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    Parigi 2024: Musetti lotta un set, poi Djokovic sale in cattedra. L’azzurro a caccia del bronzo vs. Auger-Aliassime

    Lorenzo Musetti (foto Getty Images)

    Dura un set il sogno di Lorenzo Musetti di battere Novak Djokovic nella seconda semifinale dei giochi Olimpici di Parigi 2024. Il toscano riesce a fare match pari contro il super campione serbo fino al 5-4, quando servendo per allungare il parziale si ritrova 40-0. In quell’istante non si avvertiva una tempesta all’orizzonte, aveva tenuto il campo piuttosto bene, offensivo e lucido, con buona intensità e ottimo nell’annullare 4 palle break nel quarto gioco. Qua invece la partita si spacca, malamente. Lorenzo subisce l’impennata di qualità e rimonta di Novak, che alza muro, non sbaglia più niente ed attacca. Il 24 volte campione Slam tira l’uppercut che manda KO l’azzurro: chiude il set con cinque punti di fila, quindi strappa altri 4 break consecutivi a Lorenzo, per il 6-4 6-2 conclusivo. Un match strano, giocato con buona qualità complessiva nel primo set e discreto equilibrio, poi proseguito con altissima tensione e sul filo dei nervi, non sempre con buona qualità tecnica e con Nole furibondo dalla fase iniziale del secondo parziale, dove in in piena bagarre subisce due break più per suoi errori che per evidenti meriti di Musetti. Alla fine l’azzurro cede nettamente, per colpa di un servizio che non l’ha sostenuto a dovere e l’ha costretto per gran parte del match – e totalmente nel secondo parziale – a rincorrere sui colpi ritmati, anticipati e angolati di Djokovic.
    Un Nole tutt’altro che perfetto, ma più incisivo, “cattivo”, pronto a far giocare male l’azzurro e prendersi lo spazio sul campo con il suo ritmo, quello difficilissimo da scardinare se non cambi continuamente o servi così bene (e rispondi altrettanto bene) da imporre i tuoi schemi. Lorenzo c’è riuscito troppo poco, incapace di comandare col rovescio e nemmeno girarsi con frequenza sul diritto da sinistra, per caricare un drive di spin, aprirsi l’angolo e poi cercare l’affondo. In pratica il Musetti aggressivo, presente, velocissimo e con colpi pesanti che tanto era piaciuto nel torneo è durato l’arco di un set, poi è scemato fino a scomparire. Ha perso campo Lorenzo, sotto l’anticipo costante ed asfissiante del rivale, e non è riuscito a riprenderlo, nemmeno nei due game vinti in risposta, più per “caos” e la contingenza del mondo che uno schema ben applicato e redditizio.
    C’è stata tanta esperienza e voglia di vincere da parte di Djokovic, troppa nonostante una condizione fisica non ottimale e un nervosismo esploso a tratti con violenza contro il suo angolo, contro il pubblico, contro tutto il mondo… Rabbia che come al solito Novak è stato bravo a tramutare in benzina per i suoi colpi e le sue gambe, e quando lui entra in modalità “lotta” mette il pilota automatico, il suo gioco decolla e sono dolori per tutti. Musetti esce dal campo sconfitto e con l’amaro in bocca, perché nel primo set, quando ha gestito meglio i suoi game di servizio ed è stato in grado di tenere maggiormente l’iniziativa, ha dato la sensazione di potersela giocare. Nello scambio prolungato era spesso lui a prevalere, e quando alternava tagli di rovescio a sbracciate precise, e poi diritti ficcanti, spesso il serbo è stato in grossa difficoltà. Impossibile tuttavia tenere questo ritmo, aggressività e profondità dei colpi senza l’aiuto di servizio e risposta. Proprio i colpi d’inizio gioco sono i veri imputati di una sconfitta alla fine netta. Perso il primo set, Musetti si è eclissato, non ha mollato ma non è più riuscito ad uscire dalla morsa del rivale, costretto solo a rincorrere sui ritmi, angoli e anticipo del fortissimo rivale. E quando finisci lì, in quella palude, anneghi senza pietà.
    C’è un bronzo in palio domani contro Auger-Aliassime, partita sulla carta più che possibile, ma serve ritrovare il Musetti del resto del torneo, non quello andato in evidente difficoltà oggi, sia nell’intensità che nelle letture di gioco, oltre che al servizio. Il Musetti del primo set potrebbe essere sufficiente a giocarsela, ma è fondamentale stanotte fare un totale reset di questa partita, girata male e finita peggio. Il Musetti eccellente di quest’estate ha fatto un balzo notevole grazie a fiducia e autostima, che gli permettono di spingere, giocare lucido e offensivo. Queste devono essere gli assi nella manica anche contro Auger-Aliassime, uno che può gestire dal punto di vista tecnico se non cade in difesa. Djokovic si gioca l’Oro contro Alcaraz, ma vedendo lo strapotere di Carlos, sembra un’impresa quasi impossibile…
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Djokovic alza la prima palla della seconda semifinale delle Olimpiadi 2024, con una vistosa protezione al ginocchio destro. Musetti prova ad aprire l’angolo dalla risposta, per far correre a destra il serbo. La tattica funziona sul 40-15, cammina forte il diritto di Lorenzo, anche sul punto seguente, con una traiettoria carica e veloce. Parità, e sguardo non sereno di Novak dopo l’errore. Si aggrappa alla battuta l’uomo dei record, 1-0. Musetti trova il primo big point dell’incontro, passante stretto di diritto eccellente. Bellissimo anche lo scambio che vale a Lorenzo il punto dell’1 pari, gran controllo degli angoli e del ritmo. Nello scambio l’italiano è più incisivo, il serbo trova punti col servizio. Sul 30 pari “Muso” risponde bene, ottimo anticipo e via, Djokovic non contiene. Palla break! Rischia un cross di rovescio carico Lorenzo, esce di poco. 2-1 Djokovic. Nel quarto game il serbo risponde molto profondo, e con piedi nei pressi della riga di fondo mena le danza al suo ritmo… e son dolori. 0-30. Non va la prima dell’azzurro, Djokovic non si fa pregare, attacca e forza l’errore di Lorenzo. 0-40, tre palle break per l’ex n.1. Salva la prima chance buttandosi a rete; poi la seconda con una smorzata ottima, e la terza con un bel forcing sulla diagonale di rovescio. Aria purissima. Salva con una rara prima palla la quarta chance di break, la lotta è molto dura. Ben 16 punti, per il 2 pari, con una riga di Musetti e stecca di Djokovic. Molto più liscio il terzo turno di Nole, impone i suoi ritmi e con quattro punti si porta 3-2. Dopo la bagarre il set segue i turni di battuta, ma lo spettacolo cresce perché entrambi giocano più offensivo e attaccano, Lorenzo con il diritto (un paio eccezionali), Novak cerca la rete. Sul 4 pari uno smash errato costa al serbo il 15-30. Si cava al pericolo col servizio. 5-4, ora la pressione è tutta su Musetti, la regge alla grande dando sfoggio del suo tocco super su di una smorzata del rivale. Ma da 40-0 il game si complica… Djokovic alza il muro e poi spinge, profondissimo alla sua velocità, non regala nulla e vince quattro punti di fila forzando gli errori del nostro e procurandosi il set point. Musetti non lo gioca bene: cerca la sorpresa, la smorzata dopo il servizio, ma la palla non è abbastanza veloce e non passa la rete. SET Djokovic, 6-4. Peccato aver sprecato il quaranta zero, ma bravo è stato Nole ad alzare il livello al momento cruciale. Da campione.
    Secondo set, Djokovic to serve. Musetti riparte con decisione, spinge con ottimo controllo ed è il rivale a cercare la variazione, perdente. 0-30. Si becca pure un warning per violazione del tempo per servire. Non tocca bene la palla il serbo sul 15-30, la palla corta non va. 15-40 e due palle break immediate. Sparacchia malamente col diritto inside out Djokovic e scaraventa la racchetta. BREAK Musetti, 1-0 e servizio. Il down del campione dura un attimo, ritrova sicurezza, avanza nel campo e va a prendersi la palla del contro break con uno scatto felino in avanti, spettacolare il controllo del corpo in scivolata. Il BREAK purtroppo arriva: risposta sicura, avanza e col diritto in anticipo forza l’errore difensivo di Lorenzo. 1 pari. Ha perso un po’ di campo in questo game Musetti, non te lo puoi permettere vs. il “Djoker”. Si gioca meglio in risposta in questa fase, ora è Musetti a sorprendere col tocco l’avversario, 0-30, con Novak inferocito col suo angolo… Gioca molto teso Djokovic, anche contro il suo angolo, crea e distrugge (come lo smash orribile sul 40-30). A furia di taglie e cambi, Musetti si prende una nuova chance per l’allungo. Novak polemizza, butta il momento sulla rissa, dove sguazza via come pochi… Djokovic subisce il BREAK alla seconda chance con un rovescio in rete. Furibondo il serbo al cambio di campo, si lamenta col suo angolo per tutto, arbitro, luci, pubblico, tutto. Come quasi sempre accade, questa furia si trasforma in benzina per il suo agonismo, la palla esce dalle corde di Novak potente e “cattiva”, mentre la prima di servizio di Lorenzo resta troppo altalenante. Un pessimo doppio fallo sul 15-30 costa al carrarino due palle break. Ancora la smorzata per Musetti, ma è troppo prevedibile. BREAK, in quarto di fila, e due pari. È una fase molto convulsa della partita, tatticamente non c’è un filo logico, si va di tensione cercare di aggredire, ma non sempre le scelte sono corrette. Novak ritrova il servizio, e Musetti esagera nel cercare velocità. 3-2 Djokovic. Complicato anche il terzo turno di battuta di Musetti, commette un doppio fallo, poi il diritto di Nole è pesante in lungo linea. Cerca per l’ennesima volta la smorzata, ma ormai non vanno più, e legge ed arriva Djokovic. 15-40, momento topico… Lorenzo annulla la prima palla break con un rovescione dei suoi; energia e attacco sulla seconda, con i recuperi spettacolari del serbo cancellati dalla rapidità dell’azzurro, uno dei suoi migliori punti dell’incontro, visto anche il suo peso. Niente, Musetti si è incaponito nel chiamare avanti il rivale, ma il suo tocco ora proprio non va, c’è un’altra palla break da difendere. Rischia a tutta con la sbracciata di diritto dopo il servizio, ma la palla di Lorenzo esce di un niente. BREAK Djokovic, il quarto di fila (e terzo nel set), 4-2. Tutto troppo rapido ora per Nole, anticipa, gestisce il tempo di gioco e soprattutto gli angoli, Musetti non riesce più nel set a girarsi sul diritto e riprendere il controllo nello scambio. 5-2. Sfiduciato, senza la prima di servizio, è tutto ormai troppo difficile per Lorenzo, in balia dell’avversario, bravissimo ad anticipare leggendo le traiettorie dell’italiano. 0-30 e poi 0-40 e tre match point per Novak con risposta, palla corta e attacco. Annulla le prime due con il servizio, 30-40. Finisce al terzo, con un bel diritto carico Djokovic prende campo e il contro piede è ottimo. Chiude male Musetti, con 5 break di fila. Un match che dopo un bel primo set è girato male, nonostante la rabbia del rivale. Troppo bravo ad anticipare Novak e prendersi il campo.

    Novak Djokovic vs Lorenzo Musetti (TBA – ore 19:00)ATP Paris Olympics Novak Djokovic [1]660 Lorenzo Musetti [11]420 Vincitore: Djokovic ServizioSvolgimentoSet 3ServizioSvolgimentoSet 2Lorenzo Musetti 0-15 0-30 0-40 15-40 30-405-2 → 6-2Novak Djokovic 15-0 30-0 40-04-2 → 5-2Lorenzo Musetti 15-0 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 40-A3-2 → 4-2Novak Djokovic 15-0 15-15 30-15 40-152-2 → 3-2Lorenzo Musetti 15-0 15-15 15-30 15-401-2 → 2-2Novak Djokovic 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A1-1 → 1-2Lorenzo Musetti 15-0 30-0 30-15 30-30 30-400-1 → 1-1Novak Djokovic 0-15 0-30 15-30 15-400-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Lorenzo Musetti 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 40-A5-4 → 6-4Novak Djokovic 0-15 15-15 15-30 30-30 40-304-4 → 5-4Lorenzo Musetti 0-15 15-15 15-30 30-30 40-304-3 → 4-4Novak Djokovic 15-0 30-0 30-15 40-153-3 → 4-3Lorenzo Musetti 15-0 15-15 30-15 40-153-2 → 3-3Novak Djokovic 15-0 30-0 40-02-2 → 3-2Lorenzo Musetti 0-15 0-30 0-40 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-402-1 → 2-2Novak Djokovic 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-401-1 → 2-1Lorenzo Musetti 15-0 30-0 30-15 40-151-0 → 1-1Novak Djokovic15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 40-40 A-400-0 → 1-0 LEGGI TUTTO

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    Arrivederci e grazie, sir. Andy Murray. Il tributo a un grande campione

    Andy Murray saluta a Parigi 2024

    “Never even liked tennis anyway.” Solo un personaggio animato da cotanta arguzia ed ironia come Sir. Andy Murray poteva scegliere un epitaffio così per salutare il mondo del tennis, il suo mondo, dopo aver disputato l’ultimo match ufficiale alle Olimpiadi di Parigi, il doppio perso insieme a Daniel Evans contro il team a stelle e strisce Fritz – Paul. Si chiude con una sconfitta e non un’altra medaglia olimpica la carriera di Murray, lunga e travagliata, animata da tanti episodi, cadute e risalite, vittorie storiche e tonnellate di polvere masticate nell’infinita rincorsa ai tre davanti, Roger, Rafa e Novak, complessivamente più forti e vincenti di lui. Fab4? Per molti, sì, per altri nient’affatto, visto che erano loro i tre tenori e Andy solo la gamba zoppa dei Beatles tennistici, uno che ha provato a restare aggrappato al loro treno velocissimo, salendo e scendendo a più riprese, con più frustrazioni che soddisfazioni. Uno britannico quando vinceva, “scozzese” quando perdeva…
    Ci vorrà del tempo per analizzare bene, a freddo, la carriera di Murray. Una cosa vorrei chiarirla immediatamente, forte e chiara: guai ad apostrofarlo come “perdente”. È vero che se andiamo a vedere il suo bilancio contro gli altri tre big ha solo dati in negativo (11-25 vs Djokovic, 7-17 vs Nadal, 11-14 vs. Federer), e che a livello di vittorie Slam siamo indietro anni luce (3 per Andy, contro i 20 di Roger, 22 di Rafa e 24 di Novak). 8 finali Major perse, 3 vinte. Una statistica non esaltante ma… si può considerare “perdente” un ragazzo che si è spinto oltre il limite delle sue capacità fisiche e tecniche, migliorando lentamente ma costantemente il suo gioco, arrivando a vincere 46 tornei ATP (tra cui 14 Masters 1000), due Ori olimpici consecutivi in singolare (record assoluto questo), US Open e due Wimbledon, riportando uno Slam nel Regno Unito dopo il mitico Fred Perry nel 1936? Io assolutamente no.
    Proprio in questi giorni Olimpici a Parigi, si è acceso un forte dibattito sul concetto di sconfitta, di grandezza o meno di un risultato. Nel mondo super competitivo di oggi, dove milioni di persone praticano sport a livello agonistico sostenute da metodi scientifici di allenamento e grandi mezzi, arrivare secondi o terzi è indice di assoluta grandezza, non di povertà o miseria. Chi narra lo sport esaltando solo e soltanto vittoria e primati ha perso misura, non rende un bel servizio. I secondi, terzi o pure i quarti, sono enormi atleti e campioni. Non è solo il primo posto il metro di tutto. È ora di cambiare paradigma alla nostra visione dello sport, e se vogliamo della vita. Murray in questo è l’esatto esempio di un atleta formidabile che è andato oltre ai propri difetti e mancanze, riuscendo ad ottenere risultati eccezionali nonostante rivali più attrezzati. Per questo è un tennista esemplare, che dobbiamo ringraziare per le tantissime ore di spettacolo e divertimento prodotte nei più importanti court del mondo.

    Never even liked tennis anyway.
    — Andy Murray (@andy_murray) August 1, 2024

    La sua storia è partita dal nord, Scozia, Dunblane per la precisione, uno di quei posti dove puoi passare solo per caso se la vita ti conduce attraverso altre rotte. Lontanissimo dai sacri prati verdi di Wimbledon. Ha iniziato a giocare a tennis a tre anni, spinto dalla passione dell’onnipresente madre Judy. Che la sua vita e carriera non fosse costellata solo da rose e fiori l’ha intuito a otto anni (1996), quando sopravvisse miracolosamente al massacro scolastico alla Dunblane Primary School: 16 compagni di classe e un insegnante furono assassinati in una sparatoria da un folle, entrato nella scuola per vendetta. Fu il più grave fatto di sangue accaduto in un istituto nella storia britannica moderna. La famiglia Murray conosceva l’aggressore. Non è mai stato un ragazzo come gli altri Murray, fin da quando ha iniziato a calcare il tour Pro con quella chioma di capelli ribelli, lo sguardo torvo e poi improvvisamente sereno, e quella lingua tagliente quanto il rovescio, forse ancor più letale… Andy in realtà è un tipo molto tranquillo nel quotidiano, animato da quell’irresistibile humor tutto British che esterna nei suoi leggendari tweet social, o con gli amici di sempre di fronte a un buona birra, talvolta anche nelle sala stampa. Per la sua ex allenatrice Amelie Mauresmo, “Andy ha come una doppia personalità. In campo e fuori sono due persone diverse, forse anche per questo non è riuscito a tirare tutto il meglio di se in ogni fase della sua carriera” ricorda l’ex campionessa francese, oggi direttrice di Roland Garros. Cosa rara tra i professionisti maschi, Murray è da sempre un appassionato sostenitore della parità di retribuzione per i tour maschili e femminili, di diritti e visibilità. “Sono stato coinvolto nello sport per tutta la vita e il livello di sessismo è irreale”, ha scritto una volta Murray su Instagram. Murray è diventato solo il secondo giocatore Top-10 nella storia dell’ATP Tour ad avere un’allenatrice nel suo box con Mauresmo. Tantissime chiacchiere allora, ma lui mai se c’è curato, è sempre andato avanti per la sua strada.
    Proprio il rapporto con i coach è stato travagliato. Ne ha cambiati tanti, forse troppi. C’è chi dice per la presenza ingombrante della madre – e tutti sappiamo quanto possa essere castrante per un giovane una mamma onnipresente e mai doma…- tanto che alla fine i suoi migliori anni sono arrivati sotto la severa guida di Ivan Lendl, un super campione per certi versi ha più di un affinità con Murray. Il carattere scontroso, la certosina costruzione, anche lenta se vogliamo, del proprio gioco, le molte sconfitte Slam e la sensazione che vi fossero più “talenti” di lui, ma alla fine le vittorie arrivavano. Murray ha dovuto lavorare tanto, forse più degli altri tre campioni della sua epoca, per tirar fuori ogni stilla del suo talento. Ha stentato più degli altri a costruire il fisico, strutturalmente meno forte e più fragile, e il suo tennis è cresciuto e quindi esploso più tardi. A completata maturazione, dopo estenuanti sessioni di lavoro (in estate nel caldo di Miami per prepararsi al meglio a quello altrettanto torrido di NYC), finalmente i vari tasselli tecnici hanno iniziato a lavorare all’unisono, e nel 2012 proprio nella Grande Mela è arrivato il primo, sospirato, Slam. Forse gli è mancato almeno un successo agli Australian Open, ma complessivamente Djokovic nelle tante finali gli è sempre stato superiore per mentalità e completezza di gioco.

    Forever in our hearts 💙 Today, we celebrate an amazing career and legacy. #SirAndy | @andy_murray pic.twitter.com/dailIta1Zo
    — ATP Tour (@atptour) August 1, 2024

    Cosa è mancato a Murray per vincere di più? Un po’ tutto se vogliamo, o solo dettagli fondamentali a fare la differenza. Di sicuro la sua seconda di servizio non è mai stata all’altezza degli altri tre, col diritto non ha mai davvero superato il limite di un’apertura meno fluida, e per anni ha tenuto un’attitudine fin troppo difensiva e da contrattaccante, spremendosi al limite invece di giocare più di petto, più diretto e offensivo. Non è un caso che nelle sue tre vittorie a Wimbledon (due ai Championships, una nell’evento Olimpico 2012) si è visto il suo tennis migliore, più rapido e incisivo, zero attendismo e tanta qualità. Forse avrebbe dovuto lavorare maggiormente sulla mentalità offensiva, provando a sgravarsi da un conflitto interiore e col rivale che l’ha penalizzato a più riprese, esplodendo spesso e volentieri in una rabbia agonistica nefasta e autodistruttiva. Iconiche le sue incazzature furibonde contro il suo angolo, gli sono costate più di una sconfitta. Ma anche a livello puramente fisico ha sofferto la minor potenza rispetto a Nadal, la minor elasticità e facilità rispetto a Federer, la minor resistenza rispetto a Djokovic. Solo nel 2016, il suo anno migliore, è riuscito a tenere il piede a manetta per molti mesi, con una seconda parte di stagione irreale che l’ha portato a dominare, vincere le Finals a Londra e chiudere meritatamente da n.1 del mondo. Uno sforzo clamoroso, oltre la sua capacità di tenuta, che ha pagato a caro prezzo con l’inizio dei problemi all’anca – poi operata – che di fatto hanno chiuso la sua carriera al vertice. Questo è stato l’ultimo grave infortunio di una lunga serie che l’ha caratterizzato per tutta la carriera. Nadal e Djokovic hanno spinto come forsennati, ma il loro fisico in qualche modo ha tenuto; quello di Andy assai di meno.
    Lasciando l’annoso confronto con gli altri, il tennis di Murray stato un capolavoro di gioco difensivo pronto al contrattacco. Mano assai più sensibile di quello che gli è sempre stato riconosciuto, ha migliorato progressivamente in visione e prontezza per cambiare ritmo e attaccare. Leggendarie le sue rincorse, solo apparentemente disperate, come i tanti passanti e rovesci vincenti. Ho sempre pensato che dovesse spostare più in avanti il baricentro della sua posizione, per soffrire e consumarsi di meno. Il suo coach Lendl c’ha provato a più riprese, anche portandolo insieme a giocare a golf e provando a fargli capire la posizione ideale sui Green. C’è riuscito a tratti, con pesanti ricadute un po’ per infortuni, un po’ per la sua testa assai conflittuale, che nelle fasi delicate lo forzava a retrocedere su ataviche certezze difensive piuttosto che l’arrembaggio. Ormai è andata, ma chissà che ne penserà Andy in futuro, riguardando nella sua testa la propria lunga carriera davanti ad un bel fuoco e con i figli attorno. Certamente è consapevole di aver speso ogni stilla di energia fisica, in allenamenti estenuanti e infinite sessioni a riprendersi dai tanti infortuni.

    1001 singles matches739 victories105 top 10 wins46 ATP titles41 weeks as World No. 129 wins over the Big 314 Masters 1000 titles11 Grand Slam finals3 Grand Slam titles2 Olympic Gold medals1 @andy_murray
    Thank you, Sir Andy 💙💙💙 pic.twitter.com/SQyNgA2hqV
    — Tennis TV (@TennisTV) August 1, 2024

    Operazioni, cambi di rotta e frustrazioni per finali perse e risultati che non arrivavano come sperato. Ma anche vittorie, momenti di gloria e immense soddisfazioni. Murray ha scritto pagine memorabili di tennis e di vita, mettendo in campo tutto quello che aveva e anche di più. Si è messo a nudo più e più volte, senza la paura di mostrare fragilità, lacrime e pensieri oscuri. Ha perso molto e vinto tanto. Ha lottato e ce l’ha fatta. Alla fine Murray, con tutti i suoi pregi e difetti, è un campione splendido che sentiamo più vicino a noi rispetto ad altri così forti da sembrare inarrivabili. Una volta sulle scale della press room al Monte Carlo Countri Club ci siamo scontrati fisicamente… lui scendeva di corsa, io salivo di corsa… boom! Siamo quasi caduti a terra e lui mi ha acchiappato e rialzato. È stato lui a sorridere e scusarsi per primo. Quello sguardo inquieto pur nel sorriso non lo dimenticherò mai.  
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    ATP 500 Washington: Grinta Cobolli! Salva cinque match point a Davidovich Fokina e lo supera al tiebreak decisivo

    Flavio Cobolli (foto Patrick Boren)

    Colpire la palla a tutta, con potenza e precisione, non sempre è abbastanza per vincere una partita, servono anche gambe, lucidità e tanta testa. Lo sa bene Alejandro Davidovich Fokina, e pure Flavio Cobolli, che nel caldo opprimente dell’ATP 500 di Washington supera lo spagnolo in rimonta al termine di una battaglia durissima durata 3 ore e 14 minuti col punteggio di 1-6 7-6(0) 7-6(7). Il grande merito del romano è stata la capacità di resistere dopo un pessimo primo set, nel quale è stato troppo falloso e in balia delle accelerazioni precise del rivale, e approfittare delle sue pause e svarioni. Clamorosa la rimonta del romano nel tiebreak decisivo: sotto 5-1 e 6-2, Cobolli ha giocato benissimo i primi tre match point avversi ed ha approfittato della paura di ADF nel quarto, andando a prendersi una splendida vittoria di potenza e mentalità (annullando anche un quinto match point), mai domo nonostante un servizio altalenante, qualche errore di troppo e fasi nelle quali è andato davvero sotto dal punto di vista tecnico.
    Proprio nella resistenza e lucidità è arrivata la vittoria di Cobolli. L’incontro dal secondo set è stato un continuo up and down, con lo spagnolo colpito anche dal calore e umidità – che ovviamente c’era per entrambi – ma bravo a riprendersi nel terzo set dopo esser crollato nel tiebreak del secondo ed esser stato oltre 10 minuti fuori dal campo. Si era portato avanti di un break Fokina (4-1) e Flavio è stato bravo a reggere in un durissimo sesto game, con due palle break annullate che profumavano di palle match… Duro, durissimo, e quindi pronto a mettere pressione all’avversario, che come suo solito ha alternato pallate micidiali ad incertezze a volte sconcertanti, si è fatto contro brekkare e la partita è andata in lotta. Buon per Cobolli, che di fisico e testa è andato a vincere una splendida partita che lo porta nei quarti di finale del torneo nordamericano, dove il attende il vincente di Michelsen – Hong.
    Cobolli ha vinto un match durissimo servendo solo il 45% di prime palle in campo, un dato davvero basso che esalta la sua attitudine difensiva e nella lotta. Ha sofferto davvero l’azzurro, e non solo nel tiebreak decisivo… Per la maggior parte dell’incontro è stato costretto a rincorrere sulle palle molto vivaci e profonde di Davidovich, uno che ha la dinamite nel braccio ma troppe volte si perde in errori marchiani, con nessuna flessibilità tattica o lucidità. Proprio con un attitudine per lui “stranamente” calma e centrata, aveva dominato il primo set: servizio, diritto potente, palla profonda al centro e ci pensava Cobolli a sbagliare, incapace di riprendere campo e costretto a forzare attacchi perdenti. Poi è arrivato il primo calo fisico, e Cobolli nonostante una giornata nera alla battuta ne ha approfittato, mettendo pressione e facendo correre Fokina che, con meno equilibrio, esagera e sbaglia.
    Bellissimo il tiebreak del secondo set giocato da Flavio, perfetto nella velocità e scelta dei colpi. Si pensava che al rientro nel terzo dopo l’uscita dal campo – quasi barcollante nel TB! – lo spagnolo fosse k.o, invece è rientrato rinfrescato e ha ripreso a comandare. Ha dovuto sprintare e soffrire Flavio, è andato sotto ma è rimasto lì, in scia, pronto a riprendersi. Mai domo nemmeno sotto 2 punti a 6 nel tiebreak. Così è successo e questo spiega la sua forza, attitudine molto positiva e anche forza fisica, per reggere visto quanto ha corso e spinto. Alla fine è una splendida e meritata vittoria, più per atteggiamento e mentalità che colpi. E questo è ancor più importante. Fokina è un colpitore fantastico, ma quasi mai basta quando hai di fronte un rivale mai domo, intenso, lucido e sportivamente “cattivo”. Deve migliorare nella posizione di campo Flavio, sbagliare meno di rovescio quando vuol cambiare direttrice, e servire molto, molto meglio, ma che intensità, che grinta e forza nell’attaccare sulla palla giusta, nel provarci sempre, nel non mollare mai. Difetti ma anche tantissime qualità, che lo rendono tennista vero e agonista feroce. Si porta a casa una splendida vittoria e la sua strada a Washington continua. Bravo!
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    La partita scatta con Davidovich alla battuta, subito tira la sue pallate a tutta, tra vincenti ed errori. Cobolli si adegua al tennis rarefatto imposto dal rivale, rischia subito il primo colpo dopo il servizio e funziona. 1 pari. Nel terzo game Flavio gioca benissimo sulla diagonale di rovescio, quindi impatta un diritto eccellente in anticipo che gli vale la prima palla break sul 30-40. Non riesce però a tenere in campo la risposta su di una seconda al centro molto liftata. Spreca l’azzurro sulla seconda chance: arriva bene sulla palla corta ma il tocco di rovescio non passa la rete, si poteva far meglio qua. Con un bel diritto pesante Cobolli strappa la palla break #3, ma Davidovich è attento e non sbaglia in progressione. Si salva lo spagnolo, 2-1, con qualche rimpianto per l’italiano. Purtroppo il romano mette poche prime nel quarto game e commette doppio fallo sul 30 pari, errore che gli costa la prima palla break del match da difendere. Spinge dal centro, ma il diritto vola largo, pessimo gioco e BREAK per ADF, 3-1. Lo spagnolo intuisce che giocando forte al centro provoca gli errori di Cobolli, un po’ di fretta nel cercare l’affondo lungo linea, quindi rischia di meno e ottiene punti. 4-1 Davidovich. Continua a sbagliare troppo Cobolli, tra doppi falli e forzature. Si ritrova di nuovo indietro 15-30, e ai vantaggi il quarto doppio fallo dell’incontro gli costa un’altra palla break. Non va la prima di Flavio, lancio forse troppo arretrato… Fokina ha buon gioco nell’aggredire la seconda del romano e prendersi il secondo BREAK del set, 5-1. Lo spagnolo cavalca il momento positivo, chiude 6-1 al primo set point con un ottimo diritto inside out dal centro. Troppi errori per Cobolli e un pessimo 40% di prime di servizio in campo, pochissimo.
    Cobolli scatta al servizio nel secondo set, dopo un lunghissimo toilette break del rivale. Ancora qualche errore, ma vince il game con un servizio finalmente più solido. Non parte bene Davidovich, anche un doppio fallo e crolla 15-40. Disastro nell’attacco dello spagnolo, si allunga più che può ma la traiettoria bassa non è gestibile. BREAK Cobolli, avanti 2-0. Purtroppo il vantaggio non dura niente. Cobolli sbaglia malamente due palle in scambio col rovescio, 0-30. Un lunghissimo scambio, giocato con pazienza da Davidovich, porta Flavio a sbagliare, 0-40. Il contro BREAK arriva alla seconda chance, un attacco di Cobolli non è abbastanza profondo e viene passato. Con un ottimo attacco, perfetto il tempo e pure la chiusura di volo, lo spagnolo impatta lo score sul 2 pari. Avanti 3-2, Cobolli prova a cambiare marcia ed attaccare a tutta. Sbaglia una volée non impossibile sullo 0-15, piccola chance sprecata per mettere grande pressione al rivale. Fokina ritrova precisione (eccellente un diritto cross a ribaltare l’inerzia a suo favore) e si porta 3 pari con un Ace esterno, il primo del set (quinto complessivo). Sul 4-3 arriva finalmente la scossa per Cobolli. Gioca un paio di risposte ottime, mette grande pressione al rivale e strappa il secondo BREAK del set (e del match) a Davidovich con un’altra pressione dal centro del campo. 5-3 Cobolli, serve per il set. Alejandro prova a riprendersi, sfonda col diritto e si porta 0-30. Flavio risale 30 pari, ma con un altro angolo col diritto lo spagnolo strappa la chance del contro break sul 30-40. Resiste in difesa Flavio, rincorre a tutta una smorzata niente male e si salva. Purtroppo Cobolli commette un altro doppio, e arriva la seconda palla break per Fokina. Stavolta lo aiuta il servizio, al corpo e potente. Purtroppo il BREAK per Davidovich arriva alla terza chance: gioca solido, al centro e carico, ed è Flavio a sbagliare col rovescio. 5-4. Arriva il fisioterapista in campo per lo spagnolo, sembra vittima di un colpo di calore per via dalle torride condizioni di Washington. Tarda ad arrivare il medico. Alla fine il gioco riprende senza grandi ulteriori manovre… La sua prima di servizio va e viene, l’azzurro non ne approfitta sul 30 pari, sparacchia via un rovescio e scaglia a terra la racchetta, consapevole della piccola chance non sfruttata. 5 pari. Si lotta nel game #11, Flavio spinge col diritto, ma il servizio è troppo altalenante. Ancora un doppio fallo, poi ai vantaggi sbaglia malamente un rovescio in scambio che gli costa una pericolosissima palla break. La prima palla proprio non va, Davidovich spinge ma sbaglia l’accelerazione di rovescio lungo linea. Rovescio vs. rovescio Cobolli va spesso in difficoltà. Ma non solo: si fa trovare impreparato su di un recupero del rivale che gli costa la seconda PB del game. Sciupa tutto lo spagnolo, esagerata la spinta in risposta. Ben 16 punti, alla fine Cobolli vince il game-fiume, 6-5. Davidovich porta il set al tiebreak. Parte meglio Cobolli, 3-0 grazie a due errori di rovescio dello spagnolo. Non trova più il campo Davidovich, sul 5-0 si aggrappa letteralmente alla rete laterale, sembra in evidente difficoltà. Con un doppio fallo ADF crolla 6-0. Con una risposta precisa, Flavio domina il tiebreak 7 punti a 0, si va al terzo. Davidovich esce di nuovo dal campo.
    Lo spagnolo torna in campo dopo oltre 10 minuti e riprende alla battuta. Alti e bassi nella precisione, ma Fokina chiude il game ai vantaggi con uno splendido rovescio al termine di uno scambio durissimo, che conferma la sua ripresa fisica. Cobolli cerca di mettere tanta intensità nei suoi colpi, anche per tener ferma la maggior capacità di accelerazione del rivale. Trova anche due Ace, 1 pari. Nel terzo game Davidovich crolla in due doppi falli di fila, gli costano lo 0-40. Col servizio annulla le prime due palle break, 30-40; ancora una prima al corpo sulla terza, si salva. Poi un Ace, praticamente non si gioca. Alejandro vince l’unico scambio del game, bel diritto, 2-1. Nel quarto game è Cobolli in difficoltà, prima un attacco troppo corto, poi un doppio fallo… 30-40. L’annulla col punto esclamativo Flavio, un diritto lungo linea cadendo indietro difficilissimo. Con grande profondità di scambio Alejandro strappa una seconda PB. Stavolta sbaglia l’azzurro, e c’è il BREAK per Davidovich, che dal rischio di crollare sotto si ritrova avanti 3-1 e servizio. Lo spagnolo sfrutta il momento, game a zero e 4-1, vantaggio consolidato. Ha accusato il momento Cobolli, duro sulle gambe dopo il servizio sbaglia due colpi malamente e si ritrova sotto 0-30. Si butta avanti con coraggio (e con poco…) ma gli basta a rimontare, 30 pari. Ma senza prima palla è dura… scambia in difesa, prova ad attaccare ma non trova una buona posizione e affossa la volée. Concede un’altra palla break, l’annulla con un Ace. Segue lo stesso errore in attacco, troppo lontano dalla rete. Seconda PB del game. Si salva ancora e si porta 2-4, traballa ma regge. Sbanda vistosamente lo spagnolo, doppio fallo ed errore, 0-30. Cobolli approfitta del momento “no” dell’avversario, è incisivo in risposta e sul 15-40 Fokina non cerca la palla sulla risposta aggressiva del romano e il contro balzo è nettamente out. BREAK Cobolli, 3-4 e servizio. La battuta non è affatto costante, ma dalla riga di fondo Flavio spinge si porta 4 pari. Fa e disfa Fokina, tra servizi ingiocabili e errori; Cobolli è aggressivo e copre bene il campo. Sul 5 pari, l’italiano è bravissimo a mettere tutta la sue energia, dalla risposta comanda e sposta il rivale, che sbaglia due rovesci e poi subisce un bel diritto di Flavio. 15-40, due chance per andare a servire per il match. ADF salva la prima con una volée precisa; poca pazienza Cobolli sulla seconda, vola via un rovescio che non gli avrebbe portato il punto. Alla fine lo spagnolo si salva ancora… 6-5. Cobolli spara un ace fondamentale sul 30 pari, e poi un diritto difensivo in corsa che diventa un vincente imprendibile. Bravo! 6 pari, il match si decide al “decider”, dopo 3 ore e 1 minuto (incluse tre lunghe pause). Flavio perde il primo punto alla battuta impattando fuori tempo un diritto, 2-1 ADF. Molto profondo nello scambio Alejandro, 3-1, poi una prima esterna perfetta. 4-1. Ritrova tutte le energie lo spagnolo per rincorrere e attaccare ogni palla, 5-1. Non molla Cobolli, 2-5, ma risalire ora è durissima. Comanda lo scambio dal centro Davidovich, 6 punti a 2 e 4 palle match. Getta al vento il primo col doppio fallo. Due ottimi servizi di Flavio, 5 punti a 6. Malissimo Fokina sul quarto, sparacchia un diritto in tribuna dopo il servizio. 6 pari! Con una pallata lo spagnolo si prende il quinto match point (7-6). Serve bene l’azzurro, 7 pari. Perfetto l’attacco di Cobolli, 8 punti a 7 e Match Point a suo favore! ECCOLO! Pessima la palla corta di Davidovich, Cobolli arriva e si prende la vittoria. Che lotta!

    [8/WC] Alejandro Davidovich Fokina vs [10] Flavio Cobolli ATP Washington Alejandro Davidovich Fokina [8]666 Flavio Cobolli [10]177 Vincitore: Cobolli ServizioSvolgimentoSet 3Tiebreak0*-0 1-0* ace 1-1* 2*-1 3*-1 4-1* 5-1* 5*-2 6*-2 6-3* 6-4* 6*-5 6*-6 7-6* 7-7* 7*-86-6 → 6-7F. Cobolli 15-0 15-15 30-15 30-30 40-306-5 → 6-6A. Davidovich Fokina 0-15 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 A-405-5 → 6-5F. Cobolli 15-0 15-15 30-15 40-155-4 → 5-5A. Davidovich Fokina 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-404-4 → 5-4F. Cobolli 15-0 15-15 15-30 df 30-30 40-304-3 → 4-4A. Davidovich Fokina 0-15 0-30 df 15-30 15-404-2 → 4-3F. Cobolli 0-15 0-30 15-30 ace 30-30 30-40 40-40 ace 40-A 40-40 A-404-1 → 4-2A. Davidovich Fokina 15-0 30-0 40-0 ace3-1 → 4-1F. Cobolli 15-0 15-15 30-15 30-30 30-40 df 40-40 40-A2-1 → 3-1A. Davidovich Fokina 0-15 0-30 0-40 df 15-40 ace 30-40 40-40 A-40 ace1-1 → 2-1F. Cobolli 15-0 ace 15-15 30-15 40-15 ace1-0 → 1-1A. Davidovich Fokina 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 A-40 ace0-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 2Tiebreak0-0* 0*-1 0*-2 0-3* 0-4* 0*-5 0*-6 df6-6 → 6-7A. Davidovich Fokina 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 ace5-6 → 6-6F. Cobolli 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-405-5 → 5-6A. Davidovich Fokina 15-0 15-15 30-15 30-30 40-304-5 → 5-5F. Cobolli 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A df 40-40 40-A3-5 → 4-5A. Davidovich Fokina 0-15 0-30 15-30 ace 30-30 30-403-4 → 3-5F. Cobolli 0-15 15-15 30-15 40-15 40-303-3 → 3-4A. Davidovich Fokina 0-15 15-15 30-15 40-15 ace2-3 → 3-3F. Cobolli 15-0 15-15 30-15 40-152-2 → 2-3A. Davidovich Fokina 15-0 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 A-401-2 → 2-2F. Cobolli 0-15 0-30 0-40 15-400-2 → 1-2A. Davidovich Fokina 0-15 15-15 15-30 15-40 df0-1 → 0-2F. Cobolli 0-15 15-15 30-15 40-15 40-300-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1A. Davidovich Fokina 15-0 30-0 ace 30-15 40-15 ace5-1 → 6-1F. Cobolli 15-0 15-15 15-30 df 30-30 40-30 40-40 40-A df4-1 → 5-1A. Davidovich Fokina 15-0 30-0 30-15 30-30 40-303-1 → 4-1F. Cobolli 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 df2-1 → 3-1A. Davidovich Fokina 0-15 15-15 ace 15-30 30-30 ace 30-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 A-401-1 → 2-1F. Cobolli 0-15 15-15 15-30 df 30-30 ace 40-301-0 → 1-1A. Davidovich Fokina 15-0 30-0 40-00-0 → 1-0

    Statistiche
    🇪🇸 Davidovich Fokina
    🇮🇹 Cobolli

    Punteggio servizio
    258
    230

    Ace
    12
    7

    Doppi falli
    6
    8

    Percentuale prime di servizio
    61% (71/116)
    45% (55/123)

    Punti vinti con la prima
    69% (49/71)
    75% (41/55)

    Punti vinti con la seconda
    44% (20/45)
    44% (30/68)

    Palle break salvate
    75% (9/12)
    62% (8/13)

    Giochi di servizio giocati
    16
    15

    Punteggio risposta
    153
    130

    Punti vinti in risposta sulla prima
    25% (14/55)
    31% (22/71)

    Punti vinti in risposta sulla seconda
    56% (38/68)
    56% (25/45)

    Palle break convertite
    38% (5/13)
    25% (3/12)

    Giochi di risposta giocati
    15
    16

    Punti vinti a rete
    59% (10/17)
    56% (15/27)

    Vincenti
    30
    27

    Errori non forzati
    30
    24

    Punti vinti al servizio
    59% (69/116)
    58% (71/123)

    Punti vinti in risposta
    42% (52/123)
    41% (47/116)

    Punti totali vinti
    51% (121/239)
    49% (118/239)

    Velocità massima servizio
    222 km/h
    211 km/h

    Velocità media prima di servizio
    188 km/h
    189 km/h

    Velocità media seconda di servizio
    157 km/h
    150 km/h LEGGI TUTTO

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    Fantastico Musetti! Ribalta un avvio difficile e Fritz con la sua qualità, è nei quarti a Parigi 2024

    Lorenzo Musetti a Parigi 2024 (foto Coni)

    Quando il tennista con più mano e soluzioni affronta quello più potente ma poco flessibile, se a comandare è la qualità, tendenzialmente è il primo a vincere. Questa sorta di assioma tennistico è lo specchio del match di ottavi di finale ai Giochi di Parigi 2024 vinto con grandissimo merito da Lorenzo Musetti su Taylor Fritz. 6-4 7-5 lo score conclusivo di una partita a tratti divertente e spettacolare, che vale al toscano l’accesso ai quarti della kermesse olimpica, dove attende il vincente della sfida tra Zverev e Popyrin. Un Musetti davvero bravo a riprendersi da un avvio non facile, sotto i colpi a tutta, potentissimi e super aggressivi di Fritz, che ben aveva in mente le parti decisive della loro recente sfida a Wimbledon, vinta da Lorenzo. Come sull’erba di Londra, appena l’azzurro è riuscito a spostare la partita sui suoi schemi fatti di continue variazioni e cambi di ritmo, servendo bene e giocando con tempi rapidi, si è preso il controllo del centro del campo e ha spostato il rivale portandolo in posizioni scomode e senza dargli la possibilità di sfondare la palla col diritto. Musetti ha incantato per la gestione dello scambio, e in particolare per l’efficacia del suo diritto: palla potente dopo la battuta (o in risposta), poi un’altra bella carica di spin e angolata, per allontanare Taylor dalla riga di fondo e dal centro, quindi accelerazione a tutta, spesso in contro piede oppure lungo linea dall’angolo sinistro. Schema fantastico, forse prevedibile ma talmente ben eseguito che il californiano non è mai riuscito a trovare una contromossa efficace e credibile. Il tutto alternato a tagli, back ficcanti e profondi, palle corte e attacchi. Una sinfonia di variazioni che la mano non esattamente delicata di Fritz riesce a contenere.
    Una gestione tattica da maestro, prodotta con velocità e lucidità, e mai passività. Questo è il “Muso” che piace e che vince, il tennista che ha cambiato passo dal punto di vista mentale ed è diventato davvero è un signor giocatore. Bravo, forte, bello e vincente. Lo dimostra anche l’applausometro del campo parigino: tutto il pubblico “neutrale” era per lui, per le sue giocate varie ed elettrizzanti, la sua adrenalina positiva e la sorpresa nel veder uscire dalle sue corde palle con effetti vari e vincenti. Una bellezza!
    Fritz come già accennato aveva molto chiaro cosa fare: prendere il match di petto, a tutta velocità, perché se era l’altro a prendere il comando dello scambio o dei tempi di gioco, difficilmente avrebbe retto variazioni e cambi. Per fortuna la partita è virata sul secondo scenario… ma non è stato facile. Il californiano era partito a mille, sparando ogni singola palla con tutta la forza del suo corpo, tanto da scappare avanti subito di un break. Stordito Lorenzo, ma non tramortito. Qua di vede la sua nuova forza, la consapevolezza che lo sta elevando a tennista assai forte e meritevole di stazionare – per ora – a ridosso della top 10. Musetti sotto attacco, soverchiato da troppa potenza, non si è scomposto, disunito o peggio. È rimasto lì focalizzato, attento a giocare un bel turno di battuta e prendere ritmo col diritto, il colpo che più di ogni altro è diventato il vero termometro del suo tennis. Dopo quel primo game vinto, tutto è cambiato. Ha iniziato a rispondere, a guadagnare centimetri di campo, che game dopo game sono diventati metri. Nel settimo gioco è andato a prendersi il contro break con un’impennata di qualità maestosa – lascio alla cronaca sotto il racconto – ma il tutto è partito dalla velocità, dei piedi e di esecuzione. Ha lasciato correre il braccio, ha alternato anticipo a rotazioni, rapide e lente e Fritz ha perso riferimenti e sicurezza. Musetti in quell’istante ha spaccato la partita ed è salito in cattedra, con due break di fila ha vinto il set e ha continuato a giocare con enorme solidità e sicurezza alla battuta nel secondo set, dove non ha concesso niente, e sul 5 pari ecco la zampata del campione.
    È veramente fantastico veder concretizzato un sogno: il talento puro di Musetti che diventa efficace, continuo e vincente. Dall’erba “salvifica”, dove ha capito e interiorizzato tempi di gioco e attitudine, al ritorno sulla terra rossa, dove a Umago è arrivato vicino alla coppa e a Parigi, con la maglia azzurra addosso, brilla e diverte. È in grande condizione fisica Lorenzo, ma è soprattutto la fiducia a portarlo a questo livello d’eccellenza. Regge e non trema nella difficoltà, sa cogliere il momento per cambiare passo e trovare vincenti da applausi. Nei quarti potrebbe esserci una sfida intrigante e difficile vs. Zverev. Il Musetti di oggi non lo deve affatto temere.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Fritz scatta dai blocchi potente e sicuro, forte di servizio e diritto già incisivi fin dai primi colpi. Musetti cerca di spezzarne il ritmo con il taglio sotto la palla, ma a 30 l’americano vince il primo game. Non altrettanto buono il primo turno di battuta di Lorenzo. È Taylor a comandare, aprendo ottimamente l’angolo e trovando anche una smorzata non bella esteticamente ma assai efficace. Si porta 0-40 Fritz con un bel forcing col diritto, e strappa il primo break dell’incontro alla seconda chance, con un attacco di diritto e chiusura di volo sicura. Con un turno di servizio perfetto lo score segna 3-0 Fritz. Fa enorme fatica l’azzurro a tenere fermo il rivale, prontissimo ad aggredire la prima palla disponibile e guadagnare campo. Nel quarto game finalmente Fritz inizia a sbagliare qualcosa in spinta, e la prima di servizio aiuta Musetti, che muove lo score (1-3). Dopo la partenza difficile, Lorenzo è entrato pienamente in partita, i suoi colpi sono più incisivi e soffre di meno le pallate del californiano. Ben due palle corte nel sesto game, con ottimi risultati. 4-2. Nel settimo game Musetti cambia ritmo in risposta. Il diritto è carico di spin, angolato e preciso, ed è rapidissimo nell’entrare nel campo e prendersi il rischio. Strappa una palla del contro break sul 30-40 e la trasforma con un altro diritto pesante, in contro piede, che mette a nudo la modesta sensibilità di Fritz sulla palla bassa. 4-3 Fritz, ma serve Musetti. Evidente come il braccio di “Muso” sia più sciolto ora, servizio, diritto, back di rovescio, tutto rapido e ben eseguito. Eccellente turno di battuta azzurro, con il pubblico tutto per lui. 4 pari. “Dai forza!!!” urla Musetti dopo una splendida risposta che sorprende Fritz, mostra segni di nervosismo l’americano, e il diritto gli scappa 30 cm in corridoio. 0-30. Lavora lo scambio alla perfezione da sinistra Musetti, palle cariche e poi via accelerazione a tutta. 15-40 e due chance per l’allungo! (parziale di 11 punti a 4). Imprendibile il servizio di Taylor sulla prima, ma sulla seconda di scambia sulla diagonale di rovescio, un taglio e poi via bordata cross a tutto braccio, che pizzica la riga. BREAK Musetti! da 1-4 sotto, ora Lorenzo serve per il set sul 5-4. Rischia una smorzata difficilissima dopo il servizio sullo 0-15 solo uno con la sua mano può riuscirci… e che momento per rischiarla. La battuta al T funziona, 30-15, ma anche la risposta di rovescio di Fritz, ottimamente impattata. 30 pari. ACE! Urla “Buonaaaaaa” Musetti, ecco il Set Point. Che seconda palla, super carica di “kick”, Taylor ci casca e sparacchia via. SET Musetti, 6-4. Eccellente reazione dopo il pessimo avvio, Lorenzo ha cambiato passo e comandato il gioco. Meno vincenti del rivale, ma ha giocato molto meglio le fasi decisive.
    Se si gioca di tocco e tagli, non c’è gara. Lo dimostra lo splendido punto vinto da Musetti in risposta nel primo game del secondo set, una mano delicatissima. La potenza di Fritz gli vale a 30 il game (1-0). Il parziale scorre rapido sui game di servizio, Fritz molto incisivo col primo colpo di scambio, Musetti comanda con sicurezza i suoi primi turni, anche lui velocissimo nel prendersi spazio sul campo. 3 pari. Entrambi servono bene, il gioco fila via fluido, e chi rischia in risposta sbaglia. Con un Ace Lorenzo impatta lo score sul 4 pari, si entra nel rush finale del set. Taylor continua a trovare gli angoli alla battuta, ha un ritmo eccellente, Musetti in risposta non trova la chiave per entrare. 5-4 Fritz. L’americano rischia a tutta in risposta nel decimo game, prima un diritto, poi un rovescio, Musetti è sorpreso. Si ritrova sotto 0-30, e si affida di nuovo alla palla corta, funziona. 15-30. Spreca Fritz da tre quarti campo, dopo essersi aperto l’angolo, era chance per arrivare a set point. Lorenzo “ringrazia” e trova un’ottima prima palla. Quattro punti di fila nel momento più delicato, e 5 pari. Nel gioco seguente è Musetti a lasciar correre il braccio in risposta, con un diritto fantastico si prende il punto del 15-30. Taylor non molla, ma sul 30 pari va in crisi con un back di rovescio bassissimo e profondo di Musetti. 30-40, palla break, la prima del set. Se la gioca bene tatticamente Fritz, attaccando in contro tempo, ma MALISSIMO tecnicamente, toccando una volée in taglio pessima, con la palla che gli scappa malamente larga. BREAK Musetti! Può servire per il match sul 6-5. Non ci sta l’americano, risponde con aggressività, cerca la massima profondità nello scambio, ma è molto solido Lorenzo, 30-15. Altro gran diritto di Fritz, 30 pari. Ecco la prima palla di Musetti, carica e precisa! MATCH POINT! Altra prima esterna, quasi sulla riga, la risposta non va. VINCE LORENZO!!! Bellissima vittoria, di testa, gambe e qualità. Adesso c’è Zverev o Popyrin nei quarti, la medaglia ai Giochi 2024 non è più un sogno, un obiettivo. BRAVO!

    Lorenzo Musetti vs Taylor Fritz ATP Paris Olympics Lorenzo Musetti [11]670 Taylor Fritz [7]450 Vincitore: Musetti ServizioSvolgimentoSet 3ServizioSvolgimentoSet 2Lorenzo Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 40-306-5 → 7-5Taylor Fritz 15-0 15-15 15-30 30-30 30-405-5 → 6-5Lorenzo Musetti 0-15 0-30 15-30 30-30 40-304-5 → 5-5Taylor Fritz 15-0 15-15 30-154-4 → 4-5Lorenzo Musetti 15-0 30-0 30-15 40-153-4 → 4-4Taylor Fritz 0-15 15-15 30-15 40-153-3 → 3-4Lorenzo Musetti 15-0 30-0 40-02-3 → 3-3Taylor Fritz 0-15 15-15 30-15 40-152-2 → 2-3Lorenzo Musetti 0-15 15-15 30-15 40-151-2 → 2-2Taylor Fritz 15-0 30-0 40-01-1 → 1-2Lorenzo Musetti 15-0 15-15 30-15 40-150-1 → 1-1Taylor Fritz 15-0 15-15 30-15 40-15 40-300-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Lorenzo Musetti 0-15 15-15 30-15 30-30 40-305-4 → 6-4Taylor Fritz 0-15 0-30 15-30 15-40 30-404-4 → 5-4Lorenzo Musetti 15-0 30-0 40-0 40-153-4 → 4-4Taylor Fritz 0-15 15-15 15-30 30-30 30-402-4 → 3-4Lorenzo Musetti 15-0 30-0 30-15 40-15 40-301-4 → 2-4Taylor Fritz 15-0 30-0 40-0 40-151-3 → 1-4Lorenzo Musetti 0-15 15-15 30-15 40-150-3 → 1-3Taylor Fritz 15-0 30-0 40-00-2 → 0-3Lorenzo Musetti 0-15 0-30 0-40 15-400-1 → 0-2Taylor Fritz 15-0 30-0 30-15 40-15 40-300-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    Toni Nadal: “Djokovic contro Alcaraz ha sbagliato tattica. Solo Sinner può battere Carlos sulla velocità”

    Toni Nadal

    Secondo lo “zio” più famoso del tennis, Toni Nadal, nella recente finale di Wimbledon Djokovic si è “suicidato” con una tattica errata che ha finito per esaltare le qualità di Alcaraz. A suo dire l’unico giocatore che può sfidare lo spagnolo sulla rapidità e velocità e sperare di vincere è Jannik Sinner. Questo il sunto del pensiero di Toni, tratto dal suo editoriale settimanale sul quotidiano iberico El Pais. Riportiamo il passaggio più saliente.
    “Posso immaginare i dubbi che Novak e tutta la sua squadra avranno avuto nell’avvicinarsi alla finale di Wimbledon” scrive Nadal. “La decisione non è stata facile. È la stessa che si presenta a molti giocatori e coach quando affrontano un avversario superiore. Come affrontiamo l’incontro? Lo affrontiamo con le nostre solite armi e il nostro stile o, al contrario, proviamo a neutralizzare il nostro rivale cercando altre soluzioni, allontanandoci dal nostro gioco e punti di forza abituali? Personalmente ho sempre scelto il primo. Djokovic ha optato per la seconda via. Sapendo che né le sue gambe né la precisione dei suoi colpi sono più quelli di una volta, e che nemmeno una partita lunga e fisica non gli sarebbe stata favorevole, ha provato una tattica che alla fine si è rivelata suicida. Voleva imporre ritmi alti, giocare aggressivo, accorciare gli scambi da fondo campo e alla minima occasione chiudere i punti in rete”.
    “Secondo me, l’unica opzione che aveva il serbo era provare a rallentare il gioco. Sperare che non sbagliare mai niente a quella velocità e confidare che Carlos non stesse vivendo la sua giornata migliore…”
    “Cercare di battere il giocatore di Murcia in velocità è praticamente impossibile oggigiorno. Solo Jannik Sinner può affrontare lo spagnolo ad armi pari con la massima velocità. E infatti la finale della scorsa domenica conferma che la vera rivalità nei prossimi tornei e, probabilmente, nei prossimi anni sarà tra questi due: l’italiano e il nostro grande campione spagnolo” conclude Nadal.
    Parole importanti, che sottendono un’ altra affermazione: Djokovic a suo dire, a meno di giornate storte di Alcaraz, non ha più gambe e rapidità per imporsi sul giovane rivale. Vedremo cosa accadrà alle Olimpiadi e ancora più sul cemento negli Stati Uniti, dove il duello tra i due, e Sinner, potrebbe vivere nuovi importanti episodi.
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    Cosa resta di Wimbledon 2024

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Carlos Alcaraz si conferma campione a Wimbledon. E lo fa “in style”, battendo di nuovo Djokovic in finale. Se l’anno scorso quel successo fu sudato, epico e sorprendente, la finale maschile 2024 è stata a senso unico, e le proporzioni del successo avrebbero potuto essere ancor più nette se Alcaraz non avesse sprecato i match point servendo sul 5-4. Alla fine poco importa, il campo ha parlato chiaro: Carlos è stato dominante, nettamente superiore all’ex n.1, a secco di titoli scollinando metà stagione – non gli capitava dal 2005, quando era ai primi passi sul tour Pro… Riavvolgiamo rapidamente l’edizione dei Championships andata in archivio, sottolineando i fatti salienti, quelli che resteranno nella memoria degli appassionanti e hanno un peso significativo.

    Alcaraz si conferma il più forte …su erba. Stop. Mi fermo immediatamente qua, per non allargare troppo il tiro sul resto delle superfici e della stagione. Forte della bella vittoria a Parigi, Carlos ha iniziato la sua difesa del titolo senza convincere a pieno, ma dal suo team si ostentava serenità. “Sta bene, ci sono alti e bassi, ma caleranno partita dopo partita”. Aveva ragione JC Ferrero, ex n.1 ormai destinato a diventare più famoso come coach che come giocatore… “Carlito” è cresciuto match dopo match, anzi la scossa è arrivata con il complicato terzo turno vinto contro Tiafoe. Alcaraz ha rischiato seriamente il tracollo, sotto due set a uno e con tiebreak delicatissimo nel quarto contro l’americano. Ha superato quest’ostacolo alzando il livello, non tanto di gioco quanto nell’intensità e nella convinzione, nel focus. Gli alti e bassi restano nel tennis di Alcaraz, qualcosa concede, ma… alla fine riesce eccome a spiccare il volo, toccando punte di rendimento incredibili. La finale appena vinta contro Djokovic è quella più netta tra i suoi 4 Slam alzati, e contro l’avversario più tosto, anche se oggettivamente non al meglio. Carlos ha “scherzato” il rivale nei primi due set, mostrando un tennis troppo più veloce, completo, efficace. Non c’è stata una sola fase di gioco nel quale lo spagnolo non sia stato superiore, di gran lunga. E quando Carlos gioca così, volando sul campo, rubando tempo di gioco e creando traiettorie favolose, è quasi imprendibile perché sa fare tutto e lo fa con una rapidità che ti disarma. Djokovic non aveva granché da opporre, è stato quasi un miracolo per lui arrivare a giocarsi il titolo, e forse, oggettivamente, con un tabellone come ha avuto Sinner non ci sarebbe nemmeno arrivato; ma la sensazione dal campo è stata brutale: Novak non ha avuto una chance. Questo fa riflettere, sulla forza di Alcaraz e sul tempo che passa per il serbo… Per Novak i prossimi due mesi sono forse decisivi: lui ostenta voglia assoluta di continuare e la sua ripresa dopo l’operazione ha del miracoloso, ma se anche Parigi2024 e NY24 fossero negativi, troverà il prossimo anno, a 38 anni, la forza di ricominciare con lo stesso vigore?

    Musetti, ha trovato il suo “centro di gravità permanente”? Ce lo auguriamo. Ci sono segnali forti e concordanti, sia vedendolo giocare che ascoltandolo dopo le partite. Spesso parlando di vittorie e sconfitte appena vissute, Lorenzo si focalizzava su aspetti tecnici, sull’umore, sulla fiducia che andava e poi scompariva. Nelle ultime eccellenti settimane vissute sui prati dopo Parigi, Musetti ha dato una sensazione nettamente diversa, una maggior lucidità nell’analizzare cosa è andato e quel che ha funzionato, ha sottolineato a più riprese una nuova forza nel controllo delle emozioni e delle situazioni di gioco. E il gioco in partita è decollato: scelte mediamente più corrette, intensità crescente, focus nettamente superiore, e via dicendo. Si direbbe… maturato, o almeno con passi avanti molto importanti. Era stato “facile” profetizzare che su erba avrebbe giocato alla grande. Non c’è alcuna divinazione, solo un attenta osservazione del gioco. A Stoccarda è stato evidente come le necessità imposte dall’erba fossero un toccasana per lui, “costretto” a complicarsi di meno la vita scegliendo quale freccia estrarre dalla sua faretra e giocare più diretto, più secco e asciutto, con tempi di gioco più rapidi e propensione offensiva. Detto fatto. Il gioco di “Muso” è decollato, e insieme fiducia e mentalità. Si è arreso a Wimbledon in semifinale contro il miglior Djokovic della stagione, a testa altissima e sempre in partita. Adesso non resta che attendere il ritorno sulla terra battuta per verificare che non faccia come il gambero, ma resti offensivo, attento ad anticipare e non crollare all’indietro.

    Sinner fortissimo, con la condizione atletica/salute come ago della bilancia. Fin dal match point sfruttato da Alcaraz in finale vs. Djokovic, su tutti social, forum e quant’altro si è scatenata il dibattito sul tema Carlos – Jannik. Cosa sarebbe accaduto se i due si fossero affrontati in semifinale? Un Sinner “sano”, non quello sceso in campo contro Medvedev, se la sarebbe giocata o avrebbe fatto la stessa fine del serbo? Non rispondo, lascio che a parlare sia il campo alla prossima occasione, …magari anche nella finale di Wimbledon 2025, perché no. Non è affatto un sogno o ipotesi impossibile. Quel che ora preme sottolineare, è che il Sinner visto nel torneo prima del malanno – virus, era un OTTIMO Sinner. Berrettini nel 2°turno ha fatto un partitone, Sinner gli è stato superiore, come contro Shelton, a tratti schiantato. È sceso in campo nei quarti con l’energia di uno zombie e comunque ha portato Medvedev al quinto e ha avuto pure le chance per portarla a casa… Questo significa che Jannik ha il livello e si merita di essere il n.1 del mondo. Vista come funziona la classifica, negli ultimi 12 mesi è stato il migliore, in particolare dallo scorso ottobre. Sta agli altri far meglio, e provare il sorpasso. Jannik al 100% se la gioca con tutti, li batte praticamente tutti e non teme affatto Alcaraz, o Djokovic. Il problema è prevenire infortuni / malanni. A volte è solo sfortuna, e poco si può. Ma questa è diventata ormai la priorità: il vero nemico di Sinner, più degli stessi rivali, è il suo corpo, infortuni e acciacchi. È così un po’ per tutti, ma per Jannik in particolare, visto che il suo tennis è estremamente “energivoro”, e per esplodere quella prepotenza in spinta serve stare molto, molto bene. Questo può essere uno spunto per migliorare, parola che tanto è cara al nostro campione (e della quale ho parlato diffusamente in un capitolo dedicato nel libro appena uscito, “Una Straordinaria Normalità”): trovare il modo per fare un po’ meno fatica in certe partite e vincere i punti con minor sforzo, può essere qualcosa che non solo gli allunga la carriera – e non sarebbe poco – ma lo porta più vivace alle partite dove si decidono gli Slam.

    Delusione Rune, strada smarrita. Se mi si chiede chi è stato il giocatore più deludente di Wimbledon 2024, penso subito al danese. Holger ha un potenziale enorme, non si fa quel che ha combinato lui nel finale del 2022 a soli 19 anni se non ha qualcosa di speciale. Il Rune schiantato da Djokovic negli ottavi è l’ombra di quell’agonistica completo e “cattivissimo” dal punto di vista sportivo che tanto aveva impressionato. È stato portato a scuola dal campione serbo, e l’atteggiamento di Holger è stato pessimo, a tratti smarrito, altre irridente. Ma c’è ben poco da ridere, solo masticare amaro e provare a fermarsi e riflettere sul perché il diritto non fa più male e svaria da tutte le parti, col servizio a tratti scompare, il rovescio è facile da leggere e rimettere. Il caos che gli gira intorno da troppo tempo di sicuro non aiuta, sembra un tennista non solo sfiduciato ma anche spuntato. A chi gli chiede dei successi di Jannik e Carlos, lui dice di aspettare, che si sente pronto a lottare ad armi pari e “vedremo alla fine chi ne avrà di più”. In questo momento, ci crede solo lui. Ma quanto ci crede davvero o solo facciata? Al luglio 2024, i due rivali sono chilometri avanti, così lontani che di fatto non li vede più…

    Altre note sparse. Berrettini, mannaggia all’urna, poteva essere un fattore in qualsiasi altro settore del tabellone. Sfortuna, tonnellate, ne ha le tasche piene (…e noi in modo metaforico siamo con lui…), adesso è l’ora di insistere nella seconda parte del 2024 per ritrovare una posizione in classifica consona al suo valore. E sperare che a NY abbia un sorteggio più clemente. Fritz si conferma tennista molto forte, ma dietro ai migliori. Troppo poco sensibile e flessibile, quando trova un avversario bravo a cambiare le carte in tavola e portarlo a giocare su territori scivolosi, perde equilibrio e si smarrisce. Medvedev, contro un Sinner non al meglio, trova una bella vittoria contro uno dei top, mancava da un po’, ma poi contro Alcaraz si è avuta la sensazione che non ce la potesse fare. Probabilmente contro un Sinner al 100%, avrebbe incassato la sesta sconfitta di fila dal nostro Forse, il suo tennis così impregnato di fatica e tattica, contro la rapidità di Jannik e Carlos non più sufficiente. Avrà la forza per rilanciare, rinnovandosi? Rublev dovrebbe pensare seriamente a uno stop e recuperare un po’ di serenità, perché le sue sfuriate di rabbia autodistruttive iniziano ad essere pericolose… Un grande applauso a Fognini, che contro tutto e contro tutti ha disputato “da vecchio” uno dei migliori Wimbledon in carriera. I supporter italici hanno così tanti connazionali da seguire che il buon Fabio è quasi dimenticato. Male, malissimo, perché quel braccio è sempre uno dei più belli e divertenti. Finché ha voglia, teniamocelo stretto…
    P.S.: Jasmine Paolini IMMENSA. A lei, a breve, un’analisi dedicata. Di nuovo, tanti applausi Jas!

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    Wimbledon resta un sogno per un’irriducibile Paolini. Krejcikova gioca un terzo set eccellente e vince i Championships

    Jasmine Paolini (foto Getty Images)

    Bacia il cielo dopo un gran servizio vincente Barbora Krejcikova, lo spedisce altissimo oltre le nuvole verso la “sua” Jana Novotna, indimenticabile fuoriclasse e coach che purtroppo c’ha lasciato troppo presto. È l’ultimo quindici della finale 2024 di Wimbledon, vinta in tre set (6-2 2-6 6-4) dalla ceca, già campionessa Slam a Parigi nel 2021, contro la nostra bravissima, irriducibile Jasmine Paolini, che dopo quella a Roland Garros perde anche la finale sull’erba di Londra, mai guai ad accostare alla nostra giocatrice l’aggettivo di “perdente”. La toscana è sconfitta, ma ha disputato un torneo eccezionale e anche una buonissima finale, brava ritrovare il suo ritmo, potenza e aggressività dopo un primo set difficile, controllato dal servizio e dalla qualità tecnica di Krejcikova, figlia prediletta di una scuola inarrivabile per eleganza e completezza di gioco. Jasmine è stata tostissima nel rialzarsi dopo un brutto primo set, nel quale è stata nettamente sotto sul piano del gioco e della qualità, forse anche bloccata dall’emozione dell’evento. All’avvio del secondo parziale abbiamo rivisto il campo la “vera” Paolini, brava nell’alzare i ritmi, spingere forte col diritto e rubare campo alla rivale, un’impennata di qualità micidiale che ha stordito Barbora e le ha consentito di impattare il conto dei set.
    Jasmine vola in campo, impone tutta la sua fisicità e potenza, quella grinta leonina che ha esaltato il pubblico londinese in tutto il torneo. Per questo la sensazione palpabile era che sullo slancio potesse scappare avanti e volare verso un successo clamoroso, il primo in assoluto per un tennista italiano in singolare sull’erba sacra di SW19. Purtroppo nel terzo set Barbora è stata bravissima a tornare in cattedra: ha alzato il livello in modo mostruoso alla battuta, tanto che fino all’ultimissimo game – quello per chiudere – è stata ingiocabile, con solo un punto perso nei suoi turni di servizio, e pronta a strappare nel “fatidico” settimo game il break che ha deciso l’incontro. Difficile poi chiuderla ‘sta partita, ha sentito tutta l’emozione e il peso del momento, e Jasmine si è fatta trovare pronta. La lucchese ha lottato su ogni palla e ha strappato due chance per riaprire la partita all’ultimo tuffo, ma la ceca lì è stata coraggiosa, ha giocato da campionessa quei punti “maledetti” e la battuta alla fine l’ha aiutata. Tirando le somme, possiamo dire che Krajcikova si è meritata il successo, ma Paolini c’è andata tanto, tanto vicino… Se avesse trovato il contro break e 5 pari, sarebbe stata forse la favorita.
    Paolini sorride durante la premiazione, è giusto così. Senza alcuna vittoria su erba ai Championships, se due settimane fa le avessero detto che sarebbe arrivata sfiorare il piatto più bello del mondo avrebbe riso come solo lei sa fare, con quell’allegria contagiosa che ha fatto innamorare tutti nel torneo più storico al mondo – e il pubblico infatti l’ha sostenuta sino alla fine. Jasmine non è n.5 del mondo per caso, non ha giocato due finali Slam per un colpo di fortuna. Ha potenza nelle gambe, grinta, attitudine, visione di gioco e anche colpi aggressivi. Moralmente è brava a non abbattersi e pensare come i Campioni punto dopo punto, annullando gli errori e perseverando sulla sua tattica, quasi sempre corretta grazie al genio di Renzo Furlan in panchina. E pure oggi, dopo l’avvio difficilissimo per i meriti di Krejcikova, l’aveva tirata su e riportata in pieno equilibrio. Barbora era stata forte e precisa ad inizio partita: servizi ottimi, grande controllo di palla con variazioni e soprattutto profondità, in modo da non lasciare spazio alla potenza della nostra di entrare convinta nella palla. Era un po’ dietro Jas, troppo, a rincorrere e col braccio un po’ bloccato. La sosta ai box dopo il primo set perso nettamente c’ha restituito la Paolini che ci piace, quella fortissima colpitrice che avanza, impatta la palla a tutta e si prende di forza lo spazio sul campo. Ha risposto meglio ma soprattutto allontanato la ceca dalla posizione di comando. Ha imposto una fisicità superiore e un ritmo altissimo, che ha impedito all’avversaria di toccare la palla e imbastire quella ragnatela di qualità che tanto aveva fruttato nel primo set.
    Si sperava davvero che lo slancio del secondo set portasse dividendi nel terzo, perché Barbora, sempre ineccepibile, era crollata in un dialogo poco fruttuoso con il suo team, incapace di trovare una via per tener ferma Paolini. Purtroppo per noi, ha trovato la chiave dorata all’avvio del terzo set: la battuta. Ha servito molto, molto bene Barbora, non tanto di potenza ma di precisione. Palle sempre diverse, con grande controllo, e via col primo colpo dopo il servizio a sballottare Paolini, che lì ha forse commesso un errore, l’unico del match: la fretta di sparare un gran colpo per recuperare campo. Difficile chiederle di più, ma forse se in risposta, quando è riuscita a rispondere, avesse provato a giocare un drive più tattico, magari carico di spin e alto, avrebbe potuto riguadagnare il campo perduto e quindi avanzare di nuovo, visto che di forza nei piedi ne ha come poche altre. Ha retto Jasmine, ma in risposta non ha potuto più nulla e qualche errore di rovescio di troppo – due importanti nel decisivo settimo game – li ha pagati con il break che ha deciso la partita.
    Non è andata come speravamo. Si ipotizzava un Sinner a giocarsi il titolo, l’unico mai vinto in singolare da un tennista italiano, visto che Australian Open (Sinner), Roland Garros (Schiavone, Panatta e Pietrangeli) e US Open (Pennetta) li abbiamo vinti. Invece è stata la splendida Paolini ad arrivarci molto vicino. Sarà per un’altra volta. Intanto, GRAZIE Jas, ci ha fatto di nuovo sognare.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Jasmine alza la prima palla della finale di Wimbledon 2024. Un avvio un po’ teso, vola via di tre metri un diritto, poi un attacco sul 15-30 è mal gestito. Scivola sotto 15-40 Jas, due palle break per Barbora. Ottima l’accelerazione della ceca col diritto cross, impatto maestoso per pulizia e via, vincente che le vale il BREAK, 1-0 Krejcikova. Molto, troppo precisa con i suoi colpi la ceca, tutti i colpi… anche la battuta è negli angoli. In un amen Krejkicova, lavora la palla in maestria assoluta, e se Paolini non alza il ritmo per lei è durissima. Invece Jasmine si fa prendere dalla fretta, sparacchia via e si ritrova di nuovo in pericolo sotto 0-30 nel terzo gioco. Finalmente la ceca sbaglia un colpo, una risposta in rete, è “solo” il secondo punto vinto da Jasmine nel match. Inizia a prendere ritmo il diritto dell’italiana, braccio un po’ più sciolto, vince tre punti di fila ma il game va ai vantaggi. No, male col rovescio Paolini, ferma coi piedi e la palla scappa ben fuori. Altra chance in risposta per Barbora. Uff, che rischio! Palla corta perfetta di Jasmine, eseguita bene come idea e come mano. Annulla un’altra palla break Paolini, brava a reggere lo scambio con alta velocità. Muove lo score Paolini, è entrata in partita, 1-2. S’iniziano a vedere i colpi migliori dell’italiana, quegli affondi a buona velocità che diventano efficaci e scardinano il ritmo della rivale. Barbora deve lavorare ogni scambio, ma vince il quarto game, e in risposta continua a macinare angoli e variazioni, portandosi avanti 0-30. Paolini sprinta e rimonta 30 pari, ma un diritto è di poco lungo e concede un’altra palla break sul 30-40. Gioca profondo al centro la ceca, Jasmine cerca di uscire con un rovescio inside out ma non fa abbastanza spazio alla palla e la sua traiettoria non passa la rete. BREAK Krejcikova, avanti 4-1 e servizio. Serve un ritmo superiore all’italiana per tenere ferma la rivale, che sta comandando troppo da ogni posizione sul campo, e serve pure bene quindi è molto sicura nei suoi game. Manovra la palla con totale scioltezza Barbora, fantastico il rovescio lungo linea nel sesto game, con palla bassissima ma controllata alla perfezione, che la porta 40-0. Con un gran diritto vincente, la ceca si porta 5-1 in soli 28 minuti di dominio totale (poteva essere, onestamente, anche 6-0). Paolini trova un Ace e vince un altro game, 2-5, Krejcikova serve per il primo set. E serve bene… prima sicura, primo colpo dopo la battuta incisivo a spostare l’azzurra, che non trova la contromossa. 40-0 e tre set point. OK il primo: Barbora lavora bene lo scambio col diritto e forza l’errore di Jasmine. 6-2, 35 minuti di tennis di ottima qualità per la ceca, superiore in ogni fase di gioco. 89% di prime in campo per Barbora, con solo tre punti persi, mentre Paolini ha vinto solo la metà dei punti giocati con la prima palla.
    Secondo set, Paolini alla battuta. Buon game, cerca maggiore velocità da fondo campo, unica via per non consentire all’avversaria di gestire il ritmo con la qualità. 1-0. È aggressiva anche in risposta la lucchese, ottima quella sullo 0-15, è sorpresa Barbora, 0-30, situazione inedita nell’incontro. Con intensità maggiore, Paolini non subisce e la rivale sbaglia. 15-40! Il BREAK arriva subito, brutto rovescio di Krejcikova, a mezza rete.Paolini avanti 2-0. L’inerzia è totalmente cambiata: la fisicità di Paolini ha preso il sopravvento, è lui con più vicini alla riga a menare le danze. E il diritto è bello carico e pesante. Da 40-15 commette due scelte errate Jas (male la palla corta, ci sarebbe arrivata Barbora), si va ai vantaggi. NOOOO, che errore l’azzurra… dopo un gran tocco stretto esagera nel voler chiudere con una sorta di volée alta che termina quasi in tribuna… palla break Krejcikova. Se la gioca male la ceca, sbaglia il back, uno dei suoi colpi migliori. Di forza Paolini si prende due punti, 3-0! Ha perso focus Barbora, a testa bassa sbaglia due scambi che la condannano al 15-40, ora è lei non riuscire a tener ferma la vivacità di Paolini. Annulla le due palle del doppio break con servizio e diritto aggressivo. Molto si gioca dalla posizione in scambio delle due: la prima che riesce a spingere con piedi sulla riga di fondo tende a comandare e chiudere il punto. Muove lo score nel set Krejcikova, 1-3. Ottimo game di battuta per Jas, 4-1, entra nella palla con forza e decisione, anche in risposta quando l’altra gioca un servizio gestibile. La ceca è consapevole di dover servire a tutta, ora nello scambio infatti è in difficoltà, e proprio con battute al massimo si porta 2-4 (subendo comunque una risposta di diritto di Paolini fulminante sul 40-15). Solida Paolini al servizio, il diritto è pesante e Krejcikova con suoi tagli non riesce a contenerlo. 5-2 Paolini. Barbora rischia una palla corta sul 15-30, la palla gli esce di pochissimo, quanto basta. Due Set Point Paolini! Basta il primo, out il diritto della ceca. SET PAOLINI, 6-2. Totalmente girato l’incontro, più vivace e potente la toscana, si è presa il controllo del gioco e ha spostato in difesa la rivale. Calata al servizio Barbora, e tanti errori (12), provocati dalla spinta della nostra, cresciuta in tutto. Si va al terzo.
    Paolini inizia il set decisivo alla perfezione: diritto pesante, profondo, preciso! Krejcikova assiste impotente, 1-0. Si aggrappa alla battuta la ceca, un Ace e palle letteralmente sulle righe, non si scambia affatto e 1 pari. La sensazione è che sarà la risposta – e la tensione emotiva – a fare la differenza, nello scambio l’azzurra è più in controllo. Si dispera Barbora dopo una risposta malamente sbagliata, Jasmine è sicura in spinta, sbaglia pochissimo e si porta 2-1. Krejcikova si prende rischi col primo colpo dopo la battuta, indispensabile per tornare a far correre l’italiana. Gioca un ottimo turno di servizio Barbora, tornata sicura e in controllo. 2 pari. Di fatto qua ricomincia quasi un’altra partita, ora “si fa sul serio”. E Paolini gioca molto serio… Il diritto è ficcante, con i piedi arriva bene sulla palla e comanda. 3-2. Krejcikova è quasi perfetta, vince a 15 anche il suo terzo turno (primo punto perso al servizio nel set). 3 pari. Settimo, fatidico, game… Jasmine sbaglia due rovesci di fila, sotto i colpi molto profondi della rivale, 0-30. Con coraggio leonino si butta avanti, e tocca di volo una palla per nulla comoda, 15-30. Poi un servizio esterno di qualità. 30 pari. Con una risposta da doppista, perfetta, la ceca strappa la prima palla break del set. Paolini non trema, spinge tanto e l’annulla. La tensione è altissima, ma Barbora gioca letteralmente sulle righe, fa il pugno al suo angolo dopo aver strappato il punto che le vale la seconda palla break del game. E la prima palla non va (conferma del “falco”). NOOOOO, DOPPIO FALLO Paolini, spinto dalla posizione in risposta nel campo della ceca. Il primo doppio fallo del match costa un salatissimo BREAK all’Italiana. Krejcikova è avanti 4-3 e servizio. Troppa fretta di incidere Jasmine, scappa larghissimo un rovescio e il suo volto non cela lo scoramento, quasi lacrime. Barbora serve di brutto, Ace (quinto del match e quarto nel set) e 30-0. Poi un’altra prima top. In questo set al servizio della ceca NON si gioca, serve troppo precisa. Altra battuta al T, NON SI GIOCA, ha perso solo un punto al servizio nel set decisivo. 5-3 Krejcikova. Resta focalizzata Jas, attacca decisa nel nono game e si porta 40-0 e lo chiude con una risposta di rovescio della rivale sul 40-30. 4-5. Barbora serve per il titolo 2024 dei Championships. La ceca vince con la battuta il primo punto, poi imbastisce uno scambio con profondità e controllo, forzando l’errore col rovescio di Jasmine (troppi, nel set). 30-0. Arriva un doppio fallo improvviso, 30-15. Incerta col lancio di palla Barbora, o solo vuol respirare. Sbaglia un rovescio la ceca, 30 pari. Ha bisogno in modo totale della battuta… Altro rovescio di Krejcikova scappa lungo!!?! Prima Palla Break per Paolini nel set, all’ultimo tuffo. Lo annulla con classe Barbora: servizio, diritto d’attacco e volée scolastica. Bravissima la ceca con la seconda palla, super angolata e carica di spin, Paolini non riesce a contenere. Match Point Krejcikova! Se lo gioca male, dopo un’ottima prima palla spara un rovescio fuori dal corridoio. Attacca con poco Barbora, ottimo, OTTIMO il passante di rovescio di Paolini che al colpo successivo passa. Seconda Palla Break!! Uff, che classe… diritto in contro piede sulla riga, applausi a Krejcikova, grande rischio ben ripagato. ACE! Imprendibile, all’angolino. Secondo Match Point. Non va, muore a mezza rete il back della ceca, malissimo con i piedi, totalmente impietrita. NO, Jasmine NO! La risposta le resta sulle corde, era una seconda palla… Match Point #3. E stavolta il servizio non perdona. Game Set Match. Barbora Krejcikova vince, è la campionessa. Che partita, e che dispiacere, ma applausi alla ceca, nel set set è stata impeccabile al servizio fino all’ultimo game.

    B. Krejcikova vs J. Paolini Slam Wimbledon B. Krejcikova [31]626 J. Paolini [7]264 Vincitore: B. Krejcikova ServizioSvolgimentoSet 3B. Krejcikova 15-0 30-0 30-15 df 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 ace 40-40 A-40 ace5-4 → 6-4J. Paolini 15-0 30-0 40-0 40-15 40-305-3 → 5-4B. Krejcikova 15-0 30-0 ace 40-04-3 → 5-3J. Paolini 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 40-A df3-3 → 4-3B. Krejcikova 15-0 30-0 ace 40-0 40-15 df ace2-3 → 3-3J. Paolini 15-0 30-0 40-02-2 → 2-3B. Krejcikova 15-0 30-0 40-01-2 → 2-2J. Paolini 15-0 30-0 30-15 40-15 40-301-1 → 1-2B. Krejcikova 15-0 30-0 ace 40-00-1 → 1-1J. Paolini 15-0 30-0 ace 40-00-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 2B. Krejcikova 0-15 15-15 15-302-5 → 2-6J. Paolini 15-0 30-0 40-0 40-152-4 → 2-5B. Krejcikova 15-0 15-15 30-15 40-15 ace 40-301-4 → 2-4J. Paolini 15-0 15-15 30-15 ace 40-151-3 → 1-4B. Krejcikova 0-15 df 0-30 df 15-30 15-40 30-40 40-40 A-400-3 → 1-3J. Paolini 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-40 A-400-2 → 0-3B. Krejcikova 0-15 0-30 15-30 15-400-1 → 0-2J. Paolini 15-0 15-15 30-15 30-30 40-300-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1B. Krejcikova 15-0 30-0 40-05-2 → 6-2J. Paolini 15-0 ace 15-15 30-15 30-30 40-305-1 → 5-2B. Krejcikova 15-0 30-0 40-0 40-154-1 → 5-1J. Paolini 0-15 0-30 15-30 30-30 30-403-1 → 4-1B. Krejcikova 15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 40-40 A-402-1 → 3-1J. Paolini 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-402-0 → 2-1B. Krejcikova 15-0 30-0 40-01-0 → 2-0J. Paolini 0-15 15-15 15-30 15-400-0 → 1-0

    Statistiche
    🇨🇿 Barbora Krejcikova
    🇮🇹 Jasmine Paolini

    Ace
    6
    3

    Doppi falli
    4
    1

    Percentuale prime di servizio
    72% (55/76)
    73% (62/85)

    Punti vinti con la prima
    73% (40/55)
    61% (38/62)

    Punti vinti con la seconda
    57% (12/21)
    61% (14/23)

    Punti vinti a rete
    69% (11/16)
    75% (12/16)

    Palle break convertite
    43% (3/7)
    33% (2/6)

    Punti vinti in risposta
    39% (33/85)
    32% (24/76)

    Vincenti
    28
    19

    Errori non forzati
    37
    23

    Punti totali vinti
    85
    76

    Distanza coperta
    2414.0 m
    2436.0 m

    Distanza coperta per punto
    15.0 m
    15.1 m LEGGI TUTTO

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    Medvedev (prossimo avversario di Sinner): “Cercherò di sorprenderlo”

    Daniil Medvedev (foto Getty Images)

    Nei quarti di finale di Wimbledon andrà in scena una nuova sfida tra Sinner e Medvedev. Sarà il loro dodicesimo confronto diretto, gli head to head sono ancora a favore del moscovita con 6 vittorie e 5 sconfitte, ma la tendenza è nettamente a favore dell’italiano che dopo aver perso i primi sei match ha vinto gli ultimi cinque di fila, due disputati quest’anno tra Australian Open e Miami. L’ultimo incontro – disputato in Florida sul cemento – è stato vinto in maniera netta da Jannik, un 6-1 6-2 senza appello, con un dominio totale del gioco e una sensazione di superiorità totale. Per la prima volta i due si affronteranno su erba (nemmeno si sono affrontati su terra battuta); che la superficie possa scombinare le carte in tavola? Daniil ha sempre affermato di detestare il gioco sui prati, ma il suo tennis è migliorato col passare degli anni. Anche Sinner ha iniziato stentando su erba, poi ha capito come correre, le dinamiche e tempi di gioco, tanto che oggi il suo tennis sulla più antica delle superfici è molto efficace. Parlando alla stampa dopo la partita di ottavi di finale, vinta per lo sfortunatissimo ritiro di Dimitrov, Medvedev ha focalizzato l’attenzione sulle difficoltà del giocare contro Sinner.
    “Non abbiamo ancora parlato, ma ci siamo allenati con Jannik qui prima del torneo. È stato un set fantastico” afferma Daniil. “La cosa particolare è che ho perso cinque volte. Ma se ricordo bene, quattro di queste sfide sono state molto lottate. Sono stato sfortunato o no? Anche a Pechino ci sono stati due tiebreak, a Vienna è stata una partita davvero pazzesca e a Torino è stata una partita equilibrata. Poi a Miami lui ha vinto facilmente, ma non credo che fossi troppo lontano. Jannik ha fatto ottimo lavoro vincendo cinque volte di seguito. Ora giocheremo sull’erba sono sicuro che cercherò qualcosa di nuovo, spero di giocare bene. Il servizio è importante sull’erba, più servi bene, meglio ti senti in partita e sarà così sia per entrambi. Cercherò di sorprenderlo e di metterlo in difficoltà. Sono sicuro che lui farà lo stesso. Spero che sia una bella partita. Cercherò di dare il massimo per vincere.”
    Così Medvedev parla di come sia cambiato il gioco di Sinner dai loro primi incontri: “Gioca meglio e sbaglia di meno. Quando Jannik è arrivato sul circuito, tutti sono rimasti un po’ sorpresi, non per la potenza dei colpi, ma per quanto velocemente corre e per come colpisce bene da tutte le posizioni in campo. Ma sbagliava troppo e quindi ha perso tante partite. Appena ha smesso di commettere tanti errori spingendo, è migliorato, ora è molto difficile batterlo, non solo per questo e non solo per me. Ha grandi qualità. Di solito gioco al mio meglio contro il numero 1 del mondo. Vediamo se questo mi aiuta contro Jannik. Prima il suo servizio non era così buono. Senza dubbio è più difficile giocare contro di lui rispetto a prima. Inoltre, come ho detto, le nostre partite sono state molto combattute, ho avuto le mie occasioni, cercherò stavolta di sfruttarle meglio” conclude il russo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO