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    Dal 18 al 20 agosto un triangolare a Cuneo con USA e Giappone

    Di Redazione

    Nel corso della presentazione della stagione delle nazionali, tenutasi ieri a Milano, è stato ufficializzato anche il programma della nazionale maschile per i prossimi mesi. Dopo la Final Six di VNL, in calendario fino al 24 luglio a Bologna, gli azzurri si ritroveranno a Cavalese già dal 31 luglio al 12 agosto per iniziare la preparazione in vista dei Campionati Mondiali; l’ultima e più importante tappa sarà però Cuneo, dove la nazionale di Fefè De Giorgi si allenerà dal 16 al 22 agosto disputando anche un triangolare contro le nazionali di USA e Giappone (dal 18 al 20 agosto).

    La candidatura di Cuneo per il ritiro della nazionale è stata proposta e sostenuta da Dario Servetto, responsabile Sport Marketing di Asics Italia, con la collaborazione di Cuneo Volley: “Per noi è motivo di orgoglio poter aiutare nell’organizzazione dell’evento, sarà una settimana di grande pallavolo a Cuneo” dice il vicepresidente della società piemontese, Gabriele Costamagna.

    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Giappone: Suntory Sunbirds e Toray Arrows vincono il trofeo Kurowashiki

    Di Redazione La stagione trionfale dei Suntory Sunbirds si chiude con un’altra vittoria: dopo essersi aggiudicata il campionato per il secondo anno consecutivo, la squadra di Osaka si impone anche nel trofeo Kurowashiki, tradizionale torneo post-season che quest’anno ha sostituito nel calendario la Coppa dell’Imperatore (assegnata invece a dicembre 2021). I Sunbirds, che avevano vinto anche l’ultima edizione disputata nell’ormai lontano 2019, si sono imposti in finale davanti al pubblico amico contro i JTEKT Stings, sconfitti per 3-0 (25-19, 26-24, 25-20): un’ottima preparazione, per Muserskiy e compagni, al Campionato Asiatico per Club che iniziera il 15 maggio. In semifinale il Suntory aveva superato i Toray Arrows per 3-0, mentre gli Stings, allenati dall’italiano Federico Fagiani, si erano imposti per 3-1 sui Panasonic Panthers. Nel torneo femminile il successo finale va alle Toray Arrows, che piegano per 3-1 (26-24, 23-25, 25-21, 27-25) le PFU Blue Cats: anche in questo caso si tratta di una conferma rispetto all’edizione del 2019. Le neo-campionesse si erano imposte per 3-0 in semifinale sulla sorpresa Tokai University, le Bluecats avevano invece eliminato al tie break le NEC Red Rockets. Le Hisamitsu Springs, campionesse nazionali e vincitrici della Coppa, sono state eliminate già nei quarti di finale proprio per mano di Jana Kulan e compagne. (fonte: JVA) LEGGI TUTTO

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    Giappone: nel torneo Kurowashiki subito fuori le Hisamitsu Springs

    Di Redazione È in corso in Giappone il torneo Kurowashiki, manifestazione post-campionato che coinvolge le squadre di V.League maschile e femminile sostituendo la tradizionale Coppa dell’Imperatore. Dopo la fase a gironi, oggi si sono disputate le gare dei quarti di finale a eliminazione diretta, che hanno visto subito una doppia grande sorpresa nel torneo femminile: non solo le neo-campionesse delle Hisamitsu Springs sono state subito eliminate nella fase a gironi, per mano delle Toray Arrows (1-3), ma queste ultime affronteranno in semifinale addirittura una squadra giovanile, la Tokai University, che ha battuto per 3-1 l’altra matricola Tsukuba University. L’altra sfida vedrà di fronte NEC Red Rockets (3-2 alle Saitama Ageo Medics) e PFU Bluecats (3-2 alle Okayama Seagulls). In campo maschile i Suntory Sunbirds, vincitori del campionato, hanno battuto per 3-1 in rimonta l’FC Tokyo e in semifinale se la vedranno con i Toray Arrows, vittoriosi per 3-0 sui JT Thunders. Dall’altra parte del tabellone gli JTEKT Stings di Federico Fagiani hanno eliminato con un secco 3-0 i Wolfdogs Nagoya di Kurek (dopo un primo set fiume, chiuso sul 36-34), mentre i Panasonic Panthers di Kubiak e Tillie si sono imposti per 3-1 sui Sakai Blazers. (fonte: JVA) LEGGI TUTTO

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    Giappone: il Golden Set incorona ancora i Suntory Sunbirds

    Di Redazione [CONTENUTO IN AGGIORNAMENTO] Emozioni fino all’ultimo punto in Giappone nella decisiva Gara 2 di finale della V.League maschile: ad aggiudicarsi il titolo, per il secondo anno consecutivo, sono i Suntory Sunbirds, che ribaltano il risultato di Gara 1 e vincono il decisivo Golden Set contro i Wolfdogs Nagoya. Sconfitta per 3-0 una settimana prima, la squadra di Dmitry Muserskiy si è rifatta con gli interessi, dominando l’incontro in tre set (16-25, 21-25, 17-25) e restando sempre avanti anche nel parziale di spareggio, chiuso sul 17-25. Si tratta del nono titolo nazionale conquistato dalla formazione di Osaka. L’opposto russo è stato ancora una volta il protagonista della finale con 25 punti, di cui 8 nel solo Golden Set, ma tutti i Sunbirds hanno giocato una partita eccezionale in attacco, con percentuali di poco inferiori al 70%, e a muro con 14 block vincenti (7 del cinese Peng Shikung). I Wolfdogs, invece, sono risultati praticamente nulli al servizio, con 15 errori e neppure un ace, e poco incisivi in attacco nonostante la prova generosa di Bartosz Kurek (27 punti). (fonte: Vleague.jp) LEGGI TUTTO

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    Giappone: il Covid cancella la finale, Hisamitsu Springs sul trono

    Di Redazione

    Neppure nella serie decisiva per il titolo la pandemia di coronavirus ha smesso di tormentare la V.League femminile in Giappone: alla vigilia della decisiva Gara 2 della finale scudetto, che si sarebbe dovuta giocare questa mattina, si sono registrati casi di positività al Covid in entrambe le squadre protagoniste. La Lega non ha avuto altra scelta che annullare l’evento e assegnare il titolo alle Hisamitsu Springs, che avevano vinto Gara 1 per 3-1; un’ulteriore beffa per le JT Marvelous, dominatrici della stagione regolare dalla prima all’ultima giornata. Per le Springs si tratta dell’ottavo successo in assoluto, il sesto in 10 anni, e arriva dopo due anni di digiuno in cui il comando era stato preso proprio dalla Marvelous.

    Ad Arisa Inoue, bomber delle neo-campionesse e miglior realizzatrice tra le giocatrici giapponesi, è stato assegnato il premio di MVP del campionato, mentre Annie Drews si aggiudica per il terzo anno consecutivo il riconoscimento per l’atleta “più combattiva” e alla cubana Melissa Valdes (PFU Blue Cats) va il premio per la miglior esordiente. Nel sestetto ideale del torneo anche Jana Kulan, per la terza volta in vetta alla classifica delle cannoniere, e Airina Ogawa (entrambe delle Toray Arrows), Foluke Akinradewo ed Erika Sakae (Hisamitsu Springs).

    Domani, alle 7 del mattino in Italia, si giocherà regolarmente la finale maschile, che vedrà opposti Wolfdogs Nagoya e Suntory Sunbirds: Kurek e compagni si sono imposti per 3-0 in Gara 1.

    (fonte: Vleague.jp) LEGGI TUTTO

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    Airi Miyabe: da Osaka a Minneapolis… e ritorno, nel segno del volley

    Di Alessandro Garotta Tra Osaka, da dove proviene Airi Miyabe, e Minneapolis, sede della University of Minnesota, ci sono circa 9.900 chilometri di distanza in linea d’aria e, se esistesse un volo diretto a collegarle, il viaggio durerebbe più di 12 ore. Soprattutto, a separare la città giapponese da quella statunitense c’è un oceano enorme, il più grande al mondo. La giovane schiacciatrice, che recentemente ha terminato la sua esperienza in NCAA, lo sa, così come sa che l’oceano fra le due sponde del Pacifico non è solo geografico.  Infatti, non è facile adattarsi a un nuovo paese, a una cultura diversa. Cambiano tante cose. A volte, tutto. I suoni delle parole, gli odori della cucina, i piccoli gesti quotidiani, il modo in cui il sole avvolge le giornate o, magari, sembra scomparire del tutto. E poi ci sono le cose pratiche (a partire dalla lingua) e quelle legate alla pallavolo. Eppure Miyabe è riuscita a superare tutti gli ostacoli che le si sono presentati dinanzi e ora è finalmente pronta a tornare in Giappone per intraprendere il suo percorso da professionista – come ha raccontato in un’intervista esclusiva a Volley NEWS. Foto University of Minnesota Per iniziare, parlaci un po’ di te – le tue origini, la tua storia, i tuoi interessi. “Il mio nome è Airi Miyabe. Sono nata in Giappone da mamma nipponica e papà nigeriano; ho anche una sorella, che come me gioca a pallavolo. Da piccola amavo leggere e disegnare, mentre non mi piaceva giocare all’aria aperta. La mia famiglia non è il prototipo di ‘famiglia sportiva’, visto che i miei genitori lavorano nella moda, un settore che ha sempre attratto il mio interesse. Ora si capisce meglio perché da bambina preferivo stare in casa piuttosto che uscire a giocare. A livello scolastico ho seguito un percorso classico, in parallelo alla mia carriera sportiva. Tuttavia, dopo il diploma alla scuola superiore, ho coronato il sogno di andare a studiare e giocare negli Stati Uniti: prima ho frequentato un junior college in una piccola città dell’Idaho e poi mi sono trasferita alla University of Minnesota, dove mi laureerò tra poche settimane!“. Come è nata la tua passione per la pallavolo? “Ho iniziato a giocare quando avevo otto anni. Un’amica mi chiese di dare una mano alla sua squadra perché non c’era un numero di giocatrici sufficiente per la partita in programma quattro giorni dopo. Onestamente non volevo giocare a pallavolo, ma non potevo dirle di no. Così, accettai pensando di prendere parte giusto a un allenamento e a una partita. In realtà, poi per non mettere in difficoltà la squadra andai avanti a giocare… E ora eccomi qua: sto per intraprendere la mia carriera da professionista!“. Foto Instagram Airi Miyabe “Should I stay or should I go?“. Davanti al grande dilemma della tua carriera sportiva hai scelto di andare a giocare negli USA. Come mai? “Ho affrontato questo dilemma due volte. Nella prima occasione ero al penultimo anno di liceo e parlai con i miei allenatori dell’intenzione di andare negli Stati Uniti a giocare e diplomarmi. Nessuno era d’accordo, tranne i miei genitori. Anzi, mi risposero di non illudermi e che potevo aspirare a qualcosa di meglio. Così, piansi lacrime amare: non c’era altro che potessi fare… Affrontai di nuovo quel dilemma un paio di mesi dopo essermi diplomata ed andò diversamente, nonostante che ancora una volta l’allenatore e altre persone avessero cercato di convincermi a non andare via. Infatti, piansi di nuovo, ma a differenza della volta precedente decisi di lasciare il Giappone. Non ero del tutto felice, perché non avevo la garanzia che il mio percorso all’estero sarebbe stato un successo. Però, perché non provarci? Sarei andata in un posto dove nessuno mi conosceva o aveva aspettative smisurate su di me… Potevo essere semplicemente Airi. E soprattutto, volevo tornare a divertirmi quando giocavo a pallavolo“. In quali aspetti sei maggiormente migliorata nel tuo percorso al college? “Onestamente, sono migliorata più nella comunicazione che nel gioco: da straniera che non parlava la stessa lingua del resto della squadra, all’inizio era complicato comunicare in modo chiaro con le mie compagne, soprattutto in partita. Inoltre, ho imparato a gestire le mie emozioni al di fuori della mia comfort zone. Perciò, posso dire che, specialmente ad Idaho, sono cresciuta come persona e dal punto di vista mentale“. Foto Instagram Airi Miyabe Quanto sono state importanti per te le esperienze al Southern Idaho College e alla University of Minnesota? “Il Southern Idaho College è stato il luogo che mi ha ricordato quanto la pallavolo fosse divertente. E il primo posto degli Stati Uniti che ho potuto chiamare ‘casa’. Inoltre, l’incontro con Heidi e Jim mi ha davvero svoltato la carriera. Heidi era l’allenatrice nella mia prima stagione; purtroppo, poi è venuta a mancare ed è stata sostituita da Jim, suo marito e precedentemente vice-allenatore. Sono stati loro ad insegnarmi ad amare gli altri e a battersi per la propria gente. Per quanto riguarda la University of Minnesota, non posso che sottolineare quanto abbia apprezzato questa esperienza, che mi ha aiutato a diventare una persona e una giocatrice migliore. Devo ammettere che sono stati anni molto belli, ma anche difficili. Infatti, non mi era mai capitato di piangere in allenamento perché insoddisfatta: tutte le giocatrici qui sono davvero forti e talentuose, e qualche volta è capitato che l’autostima non fosse al massimo. Però, è stata proprio questa dinamica a farmi crescere e a rendermi migliore. E ovviamente sono stati importanti anche gli allenatori, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Perciò, nel complesso, darei un voto molto positivo ai miei cinque anni negli Stati Uniti: venire qui è stata la miglior decisione che abbia mai preso!“. Quali sono stati gli ostacoli più grandi che hai dovuto affrontare negli USA? “Come accennato prima, direi che la barriera linguistica è stata senza dubbio l’ostacolo più grande. Per superarla ho dovuto accettare di sbagliare ed essere ‘vulnerabile’. È stato davvero l’unico modo per poterne uscire. Un’altra difficoltà ha riguardato come comunicare agli altri il mio stato d’animo o le mie opinioni. Infatti, i giapponesi spesso sono troppo cordiali e tendono a non dire quello che pensano realmente perché non vogliono ferire i sentimenti altrui; ecco, negli Stati Uniti non funziona così. Perciò, ho lavorato molto su questo aspetto e ancora oggi sto cercando di migliorarlo“. Foto Instagram Airi Miyabe Nella stagione 2022-2023 inizierà un nuovo capitolo della tua carriera: quello da professionista. Quali sono le tue aspettative? “Onestamente, non so bene cosa aspettarmi. Sono eccitata per la nuova avventura ma allo stesso tempo nervosa: è una sensazione mista. Ho giocato negli Stati Uniti, dove la cultura sportiva è diversa, quindi sono un po’ spaventata per come sarò vista dalla gente. Inoltre, ho notato che negli ultimi cinque anni ci sono stati molti cambiamenti nel modo in cui interagisco e comunico in campo. Questo perché cinque anni è un intervallo di tempo lungo. Dunque, c’è un po’ di preoccupazione per lo shock culturale che affronterò tornando in Giappone… È anche vero, però, che sarò vicino alla mia famiglia e finalmente i miei cari avranno l’opportunità di vedermi giocare dal vivo: questo mi rende molto felice“. Come ti descriveresti come giocatrice? Hai un modello di riferimento in particolare? “Sono una giocatrice che porta energia positiva al proprio team. Magari, non sarò la più forte o quella di cui si parla di più, ma farei qualsiasi cosa per portare a casa il punto successivo o la partita. Posso giocare da opposto, da posto 4, come ricettrice, o essere una buona compagna di squadra. So bene che a volte non è facile gestire la competizione interna, ma darei qualsiasi cosa per trasmettere energia positiva e fare il massimo per la squadra, e non solo per me stessa. Non c’è una giocatrice che ammiro o considero come un modello soprattutto perché non mi interessa essere la copia di qualcuno, dentro o fuori dal campo“. Quali sono i tuoi sogni e obiettivi come giocatrice? “Non ho ancora individuato un obiettivo specifico, ma di sicuro mi piacerebbe andare a giocare all’estero! Al momento sono concentrata sulla mia tesi di laurea; poi, quest’estate, farò parte del roster della nazionale giapponese“. Una giovanissima Miyabe in campo contro l’Italia nel 2015 – Foto FIVB Il termine “hafu” – in italiano “metà” – si riferisce alle persone che hanno solo un genitore giapponese e in generale si usa per indicare la comunità multietnica in Giappone. Perché è così difficile essere “hafu”? Ti sono mai capitati episodi di discriminazione? “Ho parlato proprio di questo argomento nella mia prima tesi di laurea! Non è assolutamente facile essere ‘hafu’ e il termine stesso rivela che esiste una questione sociale. Quando viene usato ‘hafu’ in riferimento a noi della comunità birazziale, abbiamo la sensazione che vogliano ricordarci che non siamo completamente giapponesi, e quindi siamo gli ‘esclusi’. Qualcuno potrebbe ribattere dicendo che il significato reale del termine non è esattamente quello o quando è stato coniato non ci hanno pensato troppo, ma il problema del nostro paese è proprio questo! Le persone sono davvero poco consapevoli delle questioni etniche e religiose, e preferiscono non informarsi rifugiandosi nella formula ‘non sapevo che’. Personalmente, sono sempre stata presa in giro per il colore della mia pelle, i capelli e l’altezza. E sono certa che purtroppo questo tipo di razzismo, discriminazione e maltrattamento mi capiterà di nuovo quando tornerò in Giappone“. Eppure ci sono tante star dello sport nella comunità birazziale giapponese: dalla tennista Naomi Osaka al cestista dei Washington Wizards Rui Hachimura, dal pitcher dei Chicago Cubs Yu Darvish all’oro olimpico nel lancio del martello Koji Murofushi. Dunque, cosa può fare lo sport per superare le disuguaglianze sociali? “Prendere posizione, condividere la propria esperienza e cercare di sensibilizzare il Giappone alla tematica del razzismo: questo deve essere il primo passo. So cosa vuol dire sentirsi esclusi e avere difficoltà a sentirsi amati. Quindi, continuerò ad approfondire lo studio di questa tematica per averne una migliore comprensione, e un giorno spero di diventare un modello da ammirare per tutti gli atleti birazziali. Mi piacerebbe aiutarli a trovare un modo per amare se stessi perché è molto più difficile di quello che si possa pensare… Insomma, vorrei trasmettere loro una maggiore consapevolezza di quanto ognuno di noi è speciale!“. LEGGI TUTTO

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    Giappone: Wolfdogs Nagoya e Hisamitsu Springs vincono il primo round delle finali

    Di Redazione All’indomani delle due incandescenti semifinali, decise soltanto al Golden Set, sono già iniziate in Giappone le serie decisive per il titolo della V.League. Nel campionato maschile i Wolfdogs Nagoya si sono portati subito in vantaggio sconfiggendo i Suntory Sunbirds con un secco 3-0 (25-19, 28-26, 25-21): ancora una sfida spettacolare tra Bartosz Kurek, con 20 punti e il 67% in attacco, e Dmitry Muserskiy, a quota 21 con il 61%, ma a fare la differenza per la squadra di Nagoya è stato il servizio (8 ace, 3 a testa per Takanashi e Denda). Al ritorno, domenica 17 aprile, i Sunbirds avranno bisogno di vincere la partita e il Golden Set di spareggio per conservare il titolo. Foto Twitter Hisamitsu Springs In campo femminile continuano a sorprendere le Hisamitsu Springs, che dopo aver superato le Toray Arrows si impongono anche nella prima finale contro le JT Marvelous con il punteggio di 1-3 (23-25, 25-23, 22-25, 23-25). Partita combattutissima tra due squadre sostanzialmente alla pari in tutti i fondamentali: spicca la performance di Foluke Akinradewo, che con 20 punti (69% in attacco e 5 muri) diventa la seconda realizzatrice delle Springs dopo Arisa Inoue (24), mentre dall’altra parte Annie Drews tocca i 32 centri. Sabato 16 aprile la decisiva Gara 2 con eventuale Golden Set in caso di successo delle Marvelous, campionesse uscenti. (fonte: Vleague.jp) LEGGI TUTTO

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    Giappone: il Golden Set manda le Hisamitsu Springs a giocarsi il titolo

    Di Redazione Festa grande per le Hisamitsu Springs nella V.League femminile giapponese: la squadra di Kobe ribalta il risultato della regular season e nella semifinale scudetto si impone per 1-3 (25-21, 18-25, 17-25, 19-25) sulle Toray Arrows, vincendo poi anche il decisivo Golden Set con il punteggio di 23-25. Nettamente più incisive delle avversarie al servizio (6 ace a 1) e a muro (9 vincenti a 4), le Springs si sono affidate come sempre ai punti di Arisa Inoue (33 di cui 7 nel Golden Set) e Yuki Ishii (19), ben assistite da Foluke Akinradewo (10); ma la vera chiave della partita è stata il contenimento della bomber Jana Kulan a “soli” 30 punti. La serie decisiva tra Hisamitsu e JT Marvelous, campione in carica e dominatrice della stagione regolare, inizierà già stanotte alle 5 italiane con Gara 1; sabato 16 aprile, invece, si giocherà la decisiva Gara 2, con eventuale Golden Set in caso di parità. Nel turno d’esordio dei Play Out, intanto, Himeji Victorina e Kurobe Aqua Fairies hanno avuto la meglio con un doppio 3-1 sulle due squadre provenienti dalla V2, Gunma Bank Green Wings e Brilliant Aries; domani il re-match. (fonte: Vleague.jp) LEGGI TUTTO