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    F1, niente superlicenza per Herta: “Non ha il numero di punti richiesto”

    ROMA – Colton Herta non sarà quasi sicuramente un pilota di Formula 1 nel 2023. La conferma arriva dalla FIA, che ha spiegato come i 32 punti accumulati fino a oggi non consentano allo statunitense di ottenere la superlicenza che gli garantirebbe di approdare il AlphaTauri al posto di Pierre Gasly, sempre più vicino ad Alpine. “Confermiamo che è stata effettuata un’indagine – si legge nel comunicato della FIA – che ha portato la Fia a ribadire che il pilota Colton Herta non ha il numero di punti richiesto per ottenere una superlicenza”.
    Il comunicato della FIA
    “La Fia rivede continuamente regolamenti e procedure, anche per quanto riguarda l’ammissibilità alla superlicenza, i principali fattori presi in considerazione rispetto a questo argomento sono la sicurezza, esperienza e prestazioni nell’ambito del percorso” – si conclude la nota. LEGGI TUTTO

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    Niente Superlicenza, Herta non può arrivare. Ora serve una riflessione

    TORINO – La Formula 1 è autarchica, nel senso che vuole “pescare” i nuovi piloti dentro i propri confini: un ossimoro, sia chiaro, perché ci sono piloti di ogni nazionalità. Sarebbe più giusto dire che esiste una sorta di principio ad excludendum, che è quello che ha escluso (appunto) l’americano Colton Herta, cui la Fia non ha concesso la Superlicenza. Sia chiaro, tutto è stato fatto secondo le regole, sebbene – sempre secondo le regole – si sarebbe potuta provare una scappatoia. Ma una questione di opportunità ha fatto propendere per il no.
    MECCANISMO – Nulla di imprevisto e imprevedibile, ma resta il fatto che nel meccanismo che regola la concessione delle Superlicenza (un sistema a punteggio) i campionati americani valgono troppo poco. Questo è il punto e questa è anche la questione che ha creato malumore tra i piloti americani, il sentirsi poco o non sufficientemente considerati. Il nodo esiste, inutile negarlo, a prescindere da qualsiasi considerazione sullo spessore tecnico delle gare d’Oltreoceano. La Fia sostiene che i processi legislativi sono sempre in divenire, il che è vero e innegabile, nulla è mai scritto per sempre. Nel frattempo, Herta resta negli Stati Uniti e la Red Bull (che l’avrebbe voluto per l’Alpha Tauri) seguirà altre strade, che finiranno per toccare anche l’Alpine, la Williams, Mick Schumacher e forse Giovinazzi. Ma queste sono altre storie. LEGGI TUTTO

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    Herta e i suoi fratelli, i giovani americani e un posto in Formula 1

    TORINO – Il test di Colton Herta con la McLaren viene definito molto serio. «Non selezioneremo mai un pilota per ragioni commerciali o per il suo passaporto – spiega Zak Brown – sulla tolda di comando della scuderia inglese. Ma chiunque salga sulle nostre monoposto per un test verrà trattato con la massima serietà». Nel futuro immediato (parliamo del 2023) della scuderia “papaya” c’è sicuramente Lando Norris (non ci sarebbe alcuna ragione per cambiare) e dovrebbe esserci anche Daniel Ricciardo (anche se i contratti in Formula 1 non sono mai blindati, nemmeno quelli… blindatissimi). Però Zak Brown è americano, la Formula 1 è in mano americane, l’area di più recente espansione è in America. E americano è anche Michael Andretti, a capo di di un gruppo imprenditoriale sportivo molto forte, che preme per entrare in Formula 1 con una squadra nuova (per ora senza trovare appoggi sufficienti).
    O’WARD – Il test di Colton Herta, uno dei gioiellini dell’automobilismo americano, non è una mossa causale. Altri potrebbero testare la McLaren nel prossimo futuro. Pato O’Ward e Alex Palou, americanissimi (sportivamente parlando) a dispetto del passaporto (O’Ward è messicano e Palou spagnolo) e – nel caso dell’iberico – sono europee anche la formazione e la crescita. Insomma, pare essersi messo in moto un meccanismo che senza fretta, ma con chiari intenti, vuole portare un pilota americano in Formula 1. Un modo per sostenere la crescita della Formula 1 tra il pubblico d’Oltreoceano, che ha già mostrato di gradire come non mai in passato le gare di una categoria ritenuta sino a poco tempo fa troppo distante dai gusti degli appassionati a stelle e strisce. A questo punto, pare essere solo una questione di tempo. LEGGI TUTTO

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    L'attivismo McLaren, le puntiualizzazioni di Ricciardo: è una partita ancora lunga

    TORINO – Il comunicato diffuso da Daniel Ricciardo sui social, come si usa adesso, per dire che non si ritira e non lascia la McLaren. Inusuale, diciamo così. In genere si comunica qualcosa che sta per accadere, non qualcosa che non deve accadere. Invece il pilota australiano ribadisce di voler rispettare il suo contratto. Il sapore di una presa di posizione del genere è un po’ amaro, specie alla luce dell’iper attivismo che mostra la sua squadra.
    VIA DA GANASSI – Nuovi acquisiti per la parte americana (arriva Alex Palou, che lascia Ganassi) e voci che si rincorrono in Europa. Nei giorni scorsi il ragazzo prodigio delle corse a stelle e strisce (Colton Herta) ha provato una monoposto di Formula 1 sulla pista portoghese di Portimao. E si sono sentiti rumors di mercato che avvicinerebbero McLaren e Sebastian Vettel (improbabile, verrebbe da dire; ma la Formula 1 è il regno dove quel che pare impossibile diventa reale). La sensazione è che a tanto attivismo corrisponda la voglia di cambiare, forse alla McLaren pensano che Ricciardo abbia fatto il suo tempo e che Lando Norris sia l’uomo sul quale puntare (esponente di punta nell’attuale ricambio generazionale). S’era persino ipotizzato un futuro americano per lo stesso Ricciardo, pur restando sotto le insegne McLaren. La sensazione è che la partita non sia chiusa, ma sia appena stata aperta… LEGGI TUTTO