consigliato per te

  • in

    Jannik Sinner: “Nel 2023 punto a Torino, voglio tornare a giocare le Nitto ATP Finals”

    Jannik Sinner ITA, 2001.08.16 – Foto Getty Images

    Jannik Sinner ha parlato al podcast dell’ATP di alcuni argomenti interessanti.
    “È stata una stagione dura per me, ho avuto piccoli problemi in tanti tornei. Ma da un altro punto di vista ho giocato molte partite, ho ottenuto risultati più continui con tanti ottavi e tanti quarti di finale. E’ stato un anno sfortunato, ma per molti aspetti posso essere fiero di quello che ho fatto”. Con Simone Vagnozzi sta andando molto bene. Lavoriamo tanto dal punto di vista fisico e ora inizierà la fase per noi più importante, la preparazione invernale. In queste settimane avremo modo di lavorare tanto. Sono convinto che il mio fisico sarà più forte. Anche dal punto di vista tecnico, avremo l’occasione di mettere a punto e automatizzare sempre di più le novità su cui abbiamo lavorato quest’anno”.
    Nel 2023 punto a Torino, voglio tornare a giocare le Nitto ATP Finals. So che ce la posso fare, ma sarà decisivo non saltare match e tornei importanti come sono stato costretto a fare quest’anno”. LEGGI TUTTO

  • in

    Mouratoglou: “Aver introdotto il coaching in questo modo non ha cambiato niente”

    Patrick Mouratoglou

    Dopo alcuni mesi di sperimentazione, iniziano i primi bilanci sulla nuova regola del coaching legale dagli spalti nel tennis maschile. Secondo il noto allenatore francese Patrick Mouratoglou, questo tipo di innovazione non ha cambiato niente nella sostanza, ha solo legalizzato una pratica che era di fatto già uso, sebbene non ufficialmente consentita. A suo dire, un sistema di coach utile sarebbe quello di dare la possibilità agli allenatori di sedersi in panchina e dare al pubblico il modo di ascoltare le loro conversazioni in diretta. Questa sarebbe realmente una rivoluzione. Ecco il pensiero di Mouratoglou sul tema.
    “L’autorizzazione del coaching così come è stata introdotta in realtà non cambia molto rispetto a quello che già stava succedendo sui campi da tennis perché il coaching viene svolto allo stesso modo di prima, niente più. Ritengo che la scelta fatta sia triste perché potrebbe essere molto interessante trasformare il coaching in qualcosa di nuovo per i fan che stanno guardando la partita in televisione. Potrebbero avere qualcosa in più se venisse concesso loro di ascoltare i dialoghi, capendo cosa stanno dicendo in campo, il perché, i litigi e forse i dissapori tra il giocatore e l’allenatore. Potresti vedere grandi discorsi come accade nella maggior parte degli sport americani e dove molte volte questa fase diventa interessante quanto il gioco in campo, ti spiega molte cose. Continuare col coaching così non è un buon modo per trattare l’allenatore”.
    “Alla fine la cosa più importante che è stata fatta consentendo il coaching è stata cancellare l’ipocrisia di non consentire questa pratica. C’erano allenatori in tutte le partite che parlavano tranquillamente avendo lingue che l’arbitro non parla, così che aveva modo di sapere se l’infrazione era stata commessa o no. Questa ipocrisia è giunta al termine e gli allenatori possono parlare, almeno questo è positivo”.
    Ecco la sua ricetta per innovare e migliorare lo status quo: “Il coaching che la WTA ha introdotto e che purtroppo è stato accantonato era fantastico. Al coach era stato permesso di andare in panchina per un minuto o un minuto e mezzo per poter parlare faccia a faccia con la sua giocatrice, con un’interazione che è stata anche registrata. Quello è stato incredibile, abbiamo vissuto tanti momenti davvero interessanti. Inoltre, questo dava merito agli allenatori, si permetteva di mostrare a tutti il lavoro che c’era dietro e le loro idee. Questo dà valore alla figura dell’allenatoree. Il sistema ideale di coaching? Molto semplice, avere gli allenatori sempre in panchina come se fossero in Coppa Davis o in Billie Jean King Cup”.
    Una posizione di rottura, che Mouratoglou ha introdotto nelle varie esibizioni che sono state svolte dall’inizio della pandemia nella sua nota accademia. Quello del coaching è tema assai dibattuto, certamente la posizione dell’allenatore francese è netta e, se mai venisse adottata, sarebbe una innovazione consistente per il tennis Pro maschile. Tuttavia sono molti anche i tennisti contrari alla presenza di un coach in campo. LEGGI TUTTO

  • in

    Un viaggio nell’universo del tennis nei college USA

    Beh Shelton

    C’è un universo parallelo a quello del circuito professionistico ed è l’universo del tennis dei college a stelle e strisce. Ogni anno centinaia di giovani tennisti da tutte le parti del mondo scelgono di intraprendere questa avventura che garantisce la possibilità di conciliare tennis ad alto livello e un percorso di studi universitario. A questo proposito è interessante constatare che negli ultimi anni la forbice fra i tennisti statunitensi e quelli “International” reclutati dai college si sia allargata a vantaggio dei secondi (nella divisione principale queste le percentuali: 37% contro 63%).
    Il sistema del tennis collegiale è piuttosto elaborato. Ci sono tre Division (I-II-III) e per ogni division tornei e campionati organizzati dall’ITA (Intercollegiate Tennis Association) e dalla NCAA (National Collegiate Athletic Association). I primi sono fondamentalmente concentrati nel periodo invernale e subiscono spesso la mancanza dei giocatori più forti, mentre la NCAA è l’evento primaverile per eccellenza dello sport statunitense.
    Il torneo individuale più importante è proprio quello NCAA che prevede per il vincitore una wild-card per il tabellone principale degli US Open, come sa bene Ben Shelton che quest’anno ha conquistato il titolo a spese del danese August Holmgren.
    I campionati a squadre fra college si disputano invece con una formula, a mio avviso, interessante. Si comincia con tre doppi in contemporanea di un set ciascuno. Il college che si aggiudica due doppi su tre si porta a casa il primo punto della sfida. Quindi si passa ai singolari. Scendono in campo contemporaneamente sei singolari e ovviamente ogni singolare vale un punto. Il college che complessivamente conquista quattro punti si porta a casa l’incontro. Ogni partita si gioca con la regola del No Adv sulla parità.
    La fase conclusiva del campionato NCAA è strutturata allo stesso modo della March Madness del basket collegiale ovvero un tabellone a 64 squadre per delineare le quattro semifinaliste che avranno diritto a giocare la Final Four. Quest’anno a trionfare è stata l’università della Virginia che ha battuto per 4-0 Kentucky con le vittorie in singolare di Inaki Montes, Gianni Ross e dell’ex giocatore ATP il ventottenne israeliano Bar Botzer.
    Una peculiarità dei campionati universitari nelle sfide a eliminazione diretta è il clinch/clinch ovvero nel momento in cui una delle due squadre vince il quarto punto, i singolari non conclusi (ricordo che cominciano in contemporanea) vengono interrotti ed è tipico quindi vedere i giocatori appartenenti alla squadra vincente (e qualche secondo prima impegnati nelle loro partite), lanciare le racchette per aria e correre a festeggiare il compagno che ha conquistato il punto decisivo, in rispetto della legge non scritta secondo la quale il proprio college conta più del proprio nome.
    All’inizio dell’articolo scrivevamo che il tennis professionistico e quello collegiale sono due universi paralleli, ma ovviamente quasi tutti i tennisti universitari coltivano il sogno del circuito ATP da inseguire o dopo aver completato il percorso di studi o in anticipo quando il proprio livello di gioco è tale da “costringere” a un cambio di programma in corsa. Come nel caso di Ben Shelton, di cui scrivevamo sopra, ventenne di Atlanta che in questa stagione è riuscito a raggiungere un doppio traguardo storico (l’ultimo a riuscirci prima di lui era stato Tim Mayotte nel 1981): diventare campione NCAA e conquistare la top 100 nell’arco di una stagione. Inevitabile quindi per lui la scelta di passare al professionismo a partire dal 2023 e abbandonare la carriera universitaria. Stessa decisione presa un paio di giorni fa dal prospetto di grande interesse Gabriel Diallo, canadese, ventuno anni, numero 229 del mondo.
    Shelton e Diallo si uniranno così alla schiera dei giocatori del circuito in uscita dai college negli ultimi anni. Nessun grande nome, ma numerosi buoni giocatori: Arthur Ryndernech, J.J. Wolf, Nuno Borges, Aleks Kovacevic, Borna Gojo, Alex Ritschard, Rinky Hijikata per considerare solo i top 200.

    Antonio Gallucci LEGGI TUTTO

  • in

    Serie A1 maschile: primo scudetto per il Tc Sinalunga, in finale ha battuto 4-1 il Ct Palermo

    Serie A1 maschile: primo scudetto per il Tc Sinalunga, in finale ha battuto 4-1 il Ct Palermo – Foto Sposito-FIT

    Campioni d’Italia esattamente un anno dopo la promozione in Serie A1. E’ diventato realtà il sogno del Tennis Club Sinalunga, che ha battuto per 4-1 il Circolo Tennis Palermo nella finale di Serie A1 maschile andata in scena oggi sul veloce indoor del Training Center del Circolo Stampa Sporting di Torino.
    Per il club toscano è il primo titolo nel massimo campionato nazionale a squadre nell’anno del centenario della manifestazione e al termine di un campionato che ha visto il circolo di Sinalunga, piccolo comune di 12mila abitanti in provincia di Siena, primeggiare fin dalla fase a gironi. Si è fermata, invece, in finale la cavalcata del Ct Palermo, a sua volta neo promosso e a caccia del primo titolo tricolore.Nella sfida tra i numeri 3 dei rispettivi team Marcello Serafini, del Sinalunga, si è imposto per 63 26 64 in un’ora e 49 minuti su Gabriele Piraino.Immediato il pareggio dei siciliani (i primi due singolari si giocavano in contemporanea) grazie ad Omar Giacalone che, nel match tra i numeri 4, ha superato per 64 64 in un’ora e 50 minuti Luca Vanni.Toscani di nuovo in vantaggio con Matteo Gigante, che nella sfida tra i numeri 2 ha sconfitto con il punteggio di 76(5) 63 in un’ora e 44 minuti Salvatore Caruso.
    Vantaggio incrementato dallo slovacco Jozef Kovalik, che ha battuto per 63 64 in un’ora e dieci minuti lo spagnolo Albert Ramos Vinolas, numero 39 del ranking ATP, nel match tra i numeri 1 delle squadre.Nel primo doppio Sinalunga ha chiuso i giochi grazie a Matteo Gigante e Jozef Kovalik, che hanno superato in rimonta per 26 76(6) 10-5 dopo un’ora e quaranta minuti Omar Giacalone e Albert Ramos Vinolas.
    Giovanni Galuppo, capitano del Tc Sinalunga“Questa vittoria è dedicata a tutta la nostra gente venuta qui a Torino da Sinalunga: siamo una comunità piccola, ma siamo come una famiglia. E’ un sogno che si realizza. Il nostro è un lavoro partito sette o otto anni fa, anche grazie agli sforzi del presidente Marzio Bernardini che ha individuato un gruppo di giocatori giovani e su di loro ha investito. Una frase per descriverci? Siamo una tribù vincente. Tutti ci sentiamo parte del club, dai bambini che iniziano a giocare, ai genitori, ai soci. Ho avuto esperienze in altri circoli anche rinomati ma una passione come questa non l’ho vista da nessun’altra parte”.
    RISULTATI FINALE A1 MASCHILETC Sinalunga b. CT Palermo 4-1Marcello Serafini (S) b. Gabriele Piraino (P) 63 26 64Omar Giacalone (P) b. Luca Vanni (S) 64 64Matteo Gigante (S) b. Salvatore Caruso (P) 76(5) 63Jozef Kovalik (S) b. Albert Ramos Vinolas (P) 63 64Matteo Gigante/Jozef Kovalik (S) b. Omar Giacalone/Albert Ramos Vinolas (P) 26 76(6) 10-5 LEGGI TUTTO

  • in

    Nadal supera Federer e Djokovic in un’altra incredibile statistica di regolarità

    Rafael Nadal nella foto – Foto Sposito-FIT

    Gli anni passano e Rafa Nadal, a 36 anni, continua a battere record su record, un autentico segno di longevità. E la fine della stagione 2022 lo ha confermato ancora una volta.Nadal ha consolidato il suo vantaggio in un’altra statistica. Nadal è il giocatore con il maggior numero di presenze tra i primi due alla fine di una stagione. In tutto sono 13. 5 di loro sono state al primo posto, otto al secondo, come nel caso di questa stagione.
    Al secondo posto di questa statistica c’è Roger Federer con 11 presenze tra i primi due alla fine dell’anno e al terzo posto Novak Djokovic con 10 presenze.
    Tennisti che hanno concluso il maggior numero di stagioni nella Top2 della classifica ATP (1973-2022/ Singolare maschile):🇪🇸 Rafa Nadal | 13 (5+8)🇨🇭 Roger Federer | 11 (5+6)🇷🇸 Novak Djokovic | 10 (7+3)🇺🇸 Jimmy Connors | 9 (5+4) LEGGI TUTTO

  • in

    Circolo Tennis Massa Lombarda: è promozione in A1 maschile!

    Circolo Tennis Massa Lombarda: è promozione in A1 maschile!

    Il Circolo Tennis Massa Lombarda festeggia il ritorno nel massimo campionato appena dodici mesi dopo l’amarezza per la retrocessione in serie A2 maschile. Dopo il successo per 5-1 nella gara di andata disputata giovedì all’Oremplast Arena, nel match di ritorno dello spareggio promozione sui campi del Tennis Club Santa Margherita Ligure la squadra romagnola ha completato il suo capolavoro, conquistando i 2 punti che servivano per assicurarsi un posto tra le migliori 16 compagini della Penisola.
    A nulla è valso il tentativo dei padroni di casa (l’ambiziosa formazione ligure nella prima fase, schierando anche i prima categoria Andreas Seppi e Thomas Fabbiano e un 2.1 di “spessore” come Andrea Vavassori, aveva dominato il girone 1, chiuso a punteggio pieno) di mescolare le carte cambiando un po’ formazione rispetto al primo atto della sfida. Infatti nel primo incontro Francesco Forti (n.467 del ranking mondiale), 23enne di Cesenatico, ha superato in due set il mancino Andrea Basso, imitato poi dal 20enne Lorenzo Rottoli, capace di imporsi su Luca Castagnola, così da far scattare i festeggiamenti del team capitanato da Michele Montalbini (affiancato dal vice Nicola Gualanduzzi) senza dover aspettare gli altri match (Giulio Zeppieri, n.163 Atp, avrebbe dovuto vedersela di nuovo con Andrea Pellegrino, n.184 Atp, mentre l’under Marco Cinotti sarebbe stato opposto all’altro “vivaio” Giacomo Nosei).
    TC SANTA MARGHERITA LIGURE-CT MASSA LOMBARDA 0-2Francesco Forti (MA) b. Andrea Basso (SM) 64 64Lorenzo Rottoli (MA) b. Luca Castagnola (SM) 63 75
    “Avevamo un conto in sospeso con la serie A1, dopo l’amara retrocessione della passata stagione, complici anche una serie di infortuni, e ora l’abbiamo chiuso dimostrando che si era trattato di un episodio – sottolinea con evidente soddisfazione Fulvio Campomori, presidente del Ct Massa Lombarda, al seguito della squadra anche in questa trasferta – Devo fare i complimenti al gruppo, giocatori e staff tecnico che li ha gestiti, per come è saputo crescere giornata dopo giornata, chiudendo il campionato da imbattuto e firmando un’altra storica impresa per il nostro circolo dopo quella compiuta nel 2015, quando salimmo per la prima volta in A1. Essere di nuovo nell’elite del tennis nazionale è un’immensa gioia che ripaga dei sacrifici sostenuti e mi spinge ad andare avanti. Adesso ci godiamo questo risultato, poi cominceremo a pensare alla sfida assai impegnativa che ci attende nel 2023”.
    Il Circolo Tennis Massa Lombarda, infatti, dopo essersi classificato terzo nel gruppo 4 con 10 punti (frutto di due successi e quattro pareggi), nel tabellone play-off aveva vinto per 5-1 il confronto in gara unica in trasferta al Tennis Club Villasanta Monza.
    “Avevamo ipotecato la promozione all’andata con il fondamentale successo interno per 5-1 su Santa Margherita, comunque abbiamo tenuto alta la concentrazione e compiuto l’ultimo sforzo per raggiungere un traguardo a cui dentro di noi abbiamo sempre creduto, senza però mai fare proclami – commenta Nicola Gualanduzzi, vice capitano e membro del consiglio direttivo del club – I ragazzi sono stati bravissimi, dal primo all’ultimo, compresi Enej Bonin e Pietro Pampanin scesi in campo nella fase a girone. Siamo come una grande famiglia, uniti e compatti, questa è sempre stata la nostra forza. Speriamo dunque insieme a questi ragazzi di poter costruire qualcosa di importante, un nuovo ciclo di soddisfazioni per il nostro club. In questo momento bellissimo ci teniamo a ringraziare in primis la famiglia Pagani e gli altri sponsor per il loro prezioso supporto, senza di loro questo non sarebbe possibile, ma anche i giovani raccattapalle e i giudici di linea per i match casalinghi che hanno reso possibile questa splendida cavalcata. Appuntamento allora al prossimo anno, con la promessa di farci trovare pronti alla sfida”.
    Nella serie A1 edizione 2023 ci sarà quindi anche il Circolo Tennis Massa Lombarda tra le migliori 16 squadre d’Italia: il “piccolo grande circolo” non finisce di stupire. LEGGI TUTTO

  • in

    Serie A2 femminile: il Ct Palermo vola in A1. Battuto 3-0 il Ct Bologna. Una promozione ottenuta con sole atlete del vivaio

    Federica Bilardo nellla foto

    La domenica tennistica tra Torino e i campi di viale del Fante targata Ct Palermo inizia nel migliore dei modi con la promozione in A1 femminile delle giocatrici tutte palermitane del vivaio del sodalizio prossimo ai 100 anni di storia.
    Per la prima volta in assoluto, nel mese di ottobre 2023, il Ct Palermo giocherà il massimo campionato a squadre di A1 e quindi, oltre alla compagine maschile (in questo momento in campo a Torino per la finale scudetto contro Sinalunga), ci sarà anche quella dei capitani Alessandro Chimirri e Davide Freni.
    Quest’oggi sui campi di casa, dopo il 2-2 di giovedì scorso a Bologna, serviva vincere e così è stato anche se va detto che la formazione felsinea, anche in questa circostanza, ha schierato due sole tenniste per via delle assenze di Urgesi e Ruggeri.
    Federica Bilardo e Giorgia Pedone hanno sconfitto in due set rispettivamente Nicole Fossa Huergo e Arianna Zucchini. Pedone quindi si è presa la rivincita dopo il ko subito all’andata. Della forte squadra del Ct Palermo (sei vittorie e due pari il bilancio del campionato tra fase a gironi e finale play off) hanno fatto parte dando il loro prezioso contributo anche Anastasia Abbagnato e Virginia Ferrara. In una sola circostanza, lo scorso 22 ottobre, è stata impiegata la spagnola Marina Bassols Ribera top 150 Wta.
    Un salto di categoria che inorgoglisce non poco i due capitani e la dirigenza del Circolo per il fatto di essere stato conseguito da atlete nate e cresciute al Ct Palermo e molto giovani se pensiamo ai 23 anni di Bilardo, ai 19 di Abbagnato e ai 18 di Ferrara e Pedone, le ultime due pluricampionesse italiane in doppio nelle varie categorie juniores.
    CT PALERMO – CT BOLOGNA 3-0 (ANDATA 2-2)Federica Bilardo b. Nicole Fossa Huergo 6-0 6-1Giorgia Pedone b. Arianna Zucchini 6-2 6-3Anastasia Abbagnato vince per assenza giocatrice avversaria LEGGI TUTTO

  • in

    Presentato questa domenica a Paciano (PG) alle 17 il libro “Berrettini, la forza del pensiero” (recensione di Paolo Silvestri)

    Berrettini, la forza del pensiero

    Domenica 11 dicembre, alle ore 17, presso Palazzo Baldeschi a Paciano (PG) sarà presentato dagli autori il libro “Berrettini, la forza del pensiero”, scritto da Valentina Clemente e Marco Mazzoni, pubblicato lo scorso mese da Ultra Sport. L’evento è organizzato dalla libreria Libri Parlanti di Castiglione del Lago, con il sostegno del Comune di Paciano.
    Gli autori racconteranno il concetto del loro progetto editoriale, non una classica biografia sportiva ma un libro che racconta il pensiero, visione, gioco e personaggio Berrettini, descritto insieme alle molte interviste fatte a tecnici, ex giocatori e giornalisti da tutto il mondo (Mark Woodford, Raffaella Reggi, Claudio Mezzadri, Stefano Baraldo, Tatiana Golovin, Alessandro Nizegorodcew, Simon Cambers per citarne alcuni).

    Pubblichiamo di nuovo la recensione del libro, scritta da Paolo Silvestri.
    Solo un anno dopo Momenti di gloria. Storia ed emozioni delle Olimpiadi, Valentina Clemente e Marco Mazzoni tornano ad unire le loro esperienze giornalistiche e le loro brillanti penne in Berrettini. La forza del pensiero (Ultra Sport ed. 2022), un minuzioso ritratto della punta di diamante della straordinaria new wave del tennis italiano maschile. Sanno, con intelligenza, agire come profondi conoscitori del mondo del tennis ma anche, con umiltà, come direttori d’orchestra che danno spazio ad altre voci, in un concerto polifonico di indubbio interesse. A cominciare da Stefano Meloccaro, a cui è affidata la prefazione, sono infatti moltissimi gli esperti che intervengono per contribuire a descrivere i punti forti ed i punti deboli del tennis di Matteo, la sua parabola evolutiva, le sue potenzialità, la sua fragilità fisica, la sua immagine pubblica, ma soprattutto il suo profilo psicologico ed umano, la forza del suo pensiero appunto, come recita il sottotitolo del volume.
    Non è un segreto che il tennis sia uno sport in cui l’aspetto mentale ha un ruolo determinante e, pertanto, un ritratto di un giocatore non può limitarsi ad analisi e valutazioni tecniche. In una intervista di un paio d’anni fa Berrettini sparava questa sorprendente risposta, che può spiazzare chi non lo conosce: “Come mi definirei? Profondo”. Ed effettivamente, sulla base di molte dichiarazioni sue e altrui, affiora il ritratto di un ragazzo intelligente, educato, amante della lettura e del cinema, sempre alla ricerca di risposte. E anche coraggioso, il che non significa, come ben sappiamo, immune da paure e insicurezze. Coraggioso è chi le paure e le insicurezze le sa superare con acume, umiltà forza e determinazione, come Berrettini ha sempre cercato di fare fin dall’inizio della sua carriera insieme al mental coach Stefano Massari, che affianca la guida tecnica di due grandi coach come Vincenzo Santopadre e Umberto Rianna.
    Un percorso di crescita tennistica e umana basato su lavoro, serietà e pazienza, e non esento da quel pizzico di distacco un po’ ironico e sornione tipicamente romano, capace di relativizzare tutto. Matteo, solo per fare un esempio, ama citare una frase che il suo primo maestro Vannini gli diceva prima dei match e che lo ha in qualche modo segnato: “Mal che vada perderai”. A me sembra una frase geniale e assai più profonda di quanto possa sembrare. A proposito di sconfitta, il tennista italiano in più di un’occasione ha parlato della sua utilità sostenendo che, per quanto possa bruciare, è parte necessaria del precorso di crescita di uno sportivo ma, aggiungerei, di qualsiasi essere umano. “Le sconfitte – dice Berrettini – sono più utili delle vittorie perché mi aiutano a imparare. Ho sempre vissuto più intensamente la delusione della sconfitta che la gioia della vittoria. È una cosa che ho sentito fin da giovane e su cui ho lavorato tanto […] Sono convinto al 100% che per arrivare in alto bisogna perdere. Se non provi quella delusione, quella voglia di rivalsa, è difficile che si possa eccellere in uno sport individuale come il tennis”. E lo dimostrano i tantissimi casi, vicini e lontani, di giocatori che hanno vinto tanto (troppo) da ragazzini e che, nel passaggio al professionismo, si sono visti impreparati alla sconfitta, fino a spegnersi.
    Dell’aspetto tecnico e mentale si occupa Marco Mazzoni nel capitolo iniziale Il tennis di Berrettini, con un percorso sulla sua carriera e un’analisi dettagliatissima delle sue principali “armi”, che sono poi i fulcri del tennis moderno (di cui Berrettini è senza dubbio un emblema) vale a dire il servizio e il dritto, nonché l’adattabilità alle diverse superfici e la solidità nella gestione tattica dei match. E lo fa condendo il suo discorso con decine di dichiarazioni di grandi nomi del tennis italiano e non, spettatori o in molti casi attori della storia tennistica e umana di Matteo: da Volandri a Colangelo, da Reggi a Bertolucci, da McEnroe a Wilander, da Santopadre a Massari, solo per citarne alcuni. Questo schema argomentativo è ripreso da Mazzoni nel secondo capitolo, intitolato Potenza e fragilità. Gli infortuni, purtroppo abbastanza esteso, dati i moltissimi problemi fisici di cui è stato vittima e che ne hanno spezzato ritmo e progressione, a cominciare dal più doloroso, quello che lo costrinse al ritiro nel match d’esordio alle ATP Finals dello scorso anno. Alle caviglie fragili si sono sommati il ginocchio, gli addominali, la mano, la schiena, un quadricipite… Predisposizione? Sfortuna? Squilibri nella preparazione fisica? Mali endemici del tennis moderno? Tensione emotiva? Mazzoni cerca una risposta a questi ed altri interrogativi, anche in questo caso con il supporto di noti esperti come per esempio Stefano Baraldo o Rodolfo Lisi.
    La seconda parte del volume, Un impatto visivo e psicologico, è affidato a Valentina Clemente che sonda, ricorrendo al formato dell’intervista a importanti nomi del mondo del tennis di diversi paesi, le impressioni personali sul Berrettini tennista (aneddoti, punti forti, limiti, prospettive, margini di miglioramento, ecc.) ma anche l’eco del Berrettini personaggio nelle rispettive culture di provenienza. Grossomodo la stessa griglia di domande, artificio utile proprio per confrontare le diverse opinioni su alcuni punti specifici, viene sottoposta a noti giornalisti, tecnici ed ex pro come Alessandro Nizegorodcew, Antoine Benetteau, Simon Cambers, Arnaud Cerruti, Tatiana Golovin, Mark Woodforde, Richard Waumsley, Sebastian Fest, conosciuti da Valentina Clemente “sul campo”, nel suo ormai più che consolidato percorso nell’ambito del giornalismo tennistico.
    Definirei Berrettini. La forza del pensiero un bel volume “corale”, senza con questo sminuire assolutamente i meriti del “doppio misto” Clemente-Mazzoni, che offrono il loro punto di vista, ma lo sanno coordinare con eleganza contenutistica e formale con quello di altri esperti e testimoni, senza mai cadere in eccessi retorici o banalità celebrative.
    Paolo Silvestri LEGGI TUTTO