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    Archeo Tennis: 15 ottobre 1983, Aaron Krickstein vince a 16 anni un torneo ATP, è record assoluto di precocità

    Aaron Krickstein

    15 ottobre 1983, Tel Aviv. Il torneo Open tornato sul Grand Prix dopo un anno di stop viene vinto dal formidabile teenager statunitense Aaron Krickstein, che a soli 16 anni e 73 giorni diventa il più giovane vincitore della storia in un torneo del Tour maggiore. 
    Classe 1967, Aaron Krickstein è stato uno dei primi talenti emersi della rivoluzionaria scuola di Nick Bollettieri in Florida, insieme a Jimmy Arias (classe 1964). Nel 1983, il 16enne Krickstein si impose in varie competizioni nazionali U18, quindi mosse i primi passi sui tornei del Gran Prix. C’era grande attenzione per questo ragazzo magro e veloce, capace di colpire la palla con forza e precisione, ma soprattutto un anticipo davvero straordinario per quei tempi. Il primo risultato importante lo raggiunse agli US Open, dove sconfisse l’altra stella nascente Stefan Edberg al tiebreak decisivo del quinto set, e poi l’esperto Vitas Gerulaitis (allora n.16 del mondo) rimontando due set di svantaggio. La sua corsa a NY si arrestò agli ottavi, sconfitto dal campione in carica di Roland-Garros (e numero 4 del mondo) Yannick Noah.
    Sull’onda di quell’ottimo risultato, Aaron si presentò a Tel Aviv in grande forma e già con gli occhi puntati da parte di moltissimi appassionati di tennis. Non era passato inosservato quel suo gioco “estremo” per anticipo e velocità. Si sprecavano i confronti con il rovescio in anticipo di Jimbo Connors, ma il giovane prodotto di Bollettieri sparava pallate a ritmi e potenza nettamente superiori, facendo intravedere ampi margini di miglioramento, anche se la “mano” non sembrava tra le più “morbide” e l’incedere un po’ “robotico”.
    Nel torneo israeliano Krickstein iniziò comodamente, eliminando il n. 24 del mondo Henrik Sundstrom (e testa di serie n.1) per ritiro, in vantaggio 6-3 1-0. Al turno successivo, concesse solo 7 game a Schalk Van Der Merwe, quindi nei quarti di finale fu impegnato duramente dal tennista di casa Shahar Perkiss, superato solo 7-6 al terzo set. Aaron mise in mostra una forte capacità di resistenza mentale, nonostante la giovanissima età e poca esperienza di tennis Pro. In semifinale superò con un duplice 6-4 il britannico Colin Dowdeswell (tennista giramondo, che in carriera aveva giocato anche per Svizzera e Rhodesia). Anche nella parte bassa del tabellone ci furono molte sorprese. La seconda testa di serie e favorito del pubblico Shlomo Glickstein si arrese all’esordio, per la delusione dei fan israeliani, tanto che a giocarsi il posto in finale furono due tedeschi poco conosciuti, Rolf Gehring e Christoph Zipf. Prevalse quest’ultimo, classe ’62, discreto talento e vittorioso di buoni titoli a livello junior, per poi non confermarsi ad alto livello tra i Pro.
    La finale, disputata il 15 ottobre, vedeva quindi di fronte due tennisti alla prima chance per alzare un titolo professionistico. Krickstein impose la sua maggior potenza da fondo campo e soprattutto restò più calmo e focalizzato, vincendo 7-6 6-3. Trionfò alla sesta apparizione in un evento Pro, stabilendo il record, ancora imbattuto, di giocatore più giovane a vincere un torneo dell’ATP Tour.
    Krickstein, insieme a Jimmy Arias, divenne un vero “caso” nel mondo della racchetta, sia per la ventata di innovazione del suo tennis che le astute mosse promozionali del suo coach, Nick Bollettieri. La vera generazione di fenomeni del tennis USA, plasmata dalla visione e metodi assai particolari del coach, arrivò da lì a pochi anni: Agassi, Courier, Chang (e Sampras, solo in parte formato da Nick).
    Purtroppo Aaron non riuscì a diventare quel super-campione che la precocità aveva fatto immaginare, frenato da tanti infortuni ma anche da alcune carenza tecniche che non riuscì mai a superare totalmente. Con il suo tennis di sbarramento e pressione, regalò spesso bei match contro i tanti attaccanti dell’epoca. In carriera vinse nove titoli, toccando un best ranking al n.6 nel 1990, pochi mesi dopo aver ottenuto la sua migliore prestazione in un Grande Slam, agli US Open del 1989, dove sbarcò in semifinale (sconfitto di Boris Becker). Terminò la sua carriera nel 1996.
    Krickstein resta il più giovane vincitore di un torneo ATP. Guida una ideale “top10” di precocità che vede a seguire Michael Chang (16 anni e 7 mesi – San Francisco 1988), Lleyton Hewitt (16 anni e 10 mesi – Adelaide 1998), Guillermo Perez Roldan (17 anni e 6 mesi – Monaco 1987), Boris Becker (17 anni e 6 mesi – Queen’s 1985), Andre Agassi (17 anni e 6 mesi – Itaparica 1987), Bjorn Borg (17 anni e 7 mesi – Auckland 1974), Pat Cash (17 anni e 7 mesi – Melbourne 1982), Mats Wilander (17 anni e 9 mesi – Roland Garros 1982) e Andrei Medvedev (17 anni, 9 mesi – Genova 1992).
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    Sinner, una sconfitta figlia “della crescita” (di Marco Mazzoni)

    Jannik Sinner a Indian Wells

    Altro che derby azzurro a Indian Wells… I sogni dell’appassionato italico di gustarsi un bel Berrettini vs. Sinner negli ottavi, con prospettive molto intriganti per il resto del torneo, sono stati infranti dal ciclone Taylor Fritz, issatosi ad “ammazza italiani” nella sua California. L’americano ha estromesso sia Matteo che Jannik, uno dopo l’altro, curiosamente lo stesso score ma in due partite assai diverse. È giusto applaudire Taylor, più oggi di ieri, perché se la prestazione di Berrettini era stata decisamente sottotono, stanotte Fritz ha giocato un’eccellente partita, è stato complessivamente superiore a Sinner e si è meritato ampiamente l’accesso ai quarti di Indian Wells.
    Eppure il match per Jannik era iniziato molto bene, era in vantaggio, il suo tennis scorreva via veloce. Preciso, intenso, caricava diritti e rovesci con potenza e ricavava bei punti in pressing. Si era portato avanti con merito. Fino al 4-2 nel primo set era stato superiore nella spinta, meno devastante rispetto a quello ammirato nell’esordio del torneo, ma un buon Sinner. Al servizio sul 4-3, il match ha cambiato improvvisamente direzione, ed è andato in scena, purtroppo per l’azzurro, un “film già visto” in altre sconfitte stagionali. La prima palla si è inceppata… il segnale del passaggio a vuoto imminente. Il braccio ha perso fluidità, la spinta è diventata meno precisa, fioccano gli errori. Un doppio fallo sulla palla break riporta non solo il set in equilibrio ma rimette fisicamente in partita un Fritz che era invece in difficoltà in quel momento nel contenere la spinta dell’azzurro. Un break regalato all’americano, quasi solo errori non provocati. È stato l’inizio della discesa agli inferi per Sinner, che servendo sotto 4-5 ha commesso troppi errori: un doppio fallo per iniziare il game, un diritto sparacchiato largo per troppa fretta e frenesia, un pallonetto-passante mal gestito con un tocco un po’ goffo per uno con le sue qualità; quindi ai vantaggi altri due doppi falli. I due punti decisivi se li è presi l’americano, con un pressing molto incisivo. 4 giochi di fila per Taylor e Set vinto, per un suo crescendo avviato dagli errori e calo di Jannik, purtroppo.
    Qua Fritz ha di fatto vinto la partita, è salito moltissimo col servizio e ha iniziato a rispondere meglio, mentre quel brutto finale di primo set ha guastato definitivamente il gioco Jannik, diventato più falloso. Troppo falloso, con chance per scappare via all’avvio del secondo sprecate e quindi il break subito nel secondo game, anche qua sprecando più di una occasione e giocando quasi soltanto con la seconda di servizio. Troppo poco per arginare un Frtiz ora “in the zone”. Dal 4-2 Sinner nel primo, l’azzurro ha perso 8 games di fila, fino al 6-4 4-0 per l’americano. Un buco troppo profondo per risalire a questo livello, che non ti puoi permettere. Con la sconfitta ad un passo, l’azzurro ha finalmente liberato il braccio, si è ripreso un break di svantaggio ed è tornato fisicamente in partita, più incisivo col diritto e profondo nello scambio col rovescio, ma era ormai troppo tardi. Bravo è stato il californiano a salvare due delicatissime palle break sul 5-3 (Ace esterno e bello scambio comandato dal centro) che avrebbero clamorosamente riaperto la partita, e quindi trasformare il primo Match Point con un rovescio lungo linea molto bello.
    Jannik ci ha messo del suo in questa sconfitta, ma è giusto riconoscere a Fritz il merito di aver alzato il livello appena Sinner è calato. L’americano è stato molto bravo a scegliere tempi di gioco rapidi, entrare senza indugio col diritto sulla prima palla più corta di Sinner. Col diritto cross ha spesso sfondato l’azzurro trovando angolo e profondità, ed ha sorpreso per la quantità di molti rovesci lungo linea tirati con velocità e precisione. Complessivamente, Fritz è stato superiore a Sinner nei colpi di inizio gioco, servizio ma anche risposta, più continuo e meno falloso.
    Il tennis è uno sport particolare, di situazione, in cui tutto può cambiare in un attimo. Capitano giornate in cui le cose non vanno, o in cui qualcosa si inceppa e finisci in un vortice perverso che ti fa perdere sicurezza e troppi game, fino a perdere la partita. Capita soprattutto quando sei in un momento di crescita, in cui stai mettendo mano al tuo gioco dal punto di vista tecnico e tattico, e quindi non hai ancora assimilato le novità. In quelle fasi, basta poco per perdersi, col rischio di tornare conservativi sui vecchi schemi e meccaniche, facendo errori e scelte sbagliate. La crescita nel tennis è sempre a scale, mai lineare. Ci sono momenti in cui hai fiducia, in cui tutto scorre e produci meraviglie in campo; altri in cui non hai buone sensazioni o ti perdi per strada per un dettaglio, per un’incertezza, per un dubbio, ed è difficile a quel punto riprendersi perché senza aver vissuto più e più volte quella sensazione, non sai a cosa aggrapparti, cresce la tensione e vedi solo nero. Sembra proprio quel che è accaduto oggi a Sinner. Con una regolarità, però.
    Quale? Il tennis di Jannik non può fare a meno del servizio. Non parlo solo dei punti “facili”, diretti strappati con la prima. Il “concetto” di servizio nel suo gioco è più ampio. Quando prende ritmo con la prima di servizio, tutto il suo tennis scorre perché con la prima in campo riesce ad iniziare lo scambio in una posizione di vantaggio, mentalmente è più sciolto, i suoi colpi scorrono più fluidi e precisi. Sinner produce in campo un tennis difficile, spara palle con grande potenza prendendosi alti rischi. Giocare sciolti è molto importante. La sicurezza di iniziare con la prima in campo è decisiva. È evidente che il lavoro intrapreso con il suo staff è quello di dotarlo di una capacità di scambio ad altissimo ritmo e meno rischio, un 70-80% di velocità con buon margine, e quindi via nel saper scegliere il momento per l’affondo, il cambio dalla progressione travolgente alla ricerca del vincente se il puro pressing non ha prodotto l’errore del rivale. In questo processo serve continuità e fiducia. Serve insistere, e ripeto, è un tennis tutt’altro che facile perché si gioca a ritmi molto intensi e gli avversari fanno – ovviamente – l’impossibile per guastare il ritmo e trovare la chiave per uscirne.
    Proprio per l’alta componente di rischio intrinseca in questo schema tattico, è decisivo poter affidarsi a colpi di inizio gioco incisivi, servizio ma anche risposta. Pure in risposta oggi Sinner non ha convinto. Molto bene in alcune fasi (quella iniziale e l’ultima reazione prima della sconfitta), troppo impreciso nella parte centrale del match, dove Fritz ha potuto governare i suoi turni di servizio con discreto agio, giocandosi molto bene le palle break da salvare.
    C’è delusione per la sconfitta, Sinner ha un tennis superiore per qualità a quello di Fritz, ma oggi non è riuscito a produrlo con la continuità necessaria a superare il rivale. Sarebbe sbagliato esagerare con le critiche, soprattutto insinuando dubbi sul processo di crescita. Jannik sta cambiando il servizio, sta cambiando le dinamiche di spinta nella progressione, sta insistendo su tante piccole cose da affinare e metabolizzare, per poterle esplodere sotto pressione, nei momenti decisivi. Aspettiamolo ai prossimi tornei in Europa, sperando che possa esplodere la sua classe e regalarsi (e regalarci) una clamorosa qualificazione alle Nitto ATP Finals di Torino. Qualora non avvenisse, poco male. Si guarda avanti ad un 2022 che potrebbe essere spettacolare.
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    Ons Jabeur nella storia: sarà top10 dopo Indian Wells, prima “racchetta araba” tra le migliori

    Ons Jabeur, prima tennista araba in top10

    Ons Jabeur ad Indian Wells ha scritto una nuova pagina di storia del tennis. Con la sua vittoria (6-2 6-2) sulla russa Anna Kalinskaya nel quarto turno del WTA 1000 californiano, ha accumulato i punti necessari per entrare nella top10 del ranking la prossima settimana. La talentosa tunisina diventa così la prima tennista araba varcare la soglia dei migliori 10 nel ranking ATP/WTA. Un record assolutamente meritato, conquistato con una crescita continua ed un tennis di talento.
    Jabeur si trova questa settimana al numero 14 in classifica, una posizione che già pareggiava il miglior ranking mai ottenuto da un tennista arabo nella storia delle classifiche ATP o WTA, quello del marocchino Younes El Aynaoui, 14esimo nel 2003 e nel 2004.
    Ons nella sua continua ascesa verso il vertice del tennis femminile ha stabilito diversi primati assoluti per una tennista di origine araba. Fu la prima a raggiungere un quarto di finale in un torneo del Grande Slam agli Australian Open 2020 (da allora ne ha disputato un altro a Wimbledon 2021); è stata la prima ad entrare nella top 50 WTA (grazie all’ottimo Australian Open 2020); è stata la prima donna araba ad alzare un titolo WTA al 250 di Birmingham quest’anno. Un successo su erba, per una ragazza nata e cresciuta su terra battuta, segnale evidente del suo talento tecnico e di quella grande “mano” che le permette di toccare la palla in sicurezza, variare angoli e rotazioni, producendo così un tennis vario, completo e divertente.
    Dopo il successo di ieri, la tunisina ha dichiarato: “Sono davvero contenta della mia prestazione e di tutto quel che sto raggiungendo nella mia carriera. Agli inizi sognavo di vincere gli Open di Francia, sono riusciva a vincerlo da junior, e poi ho sempre detto a mia madre che voglio essere la numero 1. Ci ho sempre creduto, ma vincere sul WTA tour è un sogno che si avvera ogni volta. Spero di poter ispirare la nuova generazione, non giocano così tanti ragazzi nel mio paese, ma io sono la dimostrazione che anche in Tunisia ce la possiamo fare, a crescere e diventare ottimi tennisti. Lavorando duro, credendo in te stesso, ce la farai”.
    Davvero una bella storia e carriera quella di Ons, tennista tutt’altro che banale, orgogliosa delle sue radici ed esempio straordinario per tutto il mondo arabo, di cultura sportiva, di successo e libertà.
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    Masters 1000 Indian Wells: Berrettini spento, Fritz gli strappa 4 volte il servizio e vince in due set

    Matteo Berrettini a Indian Wells

    Matteo Berrettini esce malamente dal torneo di Indian Wells, sconfitto a sorpresa 6-4 6-3 dall’americano Taylor Fritz. Niente derby azzurro negli ottavi con Sinner, per colpa di una prestazione davvero modesta dell’azzurro, il suo peggior match del 2021. Male al servizio Berrettini (4 break subiti), impreciso nei colpi e soprattutto poco intenso, poco vivace e molto lento nel muoversi verso la palla. Niente ha funzionato oggi nel suo tennis, facile preda di un buon Fritz, ma tutt’altro che irresistibile. Nemmeno è arrivata una reazione rabbiosa per cercare una scossa, per larghi tratti del match è parso stranamente dimesso, spento. Purtroppo i demeriti del romano sono evidenti, tanto da farcisospettare un riacutizzarsi di problemi alla schiena, vista la “macchinosità” del suo incedere e la pessima prestazione al servizio.
    Spiace aver vissuto e dover commentare una sconfitta del genere, perché Matteo da tempo ci ha abituato molto, molto bene. Non solo con grandi vittorie e rare sconfitte, ma soprattutto con prestazioni di ben altra caratura, qualità ed intensità. Quello oggi in campo sembrava un fantasma rispetto al “Berretto” potente, incisivo, pronto alla lotta e lucidissimo nel salvare palle break e rischiare affondi vincenti. Nell’esordio del torneo, Matteo non era piaciuto, aveva fatto il minimo indispensabile per portarla a casa, forte di un gap enorme col rivale. Oggi è bastato un Fritz discreto, ordinato e poco più per sconfiggerlo piuttosto nettamente. 4 Break subiti in due set, addirittura in due occasioni con la palla break regalata col doppio fallo, è roba che non appartiene ad un Berrettini “normale”. Per questo ipotizziamo che la schiena possa averlo limitato, aspettiamo le sue parole per una conferma, oppure forse è stata solo la classica giornata “no”. Sarebbe un evento raro, perché la continuità di prestazione ed il livello di gioco piuttosto alto anche in match difficili sono diventati dal 2019 il marchio dell’azzurro. Anche in giornate difficili, o con qualche guaio fisico, il diritto di Matteo diventa a tratti ingestibile, col servizio trova punti importanti, gioca lucidamente il punto cercando di massimizzare i mezzi a disposizione. Niente, oggi ha servito male, malissimo; ha risposto con poca profondità perché lento nella reazione; spesso si è fatto sorprendere dalla risposta angolata di Fritz, nemmeno tirata a velocità super; non è quasi mai riuscito a “spaccare” palla, con la sua potenza incredibile, tanto che solo il back di rovescio – a tratti – ha convinto, un colpo con cui ha cambiato ritmo e messo in difficoltà più volte Taylor.
    L’americano non è carneade, è dotato di buon tennis, ma ha chiari limiti difensivi, non gestisce bene certe zone del campo, se lo metti sotto forte pressione tende a sbagliare. Berrettini oggi non è riuscito ad uscire dai ritmi dell’americano, è stato costretto a rincorrere visto che i suoi colpi non andavano e ha sbagliato troppo; a volte anche per troppa fretta, come per uscire dallo scambio, altro aspetto inconsueto per Matteo, diventato estremamente resiliente anche in difesa.
    Inutile commentare oltre. Una brutta giornata, una giornata no. Non c’è niente da salvare in questa prestazione, solo archiviarla velocemente sperando che non sia figlia di un qualche problema fisico. Spiace perché, inutile negarlo, già pregustavamo un derby azzurro a IW, con Sinner qualificato negli ottavi. Ma speriamo soprattutto che Matteo possa ritrovare velocemente un tennis di qualità ed intensità, per strappare gli ultimi punti che gli mancano per qualificarsi di nuovo alle Finals a Torino. Non aver un azzurro in campo nella prima edizione del Masters in Italia, visto come è ben posizionato Berrettini nella Race 2021 (oltre 1200 punti di vantaggio dal nono posto), sarebbe un enorme peccato. Forza Matteo!
    Marco Mazzoni

    La cronaca della partita.
    Il match inizia con Fritz al servizio. Si scambia subito ad alta velocità, bene Taylor nell’aprire l’angolo. A 15 l’americano muove lo score del set. Matteo to serve. Cerca il diritto di Fritz, colpo potente ma meno sicuro. La prima entra, come il diritto, potente all’uscita dal servizio. Taylor trova un paio di accelerazioni importanti (splendido un rovescio lungo linea in corsa), ma di sostanza l’azzurro vince il game, 1 pari. Berrettini cerca di spingere forte, Fritz cerca di aprire maggiormente l’angolo per far correre Matteo. Molto aggressivo l’azzurro nel terzo game, risponde profondo, ruba campo al rivale e forza i colpi, alternando anche il taglio col rovescio. 15-30 e poi 30-40, premiato un attacco di Berrettini, ecco la prima palla break del match. Spinge bene il californiano dopo il servizio. Si salva e chiude il game con un diritto cross vincente, 2-1. In quarto game va ai vantaggi, bravo Fritz a trovare un paio di risposte incisive sulle seconde dell’azzurro. Con un buon passante cross di diritto – ma lento Matteo nel venire avanti dopo un attacco corto – Fritz si procura la sua prima palla break del match. Doppio fallo! Molto inusuale per l’azzurro, regalare così in una occasione importante, ma è BREAK Fritz, avanti 3-1 e servizio. Scorre veloce il tennis di Taylor, con il sesto punto di fila vola 40-0 e con una prima esterna potente consolida il vantaggio, 4-1. Berrettini non fa alcuna differenza col servizio in questa fase, urge ritrovare la prima e la intensità nello scambio, alla velocità dell’americano è costretto a rincorrere e va in grave difficoltà. Un’altra solida risposta porta Fritz 15-30. E niente prima in campo… In rete un diritto da fermo di Matteo, troppo lento nell’uscita dal servizio. 15-40, due palle per il doppio break! Ancora zero prime in campo nel game… risponde aggressivo Fritz e Matteo spedisce largo un diritto in recupero. BREAK #2 per Fritz e 5-1. Dopo un inizio discreto l’azzurro è crollato, anzi si è come piantato. Lento, spento. Cerca finalmente la scossa il romano, spinge dal fondo, anche col rovescio. Si procura una palla Break sul 30-40. E il break se lo prende, esplodendo finalmente un diritto dei suoi, un lungo linea imprendibile. BREAK Berrettini, serve sotto 2-5. La scossa ha funzionato, con un game di servizio perfetto l’azzurro si porta 3-5, ma ora Fritz serve di nuovo per il primo set. Lavora bene Matteo col back di rovescio e poi infila il rivale con un buon passante di diritto, 0-15. Accusa il colpo l’americano, doppio fallo e 0-30. Ora la striscia positiva è per Matteo. Il nastro devia out un diritto di Fritz, 0-40! Tre palle del contro break. Bene Taylor col servizio sulle prime due; sbaglia però con un rovescio di scambio e BREAK Berrettini. Con tre games vinti di fila serve 4-5, il set è tornato in equilibrio. Inizia male l’azzurro, due errori (uno di volo) e 0-30. Niente prima in campo… rischia una palla corta che muore in corridoio. 0-40 e Tre Set Point Fritz! Doppio fallo! 6-4 Fritz. Male Matteo, aveva raddrizzato il set, e sciupa tutto. Nel set due doppi falli su palla break. Bene Fritz, ma tre break subiti dall’azzurro in un set sono il segnale evidente di come il servizio non abbia affatto funzionato. 52% di prime in campo, poco, ed un terribile 23% di punti vinti con la seconda.
    Secondo set, Fritz scatta col servizio, e inizia bene, 1-0. Finalmente un buon game anche per Berrettini, chiuso con un lob in corsa perfetto, 1 pari. Nel terzo game, sul 30 pari, un bellissimo scambio, comandato dall’azzurro col back, quindi un colpo stretto e corto che costringe l’americano a correre avanti e via un bel lob di rovescio di Matteo. 30-40 e palla break. Spinge Fritz, muore sul nastro il colpo dell’azzurro. Si salva Taylor, 2-1. Il quarto game vede un Berrettini di nuovo spegnersi… tre errori di rovescio e 0-40. Tre palle Break per l’americano. Cancella la prima di potenza; cede alla seconda con uno scambio rocambolesco ed errore che mette a nudo la lentezza dell’azzurro oggi in campo. 3-1 Fritz, adesso vicino ad un grande upset nel torneo. Matteo deve entrare fisicamente in campo, è spesso troppo dietro a remare, accetta i ritmi del rivale. Ci prova nel quinto game, sparando un paio di mazzate di diritto delle sue, e poi chiude col tocco. 15-30. Con uno scambio lungo, ben condotto, Taylor si porta 30 pari, ma il servizio nel game non lo sta sostenendo. Comanda bene Matteo col rovescio ma poi perde la pazienza e sparacchia il primo diritto, solo di potenza senza alcun equilibrio. 4-1 Fritz. Niente, il servizio dell’azzurro non va, terzo doppio fallo. Senza l’aiuto della prima, tutto il suo tennis è di fatto spuntato. Reagisce piazzando un Ace, solo il terzo del match. Ma troppi sono stati i servizi out e le seconde poco incisive, con un caricamento modesto… speriamo non sia il segnale di un problema alla schiena, come per la poca esplosività nella spinta col diritto. Fritz non è attento, regala qualcosa in risposta, ma il game va ai vantaggi. Riesce a portarlo a casa l’azzurro, 2-4, ma purtroppo Taylor ora corre veloce nei suoi turni di servizio, 40-0. Matteo spinge in risposta, si va ai vantaggi. Fritz trova addirittura un Ace con la seconda, che rischio di doppio fallo…ma sta in campo. Poi il doppio fallo arriva. Ecco la piccola chance per l’azzurro di rientrare, non è granitico l’americano. Però Matteo regala una risposta non impossibile da tenere in gioco. C0’è lotta, in mezzo a tanti errori. Ne esce bene l’americano con un’accelerazione lungo linea vincente. 5-2 Fritz, ad un passo dall’accesso agli ottavi, a sfidare Sinner. Berrettini serve per restare nel match, ma trova solo due errori, per lo 0-30. Niente funziona nel gioco dell’azzurro, nemmeno quel diritto profondo d’attacco che quest’anno era diventato molto sicuro e preciso. Spara largo un altro diritto, 0-40 e Tre Match Point Fritz! Annulla il primo col suo schema migliore, servizio esterno e diritto potente. Comanda ancora col diritto dall’angolo sinistro, di potenza si prende il punto. 30-40. Ancora col diritto cancella la terza palla match. Reazione almeno d’orgoglio. Però una risposta profonda condanna l’azzurro al quarto match point. Cancella pure questa, servizio al centro e via avanti a chiudere. Scarica tutta la sua rabbia l’azzurro in uno smash violentissimo, e quindi chiude un game complicatissimo con un diritto angolato. 3-5. Adesso è l’americano a servire per chiudere. Stavolta non trema, e chiude il match 6-3. Un peccato vedere un Berrettini così modesto, ma già al primo turno si era notata una forma incerta. Niente derby con Sinner, ma soprattutto auguriamo all’azzurro di riprendersi per strappare gli ultimi punti necessari a conquistare la qualificazione alle Finals.
    Marco Mazzoni

    [5] Matteo Berrettini vs [31] Taylor Fritz ATP ATP Indian Wells Berrettini M.43 Fritz T.66 Vincitore: Fritz T. ServizioSvolgimentoSet 2Fritz T. 15-0 15-15 15-30 30-30 40-303-5 → 3-6Berrettini M. 0-15 0-30 0-40 15-40 30-40 40-40 40-A 40-40 A-402-5 → 3-5Fritz T. 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-402-4 → 2-5Berrettini M. 15-0 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 A-401-4 → 2-4Fritz T. 15-0 15-15 15-30 30-30 40-301-3 → 1-4Berrettini M. 0-15 0-30 0-40 15-401-2 → 1-3Fritz T. 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-401-1 → 1-2Berrettini M. 15-0 30-0 40-00-1 → 1-1Fritz T. 15-0 30-0 40-00-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Berrettini M. 0-15 0-30 0-404-5 → 4-6Fritz T. 0-15 0-30 0-40 15-40 30-403-5 → 4-5Berrettini M. 15-0 30-0 40-02-5 → 3-5Fritz T. 15-0 15-15 15-30 30-30 30-401-5 → 2-5Berrettini M. 0-15 15-15 15-30 15-401-4 → 1-5Fritz T. 15-0 30-0 40-01-3 → 1-4Berrettini M. 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A1-2 → 1-3Fritz T. 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-401-1 → 1-2Berrettini M. 15-0 30-0 30-15 30-30 40-300-1 → 1-1Fritz T. 15-0 30-0 40-0 40-150-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    Indian Wells, condizioni troppo lente? I giocatori parlano delle palle utilizzate quest’anno

    Indian Wells

    “La sera è difficilissimo fare un punto vincente”. Così Andrey Rublev tuonava l’altra sera, confermando le sensazioni di molti dei tennisti in gara nell’edizione autunnale di Indian Wells. Quest’anno tutto sembra diverso rispetto al classico torneo primaverile, ma in realtà, secondo i dati rilevati dal torneo attraverso l’indice CPI (Court Pace Index), le condizioni di umidità, calore e superfici sono pressoché identiche a quelle delle ultime edizioni disputate. Quello che quest’anno è differente, e sembra stia creando più di un malumore, è la palla utilizzata. In genere ad Indian Wells il caldo del deserto abbinato ad un’aria estremamente secca crea delle condizioni particolari, con un basso attrito della palla nell’aria ed un rimbalzo accentuato. Non è un caso che Rafa Nadal abbia trionfato spesso nel torneo negli ultimi anni, amando l’alto ribalzo e la possibilità di far ruotare molto la palla nell’aria. Quest’anno invece la palla è avvertita dai giocatori e giocatrici come molto più pesante. Ecco alcune dichiarazioni in merito rilasciate da alcuni tennisti in gara, però non tutti si lamentano, anzi…
    Stefanos Tsitsipas: “Noi giocatori non siamo abituati a giocare con questa palla, la trovo leggermente più pesante delle palle originali che giochiamo in torneo. È molto secco qui, sappiamo che quando veniamo qui, le condizioni sono queste. Devo adattare il mio gioco”.
    Stringato Bautista Agut: “Si fa fatica a chiudere il punto”. Gli fa eco Medvedev: “Le condizioni? Secco e molto lento”.
    Andy Murray: “Le condizioni sono cambiate quest’anno. Non nella velocità del campo, l’aria e tutto il resto, è rimasto lo stesso. Prima le palle che usavamo qui erano estremamente leggere e combinate con l’aria molto secca mi ha aiutato a fare delle belle partite ma ero costretto a giocare rapido. Adesso sentiamo le palle molto più pesanti, ma ammetto che mi piace molto, mi piace sempre giocare palle lente in condizioni veloci, quindi in realtà è abbastanza diverso. C’è chi si lamenta, io trovo molto più facile controllare la palla qui in confronto ad altri anni, sì, mi sarebbe piaciuto che fosse stato così negli anni precedenti”.
    Iga Swiatek: “Torno qua dall’Europa, non credo però di aver bisogno di molti aggiustamenti perché mi piace molto questa superficie, mi piacciono molto le palle. Non è come agli US Open dove perdevo il controllo perché le palle erano molto leggere. Qui le condizioni in campo mi piacciono”.
    Garibine Muguruza apprezza molto il torneo, ancor più in questa data 2021: “Sento che è molto interessante avere questo torneo ora. In altri momenti di solito dobbiamo avere swing più lunghe e viaggiare in posti diversi. Nel mio caso ho solo allungato la serie degli US Open fino a qui, e non dovendo tornare in Europa e volare in Asia, sono solo rimasta qui, non mi sembra vero ma sono contenta perché è ottimo avere questo torneo adesso nella stagione”.
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    Opelka tuona: “I russi domineranno presto, Brooksby può essere un n.1 I media? Pessimi, come le critiche per toilette break”

    Reilly Opelka

    Reilly Opelka spara cannonate, non solo col suo terrificante servizio. Il gigante statunitense ha rilasciato qualche giorno fa, appena prima di Indian Wells, una “colorita” intervista ad Inside Tennis, spaziando a 360° sull’attualità, sulle prospettive dei suoi giovani connazionali, non disdegnando qualche stoccata anche ai media tennistici, soprattutto del suo paese. Per Opelka, il tennis USA ha trovato alcuni ottimi prospetti, tra cui spicca Jenson Brooksby, quello che a suo dire ha il maggiore potenziale. Ecco alcuni estratti del suo pensiero.
    “Credo che i russi siano la maggior forza nel tennis attuale, sono in vetta per dominare per un po’. Da dove viene la disparità con gli europei? Guarda, la verità è che oggi noi americani siamo solo una manciata di ragazzi… È solo una piccola parte del campione degli sportivi nel paese. In Europa o è calcio o tennis. Negli Stati Uniti è il football, il baseball o il basket. Il football è assai più importante del tennis negli Stati Uniti, anche il lacrosse lo è. I migliori atleti del mondo sono americani, ma giocano a basket e football. E perché no? Vorrei aver giocato a basket…. Penso di essere un grande atleta, il mio corpo si muove bene per essere un 7 piedi. Se fossi diventato un giocatore di basket, uno dei primi 20 giocatori NBA, guadagnerei 28 milioni di dollari all’anno. Invece mi sto sbattendo in giro per il mondo per guadagnare molto meno. Potrei starmene a casa per molti mesi all’anno, giocare nel paese e incassare grandi assegni per 12 anni. Se sei l’ottavo uomo dei Bulls, guadagni più del numero 8 del mondo nel tennis…”.
    Una foto impietosa, ma piuttosto fedele di come negli States i principali sport di squadra stiano – da tempo – reclutando i migliori atleti. Tuttavia, secondo Opelka i nuovi giovani a stelle e strisce hanno un talento e mezzi superiori a quelli della sua generazione.
    “I giovani sono migliori di noi, se devo essere onesto. Korda è un giocatore eccezionale… Brooksby è brutale… Diventerà uno che se la gioca nella seconda settimana (degli Slam, ndr). Nakashima è un attaccante puro come ce n’è pochi. I giovani saranno i ragazzi da battere per noi connazionali. Il padre di Korda era un grande giocatore, senza offesa per Seb, ma è un grande aiuto, è cresciuto con una grande mente tennistica ed è un bravo ragazzo. Ha una bella corporatura, un bel telaio da tennis moderno… Tuttavia io scommetto su Brooksby. È speciale, potrebbe essere il numero 1. La sua mente funziona in modo diverso, ha una visione del gioco differente. Porta in campo un tennis unico, vede le cose in anticipo e produce un tennis complicato. Dietro la linea di fondo mi ricorda Djokovic. Ha una grande profondità, è un grande attaccante, un grande “motore”, buona struttura fisica. Ha l’X-Factor, una mentalità che potrebbe renderlo un futuro campione del Grande Slam”.
    Non manca una stoccata ai giornalisti di tennis, in particolare quelli del suo paese… “Ci sono in giro dei pessimi giornalisti, gente buona solo a criticare, solo super negativi. Ragazzi che non sanno nulla di tennis. Penso che abbiamo i peggiori media di qualsiasi sport, francamente. Voglio dire, ci saranno di sicuro buoni professionisti, ma quelli che io vedo in giro o che mi intervistano chiedono cose assurde. Sono in finale a Toronto e questi ragazzi mi chiedono ‘Cosa c’è che non va nel tennis americano? Perché non ci sono giocatori americani tra i primi 30?’. Stessa cosa a Roma: sono in semifinale e loro trovano il lato negativo. Ho 23 anni e gioco contro Rafa. Credo che le cose vanno abbastanza bene, no? Invece niente, solo a chiedere perché ci sono problemi”.
    Ricordano a Reilly il pensiero di McEnroe, ossia che il pubblico USA attuale si è formato con le vittorie di Agassi, Sampras e Serena, e ora queste mancano… Ecco come replica Opelka: “Il problema è che il pubblico deve godersi quello che ha, i ragazzi che sono qui. Perché criticarli così tanto? Non paragonateci a Sampras e Agassi. Divertitevi e sosteneteci. Non sai niente su di me, come sono arrivato qua, la fatica per esserci. Ci sono così tante persone negative là fuori. Potrei fare nomi ma non voglio. In realtà vorrei proprio farlo, ma allo stesso tempo non voglio nemmeno che sappiano che me ne frega un c**** di loro perché non hanno voce in capitolo nella mia vita”.
    Anche su lunghi toilette break, Opelka “non le manda a dire”… “Si, anche io ho fatto lunghe pause per il bagno a Toronto e sono stato criticato, ma, ancora una volta, non conoscono la situazione, ecco perché i media del tennis fanno schifo. Mi ci sono voluti sei minuti per raggiungere un bagno. Mi ci vogliono dai tre ai quattro minuti per togliermi i calzini sudati e indossare quelli asciutti, cambiare i miei plantari con un paio di scarpe diverse e poi riallacciare quelle scarpe. Agli US Open, ho cambiato molto velocemente contro Basilashvili in due minuti e lui si lamentava, allora gli ho detto in faccia: ‘Amico, cosa vuoi che faccia?’, della serie chi ***** sei tu per lamentarti? Ti stai solo lamentando perché Murray si è lamentato ed è la cosa bella da fare ora”.
    In chiusura il suo sogno: “Sono molto vicino ai top in classifica. Lavoro per vincere uno Slam, è il mio sogno”.
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    Masters 1000 Indian Wells: Berrettini supera in due set Tabilo, buon ingresso nel torneo per l’azzurro

    Matteo Berrettini

    Matteo Berrettini inizia il suo Indian Wells 2021 con una discreta prestazione e vittoria sul cileno Alejandro Tabilo, 6-4 7-5 lo score del match, in un’ora e mezza di gioco. È parsa netta la differenza di potenza e qualità tra i due, ma è stato bravo il cileno a giocarsela “alla grande”, prendendosi rischi, non tirandosi mai indietro, cercando di muovere il rivale e spingere o correre a rete. Berrettini ha trovato nel servizio la chiave per superare i momenti di difficoltà. Ha cancellato le due palle break concesse con due Ace. È sembrato giocare col freno a mano un po’ tirato l’azzurro, ma è parso sciolto e senza problemi fisici. Un buon ingresso nel torneo.

    A breve il commento completo, ecco la cronaca della partita.
    Il match inizia col il cileno al servizio. Parte bene Alejandro, ben rodato dai match di qualificazione e dalla vittoria al primo turno (su Kudla). A zero muove lo score del match. Buon inizio al servizio anche per Berrettini, due vincenti col servizio e domina il primo scambio con una bordata di diritto ingestibile. Strappa un punto in risposta Tabilo con una sbracciata di diritto lungo linea molto veloce. Ancor più veloce il diritto successivo di Matteo, che gli vale l’1 pari. Male invece il cileno nel terzo game, prima un errore per eccesso di spinta e poi doppio fallo. 0-30. Con coraggio cerca di muovere l’azzurro, prima una smorzata, nemmeno ben giocata ma alla fine utile, e poi un attacco cross. 30 pari, ma poi affossa in rete un gancio mancino di diritto da metà campo. 30-40, prima palla break del match per Berrettini. E il BREAK arriva, un errore banale di rovescio lo condanna. 2-1 e servizio Berrettini. Sembra molto sicuro Matteo col diritto, trova potenza e precisione nel primo colpo dopo il servizio, la difesa di Alejandro è “leggera”. Nonostante un erroraccio in spinta, “troppo facile” per sbagliarlo… chiude al punto seguente col servizio. 3-1 Matteo in 13 minuti. Sembra in totale controllo del match, è evidente come la velocità generata dall’azzurro sia difficile da contenere per il rivale. Tabilo sbaglia un comodo smash sul 40-30 che manda il game ai vantaggi. Berrettini strappa una palla per il doppio break, bravissimo il cileno a buttarsi avanti e trovare un tocco di volo davvero bello, gran punto per cancellare la PB. Si salva Alejandro, con un Ace al centro resta in scia 2-3. Tabilo è coraggioso, cerca di muovere il gioco, si prende anche rischi in risposta …quando riesce a rispondere. Accelera tanto col diritto, colpo discretamente penetrante, ma scarso di controllo quando sbraccia al massimo. Matteo è in controllo, non esagera con la spinta e nemmeno nelle riscorse, gioca facile, dritto per dritto, facendo valere la sua maggior classe e sicurezza. Incassa anche qualche diritto a tutta di Tabilo, ma alla fine non rischia niente. Si porta 5-3, ad un passo dal primo set. Con un gran rovescio lungo linea Alejandro resta a contatto, si porta 4-5. Berrettini serve per chiudere il primo parziale. Con un bello schema d’attacco, rovescio cross e via avanti di volo, si prende il primo punto il cileno. Non va la prima di Matteo, ma il diritto inside out dal centro sì, e parecchio bene… 15 pari. Segue poi un diritto affossato in rete dall’azzurro, giocato un po’ fermo coi piedi. 15-30, mai successo nel match finora di essere indietro in un game di battuta. E zero prime su quattro punti giocati… Si salva ancora col diritto inside out, molti preciso e angolato. 30 pari. Berrettini concede una palla break, male col rovescio in back uscendo dal servizio. Ace! Esterno, imprendibile. La testa del campione. Col servizio ancora si procura il primo Set Point. Altra prima al centro, e SET Berrettini. Chirurgico l’azzurro, ha disputato un set con le marce basse, ma non si è mai avuta la sensazione che si potesse davvero complicare. Buon primo set per il cileno che chiude con 14 vincenti e 10 errori, ma è evidente la differenza di cilindrata tra i due.
    Secondo set, scatta Tabilo con la battuta. Vince un buon game Alejandro, 1-0. Ottimo anche Berrettini, senza problemi si porta 1 pari. Scorre rapido il set, con tennis offensivo e scambi molto brevi. Tabilo spinge, continua a muovere il gioco con coraggio; Berrettini spinge forte e accorcia i tempi, ma è costretto ad incassare qualche sbracciata “o la va o la spacca” di Tabilo, che se la sta giocando nel miglior modo possibile. Il servizio però è un’arma micidiale per il romano, bravo a trovare punti pesanti per tenere a distanza il cileno. Quando l’orologio segna l’ora di gioco, lo score segna 3 pari. Poco Berrettini in risposta, la fase più lacunosa della sua prestazione odierna. Ne trova una bella e vincente sul 30-0 del settimo game, ma mediamente sta rispondendo un po’ corto, facile per Alejandro entrare in campo e diventare incisivo. 4-3 Tabilo. Serve in un game potenzialmente pericoloso Matteo, ma è granitico, varia con la prima, spinge col diritto. Con un cross davvero potente “sfonda” la difesa del rivale, siamo 4 pari. Solo 7 punti persi nel set da chi è al servizio finora. Nono game, Berrettini inizia con un ritmo devastante e chiusura con un diritto imprendibile. 0-15 e poi 15-30, con un altro scambio davvero poderoso. Spreca però la chance con un rovescio malamente tirato in rete, classico unforced. Il game va ai vantaggi, e la palla break arriva, con un drive di Tabilo che si impenna sul nastro e vola via. Con una bella prima al centro, Alejandro si salva. Berrettini poteva, forse, bloccare meglio e iniziare lo scambio. Si salva il cileno, bravo a trovare una smorzata giocata con coraggio. 5-4 Tabilo. Il cileno trova il miglior colpo del match sul 15 pari, un lob perfetto che sorprendere il romano. 15-30, a due punti dal set! Berrettini lavora col back di rovescio, toglie peso alla palla e Alejandro sbaglia nella spinta. 30 pari. Con due Ace di fila, l’azzurro si porta 5 pari, pericolo scampato. Salvare una situazione difficile è la scossa che muove Matteo. Due belle risposte, e anche un lob di diritto splendido. Fa il pugno il romano, è 0-30. Non trema Tabilo, trova due buone prime, 30 pari. Matteo approfitta di una seconda di servizio debole per entrare col diritto, comandare e forzare l’errore del rivale. 30-40, e palla break per Berrettini. BREAK! Trova una risposta bloccata l’azzurro, bassa, maligna, cerca un tocco Tabilo che non gli riesce. 6-5 avanti l’azzurro, va a servire per il match. Inizia con un Ace, poi spinge duro col diritto e chiude a due passi dalla rete. 30-0. Regge il cileno, sprinta, non vuole cedere alla spinta poderosa di Matteo, che affossa un diritto dopo averne colpiti tanti. 30-15. Sembra aver poco fiato Berrettini, lentissimo nell’uscita dal servizio. 30 pari. Rifiata, ora serve il servizio per chiuderla qua. Ma la prima non entra… e Tabilo con coraggio si butta avanti sulla seconda e chiude di volo. Palla del contro break (sua seconda chance nel match). Come nel primo set… palla break – > ACE! Che classe Berrettini, trova il vincente col servizio nei momenti delicati. Arriva quindi un altro Ace (undicesimo del match), e Match Point! Scambio, lungo, un rovescio del cileno muore in rete. Game Set Match Berrettini. Un discreto Matteo, che giocato non al massimo, è bastato. Bravo al cileno, che con coraggio ha mostrato qualità interessanti, e divertito in molti punti.

    [5] Matteo Berrettini vs [Q] Alejandro Tabilo ATP ATP Indian Wells Berrettini M.67 Tabilo A.45 Vincitore: Berrettini M. ServizioSvolgimentoSet 2Berrettini M. 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 40-40 A-406-5 → 7-5Tabilo A. 0-15 0-30 15-30 30-30 30-405-5 → 6-5Berrettini M. 0-15 15-15 15-30 30-30 40-304-5 → 5-5Tabilo A. 0-15 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 A-404-4 → 4-5Berrettini M. 15-0 30-0 40-0 40-153-4 → 4-4Tabilo A. 15-0 30-0 30-15 40-15 40-303-3 → 3-4Berrettini M. 15-0 30-0 40-02-3 → 3-3Tabilo A. 15-0 30-0 40-02-2 → 2-3Berrettini M. 15-15 30-15 40-151-2 → 2-2Tabilo A. 15-0 30-0 40-0 40-15 40-301-1 → 1-2Berrettini M. 15-0 30-0 30-15 40-150-1 → 1-1Tabilo A. 15-0 30-0 40-0 40-150-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Berrettini M. 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-405-4 → 6-4Tabilo A. 15-0 30-0 40-0 40-155-3 → 5-4Berrettini M. 0-15 15-15 30-15 40-15 40-304-3 → 5-3Tabilo A. 15-0 15-15 30-15 40-154-2 → 4-3Berrettini M. 15-0 30-0 40-03-2 → 4-2Tabilo A. 0-15 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 A-403-1 → 3-2Berrettini M. 15-0 15-15 30-15 40-15 40-302-1 → 3-1Tabilo A. 0-15 0-30 15-30 30-30 30-401-1 → 2-1Berrettini M. 15-0 30-0 40-0 40-150-1 → 1-1Tabilo A. 15-0 30-0 40-00-0 → 0-1
    11 ACES 80 DOUBLE FAULTS 535/62 (56%) FIRST SERVE 41/67 (61%)29/35 (83%) 1ST SERVE POINTS WON 32/41 (78%)17/27 (63%) 2ND SERVE POINTS WON 12/26 (46%)2/2 (100%) BREAK POINTS SAVED 2/4 (50%)11 SERVICE GAMES PLAYED 119/41 (22%) 1ST SERVE RETURN POINTS WON 6/35 (17%)14/26 (54%) 2ND SERVE RETURN POINTS WON 10/27 (37%)2/4 (50%) BREAK POINTS CONVERTED 0/2 (0%)11 RETURN GAMES PLAYED 116/11 (55%) NET POINTS WON 13/18 (72%)24 WINNERS 2211 UNFORCED ERRORS 2246/62 (74%) SERVICE POINTS WON 44/67 (66%)23/67 (34%) RETURN POINTS WON 16/62 (26%)69/129 (53%) TOTAL POINTS WON 60/129 (47%)227 km/h MAX SPEED 209 km/h205 km/h 1ST SERVE AVERAGE SPEED 192 km/h168 km/h 2ND SERVE AVERAGE SPEED 155km/h LEGGI TUTTO

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    Brooksby: “Il tennis non è solo potenza, è importante saper scegliere i colpi”

    Jenson Brooskby

    Jenson Brooksby è stato una delle rivelazioni dello scorso US Open. In un match serale a dir poco elettrizzante, il giovane di Sacramento ha impressionato contro sua Maestà Novak Djokovic, giocando un primo set strabiliante e costringendo il n.1 ad alzare al massimo il suo livello per rimontare e vincere. Un tennis davvero affascinante quello di Brooksby, tecnica personale e tattica. Lontano anni luce dal modello dominante di tennista attuale: gran fisico, potenza, sparare a tutta con grande ritmo. Jenson in campo “taglia e cuce”, pensa e varia. Un giocatore davvero diverso. 
    L’americano ha rilasciato un’interessante intervista a tennis.com, in cui parla di diversi aspetti del suo tennis. Ne riportiamo alcuni passaggi.
    “Quella notte resterà indimenticabile per me. Non c’è assolutamente niente di più emozionante che vivere quell’atmosfera sull’Arthur Ashe, davanti a uno come Djokovic. Quella sensazione mi motiva al 100% a tornare lì, a vivere di nuovo quel tipo di momenti. Dopo quella partita, ci sono voluti un paio di giorni perché il mio corpo si riposasse. Da allora ho lavorato sulle mie capacità fisiche, per migliorare sotto questo aspetto in partita. Sono pronto per tornare in gara e dare il mio meglio”.
    All’esordio ad Indian Wells, Jenson ha vinto in due set contro il turco Ilkel. Al prossimo turno lo aspetta una grande sfida, Sasha Zverev. Sarà un duello tattico molto intrigante, visto che anche il tedesco ama scambiare e non giocare sull’uno-due di pura violenza.
    Proprio sulla tattica, ecco il pensiero del giovane statunitense: “Per me, il tennis non è questione di potenza o di colpire più forte. Consiste nell’imparare dove colpire ogni palla, conoscere e sapere quali sono i piccoli dettagli ed eseguire correttamente ciò su cui lavoriamo in ogni sessione di allenamento. Per me il tennis significa scegliere il tiro giusto al momento giusto. Voglio solo continuare a mettere in pratica ciò in cui ci alleniamo e continuare a imparare in ogni partita. So di essere sulla strada giusta”.
    “Amo il tennis perché è tutto concentrato di te, è tutto basato sul tuo processo decisionale. Non c’è nessun altro in campo, non puoi cercare una scusa”.
    Secondo Ola Malmqvist, capo del USTA Player Development, Brooksby ed i suoi coetanei possono crescere molto e diventare grandi giocatori: “Sebi Korda, Brandon Naksahima e Janson Brooksby sono tutti grandi lavoratori, giovani ma veri professionisti; si rompono la schiena in allenamento, e questa attitudine e si ripercuote su tutti”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO