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    Benoit Paire all’ATP: “Sono stufo delle bolle”

    Benoit Paire, uno dei più grandi critici del modo in cui l’ATP ha gestito questo periodo pandemico, ha criticato nuovamente l’organizzazione questa domenica, sui social network. Il francese è a Toronto per partecipare all’ATP Masters 1000 e dichiara di essere stufo delle bolle: “Non ne posso più delle tue bolle @atptour”. Il francese ha giocato […] LEGGI TUTTO

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    Naomi Osaka e Jannik Sinner, il valore delle scelte

    Qualche giorno fa, forse condizionato dal gran parlare che si è fatto di Naomi Osaka in questo periodo, ho deciso di guardare la miniserie documentaria che ripercorre alcuni eventi della vita e della carriera della tennista nipponica, e con un po’ di sorpresa, mi sono ritrovato a riflettere sui parallelismi che potrebbero riguardare, con le […] LEGGI TUTTO

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    Bella vittoria di Francesco Passaro, nuova doppietta di titoli ITF in Spagna

    Francesco Passaro nella foto

    Il portacolori dello Junior Tennis Perugia trionfa sia in singolare che in doppio al 15mila dollari di Xativa, sono 4 i trofei da pro nel 2021
    Una settimana da urlo per Francesco Passaro in quel di Xativa. Nella bella cittadina situata all’interno della comunità autonoma valenciana, il portacolori dello Junior Tennis Perugia conquista una superlativa doppietta di titoli dominando il torneo ITF 15mila dollari Orysol Ciudad de Xativa sia in singolare che in doppio. Una sorta di replay di quanto accaduto a Il Cairo nello scorso aprile quando il talento perugino classe 2001 conquistò le prime vittorie da ‘pro’: sono 4 adesso i trofei nel circuito internazionale messi in bacheca sinora dall’allievo del Maestro Roberto Tarpani. Che non vuole assolutamente fermarsi ed anzi, punta a scalare il ranking mondiale che con questo nuovo acuto lo vedrà adesso stazionare stabilmente entro i 700 migliori tennisti al mondo. Sulla terra rossa del Club de Tenis Camp Bixquert, Passaro ha sciorinato delle prestazioni di classe e soprattutto di temperamento.
    In singolare ha superato al primo turno il piemontese Edoardo Lavagno ottava testa di serie (64 75), quindi il siciliano Fausto Tabacco (62 61) ed in serie gli spagnoli Carlos Sanchez Jover testa di serie nr.2 (64 06 62), Carlos Lopez Montagud (26 75 64) e nella combattuta finale Inaki Montes de la Torre (26 61 64). Nel tabellone di doppio, il portabandiera dello Junior insieme al beniamino di casa Imanol Lopez Morillo, ha superato la coppia Martinez-Millington (doppio 62), Tabacco-Gurri (60 61), Montes de la Torre-Prat (62 75) e nella finale per il titolo gli iberici coppia nr.1 del seeding Campos-Winter Lopez (doppio 64). Con il morale alle stelle, adesso Passaro si presenterà al via del 15mila dollari di Curtea de Arges, in Romania, pronto a conquistare altre vittorie preziose per la sua carriera. LEGGI TUTTO

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    Buon ingresso negli “anta”, caro Roger (di Marco Mazzoni)

    Roger Federer, nato l’8 agosto 1981

    Nel 40esimo compleanno di Roger Federer, scelgo di fargli i miei personalissimi auguri senza un contributo storico, celebrativo. Preferisco raccontare come l’ho conosciuto, la mia prima volta con lui di fronte. Parecchi anni fa. Era il 13 aprile 1998…

    La palla corre carica d’effetto, uncinata dal dritto già potente di Filippo Volandri, speranza del nostro tennis. È veloce. Fila via sopra la rete, maligna, con un angolo cross importante. I miei occhi sono rapiti dalla sfera che avanza sicura nell’aria tersa di quella domenica mattina di aprile, schivando sicura il polline che gli alti alberi del parco delle Cascine dispensano fin troppo generosamente. Non c’è vento. Il silenzio regna in tribuna tra la centinaia di spettatori accorsi per la finale del più importante evento giovanile fiorentino, ITF Under18. Questa la prima istantanea di quella mattina, appena entrato (di corsa) sul centrale del CT Firenze.
    Sono in ritardo, è difficile trovare parcheggio intorno al club, molti hanno pensato di portare i figli al parco approfittando del primo pallido sole primaverile. Entrato di corsa fino all’angolo destro del campo, il mio sguardo è subito calamitato sullo scambio in corso, su Filippo che aveva appena colpito. Su quella palla così liftata da arrampicarsi vigorosa ben oltre il mio sguardo, e che ora arriva giusto dritta verso di me. Quasi che Filippo avesse voluto punire con una “pallata” la mia maleducazione per essermi avvicinato al campo con il gioco in corso.
    Resto come sospeso in quell’attimo, seguendo la traiettoria angolata della palla. Sento ansimare, passi rapidi e sicuri marcano la terra rossa fiorentina, che ha conosciuto campioni come Panatta e Ramirez, Muster, Ivanisevic e tanti altri. Entra finalmente nel mio campo visivo l’altro giocatore, per il quale – oltre a Filippo – m’ero spinto nel giorno di pasquetta ’98 sino in riva all’Arno: Roger Federer. Non l’avevo mai visto in faccia. Non sapevo che aspetto avesse. Ignoravo che tipo di tennis giocasse. Svizzero poi, mica un junior svedese o francese… Però alle mie scrupolose indagini non era passato inosservato il suo ranking ITF, n.1 con un anno e mezzo d’anticipo sui canonici 18. La sua racchetta è lo Stradivari del tennis, Wilson ProStaff 85, accessibile solo a pochi eletti. Indizi di qualità.
    Con i suoi 350 grammi abbondanti di sostanza e magia, la racchetta di Federer si scaglia con violenta sicurezza sulla palla di Volandri, mulinando nell’aria, a pochi metri dalla mia faccia, uno swing imperioso. Un lampo. Impatto secco, con un leggero spin di controllo, in totale allungo con il braccio ben disteso in avanti ed un minimo gioco del polso, fino a terminare la sua corsa dietro alla spalla sinistra. I miei occhi sono perfettamente ortogonali alla traiettoria di uscita del colpo di Federer. Sgrano lo sguardo, non è possibile… La palla muore subito al di là della rete, stretta, velocissima, imprendibile. Dopo qualche istante di muto sconcerto, qualche spettatore applaude. Volandri guarda allibito. La faccia di Roger non accenna la minima emozione, sprezzante, quasi a dire “Beh? Che c’è di strano?”.
    Mi colpisce il suo sguardo molto cupo, intenso. Emana qualcosa di speciale. Mi siedo senza riuscire a staccarmi da quel volto segnato da una profonda inquietudine. Mi scuote, mi aspettavo tutt’altro, e forse per questo mi intriga. Chiedo al mio vicino di posto, un anziano dall’aria sveglia: “Quanto stanno?”. “È avanti l’altro” (che sarebbe Federer). “Ne ha giocati altri di colpi così?”. “Parecchi!”
    Si dice che gli appuntamenti al buio siano pericolosi, può capitarti di tutto, comprese tremende delusioni. Ma a volte scattano colpi di fulmine, incontri che cambiano una vita. Quel giorno successe a me. Non sapevo cosa sarebbe successo, speravo solo di assistere ad un bel match di tennis, ammirando in campo un “possibile” buon giocatore italiano, contro uno che “si dice” sia un talento. Quel giorno ho conosciuto cosa sia Il Tennis. Alla massima potenza. Ho incontrato, lì a due metri da me, Roger Federer.
    L’incontro terminerà 7-6 6-3 per il futuro campionissimo del tennis moderno, con un susseguirsi di colpi straordinari. Un campionario completo di onnipotenza tecnica e tennistica, nonostante la strenua e coraggiosa opposizione di un buonissimo Volandri. Quel pubblico prima ostile ora applaude convinto lo svizzero, restando semmai basito da qualche reazione scomposta di Roger a suoi banali errori che, nonostante il punteggio favorevole, sottolineava con enfasi eccessiva. Lanci di racchetta compresi, schifato da sporadici unforced in mezzo ad una sinfonia tennistica. Infastidito dai suoi errori gratuiti quanto da quelle ciocche di capelli che si ostinava a ordinare con dovizia di lendliana memoria, ma inesorabilmente ribelli dopo ogni scatto felino. Quell’edizione degli Internazionali junior di Firenze non la ricordo solo io. Non sarà facile che passi di nuovo sui courts fiorentini un talento così cristallino. I miracoli difficilmente si ripetono.
    Questo il racconto del mio incontro ravvicinato con Roger Federer, per alcuni il più forte di tutti i tempi, divino. Io preferisco definirlo come colui che incarna il tennis più di ogni altro campione da me ammirato in oltre trentacinque anni di passione per questo sport. A detta non solo della mia penna, ma anche di chi ha vissuto una vita intera aggirandosi tra i vari courts del mondo, cavalcando epoche e campioni immortali, forse nessuno meglio di Roger è riuscito ad unire così mirabilmente gli ingredienti che rendono il tennis uno sport così diverso da tutte le altre arti umane, terribilmente difficile ed affascinante. Federer è una Treccani vivente della tecnica classica, ma interpretata in chiave modernissima. Incarna una completezza tecnica assoluta espressa all’ennesima potenza, grazie a cui è riuscito a dominare ogni millimetro del campo e ogni situazione di gioco con totale nonchalance. È un atleta così elastico, esplosivo e resistente da non cadere quasi mai in affanno, rasentando la perfezione stilistica con terribile efficacia. Bello e vincente, anche se fragile nella pugna. Quello che personalmente mi ha sempre impressionato vedendolo giocare è la naturale facilità del suo tennis, quella sensazione di composta onnipotenza che trasuda nella sue giocate. Federer è stato capace di rendere possibili le soluzioni più ardite, il tutto senza mai apparire come un miracolo balistico ma come qualcosa di normale. Per gli amanti dei gesti bianchi, fermi oppositori della strapotenza fisica applicata all’arte della racchetta, tutt’ora ancorati a radici secolari di armonie e leggerezze, Federer è stato una manna dal cielo.
    Inutile raccontare oggi, nel giorno del suo 40esimo compleanno, vittorie, imprese, record, ma anche tremende sconfitte e terribili delusioni; gli stenti e dubbi dell’inizio carriera, due lustri di vittorie strepitose, i primati assoluti; quindi il calo, la rinascita, fino al sogno di chiudere alzando di nuovo LA coppa, infranto di qualche centimetro un paio d’estati fa e trasformatosi in un incubo e game over. Per questo, ci sono i libri di storia.
    Adoro profondamente il tennis di Federer, che considero il più elegante e completo mai visto su di un campo da tennis nell’era moderna, totale, inarrivabile. Ma ammetto di non essere riuscito a tifarlo (tifo, che brutta parola…) come accadde con Edberg, perché Stefan era altrettanto bello, ma più debole e raggiungibile. Vedere lo svedese sfidare eserciti di bombardieri armato solo della sua funambolica grazia mista a coraggio mi aizzava come un soldato d’assalto, pronto a saltare la trincea per accompagnarlo in ogni scontro. Con Roger è più difficile immedesimarsi. Fin troppo perfetto il suo incedere e la sua prestazione, troppo alta da raggiungerla nel mio piccolo mondo, così terreno, così imperfetto. Solo grande, sterminata ammirazione, assaporando lentamente le gioie che regala il suo tennis. I gesti di Roger fanno rivivere il meglio di 500 anni di tennis, una sinfonia dell’arte della racchetta portata ai giorni nostri. È un Lewis Hoad del 2000, scaturito dalla simbiosi tra la classe a tutto campo di Sampras, l’anticipo su colpi piatti di Agassi, la consistenza fisica di un Borg e l’eleganza di un Edberg. Scacco Matto. È l’evoluzione massima della tecnica classica reinterpretata a velocità del futuro. Il suo fisico naturalmente forte, esplosivo e resistente è stato la base indispensabile per consentirgli di arrivare ad un livello di gioco così elevato. Elastico, efficiente, raffinato, mai scomposto. Regale.
    Anche i Re, purtroppo, invecchiano. Caro Roger, lo spettro del tuo prossimo ritiro atterrisce i tuoi milioni di tifosi, devastati della prospettiva di perdere non solo il proprio idolo ma uno stile di gioco. È la vita. Tutto scorre, tutto passa. Preferisco vedere l’altra faccia della medaglia, ossia abbandonare una legittima nostalgia e sottolineare quanto mi ritenga fortunato per aver potuto vivere (e raccontare) le gesta di un tennista così sontuoso, bello e impossibile nella sua classe e fragilità. La più bella eredità di Federer non sono i record, le vittorie, le coppe, ma l’aver tramandato un gioco rinnovandolo, alzando l’asticella. Dimostrando che anche nel 2020 si può ancora interpretare i canoni massimi di una disciplina di destrezza alle velocità e consistenze del nuovo secolo. La perfezione non esiste, non è cosa per noi umani. Ma su di un campo da tennis se mai qualcuno ci è andato davvero vicino, questo è stato Roger Federer.
    Buon ingresso negli ‘anta Roger. Alla fine, non si sta poi così male…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Carla Suarez Navarro: “Lo sport ci rende migliori”. L’importanza della cultura sportiva, individuale e di squadra

    Carla Suarez Navarro in coppia con Garbine Muguruza

    Carla Suarez Navarro ha scritto per il quotidiano iberico El Pais un lungo articolo sull’importanza dello sport, sulle differenze tra discipline individuali e di squadra, sottolineando i valori che la pratica sportiva porta nella società. È un bel contributo, che riportiamo volentieri. Brava Carlita!

    “Che sia individuale o di squadra, ci insegna che lo sforzo quotidiano, il miglioramento personale o il rispetto dei colleghi sono pilastri fondamentali per la nostra vita”

    Nello sport di alto livello è essenziale controllare la fiducia. Saper competere quando non ce l’hai ed evitare l’euforia quando ti accompagna. È un equilibrio difficile da raggiungere, una zona ideale che raramente si conquista. Le diverse discipline olimpiche ci offrono oggi molti esempi, situazioni in cui l’atleta deve lottare cercando quell’autocontrollo. C’è chi lo fa circondato da colleghi, nelle sempre complicate discipline di squadra e chi, per la natura individuale del proprio sport, deve ritrovare quella strada nella solitudine più assoluta.
    Da quando avevo 9 anni ho costruito la mia carriera sportiva in uno sport individuale, con una racchetta da tennis in mano. È una disciplina dove raggiungere questo equilibrio è una sfida, uno sport che unisce agilità, precisione e una necessaria capacità di dimenticare quanto accaduto in un preciso momento. Ogni errore penalizza, ogni decisione sbagliata ha un impatto diretto contro di te. Mantenere la calma in campo è stato un requisito costante da quando ho memoria.
    Prima di dedicarmi al tennis, ho praticato sport di squadra. In queste discipline sviluppi abilità più complicate da riversare in un’attività individuale. Ci sono attributi come compagnia, empatia o comunicazione che sono pilastri per raggiungere il successo collettivo. Se una squadra non è unita, se tutti i membri del gruppo non remano nella stessa direzione, l’obiettivo comune è lontano. Ma una forza corale alimenta un’altra forza che moltiplica il potenziale dei suoi membri.
    Lo sport è una scuola di vita. La comunicazione tra i membri di una squadra, percepire come è il tuo partner in determinati momenti, è fondamentale. Sapere se hai bisogno di aiuto, mandare qualche parola di incoraggiamento alla persona accanto a te costruisce un ponte tanto sportivo quanto umano. Il potere delle parole ben scelte ha un effetto meraviglioso su di noi.
    Pur essendo dedita ad una disciplina individuale, ad eccezione delle partite di doppio, noto questa realtà in allenamento. Le sessioni di gruppo possono essere più divertenti e anche più impegnative delle sessioni individuali. L’istinto competitivo ci fa esigere l’un l’altro e questa è un’esperienza di vita. Se ci circondiamo di persone di talento, di persone che ci pungolano a spingerci oltre i nostri limiti, la cosa naturale è cercare di superare noi stessi. Questa è la differenza tra un buon atleta e un grande atleta: cercare di migliorarsi nei momenti in cui nessuno ti vede, dove non c’è nessuno dietro a gridare il tuo nome. Una competitività ben gestita ci avvicina alla nostra versione migliore, quella fornita dalle discipline di squadra.
    È chiaro che in uno sport individuale ti conosci molto di più. Sei responsabile delle tue decisioni, devi risolvere i problemi da solo e cercare i frutti con il tuo lavoro. Non è un percorso facile. Ma la soddisfazione personale di sapere di averlo raggiunto da solo è molto gratificante. È una delle migliori sensazioni che ci possono essere.
    Il protagonismo che puoi raggiungere a livello individuale è molto più potente che a livello di gruppo. In una disciplina di squadra non puoi prendere il controllo fino a un punto così alto. La tua semplice partecipazione al gioco è soggetta alla decisione di un allenatore, il che implica un grado di umiltà in quell’anima vorace che di solito abbiamo noi atleti. Lo sport richiede molte cose, in questo caso accettare che stai cercando di prendere le decisioni migliori in modo che il gruppo ne esca più forte.
    Le vittorie in uno sport di squadra possono essere più godute se condivise. Quando la gioia è comune, la sensazione è molto più intensa. Lo riconosco dalla mia esperienza in competizioni come la Federation Cup, dove la felicità sui volti dei miei compagni di squadra mi ha sempre dato immensa soddisfazione interiore. A livello individuale, in questo senso, tante volte mi sono vista da solo nei momenti di massima tensione, quando avrei voluto dare o ricevere un abbraccio.
    Lo sport individuale richiede un protocollo diverso. Devi sempre aspettare qualche minuto prima di poter condividere quella gioia con il tuo team tecnico. Sono la base delle nostre vittorie e non dobbiamo mai dimenticarlo. Sebbene sia una disciplina individuale, in realtà anche il tennis o qualsiasi altra non lo sono mai. Un atleta non può mai raggiungere la sua versione migliore senza una grande squadra alle spalle.
    Soprattutto, qualcosa che accomuna tutte le discipline sono i valori che ci infondono. Lo sport è una scuola di vita nella società, che ci pone in una posizione preziosa se lo affrontiamo professionalmente. Lo sforzo quotidiano, il miglioramento personale o il rispetto per i colleghi sono pilastri che rafforziamo per il resto della nostra vita.

    (Marco Mazzoni) LEGGI TUTTO

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    Da San Marino: Presentazione del torneo, Tema wild card “le wild card: delle tre a disposizione, due saranno decise di concerto con Filippo Volandri, direttore tecnico della Federazione Italiana, quindi probabilmente destinate a qualche giovane azzurro”

    da sinistra Federico Pedini Amati, Segretario di Stato al Turismo; Teodoro Lonfernini, Segretario di Stato allo Sport; Christian Forcellini, presidente Federazione Sammarinese Tennis e vice presidente Comitato Olimpico Nazionale Sammarinese, e Alessandro Costa, direttore del torneo

    Tutto è pronto per il ritorno del grande tennis sul Monte Titano. Da domenica 8 (con le qualificazioni) a domenica 15 agosto i campi del Centro Tennis Cassa di Risparmio ospitano infatti gli Internazionali San Marino Open, appuntamento dell’ATP Challenger Tour (€ 66.640 il montepremi) che vanta una tradizione di oltre 25 anni e si era interrotto nel 2014, presentato ufficialmente con una conferenza stampa.
    “E’ grande la soddisfazione nell’essere qui a presentare un evento di eccellenza per il nostro territorio, come tutti ci hanno sempre riconosciuto – ha sottolineato nel suo intervento il Segretario di Stato allo Sport, Teodoro Lonfernini, che in giovane età ha anche ricoperto il ruolo di driver nel servizio transportation – anche per via di questo bellissimo impianto e dei servizi che può offrire. Era importante per noi non disperdere il lungo percorso che era stato compiuto e fare in modo che la macchina organizzativa fosse di nuovo in grado di garantire gli standard qualitativi richiesti da competizioni sportive come questa, che per il nostro Paese significano visibilità internazionale, presenze e tanti altri aspetti con ricadute di rilievo. Lo stiamo toccando con mano proprio in queste ultime settimane, dove in una vetrina come le Olimpiadi lo sport sta esprimendo il meglio del nostro Stato e questo ci deve spingere a fare di più in termini di politiche sportive. E’ chiaro che è stato un lavoro impegnativo recuperare il torneo, sia da un punto di vista di relazioni che dal lato economico, visto che è stato necessario un intervento economico, perciò è stato fondamentale muoversi in sinergia fra istituzioni e Federazione per arrivare al risultato di ridare vita agli Internazionali di tennis. Ecco perché mi sento di ringraziare i dirigenti federali e Alessandro Costa, che si è reso subito disponibile a mettere la sua esperienza e professionalità a servizio della manifestazione, anche per via di un rapporto ormai saldo di amicizia con il nostro Paese. E sinceramente sono felicissimo di poter tornare a godermi, la prossima settimana, il grande tennis qui a San Marino”.
    Concetti che sono stati ripresi anche da Federico Pedini Amati, Segretario di Stato al Turismo. “Il presidente federale Forcellini sa bene quale sia il legame forte fra sport e turismo e questo è un evento emblematico in tal senso – le parole dell’esponente di governo – Lo dicono chiaramente i dati delle presenze, per quello che è un evento a tutto tondo, capace di richiamare non solo turisti dall’estero, in primis ovviamente dalla vicina Italia, ma anche tanti sammarinesi, e in particolare di attrarre i giovani, che è importante si avvicino sempre di più allo sport. Assisteremo a una competizione di alto livello, che garantirà visibilità internazionale al Paese, grazie anche ai media e ai social, ormai in grado di portare notizie in tempo reale in tutto il pianeta. Il ritorno in calendario degli Internazionali di Tennis dimostra una volta di più che quando c’è un obiettivo strategico, lo si riesce a raggiungere. Anche perché per uno Stato come il nostro eventi di questo genere sono indispensabili ed è necessario sostenerli sempre”.
    Il ruolo determinante delle istituzioni per rilanciare questo storico appuntamento dell’estate nell’antica Repubblica è stato evidenziato proprio dal “padrone di casa” Christian Forcellini. “Non abbiamo mai smesso di credere nella possibilità di riportare gli Internazionali ma per riuscirci in un periodo non semplice come quello che stiamo vivendo è stato fondamentale il supporto delle due Segreterie di Stato, che hanno creduto fin da subito nell’evento e hanno reso possibile reperire le risorse necessarie – ha affermato il presidente della Federazione Sammarinese Tennis e vice presidente del Comitato Olimpico Nazionale – che in realtà erano state messe a disposizione anche nel 2020 prima che il Covid spazzasse via ogni progetto. Quando l’ATP ci ha contattato a fine maggio prospettandoci la possibilità di tornare nel calendario ci siamo resi conto che era un’occasione da non perdere e una sfida troppo importante, anche se il tempo era poco, soprattutto perché si trattava della nostra data tradizionale in agosto. Questo perché rappresenta un evento a tutto tondo, turistico sì, ma anche per le attività, i servizi e le maestranze che sono coinvolte: la 28esima edizione sarà ancora tutta sammarinese e ne siamo orgogliosi, convinti che sia un patrimonio per tutto il Paese, con l’intenzione di aprire un nuovo ciclo di successo come nel passato, grazie anche a figure come Alessandro Costa che ci accompagna dal 1991”.
    Forcellini ha anche illustrato alcune delle iniziative collaterali previste, a cominciare dalla Cena Inaugurale del torneo nella serata di domenica 8 nella nuova Roof Garden (sul Centrale) e dal concerto “Game, Set… Live!” di Matthew Lee in programma venerdì 13, alle ore 21.15, al Campo Bruno Reffi, che crea dunque un collegamento fra l’impianto di Fonte dell’Ovo e il centro storico. “Abbiamo anche rifatto tutti gli spogliatoi, lavori seguiti costantemente dal nostro direttore Mahena Abbati, perché come dirigenti crediamo fortemente nei valori dello sport – ha aggiunto Forcellini – e i risultati da sogno ottenuti ai Giochi di Tokyo sono il coronamento di un percorso portato avanti negli anni, investendo negli atleti. L’unico rammarico che mi sento di esprimere, in questo momento, è che San Marino RTV non abbia trovato le condizioni per la copertura del nostro evento, da cittadino penso sarebbe stato giusto da parte di un servizio pubblico come l’emittente di Stato”. Rammarico condiviso anche dal Segretario di Stato Lonfernini, che ha garantito il proprio impegno per far sì che la prossima edizione sia prodotta televisivamente dalla tv di Stato (“un imperativo categorico”).
    Ad addentrarsi negli aspetti tecnici è stato il direttore del torneo Alessandro Costa. “In cima all’entry list spicca il nome di Marco Cecchinato, che proprio a San Marino nel 2013 ha conquistato il suo primo titolo importante, spiccando il volo per una carriera che lo ha visto raggiungere una storica semifinale al Roland Garros nel 2018, mettere in bacheca tre titoli ATP sulla terra battuta e arrivare a un best ranking da numero 16. E’ chiaro che con un biglietto da visita del genere ci aspettiamo qualcosa da lui… Ma non mancano altri big, a cominciare dal francese Gilles Simon, attualmente numero 102 ATP, ma con un best ranking da numero 6 del mondo e 14 trofei del circuito maggiore vinti, oltre a una Coppa Davis, Salvatore Caruso, appena uscito dalla Top 100, senza trascurare giovani emergenti come l’argentino Tomas Martin Etcheverry, recente vincitore dei challenger di Perugia e Trieste, o il 18enne danese Holger Rune, che a Milano ha conquistato il suo primo titolo in questa categoria e sta migliorando di settimana in settimana la propria classifica. Al momento sono sette gli italiani in tabellone: oltre ai due siciliani già citati, saranno al via Federico Gaio, Paolo Lorenzi, Roberto Marcora, Gian Marco Moroni e Andrea Pellegrino. A questi si aggiungeranno le wild card: delle tre a disposizione, due saranno decise di concerto con Filippo Volandri, direttore tecnico della Federazione Italiana, quindi probabilmente destinate a qualche giovane azzurro. E nelle prossime ore attendiamo una risposta anche da Stefano Travaglia, impegnato questa settimana nel challenger di Cordenons. Una wild card, da definire se per qualificazioni o main draw, spetta poi al davisman sammarinese Marco De Rossi, che sta ottenendo risultati positivi in questa stagione”.
    La conferenza stampa è stata l’occasione anche per chiarire che gli Internazionali di Tennis San Marino Open sono aperti al pubblico, senza alcun protocollo particolare visto che il Centrale e le caratteristiche dell’impianto, all’aria aperta, garantiscono il distanziamento. Gli spettatori non potranno però entrare nella “bolla” creata per giocatori e staff del torneo, come richiesto dall’ATP.Per quanto riguarda gli orari di gioco, le qualificazioni (16 giocatori) partono domenica 8 alle ore 10, con turno decisivo lunedì dalle 13. Dal lunedì al venerdì gli incontri del tabellone principale si disputano dalle ore 17 (tranne il martedì, giornata con il maggior numero di match, e quindi con inizio anticipato), con sessione serale non prima delle ore 19.30-20. La finale del doppio si disputerà nella serata di sabato 14, mentre la sfida che assegnerà il titolo di singolare è in programma domenica 15 alle ore 20.30, trasmessa su SuperTennis, che seguirà il torneo dai quarti (venerdì 13).I biglietti da lunedì 9 a giovedì 12 costano 10 euro (domenica 8 ingresso gratuito per le qualificazioni), poi da venerdì 13 a domenica 15 il prezzo è 15 euro. E’ anche possibile acquistarli in prevendita sul sito www.vivaticket.com LEGGI TUTTO