettiamo sempre sotto forte stress. Per questo credo che vada aggiunto qualcosa ai nostri sistemi didattici: dovremmo insegnare, in palestra ma anche a scuola, ad avere un maggiore senso critico. I contenuti ci sono e sono tanti, ma bisogna che i giovani imparino a distinguere quello che è davvero importante da ciò che non lo è“. LEGGI TUTTO

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    “Una serata magica”: Mazzaro racconta le emozioni dell’oro europeo

    Di Redazione Alessia Mazzaro aveva già vissuto l’emozione della medaglia d’oro nel 2015, quando insieme ad Alessia Orro e Paola Egonu, aveva vinto il campionato mondiale Under 18 in Perù. Sabato sera, a Belgrado, ha rivissuto quei momenti forti, a chiusura dell’entusiasmante cavalcata che ha visto l’Italia di Davide Mazzanti laurearsi campione d’Europa. “È stata proprio una serata magica – le prime parole della centrale della Reale Mutua Fenera Chieri ’76 – Era la prima partita dopo tanto tempo con il pubblico, e giocare davanti a più di 20 mila persone è stato un po’ surreale: non ci eravamo più abituate. La consapevolezza che si stava giocando una partita importantissima ha reso il tutto davvero speciale“. Quest’estate Alessia Mazzaro aveva difeso i colori dell’Italia nella VNL e partecipato ad alcuni collegiali in vista dei giochi olimpici, ma non era stata convocata per la rassegna continentale. La chiamata è arrivata dopo il grave infortunio subito da Sarah Fahr nel match con la Croazia. Aggregata al ritiro azzurro domenica scorsa, con capitan Sylla e compagne ha vissuto dalla panchina le quattro partite, dagli ottavi di finale col Belgio alla finalissima con la Serbia, che hanno riportato in Italia quel titolo europeo che mancava dal 2009. “Mi sento onorata di aver potuto vivere questa esperienza scrivendo un bellissimo capitolo della storia della pallavolo italiana. Sono contentissima di aver potuto partecipare alla parte conclusiva di questo splendido campionato europeo – aggiunge Alessia – Le ragazze impiegheranno un po’ a realizzare quel che hanno fatto. Hanno realizzato qualcosa di straordinario riscattandosi dopo prestazioni non al loro livello a Tokyo. Sono davvero felice per loro“. L’ultimo pensiero di Alessia Mazzaro è di gratitudine. “Devo ringraziare chi mi ha permesso di vivere questa esperienza, e le ragazze per come mi hanno accolto: arrivata a quel punto, a una settimana dalla fine della competizione, mi hanno fatto sentire sicuramente parte del gruppo“. (fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Fahr, che forza: “Non sono rassegnata, ho pianto di gioia per la mia Italia”

    Di Redazione Cosa succede se, alla delusione dell’eliminazione ai Giochi Olimpici, si aggiunge un’infortunio giunto nel momento in cui la sua Italia si stava riscattando? Lo sa bene Sarah Fahr, la giovane centrale dell’Imoco Volley che ha dovuto abbandonare in anticipo i Campionati Europei a causa di un infortunio al ginocchio. Ma quando si è una grande giocatrice in campo, spesso, lo si è anche fuori. E l’amore per la maglia azzurra è più forte della delusione che, qualsiasi persona, avrebbe provato nel vedere il suo proprio sogno infrangersi. “Non sono rassegnata. Sono tranquilla e serena e sto lavorando per tornare. Sono dell’idea che le cose accadano sempre per un motivo. E sono sicura che da questa esperienza imparerò tanto su di me. Magari non so ancora cosa, ma sono positiva e, l’ho scritto anche su Instragram, resterò sempre me stessa. Non ha senso buttarsigiù per una roba che è successa. Certo, dopo l’olimpiade, eravamo arrivate all’europeo per riscattarci, dando ilmeglio di noi. Ci tenevamo per la squadra, per tutta Italia, per chi ci aveva sempre sostenuto, e anche per quelliche ci avevano sempre criticato. Io ero contenta. Di più, contentissima e mi è dispiaciuto molto abbandonare. Ho seguito la finale in televisione, iniziando a piangere come una disperata già prima della fine. Ho vissuto unmix di emozioni bellissimo, tanto che dopo non riuscivo neppure ad addormentarmi” è la dichiarazione di Fahr al Tirreno. “Hanno detto che questa medaglia è anche nostra, ed è vero – afferma la piombinese – Ero nel gruppo fino a una settimana fa. E avrei voluto essere con le mie compagne. Mi ha fatto molto piacere che abbiano mostrato la mia maglia“. Parlando di aspetti pratici e ritorno sul taraflex di gioco, Fahr conclude: “I tempi? Di base, per tornare a giocare con questo tipo di lesione che ho avuto io, occorrono sei mesi. Quindi fino a febbraio sarò fuori dai giochi”. LEGGI TUTTO