consigliato per te

  • in

    Match serale a Roland Garros, come andrà quest’anno?

    Roland Garros, dal 2022 un match serale al giorno

    Le sessioni serali nei più importanti tornei in stagione – Slam in primis – sono uno degli argomenti più caldi sul circuito Pro. Veniamo dagli Internazionali d’Italia, dove Musetti e Tsitsipas hanno concluso la loro (bella) partita quasi alle 2 di notte, purtroppo per colpa della pioggia. Non è una novità. I giocatori si lamentano, ma… i tornei hanno Prize money sempre più alti, coperti in grande parte dai diritti tv. Le tv esigono match in prime time serali, dove gli ascolti sono massimi. Un circolo vizioso, alimentato dalla necessità di alimentare lo spettacolo con i denari dei diritti tv e delle relative pubblicità. Per ora Wimbledon “regge”, ma chissà che i campi col tetto non facciano prima o poi vacillare anche lo Slam più attaccato alle sue secolari tradizioni. Invece già dal 2o21 anche Roland Garros ha deciso di allungare la sessione giornaliera del Chatrier: oltre ai quattro match classici, due maschili e due femminili, ecco una quinta partita, serale, con una sessione dedicata. Lo scorso anno si giocava alle 21, orario che ha causato più di una polemica, alimentata anche dal fatto che solo una di queste partite “prime-time” è stata al femminile, per l’esattezza Cornet vs Ostapenko, un secondo turno, non esattamente una partita memorabile o decisiva per l’andamento del torneo. Poi solo maschi.
    In Francia e non solo si parla molto di quest’argomento. Quest’anno la sessione serale al Bois de Boulogne è stata anticipata alle 20.30, con prima una mezz’ora di “intrattenimento musicale”, scelta magari gradita al pubblico sugli spalti, sicuramente assai di meno dai giocatori, che in caso di una partita di 4 o 5 set quasi sicuramente li porterà a terminare dopo la mezzanotte abbondante. Ok, negli Slam c’è un giorno di riposo. Ma le condizioni di sera sono sempre diverse, spesso davvero l’opposto di una sessione di gioco all’ora di pranzo sotto un bel sole. Ma per il discorso economico, pare che queste problematiche tecniche siano di secondo o persino terzo grado d’importanza.
    Invece sul tema parità tra match maschili e femminili, il dibattito è discretamente infuocato, in Francia e non solo. Il CEO della WTA durante il 1000 combined di Indian Wells ha tuonato affermando che il tema dei match serali è “molto, molto critico. Alla fine, sei quello che dici di essere. A meno che tu non stia mostrando il prodotto nelle tue finestre in prime time, stai dicendo al consumatore qual è il valore. Quindi è molto, molto importante che ci sia un equilibrio tra uomini e donne negli spot in prima serata”.
    La direttrice del torneo parigino Amelie Mauresmo ha fatto “spallucce” affermando che si farà il possibile per migliorare l’esperienza per i giocatori, ma che sulla delle partite serali peseranno diversi fattori ed è impossibile avere, a priori, una parità tra incontri di singolare maschili e femminili. Piuttosto particolare il fatto che lei, campionessa francese, abbia pubblicamente ammesso che “a livello di appeal oggi il tennis femminile è dietro a quello maschile.” Che molti appassionati la pensino così è il segreto di Pulcinella, ma che lo dica una donna e direttrice di uno Slam, è un po’ diverso.
    Alla BBC Amelie ha anche affermato che “Penso che dobbiamo aspettare prima i sorteggi e gli scontri diretti più importanti nel programma di ogni giorno, perché è proprio questo che ci spinge a fare una scelta: sapere quale partita sarà la partita del giorno. Quello che vediamo sul Chatrier è che abbiamo quattro partite. Sappiamo per certo che abbiamo due per gli uomini, due per le donne. L’unica partita notturna rende quasi impossibile soddisfare tutti, quindi ci piace vederla come una sessione e non una partita”. Continua Mauresmo, cercando di inquadrare il problema in una visione più ampia: “Capisco che la partita delle 8.30 sia la migliore del giorno. È in prima serata in Europa, ma siamo anche un evento internazionale, quindi le richieste che abbiamo dalla TV non provengono solo dall’Europa. Abbiamo richieste anche dagli Stati Uniti, quindi voglio solo vedere cosa sta arrivando e ogni giorno cercheremo di prendere la decisione migliore possibile – questa è l’unica cosa su cui posso impegnarmi”.
    Oltre al problema della distribuzione dei match, quello della durata e conclusione notturna resta, eccome. Un esempio lampante: Rafael Nadal vs. Novak Djokovic si è conclusa alle 1:15, assai dopo la partenza dell’ultima metro da Porte d’Auteuil, o in generale piuttosto tardi per un incontro disputato in un giorno lavorativo. Mauresmo sul tema, svia un po’ con la seguente risposta: “Le persone che entrano in questo stadio vogliono vivere una giornata speciale, vogliono provare qualche emozione, vogliono vivere una giornata davvero unica. Ecco perché chiediamo a tutte le persone che daranno il benvenuto a tutta la folla di sorridere sempre e di essere molto amichevoli e accoglienti. Inoltre, ci sono tradizione e modernità, è questo il Roland Garros”. L’esperienza, anche se notturna, per il pubblico c’è tutta. Ma a livello tecnico e di gioco? È risaputo che giocare di sera, spesso con un discreto freddo, può cambiare assai le carte in tavole e rimescolare anche di parecchio i valori tecnici. Tra una terra battuta asciutta, col sole pieno e campo secco, e quella umida della sera con la palla che rimbalza e viaggia diversamente, c’è a volte un abisso. Differenza per niente gradite ai tennisti che vorrebbero condizioni di gioco più omogenee. La sessione serale, da questo punto di vista, è discutibile, oltre al semplice fattore orario. Per non andare troppo lontano, chissà che il nostro Sinner a Roma non abbia anche pagato il freddo della serata romana al match successivo… o in generale un torneo così diseguale porta complicazioni tutt’altro che secondarie e può avere un serio impatto anche per le sorti del torneo visto che, come conferma Mauresmo, i grandissimi match saranno la scelta più logica per la sessione notturna.
    Anche in Australia e US Open molti incontri decisivi terminano a notte fonda. Pensiamo allo strepitoso Sinner vs. Alcaraz dello scorso anno, per restare a casa nostra, e molti altri bellissimi match. Sarebbe il caso di mettere un limite orario agli incontri? Cancellare del tutto le sessioni serali? O lasciare che lo spettacolo la faccia da padrone, seguendo le richieste del pubblico televisivo? È un tema complesso, sul quale ogni parte in causa ha delle ottime motivazioni per dire la sua, certa di essere nel giusto. Probabilmente una soluzione univoca non verrà mai trovata, per un motivo di fondo: il nostro amato tennis, oltre che uno sport eccezionale, è sempre più entertainment, e una delle sue leggi è “the show must go on”. Ma a quale prezzo?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Masters 1000 Roma: due grandi semifinali, ma…

    Il Centrale del Foro Italico

    Rune vs. Ruud, Medvedev vs. Tsitsipas. Queste le semifinali del Masters 1000 di Roma, ottantesima edizione degli Internazionali BNL d’Italia. Il settimo giocatore al mondo, sempre più forte e in rampa di lancio verso le vette del tennis mondiale, sfida il due volte finalista Slam 2022, parso in discreto recupero dopo una prima parte di stagione pessima; sul rosso del Foro Italico vedremo il capitolo n.12 dell’accesa rivalità tra il moscovita e il greco, che dopo la finale dello scorso anno punta ad alzare finalmente la coppa del torneo romano. Senza dubbio due grandi semifinali, possiamo dire che l’albo d’oro del torneo è “salvo” dalla classica meteora pronta alla zampata e poi scomparire. Ma… manca Jannik Sinner. 
    Inutile girarci intorno: vista la crescita di Sinner nel 2023, la sua continuità di rendimento, la sua forza dimostrata sul rosso di Monte Carlo, e come avesse scelto di saltare Madrid per preparare Roma (uno dei principali obiettivi stagionali dopo gli Slam), non trovarlo in semifinale al posto di Ruud è una delusione. Non esageriamo con le critiche però. Jannik nella sconfitta contro Cerundolo non stava bene. In campo era evidentemente spossato, le gambe non lo portavano con la solita forza e velocità sulla palla, la spinta era modesta. Non solo la visione dal vivo lo conferma, dopo averlo osservato in settimana più volte anche in allenamento, ma soprattutto l’udito. In quella maledetta sconfitta contro Cerundolo, quel suono pieno e potente generato dall’impatto delle sue corde sulla palla non si sentiva che raramente, nelle poche occasioni nelle quali è riuscito a sbracciare a tutta.
    Ero presente nella press conference post partita. È arrivato pallido, un po’ stranito, ha parlato col contagocce fornendo pochi dettagli. Non aveva alcune voglia di parlare, evidentemente. Deluso perché voleva tutt’altro da questa settimana. Ha confermato che era una giornata no, che non si sentiva al meglio, che ne parlerà col suo team perché queste giornate non devono ripetersi. Quest’anno è la prima volta che in campo davvero non c’era. Senza pensare a chissà quali dietrologie, forse la verità è molto semplice: s’è preso un banale malanno che l’ha svuotato di energie. Magari il freddo “becco” della serata romana, lottando contro Shevchenko immersi in un’umidità terribile, l’ha mandato ko (pure Alcaraz, ricordiamo, dopo un match notturno è crollato alla partita seguente…). Ormai il dado è tratto, l’occasione persa per la delusione di tutti, in primis la sua. Non ne facciamo un dramma, avrà altre occasioni, ma spiace. Tanto. Perché sembrava prontissimo a giocarsi le sue chance anche per il titolo, perché il tabellone era oggettivamente ottimo e una volta in semi, chissà…
    A questo punto, orfani del sogno Sinner, chi vince? Non è affatto facile fare un pronostico. Tsitsipas dopo la finale dello scorso anno potrebbe apparire il logico favorito. Forse lo è, ma dovrà lottare parecchio per farcela. Contro Musetti in uno dei match più notturni della storia degli IBI, ha impressionato la sua volontà. Dritto verso l’obiettivo, superando i suoi limiti tecnici sul rovescio e perseguendo con grande efficacia i suoi schemi. Stessa conferma ieri sera contro Coric. Fisicamente sembra stare benissimo, ma è difficile vederlo nettamente favorito contro un Medvedev salito così tanto nella fiducia e nella qualità di prestazione sulla terra. “Non volevo dirlo prima del torneo perché poi se avessi perso ancora al primo turno mi avrebbero detto eh, guarda questo… ma in allenamento sto giocando benissimo. Alla fine la terra battuta non mi piace, ma più ci gioco, più gioco meglio”. Parole e musica del russo dopo aver eliminato la sorpresa del torneo Hanfmann. Il problema tecnico di Daniil sul rosso era il movimento sul campo, la difficoltà di controllare la scivolata e la ripartenza. Può sembrare una cosa secondaria, ma per il suo tennis invece è decisiva: uno che fa della copertura del campo e dell’equilibrio dinamico il punto di forza per le sue difese e contrattacchi, non sentirsi sicuro negli spostamenti è mortale. Sul rosso-umido di quest’edizione bagnatissima degli IBI ha trovato il grip ideale e i suoi colpi sono efficacissimi. È avanti 7-4 contro Tsitsipas negli head-to-head, quindi considerando tutto, è giusto considerare questa semifinale in totale parità. Vinca il migliore. Se devo scommettere una svalutatissima lira, la punto su Medvedev perché è complessivamente più forte del greco, anche se Stefanos si meriterebbe assai di vincere il torneo. Dal 2019, Stef è il tennista che nei Masters 1000 ha fatto complessivamente meglio, con 7 semifinali su 15 tornei.
    L’altra semifinale potrebbe apparire facile per il Rune durissimo e in gran forma ammirato contro Djokovic. Attenzione: gli head to head contro Ruud dicono 4-0 per il norvegese, in match disputati tra 2021 e 2022. “So come batterlo, darò il mio meglio in campo” ha affermato Casper dopo esser sbarcato in semifinale. Non è ancora quel muro micidiale ammirato lo scorso anno, ma di sicuro ha ritrovato velocità in campo e propensione alla spinta. Tuttavia nelle vittorie del torneo, dopo qualche errore comandando lo scambio è tornato conservativo, segnale di una sicurezza ancora non totale nel proprio gioco. Probabilmente scenderà in campo sentendosi sfavorito e quindi potrà colpire libero, insistendo magari sul contro piede contro il diritto del danese, che quando è chiamato a rincorrere verso destra non sempre è preciso. Rune è discretamente favorito, sembra stare benissimo, ha dentro il fuoco di chi vuol arrivare a tutti i costi, bruciando le tappe. Potrebbe essere una grande battaglia, speriamo anche divertente.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Cordero (preparatore) racconta il lavoro con Del Potro: “Sta migliorando molto, ma è ancora lontano da poter giocare un torneo”

    Cordero con Gabriela Sabatini e Juan Martin Del Potro

    La foto di Juan Martin Del Potro al termine di un allenamento con Gabriela Sabatini ha fatto il giro del mondo e acceso il cuore di milioni di appassionati che hanno seguito con passione e dolore la tribolata carriera dell’argentino. Dopo il bel successo della nazionale di calcio all’ultima edizione dei Mondiali in Qatar, JMDP ha confermato di voler provare a rispettare la promessa fatta a suo tempo: se vinciamo la coppa del mondo, proverò a giocare US Open, il torneo da lui vinto nel 2009. Un promessa ai suoi tifosi, ma soprattutto a se stesso, poiché quel ritiro in lacrime a Buenos Aires non gli è andato poi così giù. Nei rari periodi in cui Juan Martin è stato al riparo da guai di ogni tipo, ha dimostrato in campo di essere uno dei migliori, di valere la top5. Come nel 2018, annata nella quale finalmente è riuscito a restare sano, arrivando in finale di nuovo a New York e prendendosi molte soddisfazioni nel corso della stagione. Poi il crack sull’erba nel 2019, un problema al ginocchio dal quale non è mai riuscito a recuperare totalmente. Davvero un peccato per un tennista formidabile, dotato del diritto più terrificante della sua epoca e di una personalità serena, limpida, che rendeva impossibile non volergli bene. Per questo sta suscitando curiosità e illusione immaginarlo di nuovo in campo a US Open il prossimo agosto, per salutare come si deve, o riprovare a sentirsi un giocatore.
    Sta lavorando JMDP, rafforzando la muscolatura delle gambe per sostenere i tendini e la struttura del ginocchio malandato. Ce la farà a tornare? Non lo sa nemmeno lui, sorride e risponde con frasi prudenti a chi glielo chiede nelle comparsate pubbliche tra Baires e Miami, le città nelle quali vive. Per questo è molto interessante leggere l’intervista che il collega spagnolo Fernando Murciego ha realizzato per Puntodebreak al preparatore fisico cubano Duglas Cordero, impegnato in passato con Thiem e oggi con le sorelle Fruhvirtova, ma anche con Del Potro da qualche settimana. Riportiamo parte di questa bella intervista allo specialista, che racconta come sta proseguendo il lavoro con DelPo.
    “Con Juan Martín è una bella sfida, mi ha contattato qualche mese fa e a Miami si è concretizzato tutto” racconta Cordero. “Ci siamo incontrati, abbiamo visto gli obiettivi che aveva e la verità è che l’ho visto molto emozionato. Ha un infortunio cronico, è stato operato più volte, quindi abbiamo iniziato con tutto l’entusiasmo del mondo, con un percorso riabilitativo specifico e, allo stesso tempo, lavoro fisico. Lo rendiamo specifico in modo da non perdere l’entusiasmo per il tennis. Abbiamo lavorato duramente per due settimane, ha bisogno di molta motivazione, quindi cerchiamo diversi esercizi e movimenti che possiamo fare senza causargli dolore. Il dolore limiterà sempre molto il giocatore, quindi abbiamo trovato quegli esercizi specifici per evitarlo”.
    Le prime due settimane di lavoro hanno dato una risposta positiva: “In quelle due settimane abbiamo fatto molti progressi, adesso siamo un po’ lontani per giocare una partita di tennis o un torneo, ha bisogno ancora di tanto allenamento e molta più riabilitazione se vuol essere pronto a giocare più giorni in fila. Da qui, continueremo con più blocchi di rafforzamento, così guadagneremo fiducia nella mobilità e nel supporto”.
    Il preparatore fisico cubano resta coi piedi per terra rispetto all’obiettivo di tornare a giocare: “Non mi piace dare false aspettative, nel tennis devi essere molto consapevole di quello che stai facendo, ma ammetto che questa collaborazione mi emoziona. Speriamo che possa realizzare il suo grande sogno, giocare di nuovo agli US Open o riuscire a ritirarsi a modo suo, questo è l’obiettivo che si è prefissato. Per me è una bella sfida”.
    Rivederlo in torneo anche dopo New York? Cordero è possibilista, ma forse è unica risposta che può dare al momento… “Chi lo sa? Se a un certo momento sente di avere ancora le condizioni per giocare ad alto livello agonistico, chi può togliergli quel sogno? I piccoli obiettivi sono fondamentali, ma il livello della richiesta non può essere al di sopra delle sue possibilità. Siamo di fronte a un obiettivo raggiungibile, che puoi raggiungere se lavori duro, speriamo di essere fortunati che il dolore diminuisca e l’articolazione regga per giocare a tennis”.
    DelPo ha deciso di affrontare questo faticoso percorso di preparazione guardando anche oltre a US Open 2023: “Juan Martín non pensa solo al tennis, vuole anche migliorare la qualità della sua vita, come giocatore e come persona. L’idea è quella di prendere tutti questi fattori e migliorarli sia fisicamente che per l’attività della vita quotidiana. Il dolore? È frustrante, il problema è che per tanti anni non ha potuto giocare, nemmeno allenarsi come voleva, questo ti frustra e ti demotiva. Non può fare jogging, per esempio, in questo momento non può fare uno sprint. Ma l’importante è cercare meccanismi diversi, per esempio abbiamo usato molto la bicicletta, la seconda settimana abbiamo già iniziato a fare ellittica. Il programma sarà quello di portare avanti Juan Martín poco a poco, ma avanzando. Prima del nostro lavoro, non poteva scendere sul ginocchio di 30º, e ora può scendere fino a 40º, ci siamo riusciti grazie a esercizi specifici con l’appoggio della gamba destra. Tutti i giocatori professionisti sopportano un po’ di dolore, la differenza è che alcuni sono tollerabili e altri no. Quanto a Juan Martín, non ha ancora trovato una soluzione definitiva per quel dolore”.
    Proprio l’aspetto psicologico, oltre a quello fisico, sarà decisivo per Cordero: “Cerco di non parlare del dolore quando sono con lui, mi concentro maggiormente sulla riabilitazione e sul processo di miglioramento continuo, cercando metodi di lavoro che gli diano un miglior adattamento, cercando esercizi che non gli causino dolore. Questa è la chiave, cerco di trovare esercizi che lo motivino e non maltrattano l’articolazione, che non lo fanno peggiorare e in modo che lui veda i progressi”.
    Una domanda anche sulle talentose sorelle Fruhvirtova, che stanno scalando rapidamente la classifica e sembrano possedere un potenziale enorme. “È una grande opportunità lavorare quotidianamente con loro, sono due persone molto belle. Due ragazze incredibilmente talentose per la loro età e che hanno già ottenuto grandi risultati, la famiglia ha fatto un ottimo lavoro sin da quando erano bambine. Lo scorso anno mi hanno chiamato a lavorare, abbiamo fatto la preseason a Miami e siamo riusciti a trasmetterle molta fiducia. Brenda (15 anni) è una ragazza di grande talento, ha una potenza naturale nei suoi colpi, ha la capacità di colpire senza fare sforzo e con un’intensità che pochissimi nel circuito hanno alla sua età. Linda (17 anni) è molto più esplosiva, molto più veloce. Entrambi giocano un ottimo tennis, hanno sviluppato un’ottima tecnica, hanno fatto un grande lavoro in tutti questi anni, quindi ora tocca a me aiutarli a fare il passo successivo”.
    Non resta che augurare a Juan Martin di riuscire a coronare il suo sogno.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Zhang Zhizhen, tra studio e nuoto ha preferito il tennis

    Wu Yibing, Shang Juncheng e Zhang Zhizhen all’ultimo Australian Open (foto ATP tour)

    Zhang Zhizhen è l’uomo copertina dell’edizione 2023 del Masters 1000 di Madrid. Il 26enne cinese oggi disputa il primo match di quarti di finale alla Caja Magica, affrontando il russo Aslan Karatsev per un posto tra i migliori quattro del torneo. Mai un tennista del suo paese si era spinto così avanti in un evento di questa categoria, un risultato storico nel senso pieno del termine. Davvero un viaggio incredibile per un ragazzo simpatico, lavoratore, molto corretto e divertente, diventato prima top100 ATP e ora volato addirittura al n.66 dell’ATP Ranking Live. Una scalata impensabile fino allo scorso autunno, quando era normale vederlo lottare nei Challenger, spesso anche in Italia (nel 2022 vinse a Cordenons e fece finale a Trieste). Ritrovarlo così in alto in classifica e con buoni margini di crescita è ancor più straordinario ripensando al suo passato. In Cina si sta investendo molto sul tennis da anni, ma Zhizhen non era esattamente considerato il classico “talento” che prima o poi sarebbe esploso con grandi risultati.
    La carriera giovanile di Zhang infatti fu piuttosto anonima, solo n.166 del ranking junior, niente di che insomma. In Cina si puntava molto di più su Wu Yibing, attualmente al n.54 del ranking live, miglior classifica mai raggiunta per un tennista cinese grazie alla vittoria dell’ATP 250 di Dallas quest’anno, o sul 18enne Shang Juncheng, che da anni si allena negli USA. Entrambi sono stati n.1 junior, erano per così dire “attesi”, mentre la scelta di diventare tennista prima e di continuare a provarci poi Zhizhen, nonostante risultati inizialmente modesti, è frutto di passione e della cultura sportiva della sua famiglia. Il giornalista di tennis cinese Zhang Bendou ha raccontato al sito ATP alcuni retroscena curiosi.
    “Ciò che rende Zhizhen unico e diverso è innanzitutto il non esser è mai stato un prodigio, figuriamoci il numero 1 del mondo junior come Wu e Shang”, racconta Bendou. “Non ha mai giocato uno Slam junior in vita sua, non aveva un ranking junior alto. In Cina si è puntato molto sulla crescita da giovani, e Zhizhen da giovane non era un grande prospetto. Tuttavia non è nemmeno un ragazzo di provincia e non è arrivato così in alto per caso. Viene da Shangai, suo padre è una famosa stella del calcio”.
    Il padre di Zhizhen infatti è Zhang WeiHua, ex un difensore dello Shanghai ShenHua, calciatore molto noto e apprezzato in patria. Quando Zhizhen era giovane, suo padre gli lasciò tre opzioni: studiare, diventare nuotatore o giocare a tennis. Il giovanissimo Zhizhen non era così portato per lo studio, lo trovava noioso, ma il nuoto, da lui praticato a buon livello, aveva un’ostacolo importante: un allenatore troppo duro, che lo intimoriva. Zhang così, di fatto, scelse di provarci col tennis come “ultima chance”, dopo aver scartato il resto delle opzioni.
    Wu Di, uno dei migliori tennisti cinesi del recente passato, crede che Zhizhen abbia ancora un bel margine di crescita: “Ha sicuramente i colpi per restare nella top 50, o salire anche verso la top 30. Li ha sempre avuti, è un giocatore che è sempre stato un po’ sottovalutato. C’ha messo un po’ ad arrivare perché in campo spesso non sapeva come usare al meglio le sue qualità”, afferma Wu. “È un ragazzo intelligente, forse sin troppo intelligente perché in campo pensa tanto invece di non lasciar scorrere il gioco. Ha un buon servizio, il diritto e tutto il resto va bene, ma deve adattarsi e spesso non lo faceva”. Proprio la difficoltà di adattarsi al contesto e agli avversari è quello che gli ha impedito finora la scalata. “Pensa di poter battere chiunque, ed è un bene, ma ogni giorno è diverso. A volte riesci ad imporre il tuo tennis, altre devi rincorrere. Non puoi pensare di vincere solo quando trovi una bella giornata”, continua Wu. “Non è bel tempo tutti i giorni. Oggi piove. Domani c’è il sole. Ma devi competere in silenzio e dare il meglio in ogni contesto”.
    Una foto esatta delle difficoltà di Zhizhen nei primi anni di carriera. In più occasioni l’abbiamo ammirato nei Challenger, a volte producendo un tennis di pressione e offensivo davvero formidabile, altre perdendosi completamente appena non sentiva bene la palla o contro un avversario scaltro che non gli consentiva di comandare il gioco. Da qua la lenta crescita di Zhang. Nel 2019 è entrato finalmente nella top 200, grazie ai suoi primi due titoli sull’ATP Challenger Tour. Due anni dopo, Zhang si è qualificato per Wimbledon, diventando il primo cinese a partecipare al tabellone principale del torneo nell’era Open. L’anno scorso ha compiuto la stessa impresa agli US Open (così come Wu Yibing). Proprio il 2022 è stato l’anno della svolta. Nella vittoria a Cordenons ha mostrato momenti di tennis di alto livello, davvero incontenibile nella spinta col diritto dopo un gran servizio. A Madrid invece sta impressionando non tanto per i suoi i colpi quanto per la resistenza sotto stress, come dimostrano i tanti tiebreak vinti, anche decisivi. La testa del resto è fondamentale per eccellere sul super competitivo tour dei nostri giorni.
    “Adesso gli appassionati cinesi sono molto orgogliosi di ciò che il nostro Paese ha realizzato negli ultimi 30 anni” continua il giornalista Bendou. “Tuttavia, se parli di sport, il tennis maschile sembrava essere il nostro ‘buco nero’ per sempre. Abbiamo ottenuto così tante grandi cose, anche nel tennis grazie alle ragazze, ma non siamo riusciti a produrre nemmeno un giocatore ATP Top 100 per così tanto tempo, il che è davvero impensabile. Vedere Zhizhen Zhang finalmente conquistare quell’obiettivo è stato un grande successo e sollievo. Zhizhen e Yibing hanno entrambi dimostrato che anche gli uomini cinesi possono farcela”.
    Il fattore fisico è stato spesso chiamato in causa per spiegare la carenza di risultati dei tennisti asiatici. Le nuove leve cinesi sembrano smentire quest’ipotesi. “Per molti anni, si argomentava del fatto che gli uomini asiatici non fossero abbastanza forti per competere con i giocatori occidentali. E anche qualora ci fossero riusciti, si pensava che sarebbero durati poco perché sono soggetti a infortuni. Zhang è diverso, è alto e forte e gioca un tennis potente. Non ho visto grandi differenze tra il suo diritto e il suo servizio a Madrid rispetto a quello dei migliori giocatori del torneo” conclude il giornalista cinese Bendou.
    Vedremo oggi se il momento magico di Zhizhen riuscirà ad arginare la rinascita di un altro tennista a dir poco “particolare” come Karatsev, un ciclone nel 2021, arrivato nella top15 in classifica, e poi quasi scomparso nell’anonimato la scorsa stagione. Certamente questo quarto di finale è un’occasione incredibile per entrambi. Forse sarà proprio la forza mentale, più che il gioco, a fare la differenza.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Alcaraz può giocare meglio di così?

    Carlos Alcaraz (foto social dello spagnolo)

    “Non scherziamo, non è possibile! Come può Alcaraz giocare così bene, un tennis così completo a soli 19 anni? Chi può fermare questo giocatore fenomenale?”. Così ieri su TennisTv i telecronisti, nel corso dell’incontro dominato da Carlos su Zverev, dopo uno scambio micidiale vinto dal più giovane n.1 della storia moderna con un passante di rovescio stretto straordinario. Un colpo giocato con una naturalezza, nonchalance e facilità totali… se non fosse che la racchetta di Alcaraz ha creato quell’autentica meraviglia dopo un paio di rincorse assassine, trovando una combinazione di angolo, velocità e precisione assolute.
    Non è un “big point” che misura la forza e grandezza del murciano. E nemmeno la vittoria schiacciante su di uno Zverev che dopo il terribile e sfortunatissimo infortunio patito a Roland Garros 2022 stenta a ritrovare il miglior tennis e il suo ritmo, andando ad ondate del tutto instabili e insufficienti a garantirgli vittorie contro i big. Quello che impressiona in Alcaraz è la facilità con cui riesce a controllare sia l’attacco che la difesa, troppo più veloce e aggressivo degli altri. È davvero difficile trovare un difetto nel suo tennis. Ci sono vari aspetti ancora migliorabili, come trovare più punti diretti al servizio, la continuità in risposta, il saper gestire quell’esuberanza che lo porta a rincorse esagerate in rapporto all’importanza del punto o del momento del match – vedi lo stupido infortunio rimediato in allenamento lo scorso gennaio che gli è costato la partecipazione all’Australian Open… Direi anche trovare la calma per reagire quando l’avversario riesce a metterlo “sotto” con tempi di gioco altrettanti rapidi che non gi consentono di controllare e suo piacimento. Ma siamo ai dettagli, per fare la differenza sul resto degli avversari.

    No one man should have all that power ⚡️@carlosalcaraz #MMOpen pic.twitter.com/O3FjuCAm0n
    — Tennis TV (@TennisTV) May 2, 2023

    Fresco, ben allenato, totalmente a suo agio sul rosso veloce di Madrid, dove già l’anno scorso sconfisse prima un ottimo Djokovic al termine di una battaglia clamorosa e poi demolì in finale Zverev, sembra davvero difficile se non impossibile frenare la corsa di Alcaraz al bis nella capitale iberica. Khachanov (suo avversario oggi nei quarti), poi uno tra Coric, Altmaier, Struff, Zhang e Karatsev non sembrano affatto attrezzati non solo per batterlo ma nemmeno impensierirlo più di tanto. E probabilmente nemmeno Tsitsipas, che giusto in finale a Barcellona pochi giorni fa si è arreso piuttosto nettamente di fronte ai tempi di gioco troppo rapidi ed un aggressione continua su quel rovescio che non ne vuol sapere di migliorare, nonostante sia ormai il suo punto debole conclamato.
    Alcaraz quindi favorito d’obbligo anche a Roma e poi Parigi? Lui si dice molto contento del livello di gioco raggiunto, continuando a marciare spedito con grandissima fiducia ma tenendo un profilo discretamente basso. E considera Nadal il favorito per Roland Garros se potrà giocare. “Quando mi sento fisicamente in forma e in fiducia, so che non è facile per i miei rivali, ma non mi sento superiore a nessuno e non sono migliore di nessuno” afferma Carlos dopo la splendida vittoria di ieri. “Sono semplicemente consapevole che l’avversario deve giocare ad un livello molto alto per battermi”.
    Interessante quindi questa considerazione: “L’avversario più difficile? Sei te stesso, riuscire a tenere a bada i propri problemi. Sei da solo in campo, devi essere calmo e positivo, evitare pensieri negativi. Spesso il mio peggior rivale sono stato proprio io, per non aver l’atteggiamento giusto”. Della serie: se resto sereno, positivo, focalizzato, non devo aver timore di nessuno. Tanto facile quanto vero, per quel che si vede in campo.
    È possibile che Alcaraz possa giocare ancora meglio? La risposta è sì, non tanto come colpo singolo per la gestione delle tantissime frecce nella sua faretra. Per quanto Carlos sia già incredibilmente forte e completo, ancora tende a perdersi in certe fasi dello scambio, soprattutto quando è aggredito e non riesce a controllare il tempo gioco. Esattamente come nelle sfide perse contro Sinner.Lui la pensa così: “Il mio livello è cresciuto rispetto alla partita contro Dimitrov, penso che sarà difficile alzare ulteriormente il livello, ma si può sempre giocare un po’ meglio, si può sempre migliorare. I piccoli errori che ho commesso, per quanto pochi possano essere stati, voglio evitarli nel prossimo turno e migliorare. Ma sì, con il livello di oggi in campo posso dire di esser soddisfatto”.
    Zverev nella sfida di ieri non ha ricavato molto dal servizio, anche per la qualità della risposta di Carlos, e soprattutto ha commesso troppi errori in costruzione. Sasha ha colpi di una potenza devastante, ma non ha un grande anticipo, e Alcaraz è stato bravissimo a togliergli esattamente quel tempo di gioco necessario a spingere e generare potenza e precisione. Nella sfida di oggi, Karen Khachanov avrà esattamente lo stesso problema: è di sicuro più in forma del tedesco, ma anche lui per sprigionare la dinamite nel suo tennis ha bisogno di tempo. Difficilmente Alcaraz glielo consentirà, quindi sembra nettamente favorito a tornare in semifinale a Madrid.
    Chi può fermare questo Alcaraz sul rosso, così efficace in spinta con quell’anticipo fantastico e allo stesso tempo tanto forte e resistente in difesa? Giocatori dotati di resistenza, capaci di difendere e ribaltare lo scambio, con ottimi colpi d’inizio gioco e tanto anticipo. Non ce ne sono tanti in giro, e alcuni dei più forti (Djokovic e Rafa) sono KO o in condizioni tutt’altro che buone, assolutamente da verificare. Così che i due rivali più accreditati potrebbero essere Jannik e Holger, altrettanto giovani, forti, affamati di vittorie. Una triade che sembra destinata a governare il tour.
    Non manca molto a Parigi, un torneo che si preannuncia molto interessante. Oltre a Sinner e Rune, forse il pericolo n.1 per Alcaraz sono gli infortuni, visto che quel tennis spinto al limite e un po’ strappato in certe esecuzioni lo sottopone a stress importanti, dato che lui non vuol mollare nemmeno una palla. Stessa cosa anche per l’azzurro e il danese. Il gioco sarà duro, forse a vincere sarà proprio il più resistente.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Masters 1000 Monte Carlo: Sinner cede a Rune nel rush finale del terzo set, dopo una battaglia feroce

    Jannik Sinner a Monte Carlo (foto Instagram)

    Perdere così fa male, dopo un inizio scintillante, dopo aver dominato il primo set con una prestazione eccellente, una progressione di una potenza ed efficacia mostruosa. Purtroppo dall’avvio del secondo set, e poi complice anche un’interruzione per pioggia di 50 minuti, il match di Jannik Sinner nella semifinale del Masters 1000 di Monte Carlo si è complicato terribilmente e Holger Rune è salito, prendendo sempre più smalto e campo, servendo meglio e vincendo con maggior sicurezza i propri turni di servizio nel terzo set, finendo per vincere nel rush finale. 1-6 7-5 7-5 lo score conclusivo a favore del danese dopo quasi 3 ore di battaglia feroce, non sempre tecnicamente al top – tantissimi saranno gli errori finali, più del doppio dei vincenti – ma assolutamente avvincente per agonismo e intensità. Il successo porta il classe 2003 danese in finale, a sfidare Andrey Rublev per il titolo del primo 1000 su terra in stagione. Jannik ha giocato una grande partita, ha lottato con forza fisica, testa e buon tennis contro un avversario altrettanto tosto, bravo a spostare l’inerzia dell’incontro a suo favore dopo un inizio terribile e prevalere in un terzo set carico di tensione.
    Holger è stato fisicamente superiore, è cresciuto via via che il match avanzava, è sembrato più fresco nel terzo set e soprattutto ha gestito meglio la pressione e il discreto caos con gli spalti, da lui voluto e “gestito” per mettere ulteriore pressione all’azzurro. Di sicuro Sinner non ama i contesti del genere, come successe in passato nel match perso (anche quello in rimonta) contro Tiafoe a Vienna. Tuttavia sarebbe ingiusto attribuire ad Holger solo meriti “a-la-Connors”: il contesto l’ha certamente agevolato, ma è corretto sottolineare anche i meriti tattici di Rune. Holger dal secondo set è stato più efficace col servizio, sia per punti diretti che per migliori percentuali in campo, mentre Sinner ha ricavato sempre meno, servendo troppe seconde che poi ha dovuto gestire prendendosi bei rischi, non sempre ripagati. Inoltre l’aspetto tecnico che ha girato totalmente l’incontro a favore del danese è stata la posizione in campo. Era il tema più critico analizzato nel pre-partita, e il campo ha ampiamente confermato la teoria.
    Nel clamoroso inizio di Sinner ha pesato tantissimo la sua abilità nello spingere subito a tutta forzando immediatamente, grazie un servizio efficace, ad una risposta molto profonda ed aggressiva. Colpi d’inizio gioco che gli hanno permesso di liberare la potenza e velocità del suo braccio, soprattutto col diritto, con i piedi molto vicini alla riga di fondo. Rune era con le spalle al muro, non aveva letteralmente il tempo di trovare una contro mossa, era sbattuto fuori dal campo e aggredito da pallate micidiali per profondità, velocità e potenza. Angolate e precise. Una morsa micidiale che l’ha schiacciato. Senza appello. Si aspettava una reazione di Rune, ed è arrivata.
    Holger è stato bravissimo ad approfittare di un paio di errori col diritto di Sinner all’avvio del secondo set. Errori banali, non forzati, in momento in cui c’era tanto vento e pioveva, una combinazione di cose che hanno fatto perdere sicurezza a Jannik. È stato un attimo, ma l’azzurro si è irrigidito, lo si è visto subito da come abbia perso anche la prima di servizio, è il primo segnale di tensione nel suo gioco. In quel preciso momento Rune ha cambiato i suoi drive, ha avuto quel filo di tempo in più per caricare col diritto e col rovescio dei colpi centrali, nemmeno così veloci ma carichi di spin, che sono stati sufficienti ad allontanare dalla riga di fondo l’azzurro. Meno sicuro e con palle meno rette da controbattere, Sinner ha perso il comando del tempo di gioco, ha perso un metro di campo e non è più riuscito a comandare gli scambi, a tirare quelle accelerazioni con i piedi vicini alla riga che erano state mortali per Rune. Un cambio tattico semplice che ha mandato fuori ritmo Sinner all’avvio, incapace di ritrovare con delle variazioni la miglior posizione. Rune ha variato di più, tra top, palle corte, improvvise pallate, mentre Sinner ha continuato a spingere, a cercare grande velocità, ma sbagliando di più e senza l’aiuto del servizio, stasera meno efficace rispetto alle giornate precedenti. Con questa combinazione di fattori avversi, ha perso la posizione ideale, è stato costretto a rischiare molto di più perché Rune ha tirato su un vero e proprio muro difensivo, di grande qualità, e quindi è finito più spesso sotto pressione, sbagliando.
    Era stato bravissimo a riprendersi il contro break nel finale secondo set, ma purtroppo nel 12esimo game ha di nuovo perso il servizio, e il set. Lì la partita si è fatta difficilissima perché nel terzo Rune ha iniziato a servire per primo e ha servito meglio, ha messo grande pressione all’azzurro. Lo dimostrano le sei palle break (MP incluso) strappate in risposta, contro le zero di Sinner. Jannik ha trovato le giocate migliori, le più spettacolari, con più rischio, facendo saltare il pubblico, ma ha anche commesso più errori e spesso si è fatto sorprendere dalle palle corte del rivale.
    È un boccone amaro da mandare giù, perché la partita era iniziata benissimo mostrando una netta superiorità. Ma anche perché se si fosse arrivati al tiebreak, la spinta di Jannik avrebbe anche potuto prevalere sul punto secco. Tuttavia nel terzo set Rune è stato più solido, più forte al servizio e si è meritato il successo. Sinner nonostante la sconfitta si conferma ormai tennista di vertice, pronto alla lotta, irriducibile nonostante un avversario davvero forte e “cattivo” agonisticamente. Dovrà riflettere sulle cause che non gli hanno consentito di riprendere il controllo del gioco, è lì che ha perso la partita. Ne vedremo ancora molte di sfide tra i due. Saranno battaglie avvincenti.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    La seconda semifinale di Monte Carlo 2023 scatta con un discreto vento, un cielo meno minaccioso e i riflettori accesi, e Sinner alla battuta. Rune cerca subito la palla corta, evidente la sua tattica (rivelata anche nell’intervista di ieri sera): non lasciare Jannik colpire da fermo, dal centro, dalla sua posizione preferita. Molto aggressivo l’azzurro, spinta a tutta col diritto pronto a scattare in avanti, e prima palla forte al corpo, meglio non dare troppo angolo in risposta all’avversario. Ottimo avvio per Jannik, 1-0. Anche Rune gioca un buon turno di servizio, più cauto nella spinta, anche per il vento contrario che abbassa le traiettorie. Proprio col vento a favore infatti Sinner nel terzo game ha qualche problema di controllo, come sul 15 pari quando in avanzamento è costretto a una demivolée troppo complicata. Si salva dal 15-30 con una prima Top, e poi vince una schermaglia sotto rete, chiamato avanti dal danese. È importante riuscire a battere Holger in queste giocate sul net, perché mentalmente lo costringe a spingere e prendere più rischi, e con questo vento non è affatto comodo picchiare la palla a tutta. Il diritto di Sinner continua a funzionare a meraviglia, come in tutto il torneo, potente e aggressivo, anche se un po’ meno profondo in quest’avvio rispetto al match contro Musetti perché lavora un filo la palla viste le condizioni. 2-1 Sinner. Molto molto MOLTO bene Jannik nel quarto game: prima tira una pallata di diritto ingestibile inside out sulla palla rallentata dal nastro, quindi costringe Rune e rincorrere dai teloni con un pressing bestiale. 0-30! Ancora un forcing a tutta, comanda Jannik, ha lui in mano il tempo di gioco, e Holger è timido col rovescio, sbaglia. 15-40, prime palle break, per Sinner. Le annulla Rune, un bel servizio e un buono scambio, condotto senza paura. Il BREAK arriva alla terza chance, con un doppio fallo del danese, che sente troppo la pressione della posizione molto avanzata dell’azzurro. 3-1 avanti Jan, 18 minuti. Più dello score, è la sensazione di controllo dei tempi di gioco e della profondità dei colpi, soprattutto con la risposta al servizio, che fa sentire avanti Sinner. Jannik col diritto dal centro fa “le buche per terra”, con una combinazione di precisione e potente entusiasmanti. Corre il via quinto game, 40-0, poi arriva un errore di tocco e un doppio fallo. È il momento di chiudere il game, non rimettere mentalmente in corsa Rune. Ci riesce con una prima al T, imprendibile. Ottimo Sinner, 4-1 in 22 minuti di dominio del gioco. Holger è in difficoltà al servizio, con la prima non riesce a fare la differenza mentre la risposta di Jannik è continua, asfissiante, non lo lascia mai libero di impostare il gioco. 15-40, due chance per il doppio break! Vola via il diritto all’uscita dal servizio di Holger sulla seconda. CINQUE-UNO SINNER. Enorme la differenza di intensità spinta tra i due, tutta a favore dell’azzurro, e non ha sbagliato praticamente niente, nonostante la grande forza impressa sulla palla. Serve per il primo set Jannik, e serve ottime seconde palle, esterne, precise. 40-15 e doppio Set Point Sinner! Rune si avvicina a Bernardes, cadono un po’ di gocce e cerca un’improbabile interruzione (scorretto il danese ad interrompere il ritmo di Jannik così!). Non si fa intimorire Sinner, prima al corpo, due passi avanti e diritto inside out che lascia fermo il rivale. 6-1 Sinner. SPETTACOLARE prestazione, dominante. 58% di prime in campo, ma 12 punti su 14 trasformati, e ancor più impressionanti i punti in risposta. Nullo in pratica Rune in risposta, solo 7 su 24. Nello scambio Jannik ha tenuto sempre l’iniziativa, Rune ha solo rincorso.
    Secondo set, Rune to serve. La pioggia è più fitta, ma squarciata da raggi di sole. Nervoso Holger, un doppio fallo e poi esagera nella spinta col diritto, non gestendo bene il vento, sembra in confusione tattica. Ritrova un paio di prime profonde, 1-0 Rune. Nel secondo game arriva il primo vero regalo di Jannik, un diritto sparato largo. Ne segue un altro, diritto tirato lungo cross, un po’ di fretta nella spinta. 15-40, improvvisamente deve affrontare due palle break. Bene sulla prima: servizio esterno, diritto lungo linea profondo con poco rischio e via avanti a chiudere di volo (quinto punto sulla rete su sette discese). Seconda palla sul 30-40… se la gioca col pilota automatico Jan, diagonale di rovescio in controllo, è Holger a sbagliare per primo e si tira una racchettata sulla gamba, per la frustrazione della chance persa. Un po’ distratto Sinner in questo game, altro errore di volo su di un passante veloce ma centrale. Terza PB Rune. Uff, che rischio.. la risposta di Rune era vincente ma esce di poco, su di una la prima di Jannik profonda. Ancora il diritto tradisce l’azzurro, quarta chance di break da difendere. Lungo scambio, al centro, è Jannik che cerca di uscire con un’accelerazione di rovescio che, purtroppo, esce. BREAK Rune, 2-0 e servizio dopo un game di oltre sette minuti. Il break è arrivato per troppi errori col diritto di Sinner, che inizia male anche il terzo gioco, con una stecca e poi una botta lunga. Sembra aver perso la distanza ideale dalla palla, ora sbaglia per primo nello scambio. La condizioni restano complicate, folate di vento, gocce di pioggia. 3-0 Rune, attento a non sbagliare niente, quasi da “pallettaro d’antan”, mentre Sinner forzando ha sbagliato troppo, perdendo la sicurezza totale dell’avvio. Al cambio di campo il gioco di ferma, Bernardes chiama una pulizia delle righe, diventate scivolose. Rune si avvicina a Mouratoglou ma non può farlo, essendo il coach dall’altra parte del campo. Fa freddo, i due si coprono, attendono. Il gioco è sospeso, i due tornano negli spogliatoi, le righe sono pericolose. Si riparte alle 19.57, dopo 59 minuti, Sinner serve sullo 0-3. Jannik ha ritrovato più precisione nella spinta, il secondo punto è uno scambio micidiale di 28 colpi, vinto dall’azzurro. Ottima la ripartenza di Sinner, quattro punti e resta in scia sul 1-3. Sull’angolo aperto e palla veloce Rune è in difficoltà a contenere Sinner, 30 pari. Smorfie sul viso di Holger, è teso. E infatti sparacchia male col diritto incrociato sulla pallata veloce dell’azzurro, 30-40, palla del contro break! Purtroppo Jannik stecca un diritto. 4-1 Rune, assalto respinto. Il danese rispetto al primo set riesce ad alzare maggiormente la parabola e trovare discreta profondità, questo non permette all’italiano di spaccare la palla, e sbaglia colpi che nella parte iniziale gestiva con totale agio. Con un regalo di Holger su di una seconda non ficcante e poi una bella prima palla, siamo 2-4. È salita la percentuale di prime e di trasformazione di Rune, che si porta agilmente 5-2. In questa fase Sinner non riesce a travolgere di forza il rivale, sbaglia per primo senza tirare a tutta, come se l’errore sulla palla del contro break non sfruttata l’avesse un po’ bloccato. Ottimo Holger ora, non sbaglia più niente nello scambio visto il ritmo minore dell’azzurro, lo chiama pure a rete e si prende il punto. 0-30. È comunque fondamentale tenere questo game di servizio per, eventualmente, iniziare per primo il terzo set. Il servizio aiuta Jannik, 30 pari, quindi ritrova finalmente un grande schema offensivo, rovescio cross velocissimo e via a chiudere di rete con lo smash. 4 punti di fila, e 3-5. Ore Rune serve per il secondo set. Il primo punto è un lungo scambio, non cede campo Sinner ed è Holger a sbagliare. Altro diritto lunghissimo di Rune sulla risposta lenta ma profonda di Sinner. 0-30! Il pubblico è tutto dalla parte dell’azzurro, la tensione è massima. Il Passante di Sinner! Uno lento, difficile da gestire, poi quello lungo linea vincente. 0-40, tre palle del Contro Break!!! Splendido Jannik, grande profondità col rovescio, è Rune a sparare fuori. BREAK Sinner! Che testa l’azzurro, è riuscito mettere grande pressione al rivale, il cui braccio è andato in tilt. Serve Jan sul 4-5. Dura, durissima la partita adesso, si gioca a ottima velocità, nessuno dei due retrocede. Sul 15 pari un pessimo doppio fallo, un regalassimo di Jannik in questa fase così cruciale. Altro duro scambio, sbaglia di rovescio Rune e 15-40, ci sono Due Set Point per il danese. Via il primo, sbaglia di rovescio Holger; BRAVO! Holger comandava lo scambio, molto profondo, ma con diritto cross sposta il rivale, si apre il campo e infila un vincente da tre quarti campo. 40 pari. Si salva Sinner, 5 pari, tre game di fila e rimonta completata (parziale di 13 punti a 5). Rune zittisce il pubblico col dito, gli spalti non gradiscono. “Non aiuti nessuno così” gli intima Bernardes… Continuando a litigare col pubblico, Holger si carica a-la-Connors… trova anche un Ace e si porta 6-5. Inizia male Jannik il dodicesimo game, prima il nastro gli porta via un diritto, poi arriva male su di una smorzata non perfetta, 0-30 e poi 15-40. Altri due Set Point per Rune. Annulla il terzo con una prima al centro; stavolta sbaglia col rovescio Jannik, 7-5 Rune. Si va al terzo set. L’azzurro ha pagato il brutto inizio, ma soprattutto i troppi errori in scambio (25 in totale, tantissimi) e un modesto 57% di punti con la prima, davvero troppo pochi.
    Terzo set, Rune inizia alla battuta. Sembra essersi calmato, spinge con forza e non polemizza con gli spalti. 1-0 Rune. Sui teloni il danese in risposta, il suo game plan ora è scambiare tanto, portare il match sul fisico visto che in difesa ha tirato su il “muro”. Jannik trova un buon game, anche una variazione con la palla corta ottima. 1 pari. Nel quarto game la durezza degli scambi è micidiale, sul 15-30 Sinner ha bisogno di tirare 3-4 pallate per provocare l’errore del rivale, che in questo momento è davvero tostissimo da dietro. Con una bella palla corta sul 30 pari Holger si prende una palla break delicatissima. Ace! Esterno, nel momento più importante. Fa il pugno l’azzurro al suo angolo, la lotta è dura e lui c’è. Con un diritto cross formidabile per angolo e velocità, finalmente Jannik torna a “piegare le gambe” ad un Holger irriducibile. Ma che risposta poi di Rune, per la parità. Altissimo livello in questa fase. NOOO, che errore di Sinner, dopo la palla corta non trova precisione nel passante lungo linea. Altra Palla Break per Rune. Paziente Jannik, con la seconda imbastisce lo scambio e forza l’errore del rivale. Che Battaglia! Punto su punto, un vero braccio di ferro, con Sinner che annulla anche la terza chance di break. Dopo quasi 11 intensi minuti, Jannik trova il punto del 2 pari. Quinto game, inizia male Rune col doppio fallo, quindi subisce un grande attacco dell’azzurro col diritto, chiuso alla perfezione di volo. 0-30! Seconda palla… si prende il rischio Holger col diritto uscendo dal servizio e gli va bene. 15-30. Servizio esterno e poi diritto vincente, molto bene Rune, si porta 3-2. Dopo il sofferto turno di servizio precedente, ora Sinner trova un buon game, con prima sicura e diritto ficcante. 3 pari. La faccia contrariata di Sinner dopo aver sbagliato un affondo sul 15 pari è il segnale evidente di come ogni punto adesso conti tantissimo. Si rifà nel punto seguente, con una rincorsa all’indietro premiata da un passante no-look incredibile. 4-3 Rune, grazie al servizio e tanta forza fisica in campo. Un bel vincente a testa, poi un doppio fallo per Sinner, non ci voleva. 30 pari. Sbaglia col diritto Sinner, e rischia di prendersi pure la palla in testa a gioco fermo per la rigiocata del rivale. Attenzione, palla break sul 30-40, e non c’è la prima in campo… Rischia Rune la risposta, ma sbaglia di metri. La prima non entra più nel game, commette un altro doppio fallo, troppo vivace la seconda. Altra palla break da difendere. La gioca con grande attenzione Jan, spinge senza esagerare, apre a tutta l’angolo e alla arrivare l’errore di rovescio del danese. FINALMENTE torna la prima di servizio, mancava da un po’. 4 pari. Con tanta, tantissima sofferenza e altre due PB cancellate, si entra nel rush finale. Velocissimo Rune, quattro spallate e si porta 5-4. Purtroppo Jannik sul 30-0 sbaglia una volée a campo aperto, poi non tocca bene su di una smorzata – ben eseguita -, un game che pareva liscio si complica terribilmente. Ne esce bene con un lungo linea perfetto, improvviso, non lo giocava da un po’ e sorprende Holger. Altro errore in chiusura, dopo essersi ottimamente aperto il campo. Vantaggi. Rune è a due punti dalla vittoria. Stavolta la palla corta non sorprende Jannik, e con una bella prima in “kick”, siamo 5 pari. Come si cava dalla buca Sinner, nonostante due erroracci, è fenomenale, chiaro segno della forza mentale raggiunta dall’azzurro. Nemmeno il sesto turno di battuta del danese nel set va ai vantaggi, 6-5. Come si salva Sinner nel primo punto del game, una mezza volata incredibile e poi bel riflesso. Un punto pesantissimo, confermato da un servizio vincente. Non fortunato Jannik sul 30-15, il nastro rallenta la sua palla, si avventa e chiude di volo Rune. 30 pari. Scambio duro col rovescio, sbaglia per primo Sinner. 30-40 e Match Point Rune!!! Altro lungo scambio, purtroppo il primo a sbagliare è Jannik col diritto. Game Set Match Rune. Un vero peccato perdere così un match iniziato benissimo, con una superiorità schiacciante. Purtroppo il match si è complicato e nella lotta è venuta fuori la grinta e potenza del danese, sicuramente più scaltro ed efficace col servizio nel terzo set.

    [7] Jannik Sinner vs [6] Holger Rune (non prima ore: 15:30)ATP Monte-Carlo Jannik Sinner [7]655 Holger Rune [6]177 Vincitore: Rune ServizioSvolgimentoSet 3J. Sinner 15-0 30-0 30-15 30-30 30-405-6 → 5-7H. Rune 15-0 30-0 30-15 40-15 40-305-5 → 5-6J. Sinner 15-0 30-15 30-30 40-30 40-404-5 → 5-5H. Rune 15-0 30-0 40-04-4 → 4-5J. Sinner 15-0 30-0 30-15 30-30 df 30-40 40-40 40-A df 40-40 A-403-4 → 4-4H. Rune 0-15 15-15 30-15 30-30 40-30 ace3-3 → 3-4J. Sinner 0-15 15-15 30-15 40-152-3 → 3-3H. Rune 0-15 df 0-30 15-30 30-30 40-302-2 → 2-3J. Sinner 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-401-2 → 2-2H. Rune 15-0 30-0 40-0 40-15 40-301-1 → 1-2J. Sinner 15-0 30-0 30-15 40-150-1 → 1-1H. Rune 15-0 15-15 df 30-15 40-15 40-300-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 2J. Sinner 0-15 0-30 15-30 15-40 30-405-6 → 5-7H. Rune 15-15 30-15 40-15 ace5-5 → 5-6J. Sinner 0-15 15-15 15-30 df 15-40 30-40 40-40 A-404-5 → 5-5H. Rune 0-15 0-30 0-403-5 → 4-5J. Sinner 0-15 0-30 15-30 30-30 40-302-5 → 3-5H. Rune 15-0 15-15 30-15 40-152-4 → 2-5J. Sinner 15-0 30-0 30-15 30-30 40-301-4 → 2-4H. Rune 15-0 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 A-401-3 → 1-4J. Sinner 15-0 30-0 40-00-3 → 1-3H. Rune 15-0 30-0 40-0 40-150-2 → 0-3J. Sinner 15-0 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 40-A0-1 → 0-2H. Rune 15-15 30-15 30-30 40-300-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1J. Sinner 15-0 15-15 30-15 40-155-1 → 6-1H. Rune 15-0 15-15 15-30 df 15-40 30-404-1 → 5-1J. Sinner 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 df3-1 → 4-1H. Rune 0-15 0-30 15-30 ace 15-40 30-40 40-40 40-A df2-1 → 3-1J. Sinner 15-0 15-15 df 15-30 30-30 40-30 40-40 A-401-1 → 2-1H. Rune 15-0 30-0 30-15 40-151-0 → 1-1J. Sinner 0-15 15-15 30-15 40-150-0 → 1-0
    0 ACES 45 DOUBLE FAULTS 565/116 (56%) FIRST SERVE 56/86 (65%)42/65 (65%) 1ST SERVE POINTS WON 38/56 (68%)29/51 (57%) 2ND SERVE POINTS WON 16/30 (53%)11/14 (79%) BREAK POINTS SAVED 4/7 (57%)16 SERVICE GAMES PLAYED 1518/56 (32%) 1ST SERVE RETURN POINTS WON 23/65 (35%)14/30 (47%) 2ND SERVE RETURN POINTS WON 22/51 (43%)3/7 (43%) BREAK POINTS CONVERTED 3/14 (21%)15 RETURN GAMES PLAYED 1613/27 (48%) NET POINTS WON 15/25 (60%)19 WINNERS 2044 UNFORCED ERRORS 4171/116 (61%) SERVICE POINTS WON 54/86 (63%)32/86 (37%) RETURN POINTS WON 45/116 (39%)103/202 (51%) TOTAL POINTS WON 99/202 (49%)216 km/h MAX SPEED 222 km/h193 km/h 1ST SERVE AVERAGE SPEED 196 km/h148 km/h 2ND SERVE AVERAGE SPEED 161 km/h LEGGI TUTTO

  • in

    Lo schema provato da Sinner a Monte Carlo

    Jannik Sinner

    Uno degli aspetti più intriganti del frequentare un torneo è la possibilità di vedere i giocatori in allenamento. Ancor più a Monte Carlo. I capi dedicati al training di Sinner, Djokovic e compagnia si trovano nelle terrazze più alte del Country Club, in posizione meravigliosa baciata dal sole e più al riparo dal vento rispetto al centrale e al campo due. Ieri un’orda di appassionati ha pacificamente invaso quei courts, ci voleva tutta la concentrazione di Jannik Sinner per restare focalizzato sulla palla e sul lavoro tecnico e tattico, perché il baccano di ragazzi e non toccava punte davvero notevoli…
    Medvedev e Rublev si sono allenati insieme, ma dopo una ventina di minuti di scambi discreti, perlopiù diritto vs diritto, i due hanno un po’ “svaccato”, facendo a gara a chi toccava la smorzata più corta e spettacolare, ridendo e abbassando di brutto i ritmi. Cervara osservava il mare e Daniil parlava più con la moglie Daria, seduta in panchina, che col coach.
    Interessante invece ammirare Ben Shelton, finora mai visto dal vivo. Impressionante l’esplosività muscolare del ragazzo, scattava sulla palla con una potenza e reattività micidiale. È un atleta naturale, potente, elastico, un po’ disordinato per come spesso approccia la palla, come se volesse spaccarla ad ogni colpo. Ha fatto una sessione di servizio e affondo molto precisa: due tubi di palle nel rettangolo del servizio, uno all’angolo esterno, il secondo sulla riga laterale più arretrato. Quello era il target da colpire, con un servizio non così veloce ma terribilmente carico di effetto “kick”, con la palla che saltava altissima, e via dentro con un attacco di diritto in contro piede, cercando la rete con due passi più simili a due grandi balzi. Notevole l’effetto, la sua palla salta altissima rimbalzando dopo il servizio… Visto dalla rete del campo è stato piuttosto impressionante, il ribattitore avrà “da divertirsi”…
    La parte più interessante del giro tra i campi di allenamento è stata osservare il lavoro tattico di Jannik Sinner. Dopo molti mesi, il nostro talentoso Top10 torna sul “rosso”, forte di una prima parte di stagione eccellente. Jannik sta dimostrando match dopo match, torneo dopo torneo, il profondo lavoro svolto negli ultimi mesi sul piano atletico e tecnico, che lo ha reso sempre più tosto e competitivo. Sotto gli occhi vigili di coach Vagnozzi, Sinner ha provato uno schema da terra classico: dal centro lo sparring giocava una palla piuttosto profonda, centrale, bella carica di spin, che costringeva Jannik a fare un passettino all’indietro per trovare lo spazio per colpire. Il diritto di Sinner era altrettanto carico di spin, veloce e assai profondo, un colpo che gli consentiva immediatamente di riprendersi lo spazio perso all’indietro; quindi un immediato passo vigoroso in avanti, altri due passi sulla palla più corta dello sparring e via una bordata micidiale col diritto cross dal centro, praticamente imprendibile, o ritornata così corta da essere chiusa senza problemi. Lo stesso schema è stato provato anche col rovescio, identico ma attaccando col rovescio cross. Più lavoro col diritto a dire il vero.
    Una tattica classica ma sempre efficace quando ben eseguita perché ti consente di guadagnare campo e aprire gli angoli avendo allontanato l’avversario dalla riga di fondo. Con la potenza dei due fondamentali di Sinner e l’intensità messa in campo, reggere questo pressing sarà una discreta gatta da pelare per tutti.
    Vagnozzi durante il lavoro osservava molto e parlava poco, consigliando a Jannik di stare attento alla chiusura della testa della racchetta a fine movimento, per terminare  lo slancio il più “rotondo” possibile. C’era concentrazione, applicazione, sudore ma anche ottimi risultati in quella sessione di lavoro. Il ritmo imposto da Sinner, osservato da un metro, è impressionante, come l’uscita della palla dalle sue corde. Jannik ha sempre avuto un tennis intenso, ma col lavoro è riuscito a portarlo su livelli stellari.
    Potente, sicuro, sciolto e continuo, questo Sinner 2023 sembra prontissimo ad esplodere la sua classe anche sul rosso. Non resta che ammirarlo qua a Monte Carlo e poi negli altri tornei, dove sarà certamente uno dei giocatori da battere.
    da Monte Carlo,Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    JC Ferrero racconta Alcaraz: “Non so quanti Slam vincerà, ma sono sicuro che lascerà un segno importante”

    Juan Carlos Ferrero con Carlos Alcaraz

    Juan Carlos Ferrero ha parlato del suo assistito Carlos Alcaraz in una lunga intervista concessa al collega francese Cedric Rouquette, nella quale ripercorre gli inizi con un “Carlito” 12enne, passato alla sua accademia per un torneo junior, fino ai giorni nostri, l’essere n.1 del mondo e accostato ai più grandi dell’epoca moderna. Il pensiero di Ferrero è fluido, preciso, analizza le situazioni e risponde in modo chiaro, convinto della forza del suo giovane pupillo e della strada che stanno facendo insieme. Questo è il punto focale della loro avventura finora straordinaria: vanno nella stessa direzione, si fidano l’uno dell’altro e le discussioni sono sempre costruttive verso l’obiettivo di eccellere. Potrebbe sembrare banale, ma non lo è affatto, visto che il rapporto tra coach e giocatore è spesso molto complesso da costruire e mantenere nel tempo. Molto interessante anche il pensiero del campione di Roland Garros 2003 in merito al tennis di oggi: troppa potenza cercando di chiudere il punto senza alcuna flessibilità o capacità tattica. Un gioco monocorde dal quale ha cercato di allontanare il più possibile il suo assistito, che in effetti ha gioco davvero offensivo e vario. Fu bellissimo infatti osservare i due in allenamento nelle mattine delle NextGen Finals 2021: scambi a grande velocità, ma anche continui stop and go. Parlavano, gesticolavano, si muovevano sul campo mimando colpi e schemi di gioco. Venivano provati, definiti, ma anche più volte cambiati, per inserire novità e rendere il suo tennis sempre più completo e imprevedibile. Gli occhi di JC brillavano mentre lo osservava dall’angolo del campo. Forse, immaginava già di vederlo colpire in una finale importante, pregustandosi un futuro radioso.

    “Quando giochi non pensi a fare l’allenatore in futuro” inizia Ferrero, focalizzandosi sul proprio percorso da coach. “Tutto è partito dall’aver fondato e diretto un’accademia (ad Alicante, in Spagna), quando ancora ero in attività. Questo è stato forse il modo ideale per preparare il passo successivo dopo il mio ritiro. Essere il direttore di quest’accademia, vedere i giocatori lì, dare loro consigli, è stato probabilmente un modo per iniziare a essere coinvolto nell’allenamento. Il primo periodo della mia carriera da allenatore è stato con Alexander Zverev, sei mesi nel 2017-2018. È stato bello, un modo per me di tornare sul Tour dopo cinque anni. È stata una grande esperienza e mi ha fatto pensare che avrei dovuto essere coinvolto in un progetto più completo, più difficile, allenare e preparare un ragazzo di grande talento. È stato un bel traguardo, ho potuto preparare le mie conoscenze di allenatore con queste esperienze”.
    Molto decisa la risposta di JC su quel che è diventato il tennis negli ultimi anni: “In questo momento sento che ci sono troppi tennisti che “distruggono” il gioco, non costruiscono il punto. Colpiscono, colpiscono, colpiscono, il più velocemente possibile, per finire il punto. Allo stesso tempo, volevo formare Carlos in un altro modo, stiamo cercando di fare del nostro meglio in questo scopo“.
    Uno dei punti di forza di Alcaraz per Ferrero è il saper giocare in molti modi: “La prima cosa che ho intravisto osservando un giovane Carlos è come poteva essere adattato. È molto difficile trovare un giocatore a cui puoi dire di giocare in modi molto diversi, e poi riesce a farlo in partita. Esempio: per battere Daniil Medvedev nella finale di Indian Wells, abbiamo fatto un piano, e questo piano non era normalmente un piano che Carlos ha sempre. Era un po’ simile, ma non uguale. Carlos è stato in grado di eseguirlo e vincere, anche nettamente. Una delle cose più belle è successa quando aveva 15 anni e già si allenava con giocatori molto più bravi di lui, come Dominic Thiem a Rio de Janeiro. In quel momento Thiem era molto forte, Carlos un ragazzo, ma ha adattato la sua velocità alla velocità di Thiem, che era molto più veloce di quanto normalmente colpisse. Pochissimi possono farlo”.
    Il fatto di essere più imprevedibile rispetto a un Djokovic o un Nadal è un punto di forza, ma pericoloso: “È così bello poter giocare in tanti modi, ma può anche essere una trappola. Quando era più giovane, usava tutte le sue opzioni ma non nell’ordine giusto. In quel momento potevo dire qualcosa di molto preciso a Carlos, ma non avevo idea di cosa sarebbe successo dopo in campo. È difficile giocare con l’ordine giusto quando si hanno tutti questi strumenti. Essendo più maturo ora, più esperto, riesce a mettere tutto insieme e funziona, anche se continuiamo a lavorare. Il suo tennis è lontano dall’essere al 100% del proprio potenziale“.
    Alcuni pensano che Alcaraz sia l’incarnazione del tennista “2.0” perché racchiude punti di forza di Djokovic, Nadal e Federer. Ferrero è cauto, ma… “Lui non ha copiato nessuno, possiamo dire che prendere i migliori esempi disponibili per aggiungerli al tuo gioco, è assolutamente corretto. Il movimento di Federer, la mentalità di Nadal e così via. Cerchiamo di prendere dettagli dai giocatori quando pensiamo che siano super bravi, per aggiungerli al nostro gioco. Ma sai, Carlos ha dovuto sentire in passato che era il nuovo Nadal, ecc… Era molto pesante come aspettativa da reggere. In un certo senso eravamo così orgogliosi, sì, che la gente lo pensasse, ma non era facile per lui e per me sentirlo dire tutto il tempo. L’unica cosa che posso dire è che pensa in grande. Molti giornalisti mi chiedono se può vincere 22 Slam. Non lo so. Quello che so è che è in grado di fare grandi cose per il tennis. Lasciamolo giocare e provare. Se vince il secondo Slam, gli chiederemo quando sarà il terzo. Sarà sempre una grande pressione. Quindi può fare come hanno fatto gli altri? Non lo so, ma sono sicuro che lascherà un segno importante“.
    Si torna al momento in cui i due sono conosciuti: “Aveva 12 o 13 anni quando l’ho visto per la prima volta. Stava giocando nella mia accademia, un torneo che abbiamo. La gente parlava già di lui. ‘C’è un ragazzo che gioca in modo diverso in queste categorie, fa cose strane’. Così sono andato a vederlo. Era così magro, non aveva alcuna forza! Ma si vedevano già le palle corte, amava andare a rete, giocava anche un po’ di chip-and-charge sulle risposte, era diverso perché provava a fare gioco, non solo a vincere. Non era un classico giocatore di 12 o 13 anni. Quello mi colpì subito. Poi dopo qualche tempo arrivò il momento di decidere se allenarlo. È stata una decisione importante da prendere. Era l’opposto di quello che ho vissuto con Zverev in passato. Non era più una vita di jet privati e hotel di alto livello. Ho parlato con mia moglie e la mia famiglia. Una cosa che mi ha aiutato è che viveva a un’ora da casa mia. E il suo manager, Albert Molina, è un ragazzo che conosco da molto tempo. Ho un ottimo rapporto con lui. Costruire un progetto dall’inizio è stato qualcosa di importante per me. La famiglia ha detto OK, siamo partiti. Non sono stato io a chiedere di allenarlo, è stato il manager, è venuto, ha chiesto se il progetto poteva funzionare per me perché sapeva che era qualcosa di diverso da Sascha. Si vedeva che Carlos giocava davvero bene, ma sapevamo di dover costruire tutto, costruire una squadra, preparare la famiglia, ecc. La cosa più importante, da quel momento, è stata che abbiamo costruito una squadra fantastica intorno a lui”.
    La squadra intorno a Carlos è per Ferrero uno dei punti di forza: “Il preparatore fisico e il fisioterapista sono della mia accademia, Juanjo Moreno e Alberto Lledo. C’è anche Alejandro Garcia a Murcia. Albert Molina è il manager. La psicologa è Isabel Balaguer. Juanjo Martinez è il medico. Le persone della mia accademia sono state coinvolte contemporaneamente a me”.
    Ferrero è convinto che il rapporto tra i due sia una delle chiavi del loro successo: “Cervara (coach di Medvedev, ndr) dice che il tennis in sé è la parte più facile del lavoro? Ha ragione. La connessione con il giocatore è decisiva. Allenare deve essere più importante che colpire palle, portare asciugamani, fare esercizi. Devi parlare assolutamente di tutto con il tuo giocatore. Se parli solo di tennis fai un burnout… La nostra relazione, io e Carlos, è così al 100%. Se litighiamo? È normale. Ha il suo carattere, forte. Per essere un buon giocatore, è decisivo averlo. Una cosa che ha veramente è che pensa in grande. ‘Sono in grado di farlo’, questa è la sua mentalità. Mi diceva sempre quando sentiva di essere pronto a vincere qualcosa di nuovo. Ogni passo, mi ha detto. ‘Penso che ora sono pronto’. Me lo disse prima di vincere un Futures quando aveva 15 anni. Quando si è sentito pronto per vincere un Grande Slam, me l’ha detto di nuovo ed è successo”.
    Ferrero pensa che il confronto sia decisivo, senza malizie o voglia di rivalsa da entrambe le parti, anche quando qualcosa non è andato come sperato: “Certamente ci sono cose che so che accadranno in futuro perché ci sono già passato. A volte gli ho detto che avrebbe sbagliato facendo certe scelte. Ha comunque preso la sua direzione e a volte ho dovuto finalmente dirgli ‘Te l’avevo detto’. Ma non se la prende perché tra di noi il rapporto è limpido. Ecco come stanno le cose: lo lascio anche libero di sperimentare le cose perché è ancora così giovane e solo così impara”.
    Da quel che si vede in campo, la curva di apprendimento di Carlos Alcaraz tende davvero all’infinito…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO