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    Record di ascolti per la semifinale Alcaraz-Sinner al Roland Garros

    Jannik Sinner e Carlos Alcaraz nella foto – Foto Patrick Boren

    La semifinale del Roland Garros tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, disputata ieri, ha fatto registrare numeri da record in termini di ascolti televisivi, confermando l’enorme interesse del pubblico per questa sfida tra due dei più grandi talenti del tennis mondiale.La partita, trasmessa in diretta televisiva sui canali di Eurosport, ha tenuto incollati allo schermo oltre un milione di telespettatori, con un’audience media di 1.005.000 spettatori e uno share totale dell’11,9%. Un risultato straordinario che ha permesso alla rete che ha trasmesso l’incontro di posizionarsi al terzo posto nella classifica dei canali nazionali durante la messa in onda, dietro solo a Canale 5 e Rai 1.
    Ma il dato ancora più impressionante riguarda lo share pay, ovvero la percentuale di pubblico che ha seguito la partita su canali a pagamento. Alcaraz-Sinner ha fatto registrare uno share pay del 47,6%, un valore eccezionale che testimonia quanto il pubblico fosse disposto a pagare pur di non perdersi neanche un colpo di questa sfida mozzafiato.Il picco di ascolti si è registrato in un momento specifico della partita, quando l’audience ha raggiunto quota 1.237.000 telespettatori. Un numero che ha superato ogni aspettativa e che dimostra come il tennis, quando propone sfide di questo livello, sia ancora in grado di appassionare e coinvolgere un pubblico vastissimo.
    Il duello tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, del resto, aveva tutti gli ingredienti per essere un successo annunciato. Da una parte il giovane fenomeno spagnolo, numero 3 del mondo e campione in carica del Roland Garros, dall’altra la stella del tennis italiano, reduce dalla vittoria del suo primo Slam agli Australian Open e determinato a ripetersi anche sulla terra rossa parigina.Una sfida che ha regalato emozioni a non finire, con Alcaraz che alla fine è riuscito a spuntarla in cinque set, ma non senza sudare le proverbiali sette camicie. LEGGI TUTTO

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    I Carota Boys ieri a Lagnasco in VTT

    I Carota Boys ieri a Lagnasco in VTT

    Sinner sul Philippe Chatrier, i suoi tifosi speciali, i “Carota Boys”, alla VVT di Lagnasco, paese vicino a Saluzzo nel quale il tennis è diventato negli ultimi dieci anni sempre più importante. Il Tennis Stadium, la sede della VTT, di proprietà della famiglia Rosatello, si è colorato di arancione per accogliere circa 400 appassionati che si sono iscritti al Watch Party attraverso i canali social dei “Carota Boys”, i sei ragazzi di Revello, che dista circa 15 minuti da Lagnasco, che nello stesso impianto curano il loro tennis: “Nulla a che vedere con quello di Jannik – dicono sorridendo – ma è sempre stata una passione comune”. “E’ nata una partnership – spiegano i dirigenti della VTT Enrico Gramaglia e Duccio Castellano – e questa è una giornata speciale, per noi e i ragazzi della nostra scuola”. Propri i più giovani sono stati i primi ad arrivare, abbigliati quasi tutti con il colore dominante in qualche indumento, ansiosi di tifare per Sinner e partecipare al momento. La partenza bruciante dell’azzurro ha ancora più scaldato l’atmosfera. I cori si sono sovrapposti, con “Let’s go Sinner” a risuonare nell’area ad ogni suo punto. Alla fine del primo set momento di stacco con i “Carota Boys” impegnati nelle foto di rito con i presenti e lo staff della VTT. Alla ripartenza molti silenzi e tanta concentrazione, quasi a voler sospingere Jannik a ogni suo colpo nella nobile arena. La frazione è volata via ma gli animi sono rimasti immutati. Fiducia e passione per il beniamino, pronto a rispondere con il vantaggio parziale. Ad ogni punto quasi un boato, liberatorio. Nulla da fare nel quarto set. Si soffre perché il campione è in difficoltà, ma non ci si abbatte. I “Carota Boys” annunciano la finale da poco raggiunta in doppio da Errani e Paolini. Applauso. Jannik va sotto 1-4 ma gli “arancioni” non demordono…dai, si può ancora fare. Lui ci prova, i “Carota Boys” anche. Alla fine Sinner cede ma alla VTT sembra quasi che abbia vinto: “Sarà per la prossima, intanto è il numero 1”. Let’s go Sinner!

    La giornata, indipendentemente dal risultato finale del campione azzurro, è stata speciale e ha generato entusiasmo, attesa, condivisione dei veri valori della vita e dello sport. Ne è stata parte anche Camilla Rosatello, top 100 WTA in doppio e fresca lei stessa della presenza nel main draw del Roland Garros 2024 (nella specialità di tandem) nonché di quella nel WTA 125 di Bari. Anche lei torna nelle pause dei tornei nella sua Lagnasco per ritemprarsi e ripartire. Il sogno dei dirigenti della VTT è quello di poter ospitare personalmente, ovviamente accompagnato dai Carota Boys, al Tennis Stadium. Siamo certi che prima o poi succederà. Intanto nei prossimi giorni c’è un torneo del circuito Kinder Joy of moving, che “lancia” i campioncini, da terminare. Ben 11 tabelloni e oltre 180 iscritti nelle categorie dagli under 9 agli under 16. Da queste parti, operose e ospitali, non si perde tempo. LEGGI TUTTO

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    Carlos Alcaraz si proietta verso la finale del Roland Garros 2024: “Voglio lasciare il mio segno. Sono stato forte di testa contro Sinner, non mi sono mai perso d’animo”

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Patrick Borent

    Dopo aver sconfitto Jannik Sinner in semifinale, Carlos Alcaraz si è assicurato un posto nella finale del Roland Garros 2024. Lo spagnolo, in conferenza stampa dopo il suo trionfo contro l’italiano, ha valutato il suo grande risultato e ha parlato della finale che giocherà domenica prossima sulla Philippe Chatrier.
    Riguardo al match contro Sinner, Alcaraz ha dichiarato: “È stata una partita molto complicata, ma allo stesso tempo sono molto contento di essere riuscito a portarla a casa, di aver imparato dalle situazioni vissute prima dell’incontro di oggi, di come gestire certi momenti. Sono stato positivo tutto il tempo, sono cambiato dalle partite in cui non sono stato bene mentalmente e questo mi è costato caro. Sono stato forte di testa, non mi sono mai perso d’animo. È un orgoglio sapere che non inciampo sulla stessa pietra. È stata una partita molto completa, molto buona da parte mia”.
    Alcaraz ha ammesso che c’era più tensione del solito: “Era una partita complicata da giocare, non era facile giocare una semifinale del Grande Slam, soprattutto contro Jannik. Ti richiede un livello di esigenza mentale, fisica e tennistica durante tutto l’incontro. Avere queste tre cose per quattro ore non è per niente facile, soprattutto sulla terra, con molto caldo, dove lasci molta energia in ogni colpo. Bisogna fare i conti con queste situazioni, con questo tipo di momenti”.
    Lo spagnolo non ha sentito che fosse una finale anticipata: “Domenica sarà una partita durissima chiunque sia il mio avversario, sono tennis diversi, ma affronto la partita di domenica come quella di oggi. Tatticamente dovrò giocare molto, molto bene se vorrò vincere. Quella di oggi è stata una grande vittoria, ma non è stata una finale anticipata”.
    Alcaraz ha paragonato la partita a quella di Indian Wells: “Il primo set è stato un set in cui mi ha sopraffatto, sia per il suo livello che perché non ho giocato come avrei dovuto. Quando ero in svantaggio mi sono ricordato delle semifinali di Indian Wells. Ho pensato che il primo set non voleva dire che avrei perso la partita, mi ha ricordato molto il cambio di livello, di tattica e l’aumento della mia concentrazione mentale, fisica e tennistica per poter vincere”.
    Riguardo al suo rapporto con il Roland Garros, Alcaraz ha raccontato: “Sono venuto al Roland Garros solo una volta quando avevo 11 o 12 anni, per giocare un torneo che facevano sotto la Torre Eiffel. È stato un momento molto bello in cui ho potuto conoscere molti giocatori, ho incontrato Holger e ho vissuto l’esperienza di giocare a livello internazionale. Uscivo da scuola e correvo a casa per accendere la TV e poter vedere le partite. È un torneo molto speciale per me che guardo da quando ero piccolo, in cui i tennisti spagnoli hanno avuto molto successo. Ci ha abituato Rafa e anche altri giocatori. Voglio lasciare la mia impronta in questa lista”.
    Alcaraz si immagina già con la coppa in mano: “Manca un passettino, uno dei passi più complicati che ci siano, vincere la finale, che sono sempre complicate. C’è una frase che mi ripeto spesso ed è che le finali non sono fatte per giocarle, ma per vincerle. Ho l’immagine nella mia testa di poter alzare il trofeo, ma è un lungo percorso perché credo che la partita sarà complicata”.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Renzo Furlan, da Schiavone a Paolini: “Viviamo la finale come tutti gli altri giorni, c’è una prassi da fare” (audio)

    Renzo Furlan – Foto Patrick Boren

    Nel 2010 fu a fianco di Francesca Schiavone (anche se a Parigi fu Corrado Barazzutti ad essere presente per la quindicina) adesso è il coach di Jasmine Paolini. Parliamo di Renzo Furlan, classe 1970, due titoli ATP uno sul cemento di San Josè e l’altro sulla terra di Casablanca, un best ranking al numero 19 del mondo e per quasi quattro anni, miglior tennista italiano nella classifica ATP. Poi la carriera da coach. Direttore Tecnico responsabile dell’under 20 per la Federazione Italiana Tennis (2010 – 2011), stesso ruolo (DT under 20) per la Serbia (2016 – 2020) quando inizia a seguire Jasmine dopo che la lucchese aveva era uscita dalle cure della FIT. Prima una collaborazione ridotta poi dal 2020 è diventato coach full time della finalista del torneo femminile.

    “Credo che oggi sia stato un bene giocare la semifinale di doppio.” Dice Furlan “Ha potuto fare punti, una partita invece di fare una giornata di allenamenti dove stai troppo a pensare al match di domani invece abbiamo potuto giocare un match vero tra l’altro vinto bene. Siamo contenti di questa finale raggiunta. Lo viviamo come tutti gli altri giorni C’è una prassi da fare. Farà la press con voi. Il recupero, lo scarico con il fisioterapista e poi stasera ne parleremo. Mangeremo dove mangiano tutte le sere un po’ per scaramanzia. Posto tranquillo vicino all’hotel e poi dopo cena parleremo del match. La Swiatek la conosciamo molto bene.”

    Di seguito l’audio integrale della conferenza di Renzo Furlan

    Da Parigi, Enrico Milani LEGGI TUTTO

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    Il “caso Zverev” giunge al termine: si conclude senza condanna

    Alexander Zverev nella foto – Foto Patrick Boren

    Il caso giudiziario che vedeva coinvolto il tennista tedesco Alexander Zverev, accusato di aver molestato la sua ex compagna Brenda Patea nel maggio 2020, è giunto a una conclusione. Dopo un processo a porte chiuse, durato diversi giorni, il giocatore ha raggiunto un accordo extragiudiziale con la controparte, ponendo fine alla vicenda.Secondo quanto emerso, l’accordo non prevede alcuna ammissione di colpevolezza da parte di Zverev. Il tennista era stato inizialmente condannato dal tribunale di Berlino a pagare una multa di 460.000 euro per abuso fisico nei confronti di Brenda Patea, madre di suo figlio. Zverev aveva sempre negato le accuse e aveva impugnato la sanzione, portando il caso in tribunale il 31 maggio scorso.
    L’accusa sosteneva che, a seguito di un’accesa discussione in un appartamento di Berlino, il giocatore avesse spinto Patea contro un muro e l’avesse picchiata. L’avvocato difensore di Zverev aveva definito tali accuse “infondate”. Il tribunale ha esaminato le testimonianze e i messaggi scambiati tra i due dopo l’episodio per giungere a una decisione.
    Secondo quanto rivelato dal giornalista Jonathan Crane, il processo si è concluso con un accordo extragiudiziale tra Zverev e l’accusa, i cui dettagli non sono stati resi noti. La stampa tedesca riporta che il tennista avrebbe accettato di pagare una multa di 200.000 euro in cambio dell’archiviazione del caso, di cui 150.000 euro andranno allo Stato e 50.000 euro a un fondo di beneficenza.
    Zverev ha accettato questo accordo per porre fine al procedimento senza essere dichiarato colpevole né ammettere alcuna responsabilità per le accuse mosse nei suoi confronti. Il tribunale e la parte querelante hanno concordato l’archiviazione del caso, mettendo così fine a una vicenda che ha perseguitato il tennista negli ultimi anni.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    L’incessante tennis dei più tenaci

    Andy Murray e Stan Wawrinka nella foto

    Wawrinka (39 anni), Nadal (38), Murray (37), Gasquet (37), Monfis (37) e lo stesso Djokovic (37): c’erano tutti, quest’anno al Roland Garros, i campioni, Grandi anche d’età, i decani del tennis. Un primo turno così al Roland Garros non si era mai visto, c’è da mordersi le mani per non aver comprato il biglietto per il Bois de Boulogne: la prima domenica Gasquet-Coric, Wawrinka-Murray e, a seguire, lunedì, Zverev-Nadal.
    La principale curiosità di tutti è se si tratti dell’ultima sfida. Sarebbe tuttavia più interessante chiedersi il motivo che porta questi Grandi a spingersi oltre l’età anagrafica, ad aver sui campi vita dura, spesso durissima, rischiando sconfitte e incidenti. Sono giunti al momento della scelta: andare avanti o fermarsi; sottoporsi ogni volta alla sconfitta amara e mortificante e al giudizio feroce o ricominciare un’altra vita lasciando il tennis, l’essenza; perseverare, continuare ad allenarsi con grande sforzo, nutrendo fiducia in sé stessi, o invece reinventarsi. Nessuno di loro, nelle interviste, nega la difficoltà, eppure restano tenacemente avvinti a quel tennis che li fa ancora sognare e impazzire, amare e logorarsi. Vivono per questi momenti, non importa a che prezzo. Li sognano incessantemente.
    Wawrinka, con la sua onesta schiettezza, ha dichiarato: “Io qui sono il più vecchio, non siamo più giovani e abbiamo cercato di dare il massimo. Più gli anni passano, più abbiamo bisogno di lavorare tanto per essere competitivi. Nella mia testa, tuttavia, sono ancora giovane, ragazzo”.
    Per gli atleti più tenaci, come dice Etienne Daho nella canzone divenuta spot Renault del RG, é oggi “le premier jour du rest de ta vie” e si vuol prendere la Luna, anche se si hanno già le stelle. Le parole del testo risuonano come un incitamento a dare tutto oggi, spingendosi oltre i limiti: è ciò che fanno questi Grandi sul campo. Pur fiaccati, quando stanno per essere soverchiati dalla stanchezza, quando l’ultimo rimasuglio di vigore sta per spegnersi, riprendono energia e fiducia, le richiamano dal profondo, scandagliano il proprio essere e, con l’imperiosità del campione, gli comandano di reggere, rinascendo come nel primo giorno del resto della loro vita. Di nuovo e per sempre ragazzi, giocano “à tout donner”, come ha detto Gasquet alla fine del suo match vincente.
    Certamente affrontare il ritiro rappresenta la sfida più difficile della loro carriera. È un nodo della vita di tutti, non riguarda solo loro, riguarda tutti noi in quanto uomini soggetti a dei limiti. Il momento della pensione è generalmente destabilizzante, e va preparato per poter essere accettato. Per gli atleti in generale, questo momento non arriva lentamente, dopo i sessant’anni. Arriva troppo presto. Con una velocità insospettata, li fulmina come una palla vincente non prevista, li coglie mentalmente impreparati. Per i campioni, smettere è ancora più difficile: flash back martellanti ritornano dall’altra parte della vita come palle che colpiscono al cuore. Tutte le palle dei colpi più belli, quelle a due punti dal match, quelle dei match point dei loro trionfi negli Slam, tutte le palle mancate, che non potranno più vincere, quelle dei rimpianti: tutte insieme arrivano violentemente nella loro testa e li lasciano fermi sul campo, logorati lentamente dal tarlo della irresolutezza. Hanno toccato il cielo con un dito, sono stati al centro del campo, circondati da una folla adorante che ancora li seduce e li ubriaca. Hanno perseguito e raggiunto record, in alcuni casi prima impensabili. Non si arrendono ora facilmente al limite imposto dalla vita, dopo essersi mentalmente formati ad affrontare tutte le sfide, ad essere resilienti. E noi che appassionatamente li seguiamo, viviamo di riflesso questo loro momento e lo alimentiamo di inganni. Li ricordiamo sempre vincenti e contribuiamo, col nostro canto di Sirene, coi nostri cori, a sedurli con le lusinghe di un’eterna vittoria e di un’eterna giovinezza. Celebriamo reiteratamente il loro trionfo, sul campo di Madrid o ammassati sotto il ponte del Foro Italico, mentre loro, di sopra, sfilano malinconicamente.
    È proprio ingiusta questa legge della vita: che quando hai passato tutta l’esistenza sui campi da tennis a migliorare i tuoi colpi, quando sei diventato un campione, arriva l’ora di lasciare perché il tuo corpo non ce la fa più a sostenere ritmi competitivi. La mente sa cosa fare ma il corpo, sempre meno, le sta dietro, le gambe non spingono più tanto, non sono scattanti, si infortunano. Hai imparato a reggere la tensione mentale, ma non puoi gestire tutta la stanchezza fisica. Eppure ti piace stare lì, sul campo che è la tua casa, col pubblico che ti dà adrenalina. Il suo supporto e il suo abbraccio ti stimolano a far cose sempre più strabilianti.
    È difficile per un 67enne andare in pensione, figuriamoci per uno che ha solo 37 anni! Non si arrendono -Rafa, Nole, Stan, Andy, Richard, Gaël- alla baby pensione! Fino a ieri il preparatore mentale consigliava strategie motivazionali per la resilienza; lo stesso oggi durerebbe fatica a convincerli a lasciare il campo. Hanno dedicato al tennis tutta la vita, spesso sacrificando affetti e vita privata, rischiando infortuni e ora, sulla soglia dei quarant’anni, hanno davanti il vuoto e la solitudine, devono imparare un altro mestiere che li renda felici. Magari quello di marito o padre, finora assenti.
    Resta indelebile nella nostra memoria l’addio di Federer a Londra nel settembre 2022, giunto non certo all’improvviso, e intriso di lacrime; le sue, quelle di Nadal che forse prefigurava il proprio, le nostre da casa.
    Nel RG dei ricordi legati ai più tenaci, al primo turno gioiamo e soffriamo anche noi con i campioni che al Bois de Boulogne giocano al Philippe Chatrier o al court Suzanne Lenglen. Quest’ultimo, anche in prospettiva dei prossimi Giochi Olimpici, a cui tutti aspirano partecipare, presenta un tetto nuovo, leggero ed elegante, ispirato al plissé della gonna della tennista da cui prende il nome, soprattutto realizzato nei tempi promessi e inaugurato con un emozionante balletto di danzatrici negli inconfondibili panni bianchi della divina ballerina del tennis. Ha la capienza, ma non i tempi, del nostro Centrale del Foro Italico, che resta ancora scoperto.
    Qui, in oltre 3 ore di gioco, Richard Gasquet e Borna Coric hanno disputato un match combattutissimo e davvero bello a vedersi. Lo diciamo non “sine ira et studio”, ma non siamo Tacito e avremmo cantato anche noi la marsigliese a squarciagola per incoraggiare Richard che ci regala sempre emozionanti “momenti Gasquet”.
    Tra lanci di perle di bellezza, alternati a rapidissimi e artigianali cambi del grip del fondo del manico rinforzato, tra cambi di magliette intrise di sudore e gesti scaramantici con la racchetta, stanco ma mai goffo, Gasquet non sembra voglia stare lí per vincere, ma per giocare quei tocchi che deliziano il pubblico che per lui fa la ola sul Suzanne Lenglen, sotto le bianche vele, gonfie di vento propizio. Al ritmo di “Ri-chard! Ri-chard”, il pubblico di casa sua è in delirio: è infatti la 21esima volta che l’ex enfant prodige, le petit Mozart du tennis français, gioca un RG.Nella sessione serale al Philippe-Chatrier i 2 campioni sul campo si conoscono molto bene, 6 Slam in 2, 3 a testa; sono giunti insieme nello stesso momento finale di carriera, che vede favoriti tanti ricordi. Murray, esempio di straordinaria perseveranza, è sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ha cambiato dopo 20 anni la racchetta perché vuol essere ancora competitivo. Wawrinka, con i suoi 39 anni, a Parigi è il decano; sfodera magnifici rovesci e brekka subito Murray. È una bella competizione fra ex titani del bel tennis: non conta il ranking ma il bel tennis, la sensibilità e varietà di colpi, la creatività che sanno esprimere.
    Si soffre, coi Grandi. Nadal -su questa terra rossa ‘recordman’ per le sue14 vittorie- e Djokovic -l’atleta numero 1 per tutti i record conquistati- nel punto in cui pare stiano per crollare, resistono invece per ore, fino all’ultimo colpo, tirando fuori energie insospettabili: Nadal affrontando il “muro” di Zverev, che 2 anni prima era uscito dalla stessa partita sulla sedia a rotelle; Djokovic vincendo 2 partite, più notturne che serali, durate complessivamente più di 9 ore di gioco.Ammirevoli! Rispettosi del fair di play; grintosi ma senza cattiveria; signorili, applaudono al bel colpo dell’ avversario e chiedono scusa dopo un imperfetto colpo vincente, che tu ti chiedi perché. Cose d’altri tempi, che ricordano la nobile origine di questo sport.
    Dimostrano disciplina ed etica del lavoro. E lavorano con passione. Hanno grande rispetto l’uno per l’altro. Nole ha sempre bellissime e non poche parole per i suoi avversari, sia che vinca, sia che perda. Commovente l’abbraccio, a fine partita, tra Wawrinka e Murray, e il loro parlare intimo, oltre il solito: cose private, ha risposto Stan nell’intervista a un curioso Àlex Corretja.
    Anche Monfis al RG ha vibrato colpi di grande sensibilità di braccio e con un brillante Musetti, 16 anni di meno, si è battuto da campione, cercando di competere al massimo, applaudito anche dal presidente della Federazione francese Gilles Moretton, nelle vesti di fan: come non comprenderlo?
    In campo femminile, le atlete sembrano avere più chance e vivere meglio questa tappa della vita. A inizio torneo, martedì, si è ritirata Alizé Cornet (34 anni) con l’ultimo applauso del suo pubblico. Emozionatissima, dopo 20 anni di tennis e sacrifici, ha confessato di non sapere ancora bene come riempirà il vuoto, forse scriverà romanzi. A 37 anni, invece, Sara Errani vive una nuova giovinezza tennistica, proiettata verso le Olimpiadi, giocando in doppio con Paolini. Il doppio ha vita più lunga e, giocandolo, si può procrastinare la pensione.
    Il tempo tuttavia, quasi mai è un signore gentile e il più delle volte bisogna attraversare il dolore, come la consunzione di una lenta malattia, bisogna superare la tentazione, prima di convincersi a cambiare prospettiva. Noi, come Sirene, innalziamo il nostro canto al nostro campione senza cera nelle orecchie e senza funi legate all’albero maestro: vorremmo fermare il suo tempo, ricordandolo nel momento del suo massimo trionfo, lo vorremmo sempre in campo, lontano da un diverso futuro…
    Non vogliamo crederlo, ma forse quest’anno, al Roland Garros, è stata l’ultima volta che li abbiamo visti tutti insieme: eseguire, da veri artisti, una sinfonia sul campo, seguendo le note di uno spartito scritto nelle loro più intime corde. Ci hanno dato ancora una volta un grande, emozionante spettacolo, prima di chiudere, malinconicamente, un’ era a cui anche il futuro attingerà per ispirarsi.
    Immortali come i grandi sogni che, tenacemente, vivono dentro ognuno di noi.
    Gisella Bellantone LEGGI TUTTO

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    Avvenire, semifinali in diretta su SupertenniX ma senza Italia

    Maria Valentina nella foto – Foto Roberta Corradin

    L’Avvenire resta senza Tricolori: fuori Giorgio Ghia, eliminate anche Silvia Dalle Molle e Anna Nerelli. Niente Italia nelle semifinali di singolare del prestigioso torneo Under 14 Categoria 1, ma quella odierna è stata una giornata spettacolare dove gli azzurri si sono iscritti al festival delle grandi sfide, seppur senza vincerle. Perché è stata una mattina di terzi set e maratone a conferma di un livello altissimo ed equilibrato che ha acceso i campi in terra rossa del Club Ambrosiano ed esaltato gli spettatori dei campioni del tennis di domani. Giorgio Ghia era partito benissimo rifilando un perentorio 6-2 al finlandese Alex Tuomolin. Poi, la testa di serie numero 3, è tornato in partita e ha prima pareggiato il conto vincendo il secondo set 6-3 e poi chiudendo il discorso 6-4 al terzo. Così come è stata una battaglia la sfida tra il russo Khaikov e il ceco Rakous: passa il russo vincendo al tie break del terzo set. E in queste battaglie impressiona ancora di più la vittoria del favorito del torneo, il numero 2, l’olandese Stan Put, che ha lasciato appena un game all’ungherese Mokan, mentre il cinese Yang, rivelazione del torneo, fa fuori il numero 4, lo spagnolo Banares Lasala.
    Anche nel femminile lunghe e combattute sfide, ma salutano le italiane. Silvia Dalle Molle è stata la prima a uscire di scena cedendo il passo alla lettone Matvejeva dopo aver giocato il primo set alla pari e perso al tie break. Invece l’altra azzurra, Anna Nerelli ha carezzato la semifinale dopo aver vinto il primo set contro la spagnola Baranes 6-4, ma poi è stata rimontata e sconfitta al terzo. Tre set anche per Veronika Navratilova per sconfiggere la lettone Berzina, mentre vince ancora e convince la numero 1, la rumena Pop.
    Risultati quarti di finale Avvenire, Under 14, Boys:A. Tuomolin (FIN) b. G. Ghia (ITA) 2-6, 6-3, 6-4; J. Yang (CHN) b. Banares Lasala (ESP) 6-4,6-4; S. Put (NED) b. D. Mokan (HUN) 6-0, 6-1; E. Khaikov (RUS) b. M. Rakous (CZE) 7-6, 1-6, 7-6
    Risultati quarti di finale Avvenire, Under 14, Girls:D. Matvejeva (LAT) b. S. Dalle Molle (ITA) 7-6(5), 6-1; D. Banares (ESP) b. A. Nerelli (ITA) 4-6, 6-1, 6-4; v. Navratilova (CZE) b. K. Berzina (LAT) 6-1, 2-6, 6-3; V. Pop (ROU) b. K. Prikrylova (CZE) 6-4, 6-1.
    Torneo Under 16. L’Italia ha la possibilità di conquistare il titolo nell’under 16, ma non saranno finali tutte azzurre. Nel maschile, il portoghese Goncalo da Rosa Castro, numero 1 del tabellone, ha sconfitto Alessandro Maina per 7-5, 6-1 e in finale troverà Francesco Pansecchi che si è aggiudicato il derby contro Mattia Baroni con un doppio 6-4.Nel femminile c’è Carla Giambelli che dopo aver fatto fuori la testa di serie numero 1, Sybicka, ieri ha eliminato anche la rumena Andrea Olariu, numero 4 del tabellone, al termine di una sfida entusiasmate, in rimonta dopo aver perso il primo set 6-1, ma andando poi a strappare al tie break il secondo e il terzo 7-6, 7-6. In finale troverà la bosniaca Kovacevic che ha sconfitto Martina Cerbo in semifinale 6-4, 6-0.
    Terzo evento della rassegna Oltre l’Avvenire: inclusione e spettacolo domani alle ore 15 sul Centrale del Club Ambrosiano con un match di tennis in carrozzina. I campioni del wheelchair, il rumeno Silviu Culea e Mariagrazia Lumini giocheranno in singolare e in doppio con giocatori normodotati coinvolgendo i giovani tennisti dell’avvenire. LEGGI TUTTO

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    Bolelli-Vavassori in finale al Roland Garros dopo 65 anni: “Qui sarà molto diverso dall’Australia” (audio completo conferenza stampa)

    SImone Bolelli e Andrea Vavassori in azione quest’oggi a Parigi – Foto Patrick Boren

    Forse non ce ne rendiamo conto perché il doppio è una specialità poco seguita, riservata agli specialisti, ma oggi Simone Bolelli e Andrea Vavassori hanno veramente compiuto un’impresa memorabile. Erano 65 anni che un doppio italiano non arrivava in finale al Roland Garros. I primi ed unici fino ad oggi erano stati Nicola Pietrangeli ed Orlando Sirola nel 1959, quando vinsero anche il torneo. La finale sabato 5 dopo quella del singolare femminile. Chi saranno gli avversari lo sapremo domani. Intanto la soddisfazione per essere arrivati come in Australia all’ultimo atto del torneo. GLI HIGHLIGHTS DI SIMONE BOLELLI E ANDREA VAVASSORI “Quella in Australia è stata un finale inaspettata. Forse io non ero pronto per un appuntamento come quello” dice Vavassori ” Lui ne aveva disputata già una e poi fu una giornata difficile. Programmati alle 22 abbiamo aspettato tutto il giorno al circolo. Una situazione non facile da gestire. Poi abbiamo lottato, ma qui sarà molto diverso. Mi sento pronto ed abbiamo battuto coppie forti” “E’ diverso perché stiamo crescendo di giorno in giorno, di partita in partita” gli fa eco Bolelli. “Abbiamo avuto quasi in ogni match momenti difficili. Abbiamo servito per il match e ci siamo fatti brekkare, eravamo avanti di un break ed abbiamo perso il vantaggio. Situazioni non facili alle quali abbiamo reagito perché giochiamo meglio ogni giorno.” Da Parigi, il nostro inviato Enrico Milani LEGGI TUTTO