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    La bolla di Melbourne: Tiley c’è qualche ritardo ma sono pronti 18 voli per i tennisti

    Craig Tiley nella foto

    In un momento in cui la sistemazione dei giocatori a Melbourne sta generando qualche dubbio, Craig Tiley, direttore di Tennis Australia, si è fatto avanti per chiarire su come i giocatori arriveranno in Australia.
    Il responsabile dell’organizzazione degli Australian Open ha ammesso, tramite Twitter, che ci sono ritardi in questa fase, ma che il piano è pensato per far arrivare i giocatori a Melbourne tra il 15 e il 17 gennaio.

    “Ci sono stati alcuni inevitabili ritardi nel completare i dettagli dei voli per i giocatori. Ci sono molti pezzi di questo puzzle logistico e questi ultimi sono in fase di completamento. Avremo 18 aerei e ciascuno sarà limitato al 20% della capacità per garantire che i voli siano sicuri per tutti. Vi ringraziamo per la vostra pazienza e siamo consapevoli che le finestre temporali sono molto strette”. LEGGI TUTTO

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    Bob Brett, storico coach di Becker e Ivanisevic, ci lascia a 67 anni

    Bob Brett con Boris Becker

    Il mondo della racchetta oggi piange Bob Brett, scomparso a 67 anni. Da tempo lottava contro un tumore. Nel corso di una longeva e fortunata carriera lunga 46 anni, l’australiano ha lavorato con campioni come Johan Kriek, Boris Becker, Goran Ivanisevic e Marin Cilic, oltre a molte federazioni nazionali. La sua serietà e metodologia l’hanno elevato a vero mentore per centinaia di allenatori a livello internazonale. Ha lavorato per molti anni in liguria, fondando a Sanremo la Bob Brett Tennis Academy nel 2002.
    Nel novembre 2020, è stato premiato all’unanimità dai suoi colleghi del “Tim Gullikson Career Coach Award”.
    Brett spiccava tra i colleghi per la sua notevole devozione al lavoro e attenzione per i suoi assistiti, che guidava con grande maestria e pazienza. Si è dedicato alla professione entrando nel mondo del tennis di alto livello sin da giovane età, da devoto allievo del leggendario allenatore australiano Hopman, suo mentore fino alla sua morte nel 1985. Di Hompan disse: “Ho tratto enorme beneficio dalla mia collaborazione con Harry Hopman. Non l’ho copiato, ma molto mi ha ispirato. Il lavoro e la ripetizione sono la chiave di una partnership giocatore-allenatore. Un giocatore deve essere mentalmente duro, con la capacità di eseguire i suoi migliori colpi sotto pressione. È sempre una battaglia tra la testa del tuo giocatore contro la personalità dell’altro. Puoi quindi guidare, fornire loro esempi e parlare di storia, ma alla fine devi tirare fuori le qualità di un giocatore, non solo tecniche ma soprattutto morali. Inoltre, devi avere un occhio che attento ai dettagli, al massimo livello sono le piccole cose a fare la differenza”.

    Brett era una persona premurosa, se ne stava sempre composto in panchina durante i match dei propri giocatori, guidandoli con fair play e classe, tanto da mantenere relazioni positive con ciascuno dei suoi assistiti anche al termine delle loro collaborazioni.
    Moltissime sono state le partnerships di Brett: ha condotto Andrei Medvedev alla finale del Roland Garros del 1999, ha portato Nicolas Kiefer al numero 4 del mondo partendo dalle retrovie, ha formato Mario Ancic, ospitandolo nella sua accademia, quindi Marin Cilic. Ha lavorato in precedenza con Harold Solomon, John Lloyd, Peter McNamara e Paul McNamee.
    Di lui Boris Becker ha scritto nella propria autobiografia: “Quando Bosch ha lasciato il mio angolo, ho dovuto trovare un nuovo allenatore, ma Tiriac era contro la mia scelta, l’australiano Bob Brett. ‘Lui? Cosa ha di cui potresti aver bisogno? Non è mai stato in una finale di Wimbledon! Come potresti avere rispetto per lui?’ Ma invece Brett era un duro, esattamente quello di cui avevo bisogno. Mi ha fatto capire molto chiaramente cosa si aspettava da me: disponibilità, disciplina, forza di volontà, puntualità. Tre ore di allenamento al mattino, tre ore al pomeriggio. ‘Quello che fai dopo non mi interessa.’ Era un puro rapporto tra professionisti. Brett mi ha trattato come un adulto, anche se ero molto giovane, mi ha dato rispetto e responsabilizzato. Fu importantissimo per me”.
    Moltissimi i messaggi di cordoglio dal mondo del tennis. Scegliamo quello di Riccardo Piatti, che lo ricorda con affetto: “Really saddened to hear about the passing of a great tennis coach but mostly of a mentor and friend. It’s been an honor and a pleasure to meet you. You’ll be missed. Rest in peace Bob. All my condolences to Caroline and Katarina”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Caccia agli Slam 2021: cosa manca agli “inseguitori”? (di Marco Mazzoni)

    Stefanos Tsitsipas, semifinalista a Roland Garros 2020

    Il 2021 tennistico maschile scatta oggi tra Antalya e Delray Beach, tra le mille incertezze dovute alla pandemia, possibili nuovi spostamenti e cancellazioni. Ci apprestiamo a seguire una stagione che, come mai prima, saremo costretti a vivere giorno per giorno, sperando che le vaccinazioni di massa in corso in molti paesi possano rappresentare la fine del tunnel verso quella “normalità” perduta che oggi ci manca terribilmente.
    In questo scenario di totale incertezza, lanciarsi in previsioni sugli Slam 2021 sarebbe a dir poco ardito. La sensazione è che Novak Djokovic e Rafa Nadal saranno – tanto per cambiare – ancora gli uomini da battere. Nonostante i loro (prossimi) 34 e 35 anni, con mille battaglie nelle gambe e nella testa, la fortissima motivazione di segnare record storici (numero di Slam, settimane al n.1) li farà scattare in pole position, a meno di infortuni o situazioni imprevedibili.
    Altra certezza, la posizione di Dominic Thiem, ormai al pari dei due super campioni. L’austriaco è stato il primo nato nei ’90s a vincere un Major a New York, dopo aver perso finali a Parigi e Melbourne. Ormai Dominic è a tutti gli effetti il terzo incomodo, pronto a vincere a Melbourne, Parigi e New York. E gli altri?
    Nel primo approfondimento del 2021 parliamo degli inseguitori, quella pattuglia variopinta, interessante e ricca di talento quasi pronta a spiccare il volo verso la prima vittoria in uno Slam. Accadrà nel 2021? Non v’è certezza, ma è assai probabile che almeno uno di loro possa finalmente imporsi in uno dei quattro tornei principali della stagione. Ci sono molti segnali concordanti in tal senso. Il disgraziato 2020 ha mostrato per alcuni di loro importanti segnali di crescita, come la finale a US Open di Zverev, la vittoria alle ATP Finals di Medvedev spazzando via i primi tre al mondo, la semifinale di Tsitsipas a Roland Garros (dopo quella a Melbourne del 2019). Andiamo a vederli uno per uno, focalizzando l’attenzione su quel che (a fine 2020) mancava per compiere l’impresa e sedersi al banchetto dei veri Campioni. Per tutti loro sarà fondamentale elevare la “continuità di prestazione”, ossia la capacità di giocare il proprio miglior tennis più a lungo possibile, ma non solo.

    Daniil Medvedev (24 anni) – Continuità con la prima di servizio. È già andato molto vicino a vincere uno Slam, a New York 2019, quando solo l’enorme cuore e classe di Nadal hanno impedito al russo l’impresa, a coronare la sua estate magica. Medvedev ha il tennis più “rognoso” tra gli emergenti: tattico, di difficile lettura, molto personale. Ti porta a giocare male, con quella ragnatela di palle lente, “storte”, senza peso, e poi un improvviso strappo a spezzarti il ritmo e le gambe. Ti manda “in bestia”, ti toglie ritmo e fiducia. Quando Medvedev è davvero centrato, è un bruttissimo cliente per tutti. Però il suo tennis così complesso e personale richiede una perfetta condizione atletica, è assai dispendioso in energie fisiche e psicologiche, perché lui non spazza via il rivale, lo lavora ai fianchi, spesso in match lunghi e faticosi. Per questo il rendimento della prima di servizio diventa fondamentale: ricavare molti punti diretti per non spremersi in ogni scambio, ed allo stesso tempo elevare la frustrazione dell’avversario, è conditio sine qua non per vincere contro i big. Lo si è visto alle Finals, e praticamente in ogni suo grande successo. Ancora la prima di Daniil non è sempre al top. A volte stenta a prendere ritmo, oppure scompare per alcuni games. In uno Slam, con Rafa, Novak o Dominic al di là della rete, non te lo puoi permettere. Se nel 2021 Daniil troverà un servizio ancor più pungente e costante, potrà vincere il suo primo Slam.

    Stefanos Tsitsipas (22 anni) – Intensità e propensione offensiva. Il giovane “Dio greco” del tennis affascina per la sua eleganza nel gesto, completezza tecnica e versatilità. Dalla sua racchetta possono uscire traiettorie splendide da ogni posizione di campo, anche dal diritto, assai migliorato e reso più stabile nell’ultimo periodo. Tuttavia Stefanos ancora difetta in intensità. Nelle grandi e lunghe sfide, ha ancora la tendenza a prendersi delle pause in cui aspetta troppo l’avversario, si mette a scambiare come per rifiatare, ritrovare energie fisiche e mentali. Puntualmente in quei frangenti un rivale top ne approfitta, mette le marce alte e scappa via. Tsitsipas spesso riesce a rientrare, ma compie un grande sforzo che poi finisce per pagare nella fasi decisive (tiebreak, quarto e quinto set). È diventato un discreto lottatore, ma deve riuscire a concentrare gli sforzi in un rendimento medio più alto, cancellando quei momenti un po’ abulici in cui sembra tirare i remi in barca. Allo stesso tempo, deve trovare la fiducia per produrre un tennis più incisivo perché ha tutti i mezzi e colpi per riuscirci. Quando il greco tiene l’iniziativa, affonda i colpi, viene avanti giocando molto aggressivo, produce un tennis non solo bellissimo ma anche vincente ed efficace. Resterà sempre un creativo, soggetto a sbagliare e prendere decisioni tattiche pericolose, ma deve incanalare il suo gioco verso il rischio, con una posizione più avanzata e cercando di tenere in mano l’iniziativa il più possibile, visto che in modalità “creative” è assai più forte rispetto a quando è costretto a rincorrere. E magari usare maggiormente il rovescio slice per togliere ritmo ai molti picchiatori del tour e quindi entrare con i suoi colpi in anticipo.

    Alexander Zverev (23 anni) – Posizione di campo e attitudine. Sono passati diversi mesi, ma ancora resta incredibile la rimonta subita a NY da Thiem nella finale di US Open 2020. Sasha aveva dominato i primi due set, mostrando finalmente un tennis facile, sicuro, offensivo. Thiem fu forse fin troppo dimesso, e la sua scossa nel terzo finì per far ripiombare il tedesco nella propria palude, quella in cui si arrocca con un tennis consistente ma poco incisivo, tanto da annegare. Qua passa tutta la differenza tra un Campione ed un ottimo giocatore. Zverev in carriera ha vinto Masters 1000, le ATP Finals, ha battuto tutti i migliori perché possiede la qualità per farlo. Tuttavia continua non convincere perché riesce in queste imprese solo quando libera testa a braccio, producendo un gioco geometrico e veloce, aggressivo. In questi match, gioca con i piedi più vicini alla riga di fondo, con la prima apre il campo e quindi entra col rovescio poderoso, o lavora lo scambio col diritto cross, lungo e preciso. Quando tiene questa attitudine offensiva insieme ad una posizione avanzata, è un Top player, pronto a vincere uno Slam. Purtroppo ancora gli accade di rado, in modo completamente imprevedibile. È quindi una questione mentale, di fiducia, di presenza in campo. Nella sua giovane carriera, Alexander ha macinato tanti avversari quanti coach… vediamo se David Ferrer sarà quello “buono”. L’iberico fu un esempio di applicazione ed attitudine, proprio quella che manca al suo assistito.

    Andrey Rublev (23 anni) – Piano B. Rublev è stato uno dei giocatori migliori nel 2020. 5 tornei vinti, una crescita importante che l’ha giustamente portato a vincere anche l’ATP Award (insieme al suo coach, Fernando Vicente). Tuttavia i numeri vanno saputi leggere, e questi parlano chiaro: contro i migliori e negli Slam, Rublev ancora fa fatica. Non ha ancora superato la barriera dei quarti in uno Slam, ha battuto pochi Top, tenendo invece un livello medio molto alto contro gli altri. Il motivo di quest’andamento è squisitamente tecnico: il tennis di Rublev è formidabile ma ancora mono dimensionale. Il suo pressing ad altissimo ritmo e grande rischio è il suo marchio di fabbrica, con cui macina moltissimi avversari; ma potrebbe diventare anche la sua maledizione se non riuscirà a costruirsi un piano B per le situazioni in cui non riesce a sfondare l’avversario. Con i piedi vicini alla riga di fondo, Andrey spinge come un forsennato, palla dopo palla, costringendo l’avversario ad accorciare e aprendosi uno spiraglio per l’affondo, o portandolo all’errore. Ma… se questo non avviene? Se l’avversario si appoggia e non sbaglia? O se l’avversario risponde con palle lavorate e lo manda fuori ritmo? Sconfitta, perché Rublev ancora non è riuscito a trovare una via di fuga, una soluzione. Questa potrebbe essere un’incursione a rete (ma la tecnica di volo e posizione sono ancora rivedibili), oppure lavorare per stringere gli angoli con meno velocità e più rotazione, visto che il vero cambio di ritmo non è nelle sue corde. Rublev sembra un tennista già piuttosto formato sul piano tecnico, e con precise qualità ma anche limiti. Magari potrebbe trovare due settimane in cui, sostenuto da una condizione fisica eccezionale e grande sicurezza, riuscirà a travolgere ogni avversario, ma per trovare uno Slam del genere sembrano molti i pianeti che dovrebbero allinearsi alla perfezione…

    Matteo Berrettini (24 anni) – Salute e forma fisica. Di fatto il 2020 dell’azzurro non è valutabile. Ha giocato pochissimo, forte del ranking protetto sui risultati 2019, e quando l’ha fatto non stava quasi mai bene. Lo si sapeva, fin dall’inizio. Nel 2019 il tennis fantastico di Matteo è stato sostenuto da un’annata fortunatamente senza grandi intoppi sul lato fisico. Quando ti porti dietro un corpo così importante, il problema è dietro l’angolo. Con questo dovrà convivere l’azzurro, per tutta la carriera, l’augurio e speranza è che grazie ad un eccellente lavoro si possa preservarne il più possibile la salute, in modo da esplodere in campo quella potenza e qualità che l’hanno portato alla SF a US Open e giocare il Masters di fine anno, chiudendo tra i primi 8 al mondo la stagione 2019. Matteo come tennis può crescere ancora in molte cose: più qualità in risposta, qualche accelerazione di rovescio improvvisa, qualche miglioria nella volée e nell’approccio, una seconda di servizio sempre più incisiva. Ma il miglior Berrettini, seppur incompleto, è già un tennista fortissimo, che se la gioca con i migliori, perché ha un tennis “moderno”, efficace su ogni superficie, a patto di stare bene. L’augurio è di ritrovarlo nel 2021 al 100% sul lato atletico, perché solo con la miglior condizione gioca libero di testa e con fiducia.

    Denis Shapovalov (anni 21) – Ordine e prima di servizio. “Showtime Shapo” ha infiammato il Foro Italico nel 2020, mostrando anche sul rosso quel tennis irresistibile, una macchina da tennis infernale, imprevedibile, bellissima. Capace di creare meraviglie tecniche che ti lasciano a bocca aperta, ma allo stesso tempo distruggere tutto con la stessa velocità. Tra i giocatori di cui ho parlato è il più giovane, in tutti sensi. Quando si è così creativi, quando il padreterno ti regala così tanto talento e possibilità, incastrare il tutto in un piano razionale ed efficace è sempre più complesso. Ancor più se hai una personalità spiccata, vuoi imporre il suo gioco senza compromessi. Per questo solo trovando ancor più ordine e logica, Denis potrà salire di livello trovando quella continuità di rendimento all’interno dello stesso torneo che ancora gli manca. Non ha superato lo scoglio dei quarti in uno Slam, segnale di come faccia ancora fatica a trovare stabilità. Per farlo, oltre ad un lavoro importante sul piano mentale e tattico – auguri Youzhny – sarà necessaria anche una crescita nel rendimento con la prima di servizio. È la storia del gioco che lo dice: tutti i tennisti altamente creativi e con un tennis molto rischioso hanno iniziato a vincere solo quando sono riusciti a ricavare molti punti diretti con la prima. Perché metti sotto pressione il rivale, perché prendi fiducia nel tuo gioco, perché rischiando tanto, qualcosa concedi. Uno Shapo che si gioca uno Slam sarebbe il miglior biglietto da visita per il nostro sport.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Lemon Bowl 2021: Il torneo entra nel vivo. De Marchi in semifinale

    Il Lemon Bowl 2021 entra nelle fasi cruciali. Il tiepido sole affacciatosi sulla capitale ha illuminato i 32 incontri disputati nella sede principale del New Penta 2000 e sui campi del Centro Sportivo Eschilo2. Nell’under 14 femminile brilla la stella di Fabiola Marino, giunta al penultimo atto del torneo senza cedere set. Avanti anche Mattia […] LEGGI TUTTO

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    Un’azione legale contro la quarantena dei giocatori complica la situazione a Melbourne

    Il Westin Hotel a Melbourne

    Il travagliato percorso di organizzazione dei prossimi Australian Open – al via l’8 febbraio, tre settimane dopo la data consueta – è ulteriormente complicato da un’azione legale. Lo riferisce il Sydney Morning Herald, facendo scattare un nuovo campanello d’allarme sul primo Slam stagionale, insieme ai nuovi casi positivi al Covid-19 riscontrati a Melbourne negli ultimi giorni dopo molte settimane di tranquillità.
    L’hotel Westin Melbourne ospiterà la maggior parte dei giocatori durante il periodo di quarantena obbligatorio di due settimane pre-torneo, appena i tennisti e membri dello staff saranno sbarcati in Australia. Ma c’è una complicazione: l’edificio non è solo una struttura alberghiera, ospita diversi residenti permanenti in una serie di appartamenti ed attici. I proprietari di questi alloggi lussuosi ora affermano che la propria sicurezza è messa a rischio della minaccia del Covid-19, portato “fino alla porta di casa” dai viaggiatori in arrivo.

    Secondo il quotidiano australiano, l’ira di alcuni proprietari li ha spinti a promuovere una repentina causa legale presso la Corte Suprema, poiché non sono stati consultati prima che i piani fossero finalizzati. Tra questi il sig. Mark Nicholson, che ha dichiarato ai media: “È incredibilmente arrogante tendere un’imboscata in questo modo, come se fosse un affare fatto. Ci sono problemi di salute pubblica e legali sostanziali che non sono nemmeno stati esaminati”. Aggiunge il sig. Digby Lewis, proprietario di un attico nella struttura: “A 84 anni, sono nel gruppo di cittadini più vulnerabile ed è scioccante il modo in cui hanno cercato di imporre questa situazione senza alcun tentativo di consultarsi prima con noi. Sono più che felice di spendere 10.000 o 20.000 dollari per aiutare la lotta legale in difesa dei nostri diritti, questa situazione è scioccante”.
    Vedremo se quest’azione da parte dei cittadini residenti avrà un qualche impatto sul piano di quarantena preparato dagli organizzatori degli Australian Open. In caso di successo dell’azione legale, la direzione del torneo potrebbe essere costretta a trovare in fretta e furia un’altra sistemazione per il gran numero di tennisti e membri dei loro staff in arrivo a Melbourne entro qualche settimana.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Lemon Bowl 2021: Parla Santopadre. Il torneo prosegue indoor

    Vincenzo Santopadre – Foto Matteo Mosciatti

    Proseguono senza sosta le sfide dell’edizione numero 37 del Lemon Bowl. Spettacolo e colpi di scena hanno caratterizzato i ben 72 match disputati al coperto a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Nell’under 14 maschile non si arresta la marcia di Andrea De Marchi, prima forza del seeding. Ok anche Vittoria Vignolini, testa di serie numero uno del tabellone under 12 femminile e Micol Salvadori.
    Il Lemon Bowl conserva intatto il suo fascino nel tempo – Tranquillo, sorridente e più che mai carico per l’inizio della stagione. Tra i presenti di giornata sui campi del New Penta 2000 c’è anche Vincenzo Santopadre. Il coach di Matteo Berrettini, attuale numero 10 del ranking ATP, ha speso parole al miele per uno tra i più attesi appuntamenti della stagione. “Il Lemon Bowl è una tappa imperdibile – sorride l’ex davisman azzurro – come poche altre nel mondo. Qui si respira davvero aria di storia. Posso dire, senza possibilità di smentita, che sia uno dei pochissimi tornei che si sono mantenuti intatti nel tempo. Una manifestazione simile ha un fascino unico nel suo genere, è e resterà sempre un luogo del cuore”. Amicizia, passione e condivisione: i capisaldi del Lemon Bowl sopravvivono intatti a decreti e restrizioni del caso. “Vedere tanti ragazzi tutti insieme in un periodo gioioso come quello delle festività natalizie – prosegue Santopadre – è sempre stupendo. Maestri, genitori e addetti ai lavori sanno di potersi ritrovare per crescere e migliorare insieme, anno dopo anno. L’idea di Gianni Salvati, indimenticato ideatore del torneo, è stata portata avanti da Paolo Verna in modo impeccabile. Dobbiamo ricordarci di fare loro sempre grandi complimenti perché organizzare un evento di tale portata non è affatto semplice”. Inevitabili alcune considerazioni su Matteo Berrettini, in due occasioni semifinalista su questi campi. “Vorremmo che il 2021 fosse per Matteo l’anno del miglioramento, è questa la parola chiave. La speranza è quella di poter raggiungere qualche finale e vincere. Al Lemon Bowl non è mai riuscito ad arrivare sino fondo ma non si può volere sempre tutto dalla vita”.

    Micol Salvadori avanza ai quarti di finale: “Il segreto è nella passione” – Dopo l’esordio con vittoria in rimonta, una convincente Micol Salvadori supera la serba Tea Kovacevic con un periodico 6-2 e vola ai quarti di finale nella categoria under 12. “La partita è stata bella e particolarmente intensa – le parole della giocatrice del CT Bologna – mi sono divertita. Mi piace confrontarmi con altre bambine, sia italiane che straniere, così da capire quanto io sia cresciuta e quanto devo ancora migliorare. Il mio amore per il tennis è nato che avevo sei anni. Mamma e papà passavano davanti al Circolo Tennis Bologna e hanno deciso di farmi provare. Inizialmente correvo molto anche se non avevo troppa confidenza con la pallina. Nella mia vita non c’è solo il tennis. Mi piace studiare e sono molto brava in inglese anche in virtù delle tante conversazioni che ho con mia madre, che viene dalla Florida”. Una famiglia credente, quella di Micol, e di sani principi. “Colpisco sempre la palla con passione. Quando vinco è anche per volere di Dio, quando perdo è perché Lui vuole che impari qualcosa”. Delusa ma soddisfatta la giovane e promettente avversaria Tea Kovacevic. “Oggi non è andata bene ma il tennis mi rende sempre felice. Recentemente sono riuscita ad aggiudicarmi il Little Mo, in Florida, dominando la finale per 6-0 6-0 dopo aver perso appena cinque game in quattro partite. Ho vinto anche il Paris Bowl, in Francia, e prima di arrivare qui ho disputato un torneo alla Rafa Nadal Academy di Mallorca. Il Lemon Bowl? È stata la prima volta per me e resterà un bel ricordo. Spero di tornare presto”.
    Domani, lunedì 4 gennaio, sono in programma 32 incontri con inizio a partire dalle ore 09.00. LEGGI TUTTO

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    I ritiri dai tornei di Antalya e Delray Beach? sempre colpa del coronavirus

    Dominik Koepfer nella foto

    Ci sono dei motivi perchè tanti giocatori si stanno ritirando dei primi due tornei del 2021.E ovviamente c’entra sempre il coronavirus.
    Jannik Schneider, giornalista, scrive su Twitter: “Il Motivo principale per cui molti si sono ritirati da Antalya / Delray Beach: se i tennisti hanno avuto uno stretto contatto con una persona che risulta positiva al test ai tornei, sarà necessaria una quarantena di 10 giorn”.

    “Non vale la pena rischiare perché potrei perdere il volo per Melbourne”, ha detto Dominik Koepfer che si è cancellato dal torneo di Delray Beach.
    Un Grazie a DrittoDiGulbis per la segnalazione LEGGI TUTTO