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    F1, Hamilton risponde a Piquet: “Non so perché si dia voce a queste persone”

    ROMA – È la sua gara di casa ma le domande rivolte a Lewis Hamilton lo portano oltreoceano, in Brasile, dove abitaNelson Piquet. L’ex pilota Formula 1 lo ha chiamato con un termine razzista e il sette volte iridato gli risponde così in conferenza stampa al Gran Premio di Gran Bretagna: “Sono incredibilmente grato a tutti coloro che mi hanno manifestato il proprio sostegno. Sono passati ormai due anni da quando ci siamo inginocchiati in Austria (per Black Liver Matters, ndr), ma le sfide sono tutt’oggi ancora presenti. Io ho spesso subito manifestazioni di razzismo, ma anche negatività e critiche. Quindi non c’è nulla di nuovo. Non so perché continuiamo a dare voce a queste persone, che non rappresentano più il nostro sport”.
    Il giudizio di Hamilton
    “Dobbiamo guardare al futuro e dare ai giovani una piattaforma che sia più rappresentativa – ha aggiunto Hamilton -. Quella in mia difesa è stata una reazione istintiva che ormai c’è da parte di ogni azienda del mondo. Ma non è sufficiente, bisogna continuare ad agire. La discriminazione non è da promuovere, viviamo in un periodo difficile e bisogna unire e non dividere, perché siamo tutti uguali”, ha infatti concluso il pilota di Stevenage. LEGGI TUTTO

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    F1, Hamilton su Piquet: “Queste persone non ci rappresentano più”

    ROMA – “Sono incredibilmente grato a tutti coloro che mi hanno manifestato il proprio sostegno. Sono passati ormai due anni da quando ci siamo inginocchiati in Austria (per Black Liver Matters, ndr), ma le sfide sono tutt’oggi ancora presenti. Io ho spesso subito manifestazioni di razzismo, ma anche negatività e critiche. Quindi non c’è nulla di nuovo. Non so perché continuiamo a dare voce a queste persone, che non rappresentano più il nostro sport”. Con queste parole su Nelson Piquet Lewis Hamion apre il Gran Premio di Gran Bretagna. La polemica con l’ex pilota brasiliano ha tenuto banco in questi ultimi giorni e si è trascinata fino alla conferenza stampa che apre la decima tappa di questa Formula 1.
    Le parole di Hamilton
    “Dobbiamo guardare al futuro e dare ai giovani – aggiunge il britannico – una piattaforma che sia più rappresentativa. Quella in mia difesa è stata una reazione istintiva che ormai c’è da parte di ogni azienda del mondo. Ma non è sufficiente, bisogna continuare ad agire. La discriminazione non è da promuovere, viviamo in un periodo difficile e bisogna unire e non dividere, perché siamo tutti uguali”, chiude infatti il pilota Mercedes, vero e proprio mattatore sul circuito di Silverstone. LEGGI TUTTO

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    Paulo Coelho accusa Piquet: “L'autista del peggior presidente nella storia del Brasile”

    ROMA – Per la vicenda Piquet contro Hamilton scende in campo anche Paulo Coelho, scrittore e poeta brasiliano. Il ritratto che l’autore di fama mondiale dà dell’ex pilota di Formula 1 è impietoso. Scrive infatti sui social: “Caro Lewis Hamilton, Piquet è al momento l’autista del peggior presidente della storia del Brasile. Le sue frasi razziste dimostrano il disperato bisogno di tornare sotto i riflettori. Mi scuso a nome del popolo brasiliano, che ti rispetta e ti ama”. Altro messaggio di solidarietà per Lewis Hamilton, vittima di frasi razziste pronunciate da Nelson Piquet, brasiliano e vincitore di tre mondiali negli anni Ottanta.
    Piquet e Bolsonaro
    Lo scrittore di fama mondiale ricorda a Hamilton che il Brasile gli è amico. Non molto tempo fa, infatti, il parlamento di Brasilia ha conferito la cittadinanza onoraria al pilota Mercedes, da sempre ammiratore di Ayrton Senna. Ciononostante, il commento di Piquet è sintomo di quanto ci sia ancora tanta strada da fare per correggere atteggiamenti retrogradi. Per quanto riguarda poi la questione del Piquet autista, Coelho fa riferimento a quanto accaduto il 7 settembre scorso, Festa dell’Indipendenza in Brasile, quando Piquet ha guidato la Rolls Royce presidenziale con Jair Bolsonaro a bordo. LEGGI TUTTO

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    F1, Piquet chiarisce: “Termine colloquiale in brasiliano, traduzioni errate”

    ROMA – Le scuse sono arrivate. L’ufficio stampa di Nelson Piquet pubblica un comunicato stampa nel quale si legge: “Vorrei fare chiarezza sugli articoli che stanno circolando sui media circa un commento da me fatto in un’intervista dell’anno scorso. Ciò che ho detto è stato irragionevole e non ho scusanti, ma vorrei chiarire che il termine che ho utilizzato è sempre stato ampiamente utilizzato in maniera colloquiale nel portoghese-brasiliano come sinonimo per ragazzo o persona e non è mai stato mia intenzione offenderlo”. Parole che si sono rese necessarie dopo le polemiche legate alla parola offensiva utilizzata dal tre volte iritato nei confronti di Lewis Hamilton a novembre 2021.
    La difesa di Piquet
    Insomma, il dilemma è sempre lo stesso: è offensiva la parola in sé oppure l’uso che se ne fa? Prosegue l’ex pilota brasiliano: “Non utilizzerei mai la parola che alcune traduzioni riportano. Condanno fortemente qualsiasi sospetto che io abbia utilizzato quel termine con l’intenzione di denigrare un pilota a causa del colore della sua pelle. Chiedo scusa con tutto il cuore a chiunque che si sia sentito offeso, incluso Lewis, che è un incredibile pilota. La traduzione che sta circolando sui media non è affatto corretta. Non c’è posto nella Formula 1 o nella società per la discriminazione e sono lieto di riuscire a chiarire il mio pensiero con il massimo rispetto”, dice Piquet, sperando di aver convinto l’opinione pubblica. LEGGI TUTTO

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    Formula 1: cosa cosa c'è dietro la polemica razzista Piquet-Hamilton

    TORINO – La vendetta è un piatto che va servito freddo. Massima very british con la quale Quentin Tarantino ci ha aperto come citazione “Kill Bill”, uno dei suoi film cult film, definendolo per altro una proverbio Klingon. Di sicuro è un motto che, alla vigilia (e non casualmente) del GP di casa a Silverstone, Lewis Hamilton e chi lo ama (e come corollario ovviamente odia Max Verstappen, ma non solo) sta facendo proprio.Parliamo ovviamente della bufera sulle frasi razziste rivolte da Nelson Piquet al sette volte campione del mondo di Formula 1, che otto mesi fa (dal punto di vista) si è visto scippare dell’ottava corona record dalla decisione dell’allora Direttore di Gara, l’australiano Michael Masi, cacciato proprio per aver favorito il sorpasso finale ad Abu Dhabi (e il trionfo iridato) del baby fenomeno olandese della Red Bull. Parliamo del «negretto» con il quale Piquet, tre volte campione mondiale nell’epopea d’oro brasiliana (vedi Ayrton Senna), ha definito Hamilton. Quando? Nel novembre scorso, per attaccare Lewis dopo l’incidente con Max a Silverstone.Perché solo adesso, con tanto di censura da parte di Liberty Media («Il linguaggio discriminatorio e razzista è inaccettabile. Lewis è un ambasciatore incredibile del nostro sport e merita rispetto. I suoi sforzi instancabili nel promuovere l’inclusione e la diversità sono una lezione per tante persone e anche la F1 è coinvolta e impegnata in questa direzione») e della federazione internazionale dell’auto («la Fia condanna fortemente qualsiasi linguaggio e comportamento razzista o discriminatorio, non devono trovare spazio nello sport o nella società in generale. Esprimiamo la nostra solidarietà a Lewis Hamilton e sosteniamo pienamente il suo impegno per l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione nel motorsport»)? Solo perché domenica si corre a Silvertone?No, non solo. Il fatto è che Verstappen sta dominando, Hamilton è in difficoltà e molti (anche nel Circus) stanno spingendo, se la Ferrari non riuscirà a battere la Red Bull da sola, per un ritorno in auge della Mercedes e del vecchio re. Inoltre non piace l’arroganza Red Bull. Tanto meno quella della famiglia Verstappen. E della famiglia Verstappen da tempo fa parte Kelly Piquet, modella brasiliana ma soprattutto figlia di Nelson. Che ora tace, ma in realtà parla rumorosamente con un “like” messo a un commento del cugino Rodrigo su Instagram una fotografia di famiglia: «La nostra nonna Inacinha, la madre di mio papà, l’anima e il cuore dei miei zii, ci chiamava tutti negri. Non si tratta di razzismo, ma di amore. Fanc… mondo ipocrita». Imbarazzante. LEGGI TUTTO

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    F1, arrivano le scuse di Piquet: “Traduzione sbagliata, non volevo offendere”

    ROMA – “Vorrei fare chiarezza sugli articoli che stanno circolando sui media circa un commento da me fatto in un’intervista dell’anno scorso. Ciò che ho detto è stato irragionevole e non ho scusanti, ma vorrei chiarire che il termine che ho utilizzato è sempre stato ampiamente utilizzato in maniera colloquiale nel portoghese-brasiliano come sinonimo per ragazzo o persona e non è mai stato mia intenzione offenderlo”. Sono queste le scuse che Nelson Piquet porge a Lewis Hamilton dopo le polemiche montate nelle scorse ore per la parola offensiva usata dal brasiliano per riferirsi al pilota Mercedes.
    Le parole di Piquet
    Insomma, il dilemma è sempre lo stesso: è offensiva la parola in sé oppure l’uso che se ne fa? Prosegue l’ex pilota brasiliano: “Non utilizzerei mai la parola che alcune traduzioni riportano. Condanno fortemente qualsiasi sospetto che io abbia utilizzato quel termine con l’intenzione di denigrare un pilota a causa del colore della sua pelle. Chiedo scusa con tutto il cuore a chiunque che si sia sentito offeso, incluso Lewis, che è un incredibile pilota. La traduzione che sta circolando sui media non è affatto corretta. Non c’è posto nella Formula 1 o nella società per la discriminazione e sono lieto di riuscire a chiarire il mio pensiero con il massimo rispetto”, conclude Piquet. LEGGI TUTTO

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    Caso Piquet, scende in campo Paulo Coelho: “Mi scuso in nome del Brasile”

    ROMA – “Caro Lewis Hamilton, Piquet è al momento l’autista del peggior presidente della storia del Brasile. Le sue frasi razziste dimostrano il suo disperato bisogno di tornare sotto i riflettori. Mi scuso a nome del popolo brasiliano, che ti rispetta e ti ama”. Non usa mezzi termini lo scrittore e poeta brasiliano Paulo Coelho per rivolgersi a Lewis Hamilton, vittima di frasi razziste pronunciate da Nelson Piquet, brasiliano ed ex pilota di Formula 1, che ha vinto tre mondiali negli anni Ottanta.
    Le scuse di Coelho
    Lo scrittore di fama mondiale ricorda a Hamilton che il Brasile gli è amico. Non molto tempo fa, infatti, il parlamento di Brasilia ha conferito la cittadinanza onoraria al pilota Mercedes, da sempre ammiratore di Ayrton Senna. Ciononostante, il commento di Piquet è sintomo di quanto ci sia ancora tanta strada da fare per correggere atteggiamenti retrogradi. Per approfondire la questione, Coelho accusa Piquet di essere autista di Jair Bolsonaro, presidente del Brasile dal 2019, in quanto l’ex pilota ha guidato la Rolls Royce presidenziale in occasione del 7 settembre scorso, Festa dell’Indipendenza brasiliana. LEGGI TUTTO

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    F1, Leclerc appoggia Hamilton: “La sua gentilezza sia un modello per tutti”

    ROMA – Tutti dalla parte di Lewis Hamilton. La Formula 1 fa scudo sul britannico dopo le parole razziste di Nelson Piquet sul sette volte campione del mondo. Charles Leclerc della Ferrari ha infatti scritto sui social: “Conosco Lewis da quando sono arrivato in F1 ed è sempre stato molto rispettoso con me e con chiunque incontrasse. Questi valori dovrebbero essere lo standard per tutti. I commenti su Hamilton non devono essere tollerati e dovremmo continuare a spingere per uno sport più diversificato ed inclusivo. Abbiamo bisogno di rimuovere gli atteggiamenti discriminatori e il linguaggio razzista in ogni sua forma non solo nel nostro sport, ma anche nella società”.
    Solidarietà dagli altri piloti
    “Solo rispetto per Lewis Hamilton – scrive invece il pilota Mercedes George Russell. – Ha fatto più lui per il nostro sport che ogni altro pilota, e non solo in pista. È inaccettabile che lui e altri ancora siano oggetto di questi comportamenti. Dobbiamo schierarci contro ogni forma di discriminazione”. “A fianco di Hamilton contro ogni forma di pregiudizio”, le parole del rookie Guanyu Zhou in Alfa Romeo. Mentre Ocon afferma: “Quando è troppo è troppo. Hamilton è sempre stato rispettoso e leale e dobbiamo essere orgogliosi che in prima linea a difendere l’inclusività nel motorsport ci sia lui. Lo sport sia un posto migliore per tutti”. Tra i team a esprimere vicinanza per Hamilton c’è anche la McLaren che scrive: “Il razzismo deve esssere eliminato ed è responsabilità comune unirsi per rimuoverlo”. LEGGI TUTTO