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    I ragazzi di Fefé, Poz, Max e Rocchi

    Più che l’incipit di un fondo, questo è il più banale dei sommari, riassume emozioni domenicali di straordinario e ordinario livello. Siamo un Paese complicato, diviso e fragile, un non-sistema con uno sport che non si merita e per i successi dobbiamo ringraziare chi ogni giorno, settimana, mese e anno riesce a risultare più forte dei blocchi strutturali, mentali e politici.La Juve, ora, l’ordinario. Azzerata la festa, è scattata la rissa e si sono moltiplicate le espulsioni. Elettroshock a parte, anche contro la Salernitana, la migliore del lato destro (potenziale) della classifica, la squadra di Allegri ha mostrato il “bellino” (la ribellione alla sconfitta che stava maturando, la voglia di fare risultato) e il “bruttino” (la mollezza in alcune fasi, le amnesie non solo difensive) di questo inizio di stagione.Mi sto sempre più convincendo che senza quei tre (Di Maria, Pogba e Chiesa) sia una Juve normale, ovvero distante dagli standard naturali, attesi e pretesi. Dopo Parigi lo stesso Allegri ha sottolineato per la prima volta la notevole incidenza su gioco e risultati delle assenze eccellenti: “Provate a togliere l’equivalente di Pogba, Di Maria e Chiesa alle altre squadre” ha detto, “noi dobbiamo essere contenti di quello che stiamo facendo, sapendo che le prospettive sono rosee”. Lo vogliamo interpretare come un segno di insicurezza? O, piuttosto, come il modo più chiaro, quasi didascalico, con cui l’allenatore dei livelli, delle categorie che fanno la differenza, ha voluto ricordare che il miglioramento di questo gruppo doveva derivare e ancora deriva dal ritorno del francese e dell’argentino, oltre che dal rientro in pianta stabile di Chiesa?

    Propendo per la seconda opzione. La voglia di antipatia manifestata da Max sabato, poi, altro non è che la reazione all’atteggiamento tenuto dalla stampa dopo il 2-1 in Champions. Nei giorni scorsi una figura di spicco del mondo bianconero si lamentava proprio del fatto che i commenti più benevoli e le manifestazioni di simpatia nei confronti della Juve accompagnino esclusivamente le sconfitte.Ieri ne ha trovata una a metà (il punto non risolve) e adesso i punti sono 10 nelle prime sei partite, 10 su 18, un bilancio preoccupante che, al di là del torto arbitrale, non frena l’ondata critica nei confronti di tecnica e società.

    Di critiche sta facendo la raccolta anche il mondo arbitrale. Marco Giampaolo ha confessato di aver dato del “coglione e arrogante” all’arbitro Fabbri e non soltanto perché sabato sera, dopo l’espulsione di Leao, “ha arbitrato a senso unico” (sono sempre parole sue). Marco è una delle persone più corrette e misurate del nostro calcio: la sua sbroccata mi ha sorpreso, non del tutto però.

    Ieri Daniele Pradè, dirigente pompiere della Fiorentina, dichiarandosi incazzato ha chiesto che in settimana il designatore Rocchi ammetta l’errore commesso da Orsato e collaboratori al Dall’Ara. L’episodio, il gol del 2-1. “Il tocco di Kasius su Dodo (era Quarta, nda) è netto” ha spiegato. “Hanno fatto tre minuti di Var solo per il fuorigioco di Arnautovic. Non va bene”.

    Con gli arbitri se l’è presa anche il presidente del Lecce Sticchi Damiani: “Il Var ci ha già retrocessi, danno grave”. Naturalmente l’avversario, il Monza, ha fatto subito sapere che al 78’ un contrasto Ciurria-Hjulmand avrebbe meritato il rigore.

    È finita l’estate di Gianluca Rocchi che nei giorni scorsi aveva già avvertito i primi effetti del cambiamento climatico quando i suoi Piccinini e Sozza erano stati attaccati da Sarri. Soltanto la sosta per le nazionali e i 50 giorni del Mondiale potranno restituire un minimo di serenità al designatore che in questa fase hot – non potendo pretendere che gli arbitri non sbaglino più e allenatori e dirigenti non protestino – avrebbe bisogno del sostegno pubblico dei presidenti di Figc, Lega e Aia. Non nell’ordine.PS. C’è una dignità meravigliosa, nascosta nella forza che serve a non scendere a compromessi, una dignità costosa e a volte irrinunciabile (cit.). LEGGI TUTTO

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    Serbia-Italia, Pozzecco show: espulso, abbraccia tutti e si mette a piangere!

    BERLINO – Il secondo fallo tecnico fischiato alla panchina costa caro a Gianmarco Pozzecco, espulso dagli arbitri durante l’ottavo di finale di Italia-Serbia. Primo tecnico chiamato nel primo quarto, il secondo durante il terzo periodo di gioco: un match tirato, con gli arbitri impegnati a domare il clima di tensione fra i due team. Il tecnico azzurro paga caro il suo temperamento, e viene cacciato a 6 minuti alla fine del terzo quarto con gli azzurri sotto di quattro. Uscendo dal parquet berlinese, Pozzecco si è lasciato andare alle lacrime e ha salutato con un abbraccio tutti i componenti della panchina. LEGGI TUTTO

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    Eurobasket: Italia, attenta a Jokic

    Esistono innumerevoli storie che riguardano Nikola Jokic, il centro serbo che domani affronterà l’Italia: folli, assurde, irreali. Il problema è che sono tutte vere. A partire da quello che a 13 anni era il suo grande sogno: diventare un fantino.Certo, oggi risulta per lo meno difficile immaginare un uomo alto 2,11 e pesante quasi 130 chili in un ippodromo, ma Jokic da bambino aveva davvero programmato un futuro nelle corse dei cavalli. «Andavo e pulivo le stalle, quella era la mia vita. Ho anche fatto una corsa amatoriale una volta, mi sono piazzato quarto». Il “piccolo” Nikola, cresciuto a Sombor, cittadina della Serbia chiamata “Piccola Firenze”, combatteva già allora con l’obesità, ma i fratelli maggiori, Strahinja e Nemanja, continuavano a spingerlo verso il basket; sport che lui all’inizio non sopportava, a tal punto che a 10 anni piangeva ogni volta che il padre lo accompagnava agli allenamenti. Poi però iniziò a crescere, e a scoprire che, nonostante i molti chili di troppo, aveva un talento innato con la palla in mano. In poche stagioni era diventato una sorta di fenomeno da circo (equestre?) sotto i tabelloni con la maglia del Mega Vizura. Tanto famoso che un giorno firmò così tanti autografi da farsi venire una infiammazione al tendine di una mano.

    Il grande salto

    Impossibile per la NBA non notare questo ragazzone sempre allegro e sorridente (da cui il soprannome Joker). Nel 2015 Denver gli diede una possibilità, nonostante i suoi evidenti problemi di sovrappeso dovuti alla sua smodata fame e alla sua passione per la Coca Cola. Ne beveva tre, dicasi tre, litri al giorni… «Ma dopo il primo volo a Denver ho smesso», rivelò lui senza convincere quasi nessuno. Nel frattempo continuava a fare sfracelli sotto i tabelloni e a non separarsi dai fratelli, ingaggiando furiose sfide alla playstation a “Call of Duty”. Per non parlare della partite a carte. «Quando giochiamo bisogna sempre guardare bene quello che avviene sotto il tavolo. Perché tutti e tre bariamo».

    Mvp

    L’errore peggiore parlando di Jokic sarebbe quello di lasciarsi confondere dalle storie che lo circondano e dalle sue sparate, visto che oggi è considerato il miglior centro della NBA. Come d’altronde testimonia il fatto che negli ultimi due anni è stato eletto miglior giocatore delle stagioni regolari. Tanto per rendere l’idea, nel 2021-22 ha viaggiato alla media di 27,3 punti, 13,7 rimbalzi e, incredibile ma vero, la bellezza di 7,6 assist. La sua capacità di muoversi come un ballerino sotto canestro, di segnare da fuori, e di mettere a frutto la padronanza dei fondamentali imparati in Serbia, lo hanno reso quello che è: un giocatore praticamente immarcabile in area. E immensamente ricco. A luglio infatti Denver gli ha fatto firmare un contratto quinquennale record da 264 milioni di euro. Il prolungamento più oneroso nella storia della Lega, per lo meno nella fase di negoziazione libera.E visto che lui non c’era nel clamoroso ko della sua Serbia con l’Italia nel preolimpico dello scorso anno, per “allenarsi” alla sfida contro gli azzurri, nella prima fase degli Europei ha viaggiato alla media di 19,6 punti, 9,4 assist e 4,4 assist…Come va marcato un tipo simile? Tenendo conto che, con Tessitori fuori dalle rotazioni, la Nazionale sta giocando senza un centro di ruolo, si può solo sperare di fargli arrivare in area meno palloni possibili con dei raddoppi, correndo però il rischio di esporsi al tiro da fuori degli esterni serbi. Oppure, che domani Jokic mangi un po’ troppo pesante a pranzo… LEGGI TUTTO