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    Il Buenos Aires Lawn Tennis Club rinnova i diritti per l’ATP 250 per 10 anni e punta al 500 dal 2025

    L’impianto dell’ATP 250 di Buenos Aires (foto La Nacion)

    Arrivano interessanti notizie dall’argentina in merito ai tornei sudamericani e possibili sviluppi nel calendario ATP. Secondo quanto riporta il ben informato quotidiano della capitale La Nacion, il Buenos Aires Lawn Tennis Club, circolo più prestigioso del paese, e Tennium, società proprietaria dell’ATP 250 di Buenos Aires, hanno raggiunto un accordo per continuare insieme per 10 anni l’organizzazione del torneo nella capitale albiceleste, annunciando grandi investimenti nelle strutture che inizieranno già nei prossimi giorni, con l’obiettivo concreto di salire a categoria 500 già nel 2025.
    L’edizione 2023 del torneo è stata assai fortunata, con la presenza e vittoria del formidabile n.1 Carlos Alcaraz. Il giovane iberico ha confermato agli organizzatori la volontà di tornare a Baires per difendere il titolo nel 2024, felicissimo dell’esperienza vissuta e convinto della crescita della “leg” sudamericana.
    L’ATP per permettere il salto di categoria ha richiesto una serie di importanti migliorie all’impianto del club capitolino, fornendo così un importante assist a Tennium, società entrata nel torneo nel 2017 con l’idea di “modernizzare l’evento” e portarlo al massimo livello possibile. BALTC insieme a Tennium ha già approvato molti lavori all’impianto: gli spogliatoi saranno ridisegnati con accesso diretto al campo; verrà realizzata una nuova sala VIP, di circa 500 mq; verranno installati nuovi impianti di refrigerazione; saranno ristrutturate le zone relax e commerciali per il pubblico con nuovi servizi e aree ristorazione, come le pavimentazioni esterne dello stadio e le cabine di trasmissione per i media. Sarebbe importante anche ampliare la capienza del secondo campo, ma su questo al momento non sono state fornite comunicazioni.
    I lavori dovrebbero iniziare già lunedì prossimo e dureranno circa cinque mesi, quindi l’edizione 2024 del torneo, che scatterà il prossimo 12 febbraio 2o24, dovrebbe già presentare la struttura ridisegnata. Prima, sempre al BALTC come sede, è confermata la Coppa Davis tra Argentina e Lituania (16 e 17 settembre), ma i lavori in corso non dovrebbero essere un ostacolo. Invece il WTA 125 di Buenos Aires, anch’esso organizzato da Tennium, è in programma il prossimo novembre ma si giocherà al Tenis Club Argentino, nel quartiere Palermo della capitale.
    L’accordo a lungo termine tra il club e la società proprietaria della data ATP è decisivo per puntare alla crescita gerarchica: passare ad ATP 500. Non ci sono stati annunci in merito, ma se ne parla da moltissimo tempo e il via libera ai lavori di ampliamento lascia supporre che l’upgrade si possa realizzare già nel 2025, visto che l’ATP punta decisa ad avere in calendario due tornei di quella categoria in America Latina il prima possibile, per attirare i migliori giocatori in Sud America a febbraio e così ampliare visibilità e mercato in un’area considerata strategica per la disciplina. Un nuovo 500 in Argentina affiancherebbe quello di Rio di Janeiro.
    In realtà, molti in Argentina sognano un Masters 1000, un torneo che possa far tornare davvero in auge il tennis albiceleste a livello organizzativo e mediatico, ma la situazione è discretamente complessa ed arrivarci a breve sembra un’utopia. Infatti da un lato ci sono enormi pressioni dai paesi arabi per aver un evento di massima categoria, con impianti di fatto già pronti ad ospitarlo (Dubai o Doha potrebbero passare a 1000 senza alcun problema strutturale), a meno che i ricchissimi fondi sauditi non puntino direttamente ad organizzare le Finals quando scadrà l’accordo con Torino; dall’altro lato i problemi sono anche finanziari – i costi per organizzare un M1000 anche a livello di garanzie bancarie sono altissimi – e tecnici, poiché portare un “mille” sulla terra in America Latina vorrebbe dire “costringere” tutti i migliori a parteciparvi, con poche settimane dopo la doppietta Indian Wells – Miami sul sintetico, tornei che al momento sembrano impossibile da spostare in calendario. A meno di una vera e profonda rivoluzione, con il “sunshine double” spostato all’inizio dell’autunno, in barba ai tornei asiatici. Tutto molto, molto complicato.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Le 10 cose che resteranno di Wimbledon 2023

    Carlos Alcaraz (foto Getty Images)

    King Carlos, il nuovo Re
    A soli 20 anni Alcaraz aveva già siglato record storici, il più importante l’esser diventato il più giovane n.1 del ranking ATP (da quando è calcolato al computer) dopo la vittoria a US Open 2022, suo primo Slam. Ma la vittoria ai Championships di ieri segna un passo ancor più importante. Decisivo. Ha imparato i segreti “dell’erba dal 2002” in un batter d’occhio, ha vinto il torneo più importante battendo quello che è unanimemente considerato il più forte e vincente dell’epoca moderna. Ancor più, COME l’ha battuto. Si è preso in faccia un uppercut degno di Mike Tyson nel primo set, si è rimesso in piedi meglio di Rocky Balboa e ha alzato il livello. Rimontato nel quarto, è andato a prendersi tutti i punti più importanti nel quinto, vincendo tecnicamente, fisicamente, mentalmente contro quello che è il migliore per tecnica, resistenza fisica e soprattutto testa. Sconfiggere così il 7 volte campione del torneo, sbarcato a Londra in condizioni eccezionali, va oltre l’eccezionale. È la certificazione che il mondo della racchetta ha un nuovo Re. Non c’entra l’esser già n.1, no. Per tutti Djokovic era il vero n.1, il più forte. Ieri c’è stato il sorpasso. Alcaraz stellare, bellissimo da veder giocare, divertente come tennis e come persona. Che gli Dei del tennis lo conservino a lungo, perché nelle sue mani lo sport è in ottime mani.

    Una finale leggendariaNon sempre, purtroppo, la finale del torneo più importante è la partita più bella dell’anno. Sarà quasi impossibile scalzare la finale di ieri da match del 2023. Spettacolo, adrenalina, colpi mozzafiato, cambi di rotta, lotta, tiebreak, durata, psicodrammi… Ogni palato è stato accontentato, chi voleva la lotta, chi i colpi vincenti, chi l’incertezza. Djokovic ha fatto di tutto per non perderla, è partito forte, è andato sotto e si è ripreso. Alzi la mano chi, all’inizio del quinto, pensava che Carlos potesse girarla di nuovo. Fantastico come sia andato sopra a “Nole”, fisicamente e mentalmente, riuscendo di nuovo ad alzare l’asticella della competizione, il rischio dei suoi colpi, efficace e mani banale. Il match è storico, per mille motivi. Djokovic è tutt’altro che finito, a US ci sarà nuova grande sfida, ma è indubbio che questo successo segna un passaggio di consegne e una partita che ricorderemo, come la finale di Becker ’85, Agassi ’92, o il Federer-Sampras del 2001.

    Bentornato MatteoIn casa Italia la nota più bella, pari alla semifinale di Sinner, è il ritorno di Matteo Berrettini. Rivedere il nostro amatissimo campione così efficace, veloce e potente sull’amatissima erba di Church Road è stato inatteso e straordinario. Dopo le secche di mesi e mesi di vere e proprie torture, con ancora negli occhi la terrificante sconfitta di Stoccarda con l’amico Sonego, vederlo ripartire proprio battendo “Sonny” e poi martellare come nel 2021 contro avversari davvero forti è stato bellissimo. Di nuovo veloce nell’approcciare la palla, solido al servizio, sicuro col diritto in spinta e pure migliorato nel rovescio. Una bellezza. Adesso solo sperare che questo maledetto fisico lo lasci in pace. Bentornato Matteo, quanto sei mancato…

    La prima semifinale Slam di SinnerIl “capitolo Sinner” è sempre bello complesso in ogni torneo, tanta è l’attesa sul nostro top10. Che dire, ha giocato un buonissimo torneo, approdando alle semifinali da n.8, quindi missione compiuta. Fortunato nel sorteggio? Sì, ma gli altri non sono avanzati nel torneo per caso, quindi averli battuti tutti è un merito. Quante volte i vari Federer, Nadal e Djokovic hanno avuto vere autostrade sino ai match decisivi? Chi vince ha sempre ragione. Jannik è stato non sempre a tutta – difficile esserlo – ma ha confermato di aver preso la strada giusta. La semifinale con Djokovic ha mostrato quanto sia vicino all’eccellenza, ma allo stesso tempo quanto i suoi equilibri siano ancora instabili. C’è ancora parecchio da lavorare, tra fisico, tenuta della prestazione al massimo, servizio che deve diventare ancor più incisivo. La crescita di Sinner è continua, questa è solo la sua prima semifinale Slam. Avanti tutta.

    Jabeur, quanto conta la testaChe dolore veder perdere così Ons Jabuer in finale. Che colpo al cuore assistere impotenti al suo pianto a dirotto col “piattino” in mano. Ci credeva, eccome. Era l’occasione di una vita, l’è sfuggita di mano purtroppo per suoi demeriti. Non ce ne voglia l’ottima Vondrousova, non ha rubato niente la ceca, anzi è andata a riprendersi con gli interessi la sfortuna di qualche infortunio di troppo. Ma Ons ha gettato alle ortiche un bel vantaggio in ogni set, mostrando in campo un tecnica, varietà e qualità nettamente superiori, ma una fragilità mentale preoccupante, forse non rimediabile. Chissà se alla tunisina capiterà ancora un’occasione così….

    Eubanks, le favole ogni tanto…Chris Eubanks meriterebbe un capitolo a se stante. L’americano è un gran personaggio, una sorta di mosca bianca in un tour dove domina l’opposto delle sue qualità. Ha disputato uno Wimbledon quasi in trance, dopo aver vinto il primo torneo in carriera, sempre su erba. Che sapesse giocare a tennis lo sapevamo tutti, e l’avevamo anche scritto con gli ottimi approfondimenti sui giocatori emergenti scritti da Antonio Gallucci. Ma che arrivasse a disputare uno Slam chiudendo gli occhi, sorridendo e tirando tutto con questa giocosa sfrontatezza no, non se l’aspettava nessuno. Nemmeno lui. Ha terminato il suo torneo con 315 punti vincenti. Pazzesco. È la dimostrazione di quanto Wimbledon abbia qualcosa di magico e diverso, anche con quest’erba un po’ piatta dei nostri tempi. È la dimostrazione di quanto a livello Challenger ci sia tantissima qualità pronta ad esplodere. È la dimostrazione di come credere nelle proprie qualità, anche se sei un po diverso da tutti, sia la forza che può farti sognare ad occhi aperti. Bravo Chirs!

    Musetti2024No, il buon “Lori” non organizzerà un bel niente l’anno prossimo (o almeno non lo sappiamo!), ma la sensazione è che alla prossima edizione di Wimbledon il talento di Carrara potrebbe sorprendere ancor più. Quest’erba dei nostri tempi sembra fatta a pennello per le sue qualità, e il torneo l’ha dimostrato. Musetti ha imparato a correre sui prati, e per giocarci bene è “costretto” a cambiare atteggiamento e alcuni meccanismi al suo tennis. È spinto ad andare oltre a quelli che sono attualmente i suoi principali limiti: no attendismo tattico, entrare prima nella palla, servire e rispondere con massima attenzione, giocare ordinato. Questo torneo non solo gli ha regalato le prime vittorie in carriera ai Championships, ma aperto nuovi orizzonti. Ha dimostrato a se stesso di poter giocare bene su erba, che il suo tennis deve tendere a tempi di gioco più rapidi, ad un focus totale sui colpi d’inizio gioco.

    Shot Clock, così a che serve?27, 30, 35. Anche 37 secondi prima di servire. Più volte nella finale di Wimbledon il più forte di tutti, Novak Djokovic, ha servito prendendosi tutto il tempo del mondo, nonostante ci sia una regola piuttosto chiara, per chi gioca e soprattutto per chi è appollaiato sul seggiolone, vede il gioco meglio di tutti e dovrebbe tendenzialmente farla rispettare… Niente contro il serbo, campione epocale, ma questa situazione è intollerabile. Ancor più perché chi ruba tempo al servizio si prende tempo per rifiatare, per ossigenare i muscoli (e badate bene, studi accuratissimi dimostrano che anche pochi secondi fanno la differenza…), per concentrarsi. E far perdere ritmo l’altro, mandandolo in bestia. Connors e Lendl, per dirne due a caso, c’hanno costruito e condotto una carriera, ma i loro tempi la regola non c’era. Ora c’è, ma non viene applicata. Visto che ci governa il gioco ama la tecnologia, allora perché non mettere un bell’avviso acustico che scatta allo scoccare del tempo, e punto perso. E via. Nessuna discrezionalità su di una regola banale e che tutti dovrebbero rispettare…

    Anticipare orario d’inizio dei matchPiù volte il torneo è andato in difficoltà quest’anno. Stranissimo per la solitamente efficace organizzazione dei Championships. Qualche scelta poco comprensibile di apertura e chiusura del tetto, un’erba spesso umida che ha fatto scivolare più volte i giocatori e non la stessa decisione su come comportarsi tra un campo e l’altro. Una cosa tuttavia dovrebbe cambiare assolutamente, e già dal 2024: l’orario di inizio dei match. Novak è stato chiaro, e ha ragione: si deve iniziare prima, 1h, anche 2. Il torneo è tarato su una storia di match da erba, mediamente rapidi. Hanno deciso di rallentare così tanto il gioco che ormai si scambia, tanto e i match maschili di oltre 4 ore sono la normalità. Se vogliono tenere questi orari, beh, velocizzino di nuovo il gioco, sarebbe prendere i canonici due piccioni con una fava…

    Svitolina, mamma volanteUltima nota per l’avventura di Elina Svitolina ai Championships. Mamma nemmeno un anno fa, torna con una wild card ed è la tempesta del torneo. Lasciando perdere l’annosa problematica dei rapporti con le (tante) rivali russe-bielorusse, Elina si è completamente ritrovata. Grandi appoggi sull’erba, colpi fluidi e molto aggressiva, anche più di quanto era ai vertici del tour rosa, in campo a tratti volava. Si è presa la grande soddisfazione di mandare in bambola il tennis ancora un po’ anchilosato sui suoi schemi di Iga Swiatek, vera n.1 ma non certo sull’erba. Magari la sorpresa dell’anno prossimo sarà Caro Wozniacki, altra mamma in rampa di lancio per il rientro…

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    Wimbledon, finale maschile: prevarrà la solidità di Djokovic o l’esuberanza di Alcaraz?

    Carlos vs Novak, la finale di Wimbledon 2023

    La migliore finale possibile. Sfogliando stamattina la stampa internazionale e i siti tennistici più autorevoli, Djokovic vs. Alcaraz è considerata all’unanimità la sfida più attraente per il match più importante della stagione, la finale di Wimbledon 2023. Non solo perché si affrontano i primi due tennisti in classifica, ma perché questa partita potrebbe essere molto importante anche per il proseguo della loro nascente rivalità. Tutti ci ricordiamo come è andata a Roland Garros un mese fa: grande intensità, una lotta testa a testa fino al crollo del giovane iberico, in preda ai crampi per troppa tensione. Può capitare, ancor più quando hai un tipo di tennis così esplosivo e spinto al limite da far bruciare al tuo corpo una quantità di energia spropositata, superiore allo sforzo energetico necessario alla competizione stessa. Sicuramente Carlos ci starà lavorando col suo ottimo team, perché se vuoi battere il tennista più forte e “duro” dell’epoca moderna in uno Slam devi essere consapevole che la tua prestazione al massimo – o molto vicino – deve durare a lungo, almeno tre ore, quasi quattro. Mentalmente è stata un’esperienza assai formativa, quindi non mi aspetto alcun crampo per Alcaraz oggi. Ma tipo che partita potrebbe essere? Su cosa si giocherà il match?
    Fisico e testa saranno decisivi, come sempre in una finale con l’asticella della competizione posta ad un nuovo record del mondo, da siglare con una prestazione top. Difficile pensare ad una partita in tre set, con un dominio netto di uno dei due. Novak nel torneo è stato spesso al limite della perfezione, con rarissimi cali di tensione e la sensazione che in diverse partite abbia spinto proprio poco, al massimo a un 70% delle sue potenzialità. Qualche momento di calo l’ha invece vissuto Carlos, come per esempio il terzo set della semifinale. Non potrà assolutamente permetterselo, perché se esiste al mondo un tennista capace di resistere “sotto”, approfittare del primo spiraglio ed entrare nella testa dell’avversario è esattamente “Nole”. Un killer sportivo come poche altre volte abbiamo ammirato nella disciplina.
    Vista l’estrema solidità di Djokovic, la serenità mostrata in tutto il torneo forte della vittoria a Parigi, la voglia arrivare allo Slam n.24 impattando così il record all-time di Margaret Court nel femminile, e pure ottavo Wimbledon come Roger, beh, è lui il favorito. Se dovessi spendere un pronostico per il match odierno, Djokovic in 4 set, magari con uno o due tiebreak. Tuttavia Alcaraz non parte affatto battuto. Per assurdo l’aver perso a Roland Garros sarà un suo punto di forza. Pochi giovani imparano così in fretta come l’allievo di JC Ferrero. È una spugna per come assorbe informazioni e migliora. L’anno scorso sui prati era una sorta di pesce fuor d’acqua. Nella sconfitta patita contro il nostro Sinner era in palese difficoltà negli appoggi, nel gestire i tempi di gioco, nel tarare la forza dei propri colpi e degli attacchi, facendo una discreta confusione. Quest’anno sta giocando con tutt’altra sicurezza e ordine. Sull’erba giocare ordinati è fondamentale. Creare sì, improvvisare no, devi riuscire ad alternare soluzioni e giocate con un’idea dietro non relativa al punto in sé ma all’andamento del match. Sorprendere l’avversario per fargli cambiare schemi che funzionano e posizione in campo nella quale governa i suoi ritmi. Esattamente come sta facendo Djokovic: scambia a medio ritmo, ma quando è in gestione e vince i punti, alza il ritmo per far sì che il rivale non trovi la contro misura a quella velocità. Poi viene a rete, proprio quando aveva alzato i ritmi, per abbassarli di nuovo e spezzarli all’avversario. Non sono mai cambi causali, è tutto orchestrato alla perfezione. È una delle sue forze. È uno dei motivi per il quale è fortissimo, imbattuto nel torneo dal lontanissimo 2017…
    Dal punto di vista tecnico, tanti sono le fasi di gioco importanti, ma ce n’è una che prevale su tutto il resto e sarà determinante: il servizio di Djokovic vs. la risposta di Alcaraz. I numeri del torneo sono chiari: Novak ha vinto l’82% di punti con la prima di servizio, dato migliore nel torneo; Carlos ha vinto il 34% di punti in risposta sulla prima dell’avversario, dato migliore del torneo. Chi vincerà questa battaglia, vincerà la partita. Tutto il resto è contorno, tutto il resto ruoterà intorno a questa situazione. Se Alcaraz riuscirà a trovare risposte così potenti e continue da strappare molte palle break e convertirle, allora vincerà. Se Novak riuscirà a tenere la massima parte dei suoi game, Carlos non ha chance.
    Inoltre è molto interessante un’analisi su come Novak gestisce le palle break. Il risultato mostra la straordinaria forza mentale e tattica del più forte. Novak sulle palle break nelle quali serve a sinistra, non tira quasi mai forte. Sceglie percentualmente la traiettoria esterna per poi spingere a tutta sul diritto dell’avversario; oppure alterna un servizio non così rapido e profondo al corpo, che costringe il ribattitore  a fare un passo in diagonale in avanti (era a coprire lo slice esterno…) e difficilmente riesce a colpire con forza e trovare profondità. Appena inizia lo scambio, Djokovic sfida il diritto, a grande velocità. Perché lo fa? È matto? Tutt’altro! Sceglie di giocare contro il colpo mediamente più forte del rivale per due motivi: 1) stimola l’avversario a tirare “troppo forte” per fare il punto spaccando tutto – in questo Alcaraz dovrà stare particolarmente attento, visto che tende a sbracciare fin troppo in questa situazione, come il toro che vede rosso…. – 2) lo fa perché “Nole” è consapevole della sua forza nel contenere la bordata dell’avversario, che dopo aver colpito forte ha meno equilibrio, e viene pizzicato in corsa dal serbo dall’altro lato, quello meno forte, e costretto a colpire in una posizione scomoda, spesso fuori equilibrio. Colpire forte nel punto forte, spingere l’altro a tirar ancor più forte ma visto che non ti fa il punto, viene poi costretto a giocare in corsa dove è meno sicuro. Scacco Matto.
    Alcaraz al contrario sarà chiamato ad una partita terribilmente offensiva, su grande velocità, con una risposta super aggressiva la ricerca ossessiva del punto. Non può accettare di scambiare ai ritmi di “Nole”, ma nemmeno buttarsi avanti su ogni palla. Servirà energia, ma anche misura. Perché se concedi troppo, l’altro non lo batti mai.
    Molti altri sarebbero i temi da analizzare, ma è bello anche assistere a una finale del genere senza troppe altri informazioni, godendo di una partita che promette molto spettacolo per il netto contrasto tra di due, nello stile di gioco, nella personalità, nella tattica. Ci sono tutti gli ingredienti perché la finale di Wimbledon 2023 sia un match davvero interessante. Se Alcaraz vincesse, impedirebbe a Djokovic di puntare al Grande Slam stagionale e potrebbe trarne enorme fiducia per il resto delle loro battaglie, magari già a NY a settembre.
    Sarebbe stato bello aver Jannik in campo, purtroppo è andata male. La sensazione è che ci sarà un po’ meno da tifare, ma che ci divertiremo comunque. Buona finale a tutti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Respira profondo e senti la bellezza che ti circonda, Jannik…

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    7-5 6-2. Il tabellone del Centre court più famoso al mondo segna questo score quando Jannik Sinner si siede sulla sua panchina, è in vantaggio di due set nei quarti di finale di Wimbledon 2022. Al di là della rete c’è semplicemente il più forte, il campione in carica, imbattuto nel torneo dal 2018, Mr. Novak Djokovic. Il mondo tennis è incollato alla tv, o aggrappato alle sedie del centrale, potrebbe accadere qualcosa di grosso, e totalmente inatteso. Con un tennis di una velocità, angolo e profondità formidabile, il 20enne azzurro è a un set dall’estromette dai Championships il migliore, soverchiato dalla quantità di accelerazioni di Jannik, tratti impotente, a tratti incredulo. Da sempre si respira qualcosa di magico su quel campo, solo chi ha avuto il privilegio di entrarvi lo può capire. Non solo vincere, ma anche il giocare o banalmente assistere dal vivo a un incontro nel “tempio” della disciplina è un’esperienza diversa da tutto quel che l’appassionato o professionista trova e prova nell’arco della lunga stagione, attraversando i 4 angoli del globo. L’atmosfera è elettrica.
    Djokovic si guarda svogliatamente intorno, non una smorfia. Infila dritto nella pancia dello stadio, toilette break. Dopo pochi minuti torna in campo, e inizia un film completamente diverso. Forse si è rinfrescato, forse si è solo guardato negli occhi davanti allo specchio degli spogliatoi e ha detto “cambiamo marcia”. Purtroppo per Sinner dall’avvio del terzo set la musica cambia. Novak alza il livello, non sbaglia più niente, ogni suo colpo diventa più profondo, più veloce, più efficace. Serve meglio annullando le ottime risposte dell’azzurro nei primi due set; comanda lo scambio e sposta Jannik a destra e a manca. Si prende palla dopo palla il campo e soprattutto la testa del giovane italiano. Tira su il cosiddetto “muro”, rimonta sino a vincere al quinto set, volando verso l’ennesima coppa di Wimbledon. Sinner esce sconfitto, per merito dell’impennata di qualità del fortissimo rivale, capace di migliorare sensibilmente ogni fase della sua prestazione, andando ad incidere su ogni minima incertezza e calo del giovane avversario. È anche una grande lezione per Jannik: se vuoi vincere uno Slam, devi essere in grado di tenere al massimo il tuo livello per tanto, tantissimo tempo. Non basta una partenza sprint o un allungo fantastico quando l’avversario è il più tosto e duro mentalmente.
    Perché ripercorrere quel che accadde un anno fa sul Centrale di Wimbledon per presentare la sfida n.2 ai Championships tra Jannik e Novak? Perché la funzione principale della storia è quella di ricordare e dare strumenti affinché le cose future possano andare diversamente, quando si è insoddisfatti di quel che accadde. O almeno provarci. Già, provarci… Jannik domani ci proverà di nuovo, con tutte le sue forze. Ha maturato un anno in più di esperienza ad alto livello, vinto grandi partite, viene da cinque vittorie consecutive nel torneo, ha modificato il servizio con risultati interessanti. Rispetto a dodici mesi fa ha inserito qualche novità nel suo gioco, conosce assai meglio le peculiarità dell’erba, dove il suo tennis di pressione sembra funzionare discretamente bene quando riesce a giocare sciolto e liberare la velocità del suo braccio. Le vittorie portano fiducia, andrà in campo senza niente da perdere. Tutti fattori positivi. Basteranno? La sensazione è che non solo Djokovic sia nettamente favorito, ma che servirà un suo “piccolo contributo” affinché l’azzurro riesca a compiere il miracolo, vincere ed issarsi in finale, quella che sarebbe la sua prima finale Slam. E la sensazione è che Novak stia così bene dal punto di vista fisico, tecnico e mentale che non avrà alcuna voglia di concedere niente a Jannik.
    Anzi, rivivere la storia potrebbe giocare proprio a favore del serbo. Se l’anno scorso entrò in campo non dico con sufficienza ma forse non temendo più di tanto Sinner, beh, stavolta non concederà nemmeno una briciola, è probabile che parta a tutta per far sentire subito la sua presenza. Avrà certamente visto e studiato Jannik nel torneo, e tirato la seguente conclusione: Sinner ha fatto meraviglie in vari fasi delle sue vittorie, ma appena si è irrigidito sentendo pressione, il suo miglior tennis è andato a gambe all’aria, perché solo producendo il massimo della spinta con braccio decontratto rende al massimo, “spacca” la palla con accelerazioni a velocità proibite e trova anche precisione. Criticare Sinner giunto in semifinale a Wimbledon può apparire ingeneroso, ma è corretto affermare che ha toccato un livello di gioco a tratti stellari reggendosi su equilibri ancora instabili. Lì passa la crescita, riuscire a gestire meglio i momenti “no”, le piccole fasi di down, cercando azzerarle o ridurle al minimo. Quando hai di fronte un Djokovic, non te lo puoi assolutamente permettere.
    Sinner per provare a vincere domani dovrà sfoderare la partita perfetta, a meno che Djokovic non sia per qualche motivo in cattiva giornata, o per assurdo senta lui la pressione (e difficilmente accadrà). Tenere almeno il 65% di prime in campo è il mantra per Jannik, altrimenti… no match. E altrettanto importante trovare il modo di rispondere tanto non solo per iniziare lo scambio. Questo è il punto tecnico più difficile, perché “Nole” sui prati grazie al lavoro con Boris prima e Goran poi ha messo su un servizio poco appariscente ma clamorosamente preciso. Con variazioni continue e zero punti di riferimento ha mandato k.o. un Federer stellare nel 2019, ha vinto quella mitica finale principalmente con questo. Jannik dovrà provare a bloccare, a tenere la palla bassa e non rendere facile per Novak il primo colpo dopo al servizio, quando l’equilibrio è ancora precario (e non sempre lui esce bene dal movimento del servizio). Bloccare e quindi alternare con una risposta ad alto rischio, incisiva, a costo di sbagliarne sì, ma per mettere pressione al servizio del rivale. Jan ha una buona risposta, ma domani dovrà eccellere. Come per la percentuale di prime, se risponde in modo conservativo o poco aggressivo, no match. Purtroppo.
    Non solo colpi d’inizio gioco. Djokovic è forte in tutto, non ha punti deboli. Ma anche lui ha limiti “umani” nei recuperi, quindi Sinner dovrà attaccare l’angolo, a costo di aprire il campo e subire delle infilate. Non ha molto senso starsene lì a tirare a campare, nessuno ha la resistenza a media velocità di Novak, pertanto meglio cercare lo scontro frontale, visto che la velocità di palla che può generare Sinner è notevolissima. Braccio sciolto, fiducia nel proprio rovescio, soprattutto quello lungo linea – e invece nel torneo ne ha rischiati pochi! – perché se c’è una fase tecnica nella quale Djokovic non è eccezionale è quando è costretto a correre a destra e tirare su palla molto bassa. Lì può farti il colpo eccezionale, e in quel caso… bravo lui, ma è un’esecuzione meno sicura di altre. Nel torneo Jannik ha trovato spesso delle bordate cross di diritto pazzesche per combinazione di angolo e velocità, questo colpo deve funzionare a tutta. È indispensabile. Altrettanto indispensabile che Sinner non vada in confusione tattica. Djokovic potrebbe esser così forte da non riuscire a “sfondarlo”, ma rischiare giocate per lui ancora a basse percentuali come le discese a rete potrebbe diventare un boomerang totale. Forse meglio la smorzata, fintando un attacco col diritto, ma senza esagerare perché “Nole” legge bene il gioco. “Nole”, purtroppo, è forte in tutto….
    Ci sarebbero anche altri aspetti che si potrebbero analizzare, ma meglio fermarsi qua. Sinner ha davanti l’impresa massima, pari al battere Nadal (sano) a Roland Garros. Molto difficile che ci riesca, Djokovic è davvero favorito, sta benissimo, ha da poco vinto lo Slam n.23, è sereno e focalizzato perché l’eventuale Grande Slam stagionale è ancora in piedi, e lui ne è pienamente consapevole. Speriamo di assistere ad una bella partita, e che Jannik giochi al suo meglio, senza paure, senza braccio bloccato, sfruttando tutta l’eccezionalità del momento. Divertendosi, come ogni giorno gli dice il suo coach Darren Cahill, perché giocare sul Centre court è un privilegio e non vale la pena buttare tutto alle ortiche sabotandosi per troppa pressione. Darren è uno che la vende lunga, conosce benissimo il gioco e ora anche Jannik. Ha capito alla perfezione che il nostro per eccellere deve sentirsi comodo in campo. Guarda le tribune Jan, guarda quell’erba sotto i tuoi piedi, respira profondo e senti la bellezza che ti circonda. Chiudi gli occhi e pensa solo a godertela. Chissà…
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    Una società ha analizzato i decibel degli “urlatori” in campo. Chi sono i più rumorosi?

    Maria Sharapova, una delle “regine” del grunting

    I tabloid britannici sono famosi per articoli a dir poco “particolari”. Stavolta dal Regno Unito arriva una storia che riguarda il mondo del tennis. Una società di betting (sicuramente per aver una discreta pubblicità) si è rivolta ad un gruppo di analisti di file audio passando loro ore ed ore di registrazioni di incontri tennistici degli ultimi anni, maschili e femminili, per rilevare quali siano i giocatori e le giocatrici che urlano più forte in campo.
    Perché i tennisti grugniscono? Non esiste una spiegazione univoca al “grunting”. Secondo alcuni tecnici e commentatori, i giocatori emettono delle grida dopo aver colpito la palla perché questo migliora la loro concentrazione, altri parlano di tecniche di respirazione, altri ancora di un rilascio di energia a fine colpo, come una molla che si scarica e quindi poi diventa più facile da ricaricare. I più maliziosi pensano che le urla dopo aver colpito siano solo una tecnica per distrarre gli avversari, con un impatto tecnico sul gioco praticamente nullo. Certamente molto dipende anche da “come” si grugnisce, e da quanto dura l’urlo. Nell’ultima edizione di Roland Garros, per esempio, in più partite ha colpito come Sabalenka, dopo l’impatto con la palla, arrivasse ad emettere delle grida talmente prolungate da continuare fino… all’impatto dell’avversaria! Fatto questo al limite del gioco disturbato.
    Jimmy Connors e Monica Seles sono stati considerati in passato una sorta di “inventori” del genere, ma in realtà ci sono sempre stati, con una tendenza all’aumento negli ultimi anni. Martina Navratilova era tra le più critiche a riguardo, con un’argomento tutt’altro che peregrino: “l’urlo dell’avversaria non mi permette di capire il suono della palla sulle sue corde, e quindi l’effetto conferito al colpo, questo non è sportivo” tuonava all’epoca la super campionessa di origine ceca, davvero attenta ad ogni dettaglio in campo, suoni inclusi.
    In passato proprio i grugniti di Monica Seles furono all’attenzione della critica e vennero già attentamente misurati, superando di poco i 90 decibel; Maria Sharapova nel suo periodo di massimo splendore agonistico la superò nettamente, arrivando a ben 103 decibel. Il record, o almeno quello più forte mai misurato, resta quello della portoghese Michelle Larcher de Brito, talento giovanile poi non mantenuto a livello Pro, con l’incredibile misura di  109 dB durante Wimbledon 2013, quando aveva solo 16 anni. Pazzesco.
    Ma chi sono oggi i più rumorosi (e, aggiungiamo quindi fastidiosi) in campo ai nostri giorni? La classifica del tabloid 365 è stata stilata sugli attuali top30 e per potenza – ma il dato numerico non è stato comunicato nell’articolo – e divisa tra il servizio e i colpi di scambio. Tra gli uomini, il super grugnito è quello di Carlos Alcaraz. Il più giovane n.1 della storia secondo la ricerca emette un urlo perfettamente udibile nel 100% dei suoi servizi e 4 volte su 5 nei colpi in scambio. Praticamente sempre. Seguono a breve distanza Borna Coric, Felix Auger-Aliassime, Taylor Fritz e Karen Khachanov. Curioso che non sia nella top5 Andrey Rublev, uno dei grugniti “top” dei nostri giorni (tempo addietro il sito ATP aveva girato una curiosa clip con i colleghi si burlavano di lui proprio per le sua urla…).
    Tra le ragazze invece domina proprio Aryna Sabalenka, con urla fortissime su ogni servizio e praticamente dopo ogni colpo di scambio. La segue, dietro di centesimi, la brasiliana Beatriz Haddad Maia, quindi Maria Sakkari, Veronika Kudermetova e Ons Jabeur. Del resto Sabalenka fu protagonista di una scena curiosa agli Australian Open 2018: nel corso di un suo match contro Ash Barty, le sue urla erano talmente forti da spingere – per ritorsione forse…- diversi spettatori a imitare i suoi grugniti, tanto che la giudice di sedia di quel match chiese gentilmente agli spettatori di abbozzarla per non peggiorare la situazione, tra le risate generali della Rod Laver Arena. Chi di urlo ferisce…
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    Finale Roland Garros: Ruud può sconfiggere Djokovic?

    Casper Ruud, giocherà la terza finale Slam in carriera

    La risposta alla domanda del titolo è… molto, molto difficile, ma la bellezza dello sport sta anche nella possibilità della sorpresa. Casper Ruud oggi avrà di fronte una scalata proibitiva, sconfiggere sul Chatrier il più forte – per titoli vinti – dell’epoca moderna, pronto a dare la zampata n.23 per titoli Slam, sarebbe il record all-time a livello maschile. Inoltre, avendo già vinto gli Australian Open, resterebbe in corsa anche per un Grande Slam stagionale che ha assaporato due anni fa, quando Daniil Medvedev sull’Arthur Ashe gli impedì di completare un’impresa suprema che già stava accarezzando.
    Il bilancio degli Head to Head tra Novak e Casper recita un pesante 4-0 a favore del serbo, e 2-0 sul “rosso”, entrambe due vittorie in semifinale al Foro Italico (2020, 2022). L’ultimo confronto risale alla finale del Masters di Torino, una vittoria secca per Djokovic, anche se si giocava in condizioni indoor, dove il gap tra “Nole” e quasi tutti gli altri è ancor più netto.
    Cosa può fare Ruud per vincere? Ha qualche asso nella manica? Sicuramente il norvegese arriva alla finale con un crescendo di condizione molto importante. Dopo un’avvio di stagione terribile, figlio di un grave errore di valutazione nella preparazione, da lui ammesso candidamente, ha lentamente ritrovato buone sensazioni. Proprio dalla terra battuta di Estoril, l’amato rosso, primo bel torneo giocato in stagione e vinto (decimo in carriera), il suo tennis ha ricominciato a macinare profondità, continuità nella spinta e sicurezza. Era diventato un “regolarista falloso”, un contro senso che l’ha portato a nulla di buono. A Roma già si è rivisto un buon Ruud, ancora non al massimo, ma più efficace e convinto. Quei piedi veloci sono tornati a girare intorno alla palla per portarlo a spingere in sicurezza col diritto e imporre bei ritmi, con i quali mettere sotto discreta pressione i rivali. L’impennata di qualità è arrivata proprio qua a Parigi, dove in effetti aveva affermato di voler arrivare al meglio. Avrà anche sbagliato preparazione, ma intanto il suo obiettivo era tornare a giocarsi la Coppa dei Moschettieri, e in finale è arrivato. Quindi davvero complimenti.
    Ruud a mio avviso avrà due punti di forza nel match odierno contro Djokovic: l’esperienza di due finali già disputate, anche se perse, e il poter scendere in campo senza niente da perdere. La sua pressione sarà pari a zero, perché qualora perdesse nuovamente contro Djokovic, la sconfitta sarebbe nell’ordine delle cose, dei valori assoluti tra i due. Resta da vedere se questo potrà essere abbastanza per stroncare la resistenza dell’agonista più duro e feroce del tour, uno che ormai si programma alla perfezione e riesce ad arrivare ai grandi appuntamenti al meglio. Forse proprio una certa pressione potrebbe essere il vero punto a sfavore di Djokovic. Ricordiamo cosa accadde a NY21 in finale.
    Si gioca sulla terra battuta, la superficie forse meno amata da “Nole”, ma tecnicamente Casper non sembra possedere armi per scardinare il gioco del serbo. Non c’è un singolo colpo con il quale possa sbaragliare il rivale, né il servizio, tanto meno la risposta, e nemmeno col suo forcing col diritto potrà lasciare fermo il rivale, c’è riuscito poche volte Alcaraz venerdì… Quindi, ha già perso? No, ma per farcela Casper dovrà disputare una partita monumentale per resistenza nello scambio, pazienza, forza fisica e mentale. Alla fine il tempo ha dimostrato che Djokovic su terra perde quando non sta bene, quando trova un rivale con colpi talmente potenti da lasciarlo fermo (un Wawrinka), un tennista che riesce a spezzargli il ritmo e mandarlo in confusione tattica (e questo non è mai Ruud), o un giocatore altrettanto duro e resistente nella lotta, che alla fine ne ha di più e lo supera come corsa e spinta in scambi infiniti, meglio se con tanta rotazione. Quest’ultimo identikit si chiama Nadal, il grande assente, l’unico che l’ha battuto nella maggior parte degli scontri su terra battuta. Se Ruud mai riuscisse a diventare un piccolo Rafa per resistenza, corsa, precisione nelle sue difese e capacità di resistere, allora magari potrebbe portare la partita su di un piano fisico talmente duro da mettere in crisi il serbo e magari stroncarlo dopo ore e ore di rincorse. Ruud è un bellissimo atleta, ma che riesca in un’impresa del genere sembra improbabile.
    La sensazione è che Djokovic alla fine vincerà, e lo farà anche discretamente bene. La speranza è che ci sia una partita divertente, a concludere un torneo che ha detto molto e che potrebbe nuovamente lanciare “Nole” verso il sogno Grande Slam stagionale, in barba alla NextGen, ai talenti emergenti e compagnia bella.
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    Zverev: “Ritrovare fiducia è stato difficile. Ora spero di giocare ancora due partite nel torneo”

    Alexander Zverev (foto Getty Images)

    Analizzando il tabellone di Roland Garros 2023, i possibili accoppiamenti teorici dei quarti di finale e le potenziali “mine vaganti”, è stato discretamente facile prevedere che il giocatore più pericoloso al di fuori dai top8 era Alexander “Sasha” Zverev. Il tedesco è scivolato indietro nel ranking ATP dopo la ben più grave scivolata patita lo scorso anno, sul Chatrier, in semifinale contro Rafael Nadal. Era in corso una battaglia feroce, palla su palla, di una potenza e “violenza” agonistica totale. Il super campione di Maiorca a fatica conteneva le bordate del tedesco. Dopo oltre due ore e mezza di lotta, si arriva al secondo tiebreak del match. Rafa è “paonazzo”, sente la fatica, sembra più fresco Sasha. Purtroppo il destino si è messo si è messo di traverso e ha rovinato un match epico: su di un normale recupero verso destra, la caviglia di Zverev resta impigliata nella terra del campo, una storta terribile e caduta fragorosa. Le urla di Alexander fanno subito capire che è una distorsione grave, la partita è finita lì. Esce in lacrime, in carrozzina, sotto gli applausi delusi e preoccupati degli spalti. Torna in campo con le stampelle, per salutare il rivale e il pubblico. Una vera disdetta, perché la partita non doveva finire così ed era tutt’altro che finita… la sensazione che il tedesco ne avesse di più e alla lunga avrebbe potuto farcela era netta.
    C’ha messo mesi a tornare in campo e altrettanti a ritrovare condizione e fiducia. Non ha disputato una buona stagione 2023 Zverev, ritrovarsi è stato difficile. Ma è bello che l’abbia fatto proprio a Parigi, dove il suo calvario era iniziato. Nessuno potrà cancellare il dolore e la sofferenza di quei mesi, passati tra operazioni per ricostruire i tendini lesionati della caviglia e tutto il resto, ma adesso può sorridere rilassato e raccontare come stia vivendo un torneo che l’ha rimesso dove merita di stare: tra i migliori.
    Zverev nei quarti ha sconfitto in quattro set l’ottimo Tomas Etcheverry di questo torneo, il vuoto nuovo del momento, dotato di un tennis molto interessante. Una vittoria che porta Sasha di nuovo in semifinale, e stavolta la sua ambizione è chiara, giocare ancora due partite nel torneo, sbarcare per la prima volta a giocarsi la coppa dei Moschettieri, contro il vincente della super sfida Alcaraz-Djokovic.
    “Tomas sta giocando un tennis incredibile. Mi ricorda molto Del Potro: il suo diritto, soprattutto il modo in cui lo colpisce. È un giocatore incredibile, è molto giovane”, ha detto Zverev dopo la vittoria di ieri. “Penso che se continua a giocare in questo modo suo troveremo spesso nei quarti di finale dei tornei importanti. Penso che possa vincere grandi tornei. Non auguro altro che il meglio per lui. Spero che possa continuare così”.
    Zverev è stato felice di poter giocare di giorno, suggerendo che le partite serali non sono nelle sue corde: “Le condizioni durante il giorno sono assai migliori per me. La palla è più veloce, rimbalza molto più alta, quindi penso che per il modo in cui gioco a tennis sulla terra battuta le condizioni più veloci siano decisamente migliori per me. Giocando di notte devo adattare tutto il gioco. Sono al Roland Garros e sono felice, non c’è nient’altro di cui parlare. Penso di aver meritato di vincere. È stato l’anno più difficile della mia vita. Amo il tennis con tutto il cuore. Amo lo spirito competitivo e questo mi è stato tolto un anno fa. Ora voglio disputare ancora due partite qua”, conclude Zverev.
    Il rientro è stato più difficile del previsto: “Sì, poter giocare senza dolore è stata la chiave, ci è voluto più tempo del previsto. Tuttavia, all’inizio della stagione, in Australia giocavo ancora su una gamba sola. Poi penso che fino a Indian Wells, Miami, a volte soffrivo ancora. Non ero in grado di allenarmi normalmente. Non ero in grado di fare le cose che volevo. Ci vuole anche del tempo per sentire di nuovo la fiducia nella tua gamba per scivolare sul campo, essere in grado di muoverti come prima. Per fortuna, ormai è nel passato”.

    We love seeing you back on court
    Bring on the semis, @AlexZverev #RolandGarros pic.twitter.com/hFs7ncwDHE
    — Roland-Garros (@rolandgarros) June 7, 2023

    Lo aspetta una semifinale non facile contro un redivivo Ruud, che ha sconfitto Rune per la quarta volta su cinque confronti diretti. Sembra tornato assai più pimpante il norvegese, di nuovo sicuro nell’aggredire la palla col diritto e più costante nello scambio. I confronti diretti tra Zverev e Ruud vedono il tedesco in vantaggio per 2-1, ma si è sempre giocato sul sintetico. Chi sarà il favorito su terra? Non facile dirlo. Zverev ha ritrovato una buona efficacia nei suoi colpi, ma è parso ancora un po’ indietro come costanza nella spinta e sicurezza in risposta; nemmeno Ruud tuttavia è attualmente a livello spaziale dello scorso anno, quando non sbagliava praticamente mai nello scambio e fargli il punto era una vera impresa. Sarà una partita probabilmente equilibrata e grande occasione di rilancio per entrambi. Forse proprio l’aspetto mentale potrebbe essere decisivo, ancor più se dovesse andare in scena una grande battaglia.
    Tutti gli occhi degli appassionati saranno puntanti sulla semifinale della parte alta del tabellone, ma anche la sfida tra Ruud e Zverev potrebbe essere una partita molto interessante.
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    Roland Garros: un tabellone equilibrato, Sinner dalla parte di Medvedev

    Jannik Sinner si allena a Roland Garros (foto Antonio Fraioli)

    Nella suggestiva sede dell’Orangerie sono stati sorteggiati i tabelloni dell’edizione 2023 di Roland Garros. Analizzando il draw maschile, la prima parola che viene in mente è “equilibrato”. Guardando i possibili percorsi dei favoriti, tra teste di serie e primi turni, nessuno sembra avere la classica “autostrada” o nemmeno un percorso terribilmente accidentato. I teorici quarti di finale sono i seguenti:
    Alcaraz – Tsitsipas
    Djokovic – Rublev
    Rune – Ruud
    Sinner – Medvedev
    La strada del nostro n.1 azzurro è discreta nei primi turni ma con un potenziale ottavo di finale molto complicato. Infatti Jannik trova all’esordio il francese Muller, quindi il vincente di Altmaier – Huesler (che sul rapido sarebbe anche pericoloso), e al terzo turno uno tra Dimitrov e Ruusuvuori. Poteva andare assai peggio, evitate le mine vaganti più pericolose all’avvio, ma negli ottavi potrebbe essere partita vera e durissima contro Sasha Zverev, che sul Chatrier l’anno scorso ha lasciato una caviglia e chissà pure un pezzettino della coppa… o Tiafoe. Il tedesco stenta a ritrovare il suo miglior tennis, ma potrebbe vincere i suoi primi tre match e salire di condizione, diventando avversario teoricamente assai scomodo. Sinner sorprese Zverev nel suo esordio nel torneo, i “fuochi artificiali” del 2020, quando sbarcò nei quarti e impensierì più di ogni altro avversario Rafa Nadal nella corsa al suo 13esimo titolo al Bois de Boulogne. Da allora è passato molto tempo, Sinner è molto cresciuto, Zverev non è al massimo, ma resta una partita da prendere con la massima attenzione. In caso di approdo nei quarti, potrebbe arrivare la settima sfida contro Medvedev. Il bilancio al momento è terribile per l’azzurro: sei sconfitte in altrettante partite, le ultime due nelle finali 2023 di Rotterdam e Miami. Mai però si sono affrontati sul “rosso”, chissà che Jannik non possa giovarne.
    Chissà, perché il Medvedev ammirato al Foro Italico ha giocato meglio di tutti, da campione. L’aveva detto prima dell’avvio del torneo capitolino, non amerò mai la terra battuta ma più ci gioco, più gioco meglio. Con un nuovo Setup delle corde e scarpe diverse, Daniil ha finalmente capito come frenare sul rosso, e la differenza si è vista immediatamente. Quel tennis titubante e mai incisivo in difesa del passato è stato cancellato, ora il russo riesce a difendersi, contrattaccare, dominare i tempi di gioco come sul duro. E allora la faccenda si complica per tutti – Jannik incluso – perché pochi sono lottatori come Medvedev, pochi sanno vincere come Medvedev. In caso si arrivi a questa sfida, sarà un grandissimo match, e grande occasione per Sinner per una vendetta sportiva che cova da tempo. Ce la farà? Lo speriamo, ma dipenderà molto da come Jannik arriva a Parigi. Servirà la potenza nelle gambe e intensità nella spinta ammirata a Monte Carlo o meglio ancora lo scorso marzo, quando giocò davvero molto bene. Il Sinner titubante un po’ scarico di Roma non può ambire a chissà cosa.
    Il favorito del torneo Alcaraz ha un slot di tabellone molto tranquillo. Speriamo possa incrociare Arnaldi al terzo turno, ma Matteo dovrà prima sbarazzarsi di un cliente ostico all’esordio, Galan, uno che il rosso lo conosce benissimo, e quindi eventualmente Nakashima o Shapovalov. La speranza è che negli ottavi possa giocarsi un nuovo capitolo di Alcaraz vs. Musetti. L’azzurro (tds n.17)  ha pescato il “furibondo” Ymer all’esordio e poi Shevchenko, che tanto ha impressionato vs. Sinner a Roma, fino a trovare Norrie o un qualificato. Non sarà per niente facile per il toscano battere il coriaceo britannico, ma è esattamente il salto di qualità a cui è atteso Lorenzo in un torneo Major. N.18 del mondo, sull’amata terra, non deve temere un Norrie, ma affrontarlo convinto di poterlo battere. Quest’edizione di RG ci dirà molto del momento e crescita di Musetti.
    Fognini ha pescato teoricamente “male”, Auger-Aliassime, ma in realtà il canadese è in una fase assai grigia. Speriamo nel’upset che farebbe tornare il ligure protagonista, se lo meriterebbe davvero. È lo slot di Tsitsipas, che ha un buon tabellone, ma quest’anno stenta a vincere i big match, contro i top10 è andato davvero male. Questo Roland Garros ci dirà se il greco ha tennis e testa per ritornare a battere i migliori o rischia seriamente di esser sorpassato da Rune, sempre più in rampa di lancio.
    Nel secondo quarto di finale partendo dall’alto, Djokovic è certamente il favorito. Al terzo turno potrebbe trovare Davidovich-Fokina, non esattamente la stabilità fatta tennista ma come potenza e attitudine alla terra era certamente uno da evitare come prima testa di serie. Potrebbe essere una grossa battaglia fisica, che ci dirà “quanta ne ha” il serbo, apparso ancora non al meglio a Roma, ma certamente in crescita rispetto alle pessime versioni ammirate sul rosso nei primi tornei. Se Djokovic sale di condizione, potrebbe far saltare il banco, con buona pace di tutti, record assoluto di Slam annesso. È uno scenario tutt’altro che improbabile, attenzione a dare Alcaraz come netto favorito. La giovane età con la relativa esperienza e qualche giornata no che ancora vive, potrebbe pensare non poco sulle spalle dell’attuale n.1.
    Rublev vs. Khachanov potrebbe essere l’ottavo più duro, in tutti in sensi, con Wawrinka (o Evans) come potenziale guastafeste. O Lorenzo Sonego, che ha pescato Shelton (miglior testa di serie possibile, oggettivamente) e quindi il vincente del derby francese Mandarino-Humbert, prima di sfidare potenzialmente Andrey in un 3t molto intrigante.
    Manca da analizzare il quarto di finale della parte bassa capeggiato da Rune e Ruud. È stata la semifinale di Roma, pochi giorni fa. Casper è in evidente ripresa, ha fatto finale a Parigi l’anno scorso. Sarebbe stupido tagliarlo fuori a priori dai favoriti, ma la crescita di Rune è piuttosto impressionante, quindi tutto lascia pensare che il semifinalista di quella parte di tabellone potrebbe essere proprio lui. Cerundolo negli ottavi non è affatto un avversario semplice, probabilmente più pericoloso di Fritz, che ha giocato discretamente sul rosso ma la cui tenuta 3 su 5 a Parigi è tutta da verificare.
    Vedremo gli abbinamenti di qualificati azzurri. Intanto, bravi!
    Sensazioni generali: con tabellone tutto sommato “onesto”, conterà moltissimo come i migliori arriveranno alla seconda settimana. Roland Garros è un torneo duro, con condizioni piuttosto variabili, anche per colpa della sessione serale e non solo. Vincere alcuni primi turno di slancio, senza far troppa fatica, sarà molto molto importante. Per tutti, Alcaraz e Djokovic inclusi. Speriamo che Sinner arrivi allo scontro con Medvedev, sperando per una volta di assistere a un film diverso. Del resto, se Jannik vuol vincere uno Slam, battere Medvedev deve rientrare non nell’impresa ma nella normalità delle cose. 
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