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    Leylah Fernandez punta in alto con il nuovo coach Julian Alonso

    Leylah Fernandez con papà Forse e Julian Alonso (foto Puntodebreak)

    La talentosa canadese Leylah Fernandez ha incantato il mondo del tennis a US Open 2021, dove esplose disputando un torneo eccezionale, fatto di un tennis vario e divertente che la issò sino alla finale, dove fu stoppata da Emma Raducanu in una delle più sorprendenti finali Slam degli ultimi anni. Chiuse il 2021 al n.24 del ranking, arrivando al n.13 del ranking WTA lo scorso agosto. Tuttavia il suo 2022 è stato più un anno di consolidamento che di vera crescita. Bloccata da qualche problema fisico (ha saltato interamente i tornei su erba) i suoi migliori risultati in stagione sono stati i quarti di finale a Roland Garros (battuta dalla cavalcata della nostra splendida Martina Trevisan) e la vittoria in marzo al WTA 250 di Monterrey in Messico. Persi i tanti punti dell’anno precedente a US Open, è scivolata in classifica, chiudendo l’anno al n. 39.
    Leylah ha un fisico minuto ma un tennis molto interessante. Crede fermamente nelle sue possibilità e punta a un 2023 da protagonista insieme al suo nuovo coach, lo spagnolo Julian Alonso, gran braccio da giocatore ma con una carriera non fortunata per quello che sembrava il suo potenziale (arrivo al n.30 al mondo). Dopo aver seguito diverse giocatrici (tra cui Rus), ora il classe ’77 iberico ha la chance di lavorare con un vero talento. Intervistato da puntodebreak, Alonso ha raccontato le prime settimane di lavoro con la 20enne canadese, parlando apertamente di obiettivi ambiziosi per la sua assistita.
    “Leylah è una giocatrice che ha tutto quel serve per arrivare in alto. E non parlo solo dell’essere talentosa o meno, parlo di una persona con un’etica del lavoro impeccabile. Se gli dico che alle 7 deve allenarsi, alle 6:40 si sta già riscaldando. È estremamente professionale, è stata una sorpresa scoprire in campo una ragazza così disciplinata. Tutto quello che le dici lei lo esegue, non ha paura, affronta tutto con grande determinazione. È instancabile, ha una grande capacità di sofferenza e di adattamento” racconta Alonso.
    Il bagaglio tecnico della Fernandez è importante, ma con grandi margini di crescita per il coach iberico: “Ci stiamo allenando su molte cose, Leylah è fortunata ad essere una giocatrice con molte opzioni, ha molta varietà di gioco, una grande mano oltre ad essere veloce. Ora dobbiamo lavorare per chiudere con più facilità gli scambi, anche se stiamo lavorando su tutte le aree del gioco”.
    Ripensando alle parole di Tartarini su Lorenzo Musetti, a volte allenare un giovane con tante possibilità tecniche può essere difficile. Ecco il pensiero di Alonso: “Bisogna dare libero sfogo alla creatività, ma sempre all’interno di schemi e tattiche di gioco. Ogni colpo deve avere uno scopo: se Leylah ti apre angolo, può farti una palla corta o giocare una palla con grande spin. Deve esserci sempre un’idea dietro. Anche se a volte può sembrare che giochi un po’ per inerzia, lo fa sempre con schemi precisi”.
    Oltre ad Alonso, papà Jorge resta un punto fermo del team Fernandez, colui che ha guidato i primi passi della figlia. Per Alonso lavorare in team non è un problema, ha trovato un’ottima base al suo arrivo: “Sono una famiglia normalissima, il lavoro di Jorge non è mai stato a breve termine, è sempre stato impostato verso il futuro. È una persona molto razionale e sensibile, molto coerente con quello che dice. È convinto che questo sia tutto un processo, che non vedremo la migliore versione di Leylah per un paio d’anni. È una ragazza molto giovane, non è ancora nella sua maturità fisica”.
    Servirà del tempo, ma gli obiettivi sono ambiziosi: “L’obiettivo è arrivare molto in alto il prossimo anno, ma senza ossessionarsi con i numeri. Vuole competere ed essere tra le migliori, il che è normale per qualcuno che è già stato tra i primi 15. Dopo qualche mese di assenza è sempre difficile, la pausa dopo il Roland Garros le ha fatto male, quindi ora quello che desidera di più è tornare competitiva. Non abbiamo parlato di obiettivi in ​​classifica, ma raggiungere la top 10 sarebbe coerente con il potenziale che ha”. LEGGI TUTTO

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    Nitto ATP Finals Torino: parte la vendita di biglietti per l’edizione 2023. Fino al 22 dicembre riservata ai tesserati FIT e FITP, dal 23 aperta a tutti

    Da oggi è possibile acquistare i biglietti e gli abbonamenti per l’edizione del 2023 delle Nitto ATP Finals in programma al Pala Alpitour di Torino dal 12 al 19 novembre 2023. I biglietti sono acquistabili online all’indirizzo https://tickets.nittoatpfinals.com/.
    Fino al 22 dicembre l’acquisto è riservato ai soli tesserati, che godranno dello sconto, poi valido anche successivamente, del 20% sui biglietti e del 10% sugli abbonamenti. Dal 23 dicembre la vendita diventerà invece libera e quindi aperta a tutti anche all’indirizzo https://www.ticketone.it/.
    Le Nitto ATP Finals, giunte alla 54esima edizione, si giocheranno a Torino per il terzo anno consecutivo: insieme ai quattro tornei del Grande Slam, l’evento è il più importante e prestigioso appuntamento del tennis professionistico mondiale maschile. Al torneo partecipano ogni anno gli otto migliori giocatori e le otto migliori coppie maschili della stagione. LEGGI TUTTO

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    Mubadala World Tennis Championship 2022: I risultati con il dettaglio delle Semifinali (LIVE)

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Getty Images

    ESIBIZIONE – UOMINI: World Tennis Championship (Emirati Arabi), cemento – Semifinali

    12:00 Norrie C. (Gbr) – Coric B. (Cro) (5°6° Posto)Il match deve ancora iniziare
    14:00 Ruud C. (Nor) – Tsitsipas S. (Gre)Il match deve ancora iniziare
    16:00 Alcaraz C. (Esp) – Rublev A. (Rus)Il match deve ancora iniziare LEGGI TUTTO

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    Medvedev spiega il contratto con il suo coach e guarda al futuro

    Daniil Medvedev nella foto – Foto Getty Images

    Nonostante abbia raggiunto la vetta della classifica, Daniil Medvedev ha avuto un anno piuttosto irregolare in termini di risultati e ha chiuso la stagione al settimo posto. Il russo lavora con l’allenatore Gilles Cervara da diversi anni e, in un’intervista, Medvedev ha rivelato come è nata questa collaborazione.
    COME È INIZIATO IL TUTTONon è stato facile chiederglielo, non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione. Ricordo quel periodo come un momento in cui stavo crescendo come uomo, in cui finalmente prendevo delle decisioni. Prima non ero troppo responsabile delle mie azioni, c’era sempre qualcuno che decideva per me. I miei allenatori, i miei genitori, i miei insegnanti. In quella seduta eravamo solo in due e gli chiesi se voleva lavorare con me l’anno successivo, per lavorare insieme e vedere se funzionava il tutto.
    2022 IRREGOLARE MA NESSUN CAMBIO DI COACHCome in tutte le professioni, abbiamo un contratto con clausole che si occupano di provvedere alle cose e questo contratto prevede che lavoriamo insieme anno per anni, ma su base rinnovabile. È sempre stato facile rinnovare. Ed ovvio che continueremo insieme. La stagione non è stata così buona, ma nemmeno così male. Sento che insieme possiamo ancora migliorare io come giocatore e lui come allenatore. A Torino, alle Finals, ho servito due volte per vincere e ho perso tre volte nella fase a gironi per 7-6 al terzo set. Ma sono stati tre incontri di alto livello. Non dipende da Gilles, devo fare io meglio. Stiamo lavorando bene, e questo alla fine ci ripagherà. LEGGI TUTTO

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    CUPRA FIP Finals, Binaghi: “Un canale tv e investimenti su tecnici e giovani. Così faremo crescere il padel”

    Angelo Binaghi è il Presidente della FIT-Padel

    “L’inserimento del padel nella denominazione federale non deve essere formale ma sostanziale”. La conferenza stampa di presentazione delle CUPRA FIP Finals, evento in programma da oggi a domenica al Palasport Gianni Asti di Torino, per il presidente Angelo Binaghi rappresenta la prima uscita pubblica da presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel. Oltre che l’anno della nuova denominazione, il 2023 sarà anche l’anno delle novità, e di un’ulteriore svolta per questo sport. “Per renderlo ancora più popolare, stiamo costruendo la televisione del padel – spiega Binaghi –.
    Oltre a Supertennis, ci sarà Superpadel, un progetto in fase avanzata e già deliberato in Consiglio Federale. E poi, consapevoli comunque del gap con gli altri Paesi, vogliamo provare a vincere nel minor tempo possibile. Per questo, nel prossimo Consiglio Federale discuteremo un programma di investimenti nel settore tecnico e nel settore giovanile che raccoglie l’impostazione e le idee che hanno reso il tennis italiano protagonista nel mondo e lo trasporremo nel padel. Avremo un nuovo direttore tecnico, un’attività giovanile di base, un sistema di aiuti ai migliori giovani. Creeremo tutti i presupposti affinché gli italiani forti non siano ex tennisti ma siano giocatori che si formano nel padel fin da bambini”. E, in questo programma di crescita, i tornei del circuito CUPRA rivestono un ruolo fondamentale. “Perché consentono ai nostri giovani di fare esperienza e acquisire punteggio – prosegue Binaghi –. Dopo la Spagna, siamo la nazione che organizza più tornei di questo circuito al mondo. Ma è inutile parlare di numeri di questo sport, perché ogni volta che si studiano sono già travolti da altri numeri che testimoniano la crescita del padel. Fotografate la classifica dei migliori italiani e rivediamola tra tre anni…”. LEGGI TUTTO

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    Le due carriere di Duccio Castellano

    Duccio Castellano nella foto

    Duccio Castellano si definisce un curioso e anche grazie a questa caratteristica preziosa è riuscito ad avere due carriere, quasi due vite, altrettanto luminose. La prima come alto dirigente di banca in uno dei gruppi di settore più importanti d’Italia.
    La seconda come insegnante di tennis, percorso che l’ha portato anche alla qualifica di maestro nazionale FIT, ma soprattutto “educatore”. Curioso e studioso, nel secondo ambito andando alla scoperta delle più importanti accademie del tennis, partendo da quella di Sanchez e Casal: “Iniziai ad appassionarmi alla figura di insegnante di tennis – ricorda – quando cercai di introdurre mia figlia nel settore mandandola a lezione da un esperto di ottima fama. Il risultato non fu però esaltante e la ragazza mi riconsegnò la racchetta dopo quattro lezioni dicendomi che quel tipo di impegno non faceva per lei. Quasi per reazione e per la voglia di capire cosa non aveva funzionato scattò nel sottoscritto la passione per l’insegnamento, dopo trascorsi da giocatore che al massimo mi avevano condotto alla categoria di C2 e a fare qualche esperienza all’estero. Tra queste ricordo un torneo Open in Costa Azzurra nel quale al 1° turno affrontai il russo Chesnokov”. Girando e documentandosi, con l’ambizione di crescere ma l’umiltà di imparare da tutti, Castellano incontrò presso l’Accademia di Sanchez e Casal e durante una vacanza-studio, il cileno Pedro Rebolledo, che lavorava in struttura. Nacque una collaborazione con altri professionisti cileni dell’Accademia. “Intanto decisi – prosegue – di chiudere con la carriera di dirigente bancario e dopo soli tre giorni che ero a casa, a Bagnolo Piemonte, ricevetti una telefonata del presidente del Tennis Club Barge e così prese forma la mia prima esperienza come insegnante di tennis. Nel breve l’impegno diventò quadruplo, anche a Moretta, Villafranca e Vigone. Per accrescere la mia formazione nel poco tempo libero andavo ad assistere alle lezioni in alcuni dei club più importanti del Piemonte. Si presentò anche l’opportunità di gestire l’attività junior di alcune atlete di interesse nazionale ed internazionale”.
    La VTT nasce nel 2012 in collaborazione con altre figure professionali. Risale al 2013 l’inaugurazione dl Tennistadium e da quel momento in poi l’attività si è orientata sempre più verso la gestione delle ragazze professioniste: “Nel 2017 mi venne affidata la gestione di Camilla Rosatello, compito importante e stimolante. Sono riuscito a portarla al best ranking di n° 220 WTA con l’ingresso nel main draw di Roma passando dalle prequalificazioni. Ciò in abbinamento con la gestione di tutta la parte organizzativa della VTT. Occorre ricordare che nel 2010 era entrato a far parte della squadra Enrico Gramaglia che, lasciata l’attività agonistica, intraprese la strada dell’insegnamento”. Il progetto VTT intanto diventò sempre più assorbente: “Il sogno è quello di rendere ciò che facciamo simile a quanto viene svolto nelle più altisonanti Accademie del mondo. Credo che pensare in grande aiuti a centrare gli obiettivi. Nel frattempo la crescita di Enrico Gramaglia mi ha permesso di condurre una gestione più manageriale. La sua passione e propensione al lavoro gli hanno permesso di diventare un punto di riferimento sia tecnico che sotto il profilo gestionale. Ha fatto trasferte arricchenti come quella agli US Open e in Fed Cup e oggi è un professionista a tutto tondo al quale delego molte cose”. La filosofia di lavoro di Castellano e Gramaglia è quella di considerare i vari settori legati alla scuola tennis (bambini, agonisti e adulti) come dei veri e propri rami d’azienda: “Ogni giorno dobbiamo avere ben presente le entrate e le uscite, perché la nostra è una struttura privata che necessita di essere gestita come un’impresa a tutto tondo. Puntiamo molto sull’empatia con il cliente e sulla formazione dei giocatori del futuro, perfettamente allineati con i dettami della Federazione Italiana Tennis. L’organico della VTT oggi si compone di insegnanti di tennis, preparatori fisici, fisioterapisti, nutrizionista, osteopata, psicologa. Studiamo il mercato e analizziamo le esigenze del cliente. Siamo partiti con i corsi gratuiti per i bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni e i ritorni sono stati molto positivi. Credo e crediamo fortemente nel lavoro, per questo cerchiamo di soddisfare il cliente in toto mantenendo la struttura a disposizione per sette giorni su sette per dodici mesi l’anno. L’ultima novità è stata l’acquisto di una navetta per il trasporto dei bambini da scuola e non solo al Tennistadium, fornire loro il pranzo servito dalla gastronomia Mia di Saluzzo, farli studiare e dalle 17 farli entrare in campo per il tennis e la preparazione fisica. Un nostro punto di forza è “prima la scuola e poi l’attività motoria”. Accanto all’insegnamento alla base c’è anche molta attenzione ai primi approcci agonistici, per far accostare tutti all’agonismo in modo graduale: “Vogliamo, e qui parliamo dell’aspetto sociale del nostro impegno, dare a tutti, grandi e piccini, la possibilità di giocare. Il nostro centro possiamo definirlo una sorta di oratorio. Tra i complimenti più belli ricevuti cito sempre quello di una mamma che ci ha detto che il figlio a scuola va bene perché è motivato a venire da noi e divertirsi con lo sport”. Dietro l’angolo, nel 2023, il progetto di allargamento della struttura: “Un altro grande salto in avanti – chiude Castellano – perché ormai le richieste sono sempre maggiori e a volte non riusciamo a soddisfarle. Da un lato è fotografia della bontà del nostro lavoro, dall’altro dispiace non poter rispondere sì a tutte”. Ispirato dalla mamma 91enne e supportato dalla moglie che ne ha sempre condiviso le scelte, Castellano ed il suo staff sono pronti alle nuove sfide con il gusto innato del bello e della professionalità davanti a tutto. LEGGI TUTTO

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    Le pagelle 2022 degli italiani: Matteo Berrettini

    Matteo Berrettini

    “Chi desidera vedere l’arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia”. Chissà se Matteo Berrettini, amante delle letture di qualità, si è imbattuto in questa bella frase di Paulo Coelho pensando all’ennesimo diluvio affrontato nel suo travagliato 2022… Una pioggia improvvisa, violenta, battente, nessun ombrello o Anorak ti può riparare a dovere. Devi solo aspettare che passi la tempesta, per ripartire ancora una volta. Cercando di scacciare i mille pensieri negativi che tornano, anche se la ferita dentro sanguina copiosamente. Cercando di tornare in palestra e in campo ancor più motivato e “affamato” di rivincita, nonostante tutto.
    Parlare del 2022 di Berrettini è esercizio difficile e doloroso. Si sperava che dopo un bellissimo e altrettanto travagliato 2021, Matteo avesse chiuso il conto con la sfortuna, o almeno che peggio non potesse andare. Sbagliato. La stagione precedente era stata un incredibile otto volante, iniziata con un infortunio, proseguita con una crescita impetuosa culminata con la finale a Wimbledon, sino alla chiusura da incubo, il “crack” muscolare in campo alle ATP Finals di Torino. Quella da poco conclusa è stata persino più sfortunata. L’azzurro ha giocato solo 44 partite, saltando tre mesi in primavera (tutta la stagione su terra in Europa) per un’operazione alla mano, rinunciano last-second a Wimbledon per il Covid, giocando con un problema al piede in autunno, perdendo la possibilità di dare il suo meglio in condizioni indoor e nella finale di Davis. Peggio di così, davvero, non poteva andare.
    Per questo analizzare la sua stagione 2022 è quasi impossibile. Resta l’enorme rammarico per quello che avrebbe potuto essere, e non è stato. La dimostrazione l’abbiamo dall’Australian Open: nonostante le difficoltà, Matteo ha giocato soffrendo, lottando, vincendo, scrivendo l’ennesima pagina storica per il nostro tennis. Sarà stato sì e no al 60% del suo potenziale, ma non si è mai dato per vinto. Ha stretto i denti nei primi due match; al terzo turno ha battuto lo scatenato Alcaraz al super tiebreak del quinto set, mostrando attributi e freddezza da campione vero. Un successo che l’ha portato a dominare Carreno Busta e quindi sconfiggere Monfils, un’altra battaglia di cinque set. È approdato in semifinale, primo italiano nella storia tra i migliori quattro nello Slam a noi più ostico. Ha lottato anche contro Nadal, ma il tennis del formidabile mancino resterà sempre troppo complicato per le debolezze tecniche del romano.
    Quando inizi una stagione così, riuscendo ad ottenere un risultato incredibile senza essere nemmeno al meglio, pensi che la strada sia assolutamente in discesa. Purtroppo il destino si è messo di nuovo di traverso e ha gustato un anno che poteva diventare divino. Matteo ha scelto di giocare a Rio per conoscere il paese dell’amatissima nonna. Quarti di finale, Alcaraz sul “rosso” si è preso la rivincita. Niente di male, ci sta. Si vola in Messico, nella splendida Acapulco. Ma il suo torneo non è affatto radioso come l’incantevole baia sul Pacifico. Un problema lo forza al ritiro contro Paul. Niente di grave, dice lui, ma l’allarme rosso è già scattato. A Indian Wells contro Kecmanovic (un ottimo Kecmanovic) lotta, vince il secondo set al tiebreak, ma alla fine perde il match con alcuni errori non da lui. La settimana dopo c’è il secondo Masters 1000 statunitense a Miami, ma Matteo si ritira per un altro fastidio, stavolta alla mano destra. Dopo qualche giorno, i milioni di appassionati che lo seguono sui social restano impietriti vedendo sul suo profilo Instagram una foto sorridente, …scattata dal letto dell’ospedale. Si è operato alla mano. Tempi di recupero incerti. Sceglierà di saltare, a malincuore, tutta la stagione su terra battuta, Roma e Parigi inclusi. Troppo importante recuperare e non affrettare i tempi del rientro. C’è da difendere una finale a Wimbledon. Tanti punti. Ancora non sa che per la (sciagurata) decisione di Londra di non accettare i tennisti russi e bielorussi, ai Championships non verrano assegnati punti ATP e che quindi il suo prezioso bottino 2021 è già perso.
    Quel che nella pausa non si è fortunatamente smarrito è il suo tennis. Rientrato sull’erba di Stoccarda senza grandi aspettative, solo ritrovare il giusto feeling con il match, Matteo è imbattibile. Il servizio è già in grande spolvero, il diritto ci mette ben poco a ritrovare potenza e precisione. Anche la risposta è ficcante, entra nella palla con ottimo timing, e il rovescio in back funziona a meraviglia. Attacca la rete col classico approccio, chiude in sicurezza. Berrettini vince di slancio in Germania e difende il titolo al Queen’s. Solo vittorie per lui sui prati. Arriva a Wimbledon, ha il privilegio di calcare in allenamento il Centre Court con Rafa, altra perla indimenticabile – finora solo al campione in carica era concesso di inaugurare l’erba vergine del campo più iconico della disciplina. C’è fermento, Berrettini non più l’underdog col sorriso che uccide le suddite della Regina, è il secondo favorito del torneo alle spalle di Djokovic. Doccia fredda. È positivo al Covid. Non può giocare. Nuova mazzata che solo lui, con quelle spalle granitiche, può sopportare.
    Difficilissimo ripartire, ancora una volta, dopo la solita sfortuna pazzesca che continua a perseguitarlo, e qua non si parla nemmeno di infortuni, di preparazione, di qualche squilibrio tecnico che aggrava un fisico di cristallo. Questa è solo sfiga atavica. Sceglie di rientrare sul rosso di Gstaad, e pur giocando con poco ritmo si issa in finale, dove cede in tre set a Ruud. Questi continui stop and go li soffre, Berrettini per il suo fisico ha bisogno di continuità, ha bisogno di prendere ritmo e macinare match per affinare la condizione. Lo si vede volando in nord America. Gioca male, senza ritmo e buone sensazioni, i due 1000 (Canada e Cincinnati) rimediando due sconfitte immediate. Arriva a New York tutt’altro che in fiducia, e non gioca affatto il suo miglior tennis. Ma nei grandi tornei, Berrettini da campione trova il modo di superare momenti no e diventare tosto da battere. Soffre terribilmente negli ottavi contro Davidovich-Fokina, nei quarti c’è Ruud. Qua Matteo gioca forse la peggior partita del suo anno: Casper è in condizione eccezionale (farà finale, poteva diventare n.1 al mondo in caso di vittoria su Alcaraz), ma non si ha mai la sensazione che quel giorno l’azzurro potesse vincere. Le gambe non vanno, il servizio non fa la differenza, niente funziona. Sconfitta netta, poco da dire.
    Torna in Italia, a Bologna è tempo di Davis e Matteo c’è. Tre partite, tre vittorie convincenti. Si diverte in Laver Cup, nell’addio a Federer, quindi approda a Firenze, città del suo amato nonno. È accolto come un Re: Palazzo Vecchio, onorificenze, presenza allo stadio per la “sua” Fiorentina (anche se perderà contro l’Inter un match al cardiopalma). Purtroppo la sua presenza al nuovo ATP toscano dura solo un incontro, perso male contro Carballes Baena. Lui non accampa scuse, ma si vede che non è al meglio. Sapremo poi che un piede non va, lo tormenta. Lo vedremo benissimo a Napoli, dove continua a stringere i denti e vola in finale, dove un Musetti scatenato lo batte in due set, ma il romano era a malapena in grado di camminare, figuriamoci giocare il suo miglior tennis.
    Come è finita la sua stagione è storia troppo recente, e – tanto per cambiare – dolorosa. Assurdo criticarlo per aver giocato il doppio decisivo in Davis. Non c’erano alternative. Matteo accettando di giocare si è preso un grande rischio, con tutto da perdere. L’ha fatto perché è uno che non si tira mai indietro, ha il senso della squadra e della responsabilità. Ha perso ma ha dato quel che poteva. Purtroppo, come nel 2021, la sua stagione si è chiusa male, con una sconfitta immeritata.
    Dispiace terribilmente ritrovarsi a fare un bilancio stagionale così travagliato per un campione e splendida persona come Berrettini. Meriterebbe ben altro, poter esaltare il pubblico con il suo tennis così ricco di potenza e adrenalina senza continui infortuni e problemi. Per fortuna il nostro Matteo-nazionale ha spalle belle larghe, ha un vissuto importante costruito superando mille problemi fisici. Difficoltà che hanno forgiato il suo carattere e amplificato la voglia di rivalsa. E di vincere. “Sono fragile, non posso cambiare i miei geni ma posso lavorare per rafforzarmi e fare tutto il possibile per non infortunarmi” confessava Matteo in un’intervista. “Questo mi ha portato ad affrontarli con un altro spirito. Prima quando arrivava l’infortunio la prendevo male, mi deprimevo, ora no. Accuso il ‘colpo’ sul momento ma dopo qualche ora già sono mentalmente pronto a ripartire e lavorare per tornare ancora più forte. Cerco di analizzare quel che ho fatto e capire se qualcosa non l’ho fatto bene ed è stato questo che ha provocato l’infortunio. Alla fine è una realtà con la quale devo convivere”.
    “Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”, così diceva Albert Einstein. L’augurio a Berrettini per le feste natalizie ormai alle porte e per il suo 2023 è quello di aver trovato la chiave per preservare al massimo il suo fisico. Non sarà mai un tennista da 80 partite stagionali, ma se riuscirà a restare sano nelle fasi importanti dell’anno ci farà divertire e potrà lottare per ottenere i risultati che merita. Berrettini è sceso in classifica, ma il suo tennis vale la top10 e soprattutto è competitivo per alzare i tornei più importanti. Anche gli Slam. Impossibile dare un voto “vero” a un’annata così storta. Ma con la storica semifinale a Melbourne, i due tornei vinti su erba e altri buoni risultati (finale a Gstaad e Napoli), quando è riuscito a giocare ha confermato di essere un grande tennista. Forza Matteo!
    Voto per il tribolato 2022 di Matteo Berrettini: 7
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Rafael Nadal ha vinto il premio ITF World Champion anche se non è il numero 1 del mondo. Seconda volta nel secolo che accade

    Rafael Nadal nella foto – Foto Sposito-FIT

    Rafael Nadal ha vinto il premio ITF World Champion dalla Federazione Internazionale di Tennis (ITF) per la quinta volta nella sua carriera, provocando una situazione rara nella storia del circuito maschile. Per la seconda volta in questo secolo, il numero uno del mondo alla fine della stagione – in questo caso Carlos Alcaraz – non è il campione del mondo ITF.
    L’altra volta che accadde in questo secolo fu nel 2013, curiosamente con Rafa Nadal dall’altra parte della medaglia. Quell’anno Nadal divenne il numero uno del mondo dopo aver vinto il Roland Garros e gli US Open, ma fu Novak Djokovic, campione degli Australian Open e “finalista” a Wimbledon e agli US Open, a laurearsi campione del mondo. LEGGI TUTTO