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    Anche Topolino omaggia Berrettini, con “Teo Cappellini”

    La immagine di Topolino

    L’impresa di Matteo Berrettini a Wimbledon continua a ricevere consensi e riconoscimenti. Il noto e amatissimo Topolino ha dedicato un simpatico ringraziamento ai due eroi della scorsa domenica azzurra, Matteo Berrettini (ribattezzato Teo Cappellini) e Gigi Donnarumma (Gigio Paperumma), con un disegno che riportiamo insieme al tweet ufficiale. Bravi!
     

    ORGOGLIOSI DI VOI ⚽🎾#TopolinoMagazine pic.twitter.com/9tmXraK7P8
    — Topolino Magazine (@TopolinoIT) July 14, 2021 LEGGI TUTTO

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    Intervista esclusiva a Filippo Volandri: “La finale a Wimbledon di Berrettini viene da lontano”

    Filippo Volandri

    Difficile togliersi dagli occhi il torneo straordinario di Matteo Berrettini a Wimbledon. Ci ha divertito, ci ha regalato un sogno che consideravamo quasi proibito, irrealizzabile. Invece abbiamo avuto la conferma che l’azzurro è a tutti gli effetti un Top Player, pronto a giocarsela alla pari contro i big nei grandi tornei, Slam inclusi. Abbiamo avuto la conferma che il sistema Italia è forte e che “l’ondata” è appena all’inizio.
    Ne abbiamo parlato con Filippo Volandri, Direttore tecnico del settore maschile della Federtennis e Capitano di Davis azzurro. Il risultato di Matteo, e anche quello di Lorenzo Sonego (ottimo il piazzamento agli ottavi dei Championships), non viene per caso, è il frutto di un lavoro partito da lontano, perseguito con determinazione, capacità e programmazione. È il frutto di una sinergia e unione di forze che rende i giocatori parte di un sistema che funziona, che sostiene il tennista a 360° e gli permette di tirar fuori il meglio.

    Filippo, il bilancio degli italiani a Wimbledon 2021 è straordinario. Due azzurri negli ottavi (non dimentichiamoci di Lorenzo Sonego) e l’impresa pazzesca di Matteo Berrettini. Prima del torneo avevamo buone aspettative, il campo ci ha fatto letteralmente sognare. Un risultato complessivo impensabile qualche anno fa, ma analizzando bene la situazione attuale, non ci siamo arrivati per caso.
    “Assolutamente, nessun caso. Abbiamo ottenuto questo splendido risultato grazie ad una “valanga” di lavoro dietro e grazie alla forza ed agli sforzi di tutti. In primis la forza di Vincenzo Santopadre, di Stefano Massari, di Roberto Squadrone nel suo ruolo importante di preparatore atletico, era presente a Wimbledon, e non dimentico Francesco Bientinesi che lavora con Matteo nelle altre settimane. Torno al punto iniziale, è merito di Matteo e di tutto il gruppo di lavoro, che include anche il supporto di consulenti come Umberto Rianna, che segue Matteo in molti tornei in stagione, e Craig O’Shannessy che dopo ogni partita di Berrettini invia dei dati super interessanti, che ci permettono di riflettere e lavorare. La vera forza di Matteo è il suo talento e il saper gestire tutte queste risorse, che vengono ovviamente filtrate, ma non è da tutti riuscire a sfruttare così tanti input e trarne il meglio per il suo gioco, lui ci riesce alla grande”.

    Sinceramente, ti aspettavi di vederlo in finale?
    “No, sinceramente non pensavamo alla finale, e nemmeno lui, ma l’obiettivo del lavoro di tutti era esattamente quello, arrivare fino in fondo. Ripensando al torneo, va detto che lui di fatto è sceso in campo da favorito nei primi dieci giorni. Questo è un elemento che è stato poco sottolineato, è una gestione totalmente diversa in un torneo così importante. Ha vissuto una esperienza “a la Djokovic”, “a la Nadal”, quelli che ogni volta che scendono in campo “devono” vincere. Berrettini c’è riuscito alla grande. Ha perso da Djokovic perché quando il punto è davvero importante, in qualche modo lo vince sempre Novak. L’ha dimostrato mille volte in carriera e nel torneo contro Shapovalov… gli ha concesso tante palle break, ma alla fine… tre set a zero per lui. In finale contro Matteo, Djokovic ha sofferto una piccola flessione a metà del primo set, l’ha pagata con Berrettini bravissimo ad approfittarne, ma dall’avvio del secondo set c’è stata un’altra partita, Novak non ha sbagliato più nulla. Berrettini è stato bravissimo, ha giocato alla pari sino alla fine e ha costretto Djokovic ad alzare il livello. Matteo ha confermato come gli basti “una sola prima volta”: dopo aver vissuto un’esperienza nuova e importante, impara subito e all’occasione successiva la gestisce benissimo. Infatti in tutto il torneo ed in finale è stato in campo alla grande”.

    Con questo splendido risultato Berrettini è n.3 della Race 2021, ma soprattutto possiamo considerarlo a tutti gli effetti un Top Player. Impressiona come riesce a gestirsi dando una sensazione di controllo, esprime una consapevolezza notevole.
    “Ha consolidato dentro di sé una consapevolezza altissima. Il successo al Queen’s gli ha dato un’enorme fiducia, gli ha dimostrato che se esprime al massimo il suo gioco gli altri non gli stanno dietro… Sono in pochissimi quelli che ci riescono, Djokovic, Nadal, Medvedev, Zverev, Tsistipas, di fatto i migliori, una manciata di rivali e non 20 o 30. Berrettini è consapevole che dipende da lui, da come va in campo, da come si allena. Ha la testa giusta ed il team giusto per fare benissimo. Matteo è un ragazzo riflessivo, attento, molto autocritico, invece Vincenzo Santopadre ha un altro carattere e approccio, riesce a smorzare questa parte critica rendendo il tutto più leggero. Umberto Rianna invece è più “quadrato” e lo supporta con la sua concretezza nelle occasioni in cui è in torneo con lui. Nella squadra ci sono gli incastri giusti e si compensano a vicenda. Questo è uno dei segreti dei grandi risultati”.

    Valutando l’ascesa di Matteo, personalmente tra le tantissime cose in cui è cresciuto mi impressiona quanto sia migliorato nella velocità e reattività, considerando la sua stazza, ma anche nell’aspetto mentale.
    “Sì, perché ci lavora! Sono aspetti fondamentali sui quali è necessario lavorare quasi quanto su diritto e rovescio. Concentra molti sforzi ogni settimana parlando con Stefano Massari, e con Lorenzo Beltrame sempre a disposizione. L’attitudine è quella giusta, ma è necessario dedicarci tempo e sforzi. Lui lo fa e i risultati si vedono, con la giusta attitudine e atteggiamento. Le due cose vanno di pari passo, l’attitudine ce l’ha innata, l’atteggiamento lo costruisci col lavoro”.

    Tornando al tennis azzurro su erba, abbiamo vissuto una crescita impressionante. Nel 2019 abbiamo vinto con Sonego e Berrettini, quest’anno abbiamo riscritto la storia, con Matteo dietro solo a Djokovic e Federer come punti guadagnati…
    “È un passo in avanti clamoroso. Se chiedevi prima a Matteo quale fosse la sua superficie preferita, ti avrebbe detto terra o cemento, sarebbe stato indeciso tra queste due. Oggi inserisce anche l’erba. Riflettendo oltre Berrettini, in poco tempo è cambiato tutto. Fino alla mia generazione di fatto non avevamo giocatori da erba, sui prati si cercava di adattarsi. Adesso non è più così, non si può dire che il tennista italiano non è buono per giocare su erba, l’italiano può giocare bene, anzi molto bene, su ogni superficie. Sonego è un altro esempio: vince su erba, vince su terra, gioca benissimo e vince partite importanti sul cemento e indoor. Cosa è cambiato? Mentalità, partendo dal modo in cui vengono allenati i ragazzi. Li portiamo prima possibile a fare esperienze su tutti i campi, soprattutto quelli rapidi dove vengono assegnati il 70% dei punti nell’annata tennistica, mentre prima tendevano a restare molto più sulla terra battuta, visto che anche a livello Challenger la stragrande maggioranza dei tornei si giocano sul rosso. Ora li spingiamo a fare esperienze nuove, a provare, a rischiare, e loro sono ben disposti, così si alimenta il tutto e c’è una crescita dell’intero sistema. Quando i ragazzi si fidano, si fanno consigliare nel modo giusto, arrivano anche cose inaspettate, che in realtà sono il frutto di una visione e di una volontà di far crescere tutto il sistema ed il movimento”.

    Berrettini nella premiazione di Wimbledon ha forse detto la cosa più bella, “Questo è inizio della mia carriera”, non un punto d’arrivo nonostante abbia giocato la partita più importante che ci sia.
    “Matteo nel periodo del Covid, con la quarantena in atto, ha lavorato sul sentirsi “uno di loro”, uno dei big. Quando andò alle ATP Finals a fine 2019 si sentiva come uno che… sì, ce l’aveva fatta, era lì con i migliori, ma li guardava ancora da lontano. Nel 2020 ho parlato spesso con Matteo, e mi diceva che era cambiato qualcosa, che non li guardava più dal basso verso l’alto, ma sentiva di essere al loro livello, di poterli guardare negli occhi con convinzione. Il torneo di Wimbledon e la finale da lui disputata ne è l’esatta dimostrazione. Sul Centre Court con Federer nel 2019 aveva giocato in un certo modo, due anni dopo contro Hurkacz in semifinale ha dato una dimostrazione di forza incredibile, anzi ha pagato pure troppo in quel match, e domenica in finale contro il n.1 del mondo ha fatto partita pari. Rispetto al 2019 è totalmente un altro giocatore, ha fatto un salto di qualità personale enorme”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Berrettini dal Presidente Mattarella: “Spero un giorno di poter tornare qui con un trofeo più importante”

    Riportiamo dal sito Federtennis (di Alessandro Mastroluca) le belle parole spese dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per Matteo Berrettini, autore di un’impresa storica a Wimbledon, insieme alle dichiarazioni di Matteo e del Presidente della FIT Angelo Binaghi.   “Questo non è un giorno di grandi discorsi, ma di applausi e di ringraziamenti” dice il presidente […] LEGGI TUTTO

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    Wimbledon: la consacrazione di Berrettini, sconfitto da un “alieno” ma vero top player (di Marco Mazzoni)

    Matteo Berrettini

    Solo Applausi. Per Novak Djokovic, che vincendo il sesto titolo a Wimbledon e 20esimo Slam in carriera, si conferma tennista più forte dell’era moderna. Quasi imbattibile nei grandissimi appuntamenti. Solo applausi anche per Matteo Berrettini, che ha giocato con coraggio, qualità ed intensità dal punto all’ultimo 15 della sua prima finale Slam. Ha perso in quattro set, 6-7 6-4 6-4 6-3 lo score finale a favore del n.1, ma è uscito dal campo a testa altissima, tra applausi scroscianti e soprattutto con la consapevolezza di aver raggiunto un livello di gioco, fisico e mentale da top player.
    “Questo è l’inizio della mia carriera” ha dichiarato a caldo Matteo. Condivido totalmente. Questo straordinario e storico risultato non viene dal caso, non è un exploit irripetibile, frutto di chissà quali congiunzioni astrali favorevoli. Berrettini fin dall’ATP Cup 2021 ha giocato un tennis di altissimo livello. In Australia solo un problema muscolare l’ha stroppato, chissà cosa avrebbe potuto “combinare”. Ha perso due mesi di tornei, quindi ha giocato bene sul rosso e su erba si è inchinato solo al più forte dopo aver vinto al Queen’s. Il terzo posto nella Race 2021 è la conferma di come Berrettini sia un Top10 forte, molto forte, e su ogni superficie.
    L’ha dimostrato anche oggi, solo un Djokovic in formato “N.1” l’ha sconfitto. Era teso all’inizio Matteo, il suo braccio non scorreva veloce e potente, c’era da scuotersi, da reagire. La reazione è arrivata nel modo più importante: era sotto, ha rifiutato di fare da comparsa, da vittima sacrificale. È andato a prendersi il contro break ed ha vinto il tiebreak giocando da Campione vero. Il secondo set l’ha perso all’avvio, un minimo passaggio a vuoto che – da super-campione – Djokovic ha subito capitalizzato. Ma è piaciuto come Matteo non abbia mollato, si è preso un contro break ed è rientrato fisicamente in ritmo partita. Il terzo set… è stato decisivo. Chiuso 28 punti pari, a sottolineare il grande equilibrio. Il “Djoker” l’ha vinto perché è stato bravo a sfruttare la chance di break, ottenuta con una risposta di rovescio da “alieno”, ma anche grazie ad un tocco sciagurato di Berrettini.
    Proprio il “tocco” oggi, in una prestazione SONTUOSA dell’azzurro vista la tensione per la “prima volta”, voglio molto bonariamente rimproverare a Berrettini. Quando giochi contro un extra terreste, in un torneo che ha vinto 5 volte e con la prospettiva di fare addirittura il Grande Slam, non puoi permetterti niente, nessun errore. Devi riuscire a massimizzare ogni momento, ogni situazione, riuscire a capire che se qualcosa non va, è bene passare oltre e provare altro. Berrettini ha provato sotto rete svariate volte di chiudere il punto con un “tocco” di volo o in avanzamento… senza contare che al di là della rete c’è un mostro per velocità, capacità di sprintare e toccare la palla trovando in modo misterioso equilibrio. Proprio nella palla del terzo set che gli è costato alla fine il break, poteva chiudere sotto rete con il suo “martello”. Invece si è fatto “ingolosire” dal toccare la palla, e l’altro come un gatto c’è arrivato e si è preso il punto. Bravo Djokovic, straordinario, contro altri rivali Matteo avrebbe fatto il punto; ma… visto quanto Berrettini è stato lucido, presente, attento, tatticamente ineccepibile per tutta la partita, questi 3-4 errori cruciali poteva e doveva evitarli. Sono stati importanti.
    Ripeto, lungi da me puntare il dito contro Berrettini. Oggi è stato straordinario per intensità, qualità, tutto. Era prevedibile che potesse pagare in qualche modo lo scotto per la grandissima occasione. L’ha pagato davvero poco, perché è stato fantastico a rimontare nel primo set e giocare come un martello per tutto il match.
    Per vincere, avrebbe dovuto servire un po’ meglio, trovare una percentuale di prime più alta (almeno 2 prime su 3 in campo) e convertire più punti. Purtroppo, nella prima finale Slam, si è ritrovato di fronte la miglior risposta della storia moderna del gioco, e questo ha complicato “un tantino” il lavoro dell’azzurro…. Ma quante volte Matteo è stato splendido nel martellare col diritto, nel reggere anche nei contro piede, nel reggere sulla diagonale di rovescio. Un match come questo riesci a vincerlo se trovi contro mosse perfette nei dettagli, in cose piccole che diventano grandissime quando riesci a sommarle. In alcuni scambi importanti, magari Matteo poteva tagliare di più col back proponendo a “Nole” quella palla lunga e senza peso al centro che talvolta lui rigioca male col diritto. Qualche volta Berrettini è riuscito a fargliela giocare, ma spesso è stato stratorsferico Novak nel girarsi velocissimo, passo avanti e via in anticipo. Quante volte Novak ha risposto a pallate incredibili, costringendo Berrettini a prendersi l’ennesimo rischio in spinta. Quante volte Djokovic ha servito in modo chirurgico nei momenti chiave, palla esterna perfetta e via avanti a chiudere. L’apporto di Ivanisevic nel consolidare le qualità del serbo al servizio è sottostimato, ormai Novak vince moltissime partite con un ritmo nei game di battuta – soprattutto quando è in vantaggio – pazzesco.
    Ci sarebbero tanti altri aspetti che si potrebbero analizzare e che spiegano il risultato, come la necessità di Berrettini di migliorare in risposta, soprattutto quella bloccata in allungo. Ma in una giornata così speciale, nonostante la sconfitta, preferisco esaltare la qualità e forza di Novak, campione non così amato ma immenso, il migliore con buona pace degli altri. Se Djokovic oggi per vincere il suo sesto Wimbledon ha dovuto giocare al suo meglio, ha dovuto lottare e correre, rischiare e alzare l’asticella, è stato grazie al nostro bravissimo Matteo Berrettini. Arrivare a giocarsi una finale ai Championships era un sogno. Giocarsela così bene, con grinta, coraggio e qualità, è stata la consacrazione. Berrettini un tennista fortissimo, uno che nei prossimi grandi tornei scenderà in campo per vincere. Grazie Matteo per questa cavalcata, per le emozioni che abbiamo vissuto. Sognare di tornare a vincere uno Slam al maschile non è più una Chimera, ma un obiettivo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO