US Open: Fernandez vs. Raducanu, la miglior finale possibile (di Marco Mazzoni)
Leylah Fernandez
La notte scorsa sull’Arthur Ashe si è scritta una piccola grande pagina di tennis. Le due teenager terribili Emma Raducanu e Leylah Fernandez hanno sconfitto rispettivamente Maria Sakkari e Aryna Sabalenka, volando in finale a giocarsi il titolo di US Open 2021. Una finale tutta “teen”, ma soprattutto la miglior finale possibile. Sì, perché il tennis femminile sta attraversando da tempo una fase storica a dir poco grigia e travagliata. Si pensava che Naomi Osaka fosse finalmente la “vera” n.1, degna erede di Serena Williams (che proprio qua a NY sconfisse in una finale memorabile). Niente, la fortissima nipponica va a ondate, con tornei strepitosi e buchi di mesi e mesi, fino alla crisi della scorsa primavera, quando ha esternato tutto il suo malessere interiore che rischia di farci perdere, forse per sempre, una tennista straordinaria.
Abbiamo Ash Barty, grande talento, grande braccio e tennis tutt’altro che casuale. Una che dà del tu alla palla, lavora i colpi e produce un bel tennis. Ma anche lei gioca col contagocce (anche per colpa della pandemia) e ha bisogno di rivali forti e credibili. Altri talenti sono spesso ai box (Andreescu), altre evanescenti. Mancava nel tour rosa una miccia, qualche racchetta capace di attrarre e di entusiasmare con tennis di qualità e personalità. Bingo! Ecco che sono arrivate le due giovanissime terribili, Emma e Leylah. Hanno disputato un torneo meraviglioso, vincendo ogni partita con qualità e sostanza, mostrando grande tennis, splendida attitudine e mentalità da campionesse. Esattamente quella ventata di novità, qualità e personalità che il tour rosa cercava disperatamente per proporre (finalmente) un gruppo di tenniste giovani, forti, capaci di costruire nuove rivalità ed esaltare il pubblico. Le tue finaliste hanno proprio queste qualità.
Sono giovani, forti di braccio e di testa. Hanno qualità tecnica, ambizione e carattere. Giocano leggere vista la loro età ma anche per attitudine. Aggressive, senza compromessi, producono un tennis ricco di adrenalina alla ricerca del punto ma senza essere le “classiche” sparapalle senza anima. Il loro tennis è diverso, è più profondo, si intravedono qualità superiori che ci lasciano immaginare un potenziale durevole e non effimero.
Emma ha devastato Sakkari con un anticipo clamoroso. Dal lato del rovescio è capace di colpire “la monetina” nell’angolo con precisione assoluta, lasciando partire un colpo tecnicamente superbo in totale anticipo. Le braccia corrono via sicure, velocissime, niente sforzo ma uno swing composto, perfettamente dinamico. Trova un timing spettacolare con un’apertura minima e via, impatto sontuoso ben davanti al colpo. Non fa differenza cross o lungo linea, ma alcune improvvise bordate “down the line” lasciano senza fiato. Sakkari era contratta, Raducanu non le ha dato il tempo di ragionare, di costruire, di reagire. Emma ti toglie il tempo, fin dalla risposta, e accelera dopo uno o due colpi, con un anticipo assoluto. Col diritto è più in difficoltà quando deve lavorare la palla, ma nel secondo set, quando la greca è entrata in partita, è riuscita a gestire piuttosto bene anche lo scambio di ritmo e topspin sulla diagonale destra, per poi fare un passo avanti – > anticipo – > Booooom! Che classe, e che fascino per la brit, che già sta impazzendo sui social e stampa londinese.
Ben più complesso il successo di Fernandez, che di fronte aveva un vero carro armato chiamato Sabalenka. Dura, durissima pugna, ma Leylah è una nata con l’elmetto in testa, pronta a lottare, resistere, sprintare ed accelerare. Nel torneo si è fatta largo sconfiggendo anche Osaka e Svitolina, si è strameritata questa prima finale Slam, strappata con intensità ed un tennis di estrema qualità. È misterioso il modo in cui riesce ad approcciare la palla quasi in contro balzo, a volte con le ginocchia quasi per terra trovando velocità e controllo. Ci riesce perché ha una visione spettacolare, riesce ad intuire la traiettoria della palla e reagire così velocemente da adattare il suo corpo alla perfezione per sparare a tutta velocità. Ha grande controllo, ma rispetto a Raducanu riesce a lavorare di più la palla, passando agilmente dalla botta a chiudere ad un colpo più ragionato ma sempre profondo ed aggressivo. Inoltre col back mancino riesce a variare il ritmo, e cercare anche qualche smorzata che, contro tenniste potenti ma non rapide, può essere un’arma molto importante.
Entrambe non hanno nel servizio un colpo ancora decisivo, quindi in finale la risposta potrebbe fare la differenza. Soprattutto per Raducanu, se riuscirà ad essere così aggressiva da fare punti diretti ed aprirsi il campo per l’affondo al secondo colpo. Tuttavia la stessa cosa vale per Leylah, che col il suo gancio mancino potrebbe chiudere tantissimo l’angolo e costringere Emma a correre avanti in diagonale, non dandole modo di anticipare i colpi. Fernandez lavora bene lo scambio, varia e spara; Emma anticipa con geometria e precisione. Sarà molto interessante vederle una contro l’altra.
Sarà una finale dal pronostico impossibile, conterà tantissimo l’aspetto mentale, chi delle due sarà più pronta a reggere la pressione del grande evento riuscendo a giocare con la qualità e leggerezza mostrata nel torneo. Forse Fernandez sembra più attrezzata in caso la partita diventasse una lotta punto su punto, ma Raducanu potrebbe imporre le sue accelerazioni fulminanti e scappare via. La grande novità è trovare due ragazze giovani che “giocano a tennis”, non solo una mazzata dietro l’altra a sfondare, solo di potenza, senza una idea dietro. Finalmente.
Sarà una davvero nuova, tutta da gustare tra due ragazze che hanno letteralmente “il mondo nelle vene”: Raducanu, 18enne inglese nata a Toronto da padre rumeno e madre cinese, cresciuta a Londra dall’età di due anni; Fernandez, 19enne da pochi giorni, canadese nata a Montreal da padre ecuadoreño e madre filippina. Una finale che è lo specchio del nostro presente e di come sarà il futuro. In campo, potrebbe essere un futuro bellissimo.
Marco Mazzoni LEGGI TUTTO