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    “L’obiettivo di Naomi Osaka nel 2021 sarà l’oro olimpico”

    Naomi Osaka, n.3 WTA

    “L’obiettivo di Naomi Osaka nel 2021 sarà l’oro olimpico”. Parole e musica di Yutaka Nakamura, trainer della n.3 del ranking WTA. Del resto la possibilità di potersi giocare la vittoria alle Olimpiadi nella capitale del proprio paese è un’occasione unica nella carriera di uno sportivo. “Ho parlato con lei in diverse occasioni del grandissimo sogno che sarebbe vincere l’oro olimpico a Tokyo 2021”, dichiara Nakamura alla stampa nazionale, “non ci sono molte opportunità in una carriera professionale per ottenere grandi successi olimpici, è consapevole che potrebbe avere tre chance nella migliore delle ipotesi, al massimo della forma, alle Olimpiadi. Quindi ci assicureremo che sia ben preparata, al massimo delle sue possibilità”.

    Alcuni osservatori criticano Osaka per il fatto di non giocare molti tornei, concedendosi delle pause. Proprio su questo tema, Nakamura approfondisce il suo punto di vista, spiegando come questi momenti “off” siano voluti e studiati: “Naomi ha capito di essere una persona che ha bisogno di prendersi delle pause, e di avere pazienza nell’attesa. Ci sono giocatori che hanno paura di rallentare la propria stagione razionalizzando gli sforzi temendo di perdere ritmo e fiducia, ma lei invece sa stare lontana dal tennis senza perdere di vista la sua condizione fisica e feeling con il gioco. Riesce a trovare l’equilibrio tra disconnessione mentale e mantenimento fisico. Questa è una qualità importante, non scontata, è qualcosa che di solito costa molto ai tennisti, quindi Naomi possiede un grande vantaggio. Così facendo potrà gestire al meglio gli sforzi fisici e mentali, e mantenere in equilibrio il suo corpo. Inoltre, è molto umile, sa ascoltare e vive la sua vita interessandosi a molti altri aspetti sociali oltre al tennis”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Murray ci ripensa: non andrà a Delray Beach

    Andy Murray, classe 1987

    La prossima settimana l’ATP 250 di Delray Beach – insieme ad Antalya – inaugurerà il calendario del 2021. Il torneo della Florida vanta una discreta entry list, arricchita dalla wild card assegnata ad Andy Murray. Lo scozzese sta cercando di rientrare nel tennis che conta, ma il suo ranking ancora è troppo basso (n.122 a fine anno) per permettergli di entrare nei main draw di tornei ben frequentati o di alto livello.
    Purtroppo Andy ha fatto marcia indietro: lo scozzese ha appena comunicato di aver cambiato idea, non volerà negli States rinunciando all’invito. Come lui, anche il connazionale Dan Evans che si ritira dall’evento. “Dopo molte discussioni con il mio team, ho deciso di non viaggiare per giocare a Delray Beach”, ha detto Murray. “Dato l’aumento dei contagi Covid-19 in Florida e delle problematiche per i voli transatlantici, voglio ridurre al minimo i rischi in vista degli Australian Open”.

    Tutto confermato invece per quanto riguarda lo Slam “down under”, Murray ha detto di voler sfruttare la wild card ricvuta dall’Australian Open la scorsa settimana, volerà in Australia e giocherà di nuovo a Melbourne.
    “Diamo il benvenuto ad Andy Murray a Melbourne, a braccia aperte”, ha dichiarato il direttore del torneo Craig Tiley. “Come cinque volte finalista, Murray è stato protagonista di così tante partite e pagine incredibili nella storia recente degli Australian Open. Il suo ritiro per i gravi problemi all’anca, annunciato nel nostro torneo in una conferenza stampa, fu una pagina toccante; ma ora vederlo tornare, dopo aver subito un importante intervento chirurgico, sarà il momento clou degli Australian Open 2021. Gli auguriamo tutto il meglio e non vediamo l’ora di vederlo in campo”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Opelka: “Nell’ATP ci sono troppi conflitti di interesse”

    Reilly Opelka

    Rielly Opelka chiude il tormentato 2020 con “i botti”, sparando senza mezzi termini sull’ATP. Nel corso di una intervista concessa al podcast Behind the Racquet, il gigante statunitense accusa l’ATP di vivere con forti conflitti di interesse, e questo finisce per penalizzare oltremodo i giocatori, proprio quelli che a rigor di logica l’associazione dovrebbe sostenere. Per questo Reilly non si dice affatto sorpreso della nascita della PTPA e di condividerne i principi. Ecco alcuni estratti del suo pensiero.
    “Noi giocatori abbiamo bisogno di una associazione come la nuova PTPA. Se guardiamo bene, ci sono molti conflitti di interesse all’interno dell’ATP. Non è possibile per una persona essere presente alle riunioni dell’ATP, essere un direttore di torneo e quindi un agente di un giocatore. Non può succedere assolutamente una cosa del genere, ci sono molti conflitti di interesse e la PTPA è stata creata per sbarazzarsi di questo genere di situazioni”.

    Il riferimento è chiaro: Herwig Straka, che oltre a rappresentare gli interessi di Dominic Thiem è anche direttore di un torneo e membro del board ATP: “L’agente di Dominic Thiem è un esempio … Possiede un torneo in Austria. Come è possibile questo? È nel consiglio dell’ATP e ha un voto sulla distribuzione del denaro. Dubito che abuserà della sua posizione perché conosco Straka ed è un bravo ragazzo, ma il fatto che sia lì è un male. LA PTPA? Non è stata creata con una visione e una strategia a lungo termine. Questa organizzazione ha chiarito che non vuole combattere con i dirigenti ma sostenere gli interessi dei giocatori, ma non è del tutto chiaro come l’ATP medierà con l’associazione in futuro”.
    Al momento nessun membro “fondatore” della PTPA si è espresso sul rinnovo del Player Council ATP, o sul nuovo calendario diffuso fino a tutto marzo 2021.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sam Querrey multato dall’ATP per la fuga da San Pietroburgo

    Sam Querrey, 33 anni n.53 ATP

    Ricordate la fuga di Sam Querrey da San Pietroburgo lo scorso ottobre? Il tennista statunitense, risultato positivo (insieme alla moglie) nei test precedenti all’inizio del torneo russo, fu posto in isolamento in un hotel della città. Quando le autorità sanitarie lo avvertirono di un prossimo test, con possibilità di un ricovero precauzionale in una struttura sanitaria cittadina, Sam pensò bene forzare la quarantena (violando quindi i protocolli di sicurezza sottoscritti con l’ATP per la ripresa dell’attività) scappando alle 5 del mattino grazie all’intervento del suo agente, che aveva preparato in fretta e furia un volo privato da San Pietroburgo verso una destinazione sconosciuta in Europa. Operazione questa facilitata dal fatto che Querrey era stato testimonial di una nota compagna di jet privati.
    Querrey divenne irreperibile per diversi giorni, scomparso nel nulla (probabilmente in una casa affittata in un paese scandinavo), per quella che sembrava una vera spy story con intrigo internazionale, visto il chiaro risentimento da parte delle autorità russe e della stessa ATP, a dire  poco imbarazzata dalla faccenda.

    Dopo oltre due mesi, proprio l’ATP ha comunicato di aver chiuso l’inchiesta a carico di Querrey. Per la chiara violazione del protocollo Covid-19 all’ATP 500 San Pietroburgo, Sam è stato multato di 20.000 dollari ma, a causa del suo comportamento esemplare all’interno del circuito in questi anni, la multa è stata sospesa, e Querrey è stato posto sotto osservazione nei prossimi tornei. Il giocatore ha cinque giorni per presentare ricorso contro la decisione, se lo desidera.
    Pur comprendendo il panico che la situazione provocò in Querrey – esser ricoverato in Russia con moglie e figlio, ignari del trattamento ricevuto, soprattutto in relazione al piccolo – la pena inflitta all’americano sembra fin troppo lieve. Infatti nei protocolli di sicurezza firmati dai tennisti si parla di sanzioni molto severe in caso di violazione, tra cui anche una lunga sospensione dalle competizioni o addirittura la radiazione. Questa faccenda potrebbe rappresentare un precedente tutt’altro che incoraggiante nel caso in cui dovessero verificarsi altre situazioni simili. Resta poi incomprensibile come mai Querrey abbia deciso di andare a San Pietroburgo con moglie e figlio molto piccolo, vista l’eccezionalità del momento e la pericolosità dei viaggi, quando la stessa ATP – oltre al buon senso…- scoraggia di portarsi al seguito accompagnatori.
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    Muguruza: “Sogno di vincere tutti e quattro gli Slam e giocare con Rafa il doppio misto alle Olimpiadi”

    Garbine Muguruza

    La spagnola Garbine Muguruza sta preparando la stagione 2021 insieme a Conchita Martinez. Il loro lavoro ha portato ottimi frutti (soprattutto agli Australian Open 2020, ma non solo), tanto che in un’intervista rilasciata al quotidiano iberico AS ha chiarito i suoi obiettivi per il prossimo futuro: vincere tutti gli Slam, una medaglia olimpica e… giocare il doppio misto con Nadal ai prossimi giochi di Tokyo. Ecco alcuni estratti dell’intervista
    “È stata una preseason positiva, abbiamo lavorato abbastanza bene. Ovviamente il posticipo degli Australian Open ha cambiato la nostra programmazione e le tabelle di lavoro, l’incertezza che si è generata è stata frustrante… Stavamo per volare in Australia quando è arrivata un’email a conferma del rinvio. Ormai era difficile giocare a Melbourne nelle date classiche, ma la comunicazione è arrivata all’ultimo”.
    Le chiedono se si sente maturata, più in grado di gestire la pressione rispetto al passato: “Adesso riesco ad affrontare i momenti di pressione con più serenità, con più calma. Forse nascondo meglio tutto. L’aver passato un brutto momento mi ha aiutato a calmarmi, continuo a combattere nei momenti delicati o quando devo superare una situazione avversa in un incontro invece di farmi sconfiggere dalla mia stessa tensione”.

    Una svolta nel suo approccio alla partita è arrivato certamente grazie alla collaborazione con Conchita Martinez, come conferma Garbine: “Quando hai un allenatore che ti rende partecipe delle decisioni che vengono prese, tutto è più facile. Con Conchita ho un approccio diverso al lavoro. Prima forse facevo un lavoro più severo, anche se per me ha funzionato, sono arrivata al top. Per fare il salto e diventare una top player, avevo bisogno di struttura e rigidità, in quel momento andava bene. Adesso ho bisogno di un lavoro più calmo e sui dettagli, ho più visione ed esperienza, so già come gestire le situazioni. A volte con Conchita non devo nemmeno parlare: è stata una grande giocatrice, quindi con un gesto o uno sguardo ci capiamo. Quando si ha questa intesa, l’unione diventa molto facile, litighiamo raramente”.
    La malattia dell’amica e collega Carla Suarez l’ha toccata profondamente: “È stato uno shock, non ti aspetti mai che succeda a qualcuno così vicino, soprattutto quando si tratta di un’atleta di successo. Ho parlato molto con lei, a Barcellona è venuta a vedermi allenare in diverse occasioni. L’ho trovata bene, con tanta voglia di vivere, e quella per me è stata una scarica di adrenalina, non mi aspettavo di vederla così vivace, è stato molto bello. Carla vuole tornare a giocare di nuovo, le ho detto che la aspetto e che ci sarò per qualsiasi cosa possa aver bisogno, si merita tutto il meglio e il sostegno possibile”.
    “Obiettivi per il futuro? Stare bene, giocare in modo competitivo e, a breve termine, mi piacerebbe giocare il doppio misto con Nadal ai Giochi Olimpici! Un sogno? Qualcosa di veramente speciale sarebbe vincere i quattro Grand Slam, e una medaglia olimpica. E’ un obiettivo ambizioso ma non impossibile, lavoro ogni giorno per questo. La cosa più importante è condividere i successi con le persone a cui voglio bene”.
    Lo scoglio più grande per la 27enne sembra US Open, dove in carriera ha raggiunto “solo” gli ottavi. Quest’anno ha perso la finale a Melbourne da Sofia Kenin, dopo un bellissimo torneo, dimostrando che il suo tennis potente e aggressivo può eccellere anche sul duro (ricordiamo che ha vinto sia Wimbledon che Roland Garros). Se riuscirà a restare in ottime condizioni fisiche e tenere alto il livello del suo gioco, nessun torneo le è precluso. In carriera infatti i suoi momenti “no” sono arrivati proprio per scadimenti di forma fisica e troppi alti e bassi nel corso dei tornei. Nei grandi eventi, soprattutto gli Slam, resta sempre una delle giocatrici da battere.

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    Il nuovo Player Council: Federer, Nadal, Murray e Simon tra gli eletti

    L’ATP ha da poco annunciato attraverso il proprio sito ufficiale i membri del nuovo Player Council 2021-2022, votato dai giocatori e dai membri dell’ATP. Alcuni giocatori sono stati rieletti per un ulteriore mandato nel consiglio, tra cui Felix Auger-Aliassime, Roger Federer, John Millman, Rafael Nadal, Kevin Anderson, Andy Murray e Bruno Soares. Il francese Gilles […] LEGGI TUTTO

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    Medvedev: “Lasciare Mosca è stata una necessità”

    La “nouvelle vague” del tennis russo passa da Mosca. La capitale del paese infatti può vantare ben tre top20: Daniil Medvedev, Andrey Rublev e Karen Khachanov. In tutta la Russia il tennis è da tempo uno degli sport più amati e seguiti. Importantissimo fu l’intervento dell’ex premier Boris Yeltsin che, da grandissimo appassionato, investì molti rubli […] LEGGI TUTTO

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    Carla Suarez Navarro: “Il cancro non mi ha fatto paura, ma tanta rabbia e tristezza”

    Carla Suarez durante un trattamento

    Il 2020 è stato un anno davvero difficile per la spagnola Carla Suarez Navarro. Giusto un anno fa annunciò che il 2020 sarebbe stato il suo ultimo anno da Pro. La sua “passerella finale” è stata a dir poco guastata prima dalla pandemia, con il tour sospeso in marzo, quindi dalla scoperta in estate di avere un Linfoma di Hodgkin (LH), una forma di tumore che si origina dalle cellule linfoidi normalmente presenti nel sangue, nel midollo osseo, nei linfonodi e in molti altri organi. Carla convocò una conferenza stampa il 2 settembre, giusto il giorno prima del suo 32esimo compleanno, rivelando la sua malattia e l’inizio di un percorso impegnativo per affrontarla, “la partita più dura che ho mai giocato” disse. Fortunatamente ha scoperto il cancro in tempo, e le varie sessioni di chemioterapia a cui si è sottoposta stanno dando segnali più che incoraggianti.
    Carla ha rilasciato una lunga e toccante intervista al collega Angel Rigueria di Mundo Deportivo, in cui parla del suo presente, di come ha affrontato la malattia, con grande forza e convinzione, e anche del suo futuro. In campo. Riportiamo alcune parti dell’intervista, che ci rivalano il carattere e la forza d’animo della spagnola.
    “Sto abbastanza bene, il trattamento sta rispondendo e questo è un motivo per essere felice. Sono nella fase finale, credo che mi manchi un mese e mezzo. Mi restano tre sedute di chemio, poi dovremo vedere se faremo radioterapia o no. È una malattia che in linea di principio  quando finisce… finisce, non deve riprodursi di nuovo. A febbraio, se non dovrò fare la radioterapia, sarò arrivata alla meta”.
    “Paura? Onestamente no. All’inizio non sapevamo davvero cosa fosse, avevo fatto dei test su tutto. In una delle visite il dottore mi ha spiegato tutte le possibilità. Mi ha messo in guardia. Passarono forse sette giorni prima che mi dessero la notizia, e non fu più una sorpresa a quel punto. Non avevo paura perché mi hanno detto che era un cancro curabile, che l’avevamo preso in tempo. Mi hanno dato così tanta speranza e così tanta fede che non ho mai temuto per la mia vita. La rabbia? Sì, mi sono chiesta perché, perché a questo punto della mia vita. Ho pensato, che peccato proprio in questo momento… Dopo quindici anni a dedicati al tennis, ammalarsi proprio ora che ero vicina alla fine. Adesso mi sento molto bene, ma non avevo idea se nel 2021 sarei potuta tornare giocare di nuovo oppure no. Se la porta era chiusa, dire addio in quel modo non mi piaceva. Non era quello che volevo”.

    Le chiedono se esser una sportiva aiuta ad affrontare una malattia così importante: “Ti parlano degli effetti collaterali, del dolore che puoi avere, e poi aiuta a essere una giocatrice di tennis perché ci sono momenti nella tua carriera in cui hai dovuto soffrire, giocare con molto dolore, sopportarlo. Quando sentivo dolore a casa era come qualcosa di già più familiare, che sapevo affrontare. Se ho scoperto una nuova Carla? No. Quello spirito da lottatrice già che ce l’avevo. Essere ottimista, positiva o calma lo sentivo forte dentro di me, e in questo senso non ho scoperto nulla di nuovo. Le sessioni di chemioterapia? Sono andate abbastanza bene. Ho fatto cinque sessioni e ho avuto un brutto momento nella seconda, un po’ anche nella quinta. Dopo le sedute ho mal di pancia per due o tre giorni, con nausea, ma dopo ho una vita “normale”. In quel senso, sono dieci, dodici giorni in grado di godermi le cose, anche all’interno di quello che ci lascia il Covid-19″.
    Vincere il cancro sarà la migliore vittoria? “Probabilmente sarà la mia migliore vittoria. All’inizio lo affrontavo bene perché contavo: il primo, il secondo, il terzo turno di cure. Ora sono passata a quel momento in cui è meno uno, meno due e ho fretta di finire. Sono a Barcellona, ​​mi sarebbe piaciuto essere a Las Palmas. Ci sono cose che voglio finire per recuperarne altre più normali”.
    Carla ha già ricominciato a giocare a tennis… Quando glielo fatto notare, sorride raccontando: “Non dico molto ai dottori! Mi hanno messo un PICC (dove viene inserito il catetere per la somministrazione della chemioterapia, ndr) e mi hanno detto che non potevo sopportare molto peso, che non potevo nuotare, che non sarei riuscita a giocare a tennis o padel… Mi hanno detto una serie di cose che all’inizio mi hanno scioccato, che se avessi esagerato avrei rischiato una trombosi. Ma col passare del tempo sono andata in palestra, facendo pesi, riacquistando mobilità nel braccio. Uno di quei giorni ho detto: se posso fare tutto quello che faccio, perché non posso giocare a tennis, che è quello che ho fatto per tutta la vita? Ho provato, con le palle senza pressione, con le palle di un bambino, e devo dire è che è andata bene, non mi ha infastidito. Adesso sto provando a giocare due o tre volte a settimana. Cerco ogni volta di alzare un po ‘di più il livello, ma soprattutto mi serve come evasione dalla mia situazione e attività fisica. È un sollievo, è quello che so fare e quello che mi piace”.
    Carla è convinta e focalizzata sul rientro in campo, per un’ultima passerella, come aveva desiderato fin dal 2019: “Mi piacerebbe poter giocare un Grande Slam, ovviamente nella seconda parte della stagione. E sto vedendo se riuscirò a qualificarmi per le Olimpiadi. La chiusura dell’entry list per parteciparvi è al Roland Garros e io non potrò giocare prima, quindi dipende da cosa faranno le altre. Se entrerò nella lista, vorrei essere ai Giochi di Tokyo. Ho una classifica protetta, il numero 68, e il taglio deve essere compreso tra 60 e 70. Voglio anche giocare un po’ del tour americano, e basta. L’intenzione è di giocare tre o quattro tornei. Vediamo anche come si evolverà anche la situazione del coronavirus. Giocare oltre il 2021? No, voglio riposare. Con il lockdown e quindi la malattia, non sto facendo quello che vorrei o quello che avevo programmato di fare. Dopo aver salutato il tour, voglio avere tempo per me stessa, cosa che non sono ancora riuscita a fare. So che questo è già programma fin troppo a lungo termine, meglio andare giorno per giorno, settimana dopo settimana, ma rispetto a prima ora posso guardare al futuro”.
    In questo periodo di lotta, molti colleghi non l’hanno lasciata sola: “Qualche messaggio a sorpresa? Molti. Ho sentito la vicinanza di giocatori che hanno fatto la storia nel nostro sport e con i quali, all’interno del circuito, non avevo un grand rapporto. Chi? Preferisco tenerlo per me. E’ stata una bella sorpresa  scopire che sono consapevoli del mio stato e seguono il mio percorso di guarigione”.
    Anche tutti noi auguriamo il meglio a Carla, che possa sconfiggere definitivamente la malattia e quindi, se il corpo glielo consentirà, che provi di nuovo l’emozione di giocare sul tour e ricevere il saluto che si merita.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO