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    Nike “abbandona” diversi giocatori e riduce i contratti di molti altri

    Andrey Rublev nella foto – Foto Getty Images

    È una cattiva notizia per il tennis come “industria”. Nike, il marchio sportivo americano che ha investito molti milioni nel tennis negli ultimi decenni, sta riducendo drasticamente i suoi investimenti in questo sport. Il sito web “Tennis.com” ha sentito alcuni dei migliori giocatori, i quali hanno confermato che il marchio ha deciso di rallentare i suoi investimenti in questo settore, non pagando più nulla alla maggior parte dei suoi giocatori.
    D’ora in poi, molti dei tennisti Nike dovranno raggiungere determinati tipi di obiettivi – legati alla classifica, all’iscrizione ai tornei e ai risultati – per migliorare le loro condizioni economiche.
    Per questo motivo molti giocatori hanno lasciato il marchio nelle ultime settimane: Sloane Stephens (campionessa americana del Grande Slam), Andrey Rublev, Donna Vekic, Marta Kostyuk e Marketa Vondrousova sono alcuni dei tennisti che non sono più supportati dal marchio. LEGGI TUTTO

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    Ruud: “A febbraio farò solo preparazione per il resto della stagione”. La preseason diventa febbraio

    Casper Ruud

    Casper Ruud dopo l’Australian Open si prenderà un mese intero per riposare e preparare il suo fisico al resto del 2023, con l’obiettivo di eccellere nei grandi tornei. L’ha dichiarato in una breve intervista a Eurosport, della quale riportiamo alcuni passaggi.
    “Nel mese di febbraio non ci sono tornei importanti, quindi ne approfitterò per allenare il mio fisico e usare quel mese come una sorta di preseason, che normalmente si farebbe a dicembre” afferma Ruud. “A dicembre sono successe tante cose, compreso il viaggio in Sudamerica con Nadal. Ho provato a continuare, pensando che l’Australian Open 2023 sarà il mio ultimo torneo prima di prendermi una breve pausa dalle competizioni. Una volta ripreso, la stagione sarà ridotta a otto mesi e mezzo, resta un periodo abbastanza a lungo. In un normale anno tennistico, se giochi un torneo ogni mese, la stagione dura 10 mesi e mezzo. Non è salutare per il corpo”.
    L’obiettivo del norvegese è chiaro: farsi trovare pronto, al massimo della forma, per i grandi tornei. Un vero cambio di rotta per lui, fortissimo (e vincente) finora soprattutto in eventi ATP 250 e 500, mentre nei 1000 e Slam ancora è caccia del primo titolo. “Vedremo se funziona, ma credo valga la pena provare. Quando Indian Wells scatterà all’inizio di marzo, sarò pronto per un nuovo anno con molti mesi impegnativi e tornei di fila. Sarà bello poter spezzare l’anno un po’ così. Sono riuscito a dimostrare di poter giocare ai massimi livelli e che mi concentrerò ancora di più sui grandi tornei”.
    Quindi niente tornei in America Latina, o indoor in Europa o eventi sul sintetico in medio oriente post Australia. Ruud sposa quindi l’idea espressa più volte da Riccardo Piatti, secondo il quale ormai il tempo per fare una vera preparazione a fine anno non è sufficiente, visti pochi giorni liberi rimasti tra le finali di Davis e il viaggio “down under”, quindi è meglio spostare questo tipo di lavoro a febbraio, al rientro dalla trasferta in Australia in attesa di volare negli USA per la cosiddetta “sunshine double” di Indian Wells e Miami. Un mese esatto per affinare fisico e gioco. LEGGI TUTTO

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    Tibo Colson, credere nel “processo”

    Tibo Colson (foto Leo Stolck)

    “How much of the process can you endure without receiving the product? I think you’d have to define your interpretation of ‘the product’ before you answer that”.
    Un giorno lessi queste parole sul profilo Instagram del tennista americano Patrick Kypson e si rivelarono per me una vera folgorazione.Il processo di cui scrive Kypson è una metafora per indicare la carriera di un tennista, mentre il prodotto della carriera di un tennista è… Qui la faccenda decisamente si complica. Cosa è questo prodotto? Cosa c’è oltre la fama, le tv, i punti ATP, i successi, i predestinati e il denaro?Quali storie, battaglie e conquiste personali ci sono dietro i tennisti del sommerso del circuito professionistico? Quanto rispetto e quanto interesse merita la loro carriera da guerrieri solitari quasi donchisciotteschi (e fenomeni della racchetta in giro per il mondo? E come provare a dare loro identità e spessore se non attraverso le loro storie?Eccone appunto una.
    Il belga Tibo Colson ha 22 anni ed è un tennista professionista attualmente posizionato alla 667esima posizione mondiale. Ho scoperto Tibo in occasione di uno degli ultimi ITF dell’anno a Trnava in Slovacchia, torneo dove ha raggiunto la semifinale per poi essere sconfitto dalla promessa spagnola Daniel Rincon. Giocatore aggressivo, Colson, un produttore di gioco che per certi versi mi ha ricordato per tipologia di gioco Lucas Pouille, ma con una maggiore incisività nel servizio.Il 2022 è stato il primo anno della sua carriera in cui ha potuto giocare con una certa continuità, soprattutto a partire da maggio. Continuità che gli ha permesso di risalire la classifica grazie alla vittoria di un ITF in Monzambico, alla suddetta semifinale di Trnava e a tre quarti di finale. E prima del 2022?
    Nel 2017 Colson deve abbandonare la carriera junior. Le sue ginocchia, infatti, sono paragonabili a quelle del 32enne Nadal (secondo uno specialista anzi sono in condizioni anche peggiori). Nel 2018 l’intervento chirurgico è inevitabile. Occorrono quasi due anni per superare una lenta e problematica ripresa, ma finalmente nel 2020 Colson è pronto a giocare la sua prima partita (peraltro vinta) nel circuito professionistico in un ITF a Monastir. Il covid frena però il suo rientro e durante l’anno giocherà solo un altro torneo. Il 2021 non comincia nel migliore dei modi, il dolore alle ginocchia continua e Tibo è in grado di giocare solo quattro tornei e si fa strada il timore di dover ricorrere ad un intervento ad entrambe le ginocchia. In agosto però le cose cominciano ad andare meglio. Pur potendosi allenare al massimo cinque volte a settimana, Colson disputa sino alla fine dell’anno undici tornei a livello ITF, con un record di undici vittorie e undici sconfitte.Arriviamo così al 2022 anno in cui, come dicevamo, Tibo Colson ha raggiunto il suo best ranking ed ha assicurato nuove prospettive alla stagione che sta per cominciare.
    Un paio di giorni fa ho fatto alcune domande a Tibo prima della sua partenza per Doha, dove giocherà il primo torneo della stagione. Ovviamente il suo principale proposito per il nuovo anno è di star bene e di essere in grado di giocare ogni settimana al massimo dell’intensità. Ha aggiunto che appena possibile proverà a giocare i tornei Challenger perché è convinto di esprimersi al meglio contro avversari di livello superiore.Gli ho chiesto cosa ha pensato subito dopo aver vinto l’ITF di Maputo, la sua risposta è stata tutt’altro che banale: “Alla fine è stato un piccolo sospiro di sollievo, ma non è durato molto. Ho dovuto giocare l’intero torneo assumendo antidolorifici. Avrei preferito giocare senza dolore piuttosto che vincere il torneo”.
    Ecco che tornano a frullarmi per la testa le parole di Patrick Kypson sul “processo” e sul “prodotto”, e mi accingo a seguire il “processo” di Tibo Colson perché anche se probabilmente non giocherà uno Slam quest’anno, la sua battaglia personale fatta di tenacia, resilienza e passione per il gioco mi appassiona come poche altre cose nel circuito.
    Antonio Gallucci LEGGI TUTTO

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    Gli USA prorogano al 10 aprile l’obbligo vaccinale per entrare nel paese per i non cittadini

    Il centrale di Indian Wells, California

    Arriva una notizia di una certa rilevanza dagli USA. Secondo quanto riportato dal giornalista della BBC Jamie Jenkins, gli USA hanno prorogato al 10 aprile 2023 l’obbligo di vaccinazione anti-Covid come requisito per entrare nel paese per i non cittadini statunitensi.
    Oltre alla prova di aver ricevuto una doppia dose di vaccino contro il virus, fino al 10 aprile prossimo potranno entrare negli USA anche coloro che mostreranno un’esenzione valida per motivi sanitari.
    Questa situazione può complicare non poco i piani per i tennisti non vaccinati, ai quali sarebbe quindi preclusa la partecipazione ai primi due Masters 1000 di primavera, Indian Wells e Miami, che si disputano tra marzo e i primi giorni di aprile.Ovviamente tra questi c’è Novak Djokovic, fermamente convinto nella sua scelta di non sottoporti alla vaccinazione anti-Covid.
    Ormai quasi tutti i paesi, incluso l’Australia – uno dei più “duri” nelle normative per contrastare la pandemia – hanno abbandonato l’obbligo vaccinale come requisito per l’ingresso nel Paese. Forse la situazione che si sta creando in Cina preoccupa le autorità sanitarie statunitensi, a tal punto da aver portato a questa scelta. LEGGI TUTTO

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    Berrettini: “La pressione c’è sempre. Ne parlavo ieri col mio coach, non tanto per questo match ma per la stagione”

    Matteo Berrettini

    Matteo Berrettini ha portato un punto “pesante” al team azzurro in United Cup, battendo con un duplice 6-4 il n.3 del mondo Casper Ruud. Dopo il successo ha parlato alla stampa, soffermandosi non solo sulla competizione in corso ma sul suo momento e sulle aspettative per il 2023. Il suo 2022 è stato segnato da molti problemi, che l’hanno portato fuori dalla top10 nonostante la semifinale raggiunta agli Australian Open lo scorso gennaio. Proprio sul tema della pressione e delle aspettative, così si è espresso il nostro giocatore.
    “Gestire la pressione? Questa è una bella domanda… La pressione non va mai via. Non importa se sei un campione di un torneo del Grande Slam, cosa che io non sono, o se sei uno dei primi 10 giocatori al mondo. È sempre lì. Ieri sera ne stavo parlando con il mio allenatore. Ho sentito molta pressione, non solo per questa partita ma anche per la stagione. La stagione sta iniziando e l’anno scorso è stato un anno difficile, la pressione è sempre presente. Come ho detto, tutto sta nell’imparare su te stesso, su chi sei, sulle cose che stai facendo. Lavoro con un mental trainer da quando avevo 17 anni”.
    “Cosa direi a me stesso a 15 anni? Ero un junior otto anni fa. Il tempo vola. Anzi nove. Darmi un solo consiglio non è facile. Penso di essere stato molto fortunato perché ho incontrato Santopadre quando avevo 14 anni. Scherzo sempre, ma voglio dire, devo ringraziarti (rivolto a Vincenzo). Non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che abbiamo fatto insieme. Ma penso che la cosa più importante sia che mi stavo divertendo allora e mi sto divertendo adesso in quello che sto facendo. Ovviamente, sta diventando sempre più difficile. All’inizio è tutto nuovo, quindi giochi il primo Slam, giochi il primo grande torneo, poi arriva la pressione. Impari come persona, impari come giocatore e cerchi di imparare da ciò che sta accadendo. Ma penso che la cosa più importante, almeno per me, è che ogni giorno metto un mattone nel muro, quindi anche quando ho perso, non importa, sento che devo imparare qualcosa da quello che è successo. Credo sia questo il consiglio che mi darei. Anche nei giorni peggiori, senti che è successo qualcosa di buono e prendilo come esperienza per migliorare te stesso”.
    Tornando sulla vittoria contro Ruud, Matteo si è detto soddisfatto del rendimento del proprio servizio: “Penso di aver servito molto bene. Con lui è importante perché è molto solido, prende sempre la decisione giusta. L’importante è essere aggressivi, non farlo giocare troppo. Penso che abbiamo preparato molto bene la partita, sono stato efficace nei momenti importanti. Non ho avuto molte possibilità, ma avevo quelle giuste ed ero pronto a coglierle. Giocare in modo aggressivo contro di lui penso sia decisivo, se gli dai un po’ più di tempo, allora muove molto bene la palla”.
    Berrettini al momento dell’intervista ancora non sapeva che i prossimi avversari saranno i polacchi, e quindi per lui in particolare, Hubert Hurkacz. Tuttavia a suo dire trovare Svizzera o Polonia non fa differenza: “Non ho mai affrontato Stan, a parte un match di esibizione lo scorso dicembre. Sarà interessante se sarà lui. È un grande giocatore, un grande campione, ha vinto tanti titoli. Non l’ho visto, ma credo che l’altra sera abbia giocato un’ottima partita contro Bublik, quindi sarà pronto. Quanto a Hurkacz, lo conosco abbastanza bene, abbiamo giocato più volte l’uno contro l’altro. Entrambi sono grandi giocatori, soprattutto in queste condizioni. Sarà una partita difficile. Ma mi sento bene, sto giocando bene, quindi sono fiducioso”. LEGGI TUTTO

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    Rune: “Non sarà facile, ma posso vincere gli Australian Open”

    Rune in allenamento ad Adelaide (foto Adelaide International)

    Holger Rune dopo un finale di stagione straordinario è uno dei giovani più attesi nei primi tornei “down under”. Il formidabile danese, classe 2003, ha parlato alla stampa prima dell’avvio del torneo di Adelaide, non nascondendo i propri obiettivi: vincere. Ecco alcuni passaggi dell’intervista.
    “Mouratoglou? Mi accompagnerà sia qui che a Melbourne. Ci divertiamo molto insieme dentro e fuori dal campo, mi dà ottimi consigli a livello tennistico e mentale”.
    “Quando ottieni risultati ti guadagni il rispetto dell’intero tour, ma allo stesso tempo rendi gli avversari molto più motivati ​​a batterti e conoscerti meglio. Non ci penso molto, mi piace solo imparare e lavorare sodo per essere migliore ogni giorno. Tutte le partite sono difficili e voglio godermi la sfida che questa nuova stagione mi porta”.
    “L’Australian Open? Penso di poterlo vincere. So che sarà molto difficile perché ci sono tanti tennisti che ne hanno le capacità, ma affronterò ogni partita al 100%, con la volontà di mantenere sempre la massima concentrazione. Sarà molto importante per me superare le prime partite senza soffrire troppo, perché avendo ancora poca esperienza non sarebbe positivo dover stare troppe ore in campo e accumulare stanchezza fisica e mentale. Ci vuole un gran fisico per vincere un Grande Slam e anche se non ho ancora esperienza sui cinque set, ho il fuoco dentro necessario per vincere”. LEGGI TUTTO

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    Paire inizia il 2023 con una storia “forte”

    Il francese Benoit Paire è stato uno dei giocatori che ha sofferto maggiormente l’impatto della pandemia. Ragazzo complesso, conflittuale, di vero talento ma terribilmente complicato, ha salutato i suoi sostenitori poche settimane fa scrivendo di essere sicuro di potersi riprendere e tornare a giocare il proprio miglior tennis con continuità, lottando per tornare dove crede di meritare in classifica.
    Ha iniziato il suo anno con una storia Instagram per… palati forti, mostrando le pessime condizioni dei suoi piedi dopo gli allenamenti. “Inizio l’anno nuovo di zecca”, scrive, con un eloquente “Bon Appetit” a dir poco beffardo.
    La riportiamo con il tweet del collega francese Moynet,

    Pardon mais je ne veux pas être le seul à avoir vu cette horreur sur la dernière story de Benoît Paire pic.twitter.com/Ij1BUyaUug
    — Quentin Moynet (@QuentinMoynet) December 31, 2022 LEGGI TUTTO

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    Lemon Bowl 2023: Il resoconto di giornata

    Nicolò Bonfigli – Foto Adelchi Fioriti

    Il Lemon Bowl, prima tappa di un lunghissimo percorso che potrebbe portare bambini e bambine, ragazzi e ragazze, a vivere da protagonisti i tornei più prestigiosi dei circuiti mondiali ATP e WTA. Lo storico torneo nazionale a partecipazione straniera prosegue sui campi di Salaria Sport Village (sede principale), Forum Sport Center e Panda Sporting Club, teatri delle qualificazioni delle categorie under 10, 12 e 14. E la voglia di sognare in grande è tanta.
    Avanza Bonfigli – Quello vinto da Nicolò Bonfigli contro Rayan Billi (under 12) con il punteggio di 6-2 4-6 10/5 è stato uno degli incontri più spettacolari di giornata. Il piccolo anconetano, partito fortissimo, se l’è vista brutta quando l’avversario ha alzato il livello e ha diminuito il numero di errori gratuiti, ma alla fine è riuscito a conquistare il successo: “È stato un match molto difficile. Nel primo set ho fatto correre parecchio il mio avversario, ma alla lunga non sono più riuscito a fargli male. La mia regolarità nel super tie-break decisivo ha fatto la differenza”. “Per me è la prima volta al Lemon Bowl – prosegue Bonfigli –. Ho incontrato tanti amici del mondo del tennis, mi sto divertendo molto dentro e fuori dal campo. Sono felice di partecipare ad un torneo così importante”. Tanti i parenti e gli amici che stanno seguendo le partite di Nicolò in diretta streaming, grande novità dell’edizione numero 39 della manifestazione capitolina: “Prima del match ho sentito tutti, sapevo che mi avrebbero sostenuto. Mi fa tanto piacere sapere che anche a casa ci sono tante persone che fanno il tifo per me”. L’idolo di Bonfigli è uno dei più grandi sportivi di sempre: “Avevo 6 anni e in tv c’era una partita di tennis. Giocavano Nadal e Kyrgios. La vidi tutta, fui conquistato dall’atteggiamento di Rafa. Nacque così il mio amore per il tennis, tanto che poi fu facile decidere di lasciare il calcio. Il mio sogno? Diventare un tennista professionista e andare alla Rafa Nadal Academy per conoscerlo e palleggiare con lui”.
    Nistor ha le idee chiare – Bene nell’under 10 femminile Alexandra Nistor, che si è sbarazzata di Maria Carolina De Lillo con lo score di 6-0 6-1: “In campo mi sento molto sicura di me. Ho giocato bene, i primi due turni di qualificazioni sono andati come speravo”. Genitori romeni, il papà di Alexandra giocava a ping-pong. Ma quelle da tennistavolo non sono le uniche racchette che la baby Nistor ricorda: “Mi sono avvicinata al tennis dopo aver provato a giocare a racchettoni al mare”. Anche il suo idolo ha occupato in passato la prima posizione della classifica mondiale: “La mia giocatrice preferita è Simona Halep perché è romena come la mia mamma e il mio papà. Mi piace tanto come gioca”. Gli obiettivi sono ambiziosi: “Innanzitutto mi piacerebbe vincere il Lemon Bowl. Da grande vorrei diventare numero 1 del mondo”. Le qualificazioni del torneo di Roma proseguiranno sino al 1° gennaio 2023, mentre lunedì 2 gennaio è fissato l’inizio dei tabelloni principali di tutte le categorie. LEGGI TUTTO