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    Federer annuncia il rientro: “Riparto da Doha. Giocherò sulla terra battuta, ma gli obiettivi restano Wimbledon e Olimpiadi”

    Roger Federer

    Dopo un’infinita ridda di voci, finalmente Roger Federer ha sciolto la riserva sul rientro nel 2021. Lo svizzero ha concesso un’intervista esclusiva al media svizzero SFR, in cui ha parlato della condizione attuale e soprattutto del programma ideale per la stagione appena iniziata. Si è detto voglioso di giocare, di ritrovare il suo miglior tennis e provare ancora l’emozione di alzare qualche grande trofeo. Ricomincerà da Doha, il prossimo 8 marzo, quindi è probabile che giochi un altro torneo “minore” subito dopo per affinare le sensazioni in campo. Seguirà un stop, e rientro sulla terra battuta (forse anche Roma?), in vista di Parigi. Ma il suo obiettivo resta arrivare nella miglior forma possibile in piena estate, per giocarsi al meglio le sue carte sull’erba di Wimbledon e alle Olimpiadi di Tokyo. Ecco alcuni passaggi dell’intervista

    “Ho pensato a lungo a quando e dove tornare. L’Australia arrivava un po’ troppo presto a causa del mio ginocchio. Non ho mai mancato gli Australian Open dal 1998, fa male saltare quel torneo, è uno dei posti in cui amo di più giocare”. 23 tornei consecutivi e, ricordiamo, anche il suo ultimo successo in uno Slam nel 2018, confermando il titolo 2017.
    La decisione di rientrare a Doha viene anche da una considerazione tecnica, oltre al pieno recupero dalle due operazioni subite al ginocchio: “Volevo tornare in un torneo più piccolo, in modo da non essere sottoposto ad uno stress massimo, e dove posso giocare più tranquillamente. Dopo potrei giocare un altro torneo di seguito, vedrò come reagirà il mio corpo agli incontri”. In questo caso, potrebbe quindi scendere in campo a Dubai.

    “Proverò di nuovo a giocare sulla terra battuta e quindi ad Halle“, dichiara il campione svizzero, “il tutto per arrivare nelle miglior condizioni possibili, ovviamente, a Wimbledon, ai Giochi Olimpici e poi agli US Open“. Questo il programma di massima di Roger, che quindi non conferma una sua presenza a Miami, torneo che a questo punto appare fuori dal suo programma.
    Federer spiega la sua motivazione a giocare sulla soglia dei 40 anni, in modo semplice, aggiungendo una considerazione altrettanto semplice sul proprio ritiro: “Mi piace giocare a tennis, voglio farlo per tutta la vita. Negli ultimi mesi ho dato tanto in riabilitazione, duri allenamenti. Ho dovuto affrontarlo, ma mi è sempre piaciuto lavorare e quindi colpire la palla. Voglio festeggiare ancora grandi vittorie. E per questo sono pronto per intraprendere una strada che sono consapevole sarà lunga e difficile. Ma non perseguirò questi obiettivi ad ogni costo. Se vedrò che le cose non funzionano per quanto riguarda il mio corpo o la mia famiglia, sarà arrivato il momento di dire stop“. Quindi Federer conferma di non aver alcun obiettivo per il ritiro, un momento in particolare, un programma; asseconderà la sua passione insieme al livello di gioco. Quando non si sentirà più competitivo, dirà basta.
    Roger racconta di aver seguito abbastanza i tornei anche durante il suo lungo stop (ultimo match ufficiale giocato è stata la semifinale agli Australian Open 2020): “Pensavo che non avrei seguito molto il tennis, che sarei stato più impegnato con i miei figli e la mia riabilitazione. Invece sono rimasto sorpreso di aver continuato a cercare risultati e a seguire le partite. Questo non è qualcosa che faccio normalmente quando non gareggio in un torneo”.
    Dopo l’attualità tennistica, Federer ha parlato anche dell’extra campo, famiglia, interessi. “Voglio andare a sciare con i miei figli, giocare a basket o iniziare a praticare l’hockey sul ghiaccio. Ho ancora tanti sogni da realizzare. Per questo ho bisogno di un buon fisico, mi piacciono le discipline attive, non voglio ‘sbattere il mio corpo contro il muro’, serve un lavoro attento”.
    Come ha trascorso i mesi da papà? Meticoloso e preciso, come in allenamento e in campo…. “Nell’ultimo periodo sono diventato una sorta di quarterback a casa, l’organizzatore. Sapevo esattamente cosa stavano facendo tutti e quattro i bambini, mi assicuravo che non fossimo in ritardo da nessuna parte. Sono anche diventato l’autista della famiglia“.
    Il mondo della racchetta abbraccerà di nuovo il tennis fluido e creativo del “Maestro” svizzero dopo 13 mesi. Chissà se dopo l’operazione e quasi 40 anni sulle ginocchia, riuscirà di nuovo a ritrovare un gioco vincente al massimo livello. Di sicuro il tour Pro ed i suoi milioni di sostenitori non vedono l’ora di riabbracciare uno dei campioni più forti di sempre.

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    Sebastian Korda, una crescita figlia della consapevolezza (di Marco Mazzoni)

    “Ho sempre saputo di avere il gioco per farcela”. Parole e musica di Sebastian Korda, ventenne statunitense entrato oggi per la prima volta nella top100 ATP grazie al successo nel buon Challenger di Quimper, in Francia. Il figlio dell’indimenticabile campione ceco Petr, sta sorprendendo per la continuità di risultati dopo l’exploit allo scorso Roland Garros. […] LEGGI TUTTO

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    Federer “trema” nei momenti decisivi? I numeri dicono altro. È il migliore nei tiebreak (di Marco Mazzoni)

    Roger Federer agli Australian Open 2018

    È opinione diffusa (…anche secondo gran parte dei suoi tifosi più accaniti…) che Federer non sia così freddo nei momenti decisivi delle partite, soprattutto quando si gioca un duro testa a testa. Per molti i due match point non trasformati da Roger nella finale di Wimbledon 2019 sono ancora un vero e proprio incubo, come altre occasioni importanti sprecate dallo svizzero.
    Tuttavia un dato numerico complessivo nella carriera di Federer ci racconta tutt’altro. Il collega britannico Chris Goldsmith ha stilato una classifica della percentuale di tiebreak vinti in carriera da quando vengono tenute le statistiche dei match maschili.
    In vetta a questa statistica, che riguarda esattamente la capacità di chiudere un set molto equilibrato, troviamo… Roger Federer, con il 65,3% di tiebreak vinti. In pratica, 2 su 3. Appena sotto Novak Djokovic, insieme al grande campione statunitense Arthur Ashe. Tra i migliori ma con una percentuale peggiore Rafa Nadal, al 60,7%.

    Ecco la classifica dei migliori 15
    65,3% – Roger Federer
    65,0% – Novak Djokovic
    65,0% – Arthur Ashe
    63,2% – Andres Gomez
    62,8% – Pete Sampras
    62,2% – Andy Murray
    62,1% – Andy Roddick
    62,1% – Guillermo Perez Roldan
    61,9% – Milos Raonic
    61,8% – John McEnroe
    61,0% – John Newcombe
    60,7% – John Isner
    60,7% – Rafael Nadal
    60,4% – Ivan Lendl
    60,3% – Nicolas Escude

    I numeri sono importanti, ma sempre ricordiamo che i numeri vanno saputi leggere. Restando all’indimenticabile finale dei Championships 2019, Federer perse i tre tiebreak (incluso quello decisivo sul 12 pari), e la sensazione personale in tutta la carriera dello svizzero resta quella di un Roger fortissimo, leggendario, ma soprattutto quando è riuscito ad imporre la sua classe, staccando il rivale prima di un “pericoloso” arrivo al fotofinish.
    Inoltre escluso qualche eccezione (Perez Roldan e Gomez) o campioni tra i più forti, in questa classifica troviamo tennisti dotati di grandi servizi, colpo decisivo in ogni tiebreak. Ma non solo: il servizio resta sempre un colpo inserito in un contesto, e solo i “campioni” non tremano quando la tensione è altissima (tiebreak). Un esempio? Goran Ivanisevic, dotato di uno dei servizi più incredibili della storia, nella finale di Wimbledon persa contro Agassi nel ’92 non imbroccò un Ace nella stretta finale; idem nell’altra finale dei Championships persa vs. Sampras nel ’94, con i primi due set ceduti al tiebreak senza alcuna differenza alla battuta per il croato, mentre Pete fu un un vero “killer” con la prima in quei delicati frangenti. Non è un caso quindi che Sampras figuri in questa statistica, mentre Ivanisevic no.
    Alla fine, saper vincere i tiebreak, sia col servizio che con grandi risposte e costruendosi il punto, resta un’arte suprema nel gioco. La differenza dei campioni.
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    Il Miami Open 2021 non vedrà match nell’Hard Rock stadium

    L’Hard Rock Stadium a Miami

    Vista l’enorme incertezza dovuta alla pandemia, tutt’altro che debellata nella maggior parte dei paesi, i tornei corrono ai ripari per coprirsi dagli ingenti costi organizzativi senza alcuna certezza degli incassi dal pubblico on site. È di poco fa la notizia che il Miami Open 2021 (ossia il Masters 1000 della Florida) è confermato secondo le date dell’ultimo calendario rilasciato dall’ATP, ma non verranno disputati incontri sul (gigantesco) Hard Rock Main Stadium. Ecco il comunicato emanato dalla direzione del torneo:
    “Siamo lieti di annunciare che la programmazione per ospitare il Miami Open presentato da Itaú, dal 22 marzo al 4 aprile 2021, all’Hard Rock Stadium di Miami Gardens, sta andando avanti. Alla luce dell’evoluzione della situazione COVID-19, è stata presa la decisione di modificare il modo in cui opererà il torneo 2021, inclusa l’eliminazione del campo principale all’interno dello Hard Rock stadium. Nelle prossime settimane verrà presa una decisione in merito alla presenza dei fan, dopo ulteriori consultazioni con le autorità locali, statali e federali, oltre a quelle mediche. Qualora si rendessero disponibili limitate possibilità di posti a sedere, verrà data priorità all’acquisto di pacchetti per i clienti. Continueremo a tenervi aggiornati non appena saranno disponibili ulteriori informazioni”.

    Quindi niente “mega stadio” per il 1000 della Florida nel 2021. La scelta di cambiare sede fu una vera rivoluzione nel 2019: si passò dal bellissimo ma ormai angusto sito di Key Biscayne all’enorme e funzionale Hark Rock Stadium, casa della squadra locale di Football NFL. Il gigantesco catino venne riadattato al tennis per l’occasione, nell’unica edizione per ora disputata nel nuovo stadio (2019).
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    John Newcombe: “Davis? Con questo formato non andrà da nessuna parte. Avevamo una proposta, la ITF non ci ascoltò”

    “La Davis con questo formato non andrà da nessuna parte”. Tuoni e fulmini by John Newcombe, leggendario campione australiano, vincitore di sette Slam in singolare e cinque Davis con l’armata invincibile dei “canguri” nei ’70s. Con l’ATP Cup in rampa di lancio, Newcombe è stato intervistato dal quotidiano di Melbourne The Age, sull’attualità e oltre. […] LEGGI TUTTO

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    A Rotterdam giocheranno anche Tsitsipas, Shapovalov e Raonic

    Denis Shapovalov

    L’ATP 500 di Rotterdam è da sempre uno dei tornei indoor più interessanti e qualificati della stagione. Basta leggere l’albo d’oro, iniziato nel 1972, per trovare campioni come Ashe (primo vincitore), Borg, Connors, Vilas, Mecir, Edberg, Becker, Stich, Krajicek (oggi direttore del torneo), Kafelnikov, Hewitt, Federer, Murray, Soderling, Wawrinka, oltre al nostro Omar Camporese nel 1991, quando sconfisse Ivan Lendl in finale.
    L’edizione 2021 si accinge ad essere una delle più ricche di sempre per la qualità dei giocatori al via. Dopo la conferma del ritorno dopo 12 anni di Rafa Nadal, è di ieri la notizia che anche Stefanos Tsitsipas, Denis Shapovalov e Milos Raonic prenderanno parte al torneo, aggiungendosi a Stan Wawrinka, Daniil Medvedev, Kei Nishikori, David Goffin, Andrey Rublev, Roberto Bautista Agut, il detentore del titolo Gael Monfils ed il nostro Jannik Sinner.

    Krajicek, rispondendo alle domande della stampa nazionale, non ha nascosto che sta cercando di allestire il “miglior torneo possibile come parco giocatori”. Che si riferisca ad una possibile presenza di Roger Federer? Lo svizzero giocò per l’ultima volta in Olanda nel 2018, coronando la sua presenza con il ritorno al n.1 del ranking.
    L’entry list del 500 di Rotterdam si chiuderà il primo febbraio, ma già con queste presenze sarà un evento degno di un Masters 1000.
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    Courier: “Djokovic nettamente favorito per gli Australian Open, ma durante l’anno…”

    Jim Courier, campione a Melbourne nel 1992 e 1993

    Ormai manca poco all’avvio della stagione australiana, mai così tribolata per colpa della pandemia, apparentemente sotto controllo in Australia grazie a misure severissime ed il naturale isolamento del continente, ma ancora fuori controllo nel resto del mondo. Iniziano quindi le prime previsioni su quel che potrà raccontare il primo Slam dell’anno. Jim Courier, due volte campione a Melbourne e oggi apprezzato opinionista (e non solo), è intervenuto nel programma “Wide Sport” su Sport Radio, lanciandosi in alcune previsioni. Secondo “Big Jim”, Djokovic è ancora nettamente favorito per la vittoria agli Australian Open, ma nel corso dell’anno a suo dire ne vedremo delle belle.
    “Abbiamo vissuto un’epoca irripetibile con campioni straordinari, ma il tempo passa anche per loro, e dietro ci sono ragazzi di talento. Non credo che la vecchia guardia farà uno “sweep” (ossia spazzerà via tutti i rivali) in tutti i Major come hanno fatto negli ultimi anni. Tuttavia mi aspetto che uno dei campioni vincerà l’Australian Open dalla parte degli uomini. Il torneo delle donne è assai più aperto, difficile lanciarsi in una previsione. Chi vincerà? Beh, Novak Djokovic è favorito in modo schiacciante, sia per quante volte ha sollevato il trofeo che per quanto bene gioca all’inizio dell’anno”, ha affermato Courier.

    Ecco le motivazioni del suo pronostico a favore del serbo: “Novak è riposato, è pronto, ha avuto accesso agli allenamenti completi ad Adelaide e venerdì farà una prima bella partita (contro Sinner, ndr). Ha tutto in ordine per dare il meglio. Altri giocatori entrano in forma più tardi, lui invece è sempre il più veloce a scattare dai blocchi, sia per il suo fisico che come programma la sua stagione. Inoltre le condizioni di Melbourne per lui, come velocità del campo, sono ideali. Lo dimostrano i suoi eccezionali successi nel torneo”.
    “Tuttavia la stagione non sarà dominata. I vecchi non possono ringiovanire, ci saranno molte possibilità per i ragazzi più giovani di inserirsi e vincere Masters 1000 e Slam. Thiem l’ha dimostrato, Zvererv c’è andato vicino, Medvedev è pronto, e via dicendo. Nel 2021 assisteremo a molte esplosioni, ne vedremo delle belle quest’anno”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO