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    Pospisil: “ATP e PTPA possono coesistere”

    Alcuni giorni fa Vasek Pospisil ha rilasciato al collega britannico Simon Cambers una lunga ed interessante intervista (pubblicata su Tennis Majors), in cui il canadese parla diffusamente della tanta discussa Professional Tennis Players Association, lanciata a New York appena prima dell’ultimo US Open. Pospisil, diventato braccio destro di Djokovic nel difendere “gli interessi dei giocatori” crede che […] LEGGI TUTTO

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    Ivanisevic: “Ero sicuro che Novak fosse il vero favorito a Parigi”

    Goran Ivanisevic e Novak Djokovic

    Goran Ivanisevic ha rilasciato una lunga intervista al portale Tennis Majors, in cui si sofferma sulla sconfitta patita dal “suo” Novak Djokovic nella finale di Roland Garros, e sulle ripercussioni che questo torneo potrà avere sul n.1 del mondo.
    “Ero davvero certo della vittoria di Novak a Parigi” dichiara Goran, “Ho inviato questo tipo di messaggi a Miljan (Amanovic, fisio di Djokovic, ndr) da tempo. Sono stato un po’ troppo ambizioso quando ho detto che Nadal non aveva alcuna possibilità, ma sentivo sinceramente che Novak era il favorito. So che il Chatrier è il “soggiorno” di Rafa e che può vincere lì anche quando gioca male, ma ancora una volta ero convinto che questo fosse l’anno di Novak a Parigi. Ma Novak non ha giocato all’altezza dei suoi soliti standard e Rafa ha giocato alla perfezione. Purtroppo Novak è riuscito a trovare i suoi migliori colpi solo sul 2-0 e un break sotto, e a quel punto era troppo tardi”.
    Ivanisevic vede così la sfida tra i due: “Nadal lo ha battuto tatticamente e sotto ogni altro aspetto. La stessa cosa è successa a Melbourne lo scorso anno, con ruoli invertiti: Novak ha “ucciso” Rafa allora, e ora Rafa ha risposto. Molte aspettative, c’è davvero tantissimo in gioco… Quindi le ultime due finali di Slam che hanno giocato non sono state delle migliori in termini di qualità. La causa? Non ne sono sicuro… Tutto è iniziato male, Novak ha perso subito il servizio partendo da 40-15, è difficile riprendersi quando fai sentire Rafa a suo agio a Parigi e lui va al comando. Sentivo che le condizioni favorivano Novak, ma era come se non si fosse presentato in campo… mentre Rafa continuava a colpire e colpire. C’è stato un barlume di speranza sul 5-4 nel terzo, ma ormai era troppo tardi per girare la partita arrivati a quel punto”.

    Dopo la finale, è stato chiesto a Djokovic se ritiene che sia ormai troppo tardi per raggiungere Nadal e Federer in termini di titoli del Grande Slam. Il n.1 ha risposto che i suoi obiettivi rimangono gli stessi, nonostante le occasioni perse a New York e Parigi. Ecco il punto vista di Ivanisevic sulla corsa a tre per chiudere da leader come numero di Slam vinti: “Per quanto potrà andare avanti Djokovic? Sicuramente per altri tre anni, al massimo del suo potenziale. Nadal ha un anno più di lui e abbiamo visto cosa è ancora in grado di fare, i suoi risultati a Parigi sono una delle più grandi imprese nella storia dello sport. Non parlo solo di tennis, ma di sport in generale. Novak ha sicuramente alcune stagioni eccellenti e titoli del Grande Slam davanti a sé. Proprio come Nadal è il re a Parigi, Novak è il re a Melbourne – è il favorito lì, come a Wimbledon e agli US Open. Novak dovrebbe presto superare Federer come numero di settimane in cima al ranking. Qualche tempo fa ho detto che sia lui che Rafa supereranno il record dei titoli del Grande Slam di Roger, continuo a pensarlo”.
    Per il croato, il tema del più grande di sempre resterà dibattuto, anche se… “per stabilire chi può essere considerato il più grande, oltre al numero di Slam, è da prendere in considerazione innanzitutto il numero di settimane come numero uno al mondo, poi i titoli Masters e il loro record nei testa a testa. Ma alla file il “GOAT” resterà una questione di preferenze, gusti personali e il dibattito andrà avanti per sempre. Per me quella persona è Novak, per altri Federer o Nadal. Sarà molto difficile raggiungere un consenso unanime. Ma nel caso in cui Novak riesca a vincere più titoli del Grande Slam di Nadal e Federer, e pure il record di settimane come n.1, semplicemente non ci sarà spazio per alcuna discussione“.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Djokovic: “Le nuove palle a Parigi sono pesanti, ma anche perché è ottobre” (di Marco Mazzoni)

    Djokovic in allenamento a Parigi 2020

    Anche Novak Djokovic, nella intervista pre-torneo a Parigi, si soffermato sul tema più caldo: le nuove palline. Bocciate da Thiem, bocciatissime da Nadal, per il n.1 del mondo sono effettivamente pesanti, ma a suo dire la “colpa” non è solo della palla in sé, ma delle condizioni totalmente nuove in cui è usata.
    “Usiamo le palline Wilson per la prima volta su terra battuta” ha dichiarato Djokovic, “penso lo stesso dei miei colleghi, è più pesante di quella usata precedentemente, però dipende anche dal fatto che siamo in ottobre e fa freddo. La terra battuta è umida e più pesante rispetto a quando giochiamo in primavera. Tutte le condizioni climatiche influiscono sul rendimento della palla. E’ complicato affermare che la pallina è pesante in generale, tutto dipende fortemente dalle condizioni meteo. Dobbiamo accettarlo, per questo tutti siamo venuti qua un po’ prima per iniziare ad adattarci a queste condizioni, di palle e clima, molto diverse da un Roland Garros tradizionale”.
    Nella intervista, Novak ha parlato anche di altri temi, tornando sul “fattaccio” accaduto a New York. “Ovviamente d’ora in poi avrò la massima attenzione quando colpirò una palla fuori dal campo… Questo è rimasto scolpito nella mia mente per moltissimi giorni dopo US Open, sono sicuro che non commetterò lo stesso errore due volte. E’ successo, devo accettarlo e continuare. Fu uno shock per me, per tanta gente, però la vita è così, nello sport ed in generale, sono errori, cose brutte che possono accadere”.

    Djokovic non crede di aver ripercussioni negative per l’accaduto, come del resto ha dimostrato a Roma, vincendo il torneo (nonostante un certo nervosismo dimostrato in più occasioni…): “Non credo che quel che è accaduto potrà avere alcuna ripercussione sulle mie prestazioni in campo. Ho appena vinto il torneo di Roma, non ho avvertito alcun “perturbazione emozionale” o difficoltà nell’affrontare le partite, o nell’esprimere le mie emozioni. Nessuna. Cerco di tenere tutto quel che è negativo al di fuori del campo e della partita, cerco di perdonarmi e continuare il mio cammino. Sono un essere umano, ricco di difetti come tutti. Ho molta esperienza nel tour, e quel che è accaduto a me poteva accadere a chiunque altro”.
    Ultime considerazioni sul virus, i test, e come vive la situazione: “Ho fatto a Roma un paio di test, ancora prima di volare a Parigi, e appena arrivato mi sono sottoposto ad un altro. Finché non ho avuto i risultati, sono rimasto isolato come tutti gli altri giocatori. Seguo tutte le istruzioni, i soliti test ogni 4-5 giorni, ed è tutto. Questo indipendentemente dagli anticorpi di ognuno di noi. Per esempio, a New York, avendo ancora gli anticorpi, non mi hanno fatto alcun altro test dopo il primo. Quando sono arrivato qua me ne hanno fatto uno, è uscito negativo, e per ora non me ne hanno fatti altri. In Europa è diverso, a Roma mi hanno fatto testo ogni 2-3 giorni. Ogni paese tiene le proprie regole sul tema, questo è un po’ particolare. Il virus? Non so se il virus c’è ancora o no dentro al mio corpo, in questo momento non ci penso. Ho avuto il test negativo in ogni prova a cui mi sono sottoposto dopo aver contratto il virus, e anche oggi sono a questo punto. In ogni modo, non è ancora certo il modo in cui il virus si comporta in ogni individuo, come può andarsene o tornare. Dal punto di vista medico, c’è molta confusione sul tema, e dipende anche dal paese in cui vai. Dobbiamo seguire le indicazioni del luogo in cui ci troviamo, ora in Francia, e sono molto restrittive. Io mi sento fortunato ad essere un giocatore di tennis, di trovarmi a giocare di nuovo un torneo dello Slam, e spero di poterlo portare alla fine senza alcuna conseguenza per la mia salute”.

    Djokovic ostenta sicurezza. A Roma il suo tennis è stato sufficiente per il successo, ma non ha toccato dei picchi di prestazione massimi, e non c’erano a sfidarlo i due principali rivali sul rosso: Nadal e Thiem. La sensazione è che il livello mostrato al Foro Italico non sia abbastanza per battere i due principali favoriti per il titolo. O le nuove condizioni a Roland Garros (freddo, palle, orari serali) finiranno per cambiare le carte in tavola, aprendo ad altri giocatori la possibilità di vincere al Bois de Boulogne? Alle 11 Jannik Sinner avrà l’onore di aprire il torneo sul Chatrier. Buon Roland Garros a tutti
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Jim Courier: “Il dominio nel tennis maschile dell’Europa viene dall’insegnamento” (di Marco Mazzoni)

    Jim Courier, 4 volte campione Slam

    Con Roland Garros alle porte, il quotidiano britannico The Times ha approfittato per intervistare Jim Courier, due volte campione sulla terra parigina, per analizzare lo stato del movimento maschile. Tra i vari temi trattati, “Big Jim” ha diffusamente parlato di come il tennis europeo sia totalmente dominante da molti anni.
    All’ultimo US Open il campione è stato Dominik Thiem, tennista europeo. Proprio US Open è stato l’ultimo torneo dello Slam vinto da non-europeo: accadde nel 2009, grazie al successo di Juan Martin Del Potro. Da allora solo successi per tennisti nati nel vecchio continente. La situazione degli altri tre Slam è ancor più euro-centrica: l’ultimo vincitore a Wimbledon non europeo è stato Lleyton Hewitt, anno 2002; agli Australian Open è Andre Agassi nel 2003; a Roland Garros è Gaston Gaudio nel 2004. In totale, 63 degli ultimi 64 Slam disputati sono stati vinti da giocatori europei. Di conseguenza, anche il ranking ATP segue questa fortissima tendenza, tanto che l’ultimo n.1 non europeo è stato Andy Roddick, scalzato da Federer ad inizio 2004 (dopo il suo successo agli Australian Open).
    Secondo Courier, la causa principale di questo dominio dispotico dell’Europa nel tennis maschile deriva dall’insegnamento. “Negli anni ’70 gli Stati Uniti avevano i migliori allenatori del mondo, come Happy Hopman, australiano che si era spostato in Florida ed aveva portato i metodi che avevano generato la grandissima ondata di campioni australiani degli anni 60 e 70. Oppure l’avvento di Nick Bollettieri, che ha rivoluzionato il metodo di allenamento del tennis alla sua accademia. Molti dei migliori tennisti al mondo venivano dagli USA perché nel paese c’era la miglior formazione. Questo non era così frequente in Europa”.

    Le cose sono molto cambiate da allora, continua Courier: “C’è stata una sorta di democratizzazione della formazione tennistica a livello globale. In Europa sono nate e cresciute moltissime accademie di allenamento, a partire dalla Sanchez-Casal, dove per esempio si è formato Murray. Quando il tennis ha iniziato ad essere molto più popolare in altri paesi rispetto agli USA, i migliori atleti si sono spostati in altri paesi e lì sono cresciuti. Gli USA continuano ad aver buoni tennisti, ma non del livello di un tempo, e negli ultimi 15 anni, come del resto la maggior parte degli altri movimenti, abbiamo solo potuto “tamponare” il dominio dei big 3″.

    Con Roland Garros al via, un piccolo focus anche sulla terra, che secondo Courier resta una palestra incredibile, forse la migliore, per formare un tennista vincente. “Credo che molto dipende da dove nasci o cresciti, anche negli USA. Io vengo dalla Florida, lo stesso stato di Chris Evert. Siamo cresciuti giocando molto sulla terra verde americana, che sembra molto diversa da quella europea ma in fondo resta terra battuta. Per crescere su questi campi è necessaria pazienza, mobilità, sviluppare abilità più complete rispetto a chi nasce e cresce sui campi in duro. Alcuni dei nostri più forti campioni come Stan Smith, Pete Sampras, Michael Chang a Andre Agassi, sono cresciuti giocando tanto sulla terra. Per colpa del clima non in tutti gli stati si sono sviluppati i campi in terra, anche per motivi di praticità ed economici, ma la terra battuta resta una grandissima “palestra” per crescere. Quando sei giovane non pensi che possa essere rilevante giocare anche su terra, ma in realtà è fondamentale perché questo ti forma in modo completamente diverso, riesci ad essere un tennista migliore, più completo. Per questa ragione non molti dei tennisti USA si sentono a loro agio giocando sulla terra, e se ci arrivano un po’ troppo grandi, ormai non riescono a imparare certi automatismi e meccaniche esecutive che invece sono importanti una volta passati al professionismo”.

    Courier ha sempre avuto un rapporto speciale con Parigi: “Era un torneo che volevo assolutamente giocare perché mi trovavo bene sulla superficie e ho avuto molto successo all’inizio della mia carriera. Per me è stato una grande soddisfazione anche perché i tennisti statunitensi non hanno avuto moltissima fortuna nel torneo. Di sicuro aver visto la vittoria di Michael Chang nel 1989 fu di grande ispirazione per me, Andre e tutti gli altri”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO