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    Matteo Berrettini: “come in tutte le carriere ci sono momenti in cui le cose vanno meno bene. Ma sto facendo tutto il possibile per tornare al livello che mi compete”

    Matteo Berrettini ITA, 1996.04.12 – Foto Getty Images

    In un’intervista all’ATP Matteo Berrettini ha fatto un po’ il punto della situazione: “Ho avuto dei momenti un po’ complicati, ma fanno parte del processo e della vita che ho scelto. Adesso sto bene. Ho piena fiducia nel mio team, stiamo lavorando per stare bene mentalmente, poi fisicamente, poi tutto il resto. So che il livello c’è, come in tutte le carriere ci sono momenti in cui le cose vanno meno bene. Ma sto facendo tutto il possibile per tornare al livello che mi compete. Sono contento di essere qui, l’anno scorso non ho potuto giocare questo torneo. Adoro Miami, qui ho tanti amici”.
    “Ho cercato dopo l’Australia di stare qualche settimana fuori dal circuito, per allenarmi. Ad Acapulco è iniziata bene, ho raggiunto i quarti poi ho sentito di nuovo qualcosa al polpaccio. I continui up and down non ti permettono di avere continuità. Poi ho giocato qualche partita a Phoenix e ora mi sento pronto. Un buon risultato qui mi darebbe fiducia per la stagione sul rosso, una delle più importanti per me.Quando senti il supporto del pubblico, quando gli amici vengono a vederti giocare è sempre bello. Ti dà più energia ed è importante sentirla, assorbirla. E’ quello che cercherò di fare“. LEGGI TUTTO

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    Tiafoe: “Per riportare giovani fan al tennis dobbiamo riproporre la cultura del basket”

    Frances Tiafoe (foto Getty Images)

    Frances Tiafoe crede che il tennis sia troppo “ingessato” e debba svoltare verso una cultura più pop e sbarazzina per portare i fan più giovani sugli spalti e in tv. L’ha dichiarato in un’intervista rilasciata al magazine statunitense Forbes, nella quale afferma che il suo sport è elettrizzante ma deve avvicinarsi di più a quel che propone il basket, a suo dire lo sport più seguito dai giovani e che suscita più emozioni.
    “Cerco di competere al massimo delle mie possibilità ma sempre col sorriso sul volto, coinvolgendo il pubblico e facendolo sentire parte di questa folle corsa che chiamiamo vita. Penso che a loro piaccia molto. Non è qualcosa che ho messo su per loro, io sono così. Mi piace che le persone siano felici. Penso che i fan dovrebbero poter entrare e uscire, muoversi e parlare durante le partite”, afferma Frances.
    “Penso che i tifosi dovrebbero poter andare e venire, muoversi e fare chiasso durante il gioco. Immagina di andare a una partita di basket e non dire niente.” Ammette che alcuni eventi dovrebbero mantenere parte della tradizione, come Wimbledon, ma “a parte questo, iniziamo a cambiare le cose in quella direzione per portare i fan più giovani al gioco, a loro piace quel tipo di clima nello sport”.
    “Mentre sto in campo e gioco al mio massimo anche le mie emozioni salgono, le esterno naturalmente e voglio che anche la folla si esalti”, continua Tiafoe. “Dopo tutto hanno lavorato duramente per guadarsi i soldi necessari a venire alle partite e seguire l’intrattenimento che noi proponiamo. Sto solo cercando di dare il meglio di me stesso, ho intenzione di mostrarmi sempre come sono, e sentire il pubblico che mi segue mi aiuta a giocare al meglio. Quando l’atmosfera è quella, c’è spettacolo”.
    Per spiegare come unire la cultura del basket a quella del tennis, prende come esempio New York. Tiafoe afferma che il suo campo preferito è l’Arthur Ashe Stadium: “Non c’è niente come l’Arthur Ashe di notte. Lo stadio è sempre pienissimo, tanta gente, sono tutti su di giri e l’atmosfera è pazzesca. Questo è il tennis che attira”.
    Uno dei suoi obiettivi è quello di diventare un testimonial per i suoi sponsor, magari con una linea di scarpe dedicate… “Mi piacerebbe indossare le mie scarpe, ma non ci siamo ancora. Non voglio fare soldi solo con il tennis. Tuttavia la mia gestione del tempo è piuttosto scadente, dovrò migliorare per combinare le due cose, il tennis e il business. Fa parte della crescita. Quando i grandi marchi vogliono lavorare con te, devi gestirlo meglio e imparare strada facendo. Mi sento onorato di poter vivere tutto questo”.
    Un punto di vista “molto americano” su come intendere lo sport oggi e l’intrattenimento. Del resto, Tiafoe è esattamente così, adrenalina e colore. LEGGI TUTTO

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    Fine carriera in vista? Il ritorno di Gael Monfils alle competizioni si trasforma in un incubo

    Gael Monfils nella foto

    Il ritorno di Gael Monfils alle competizioni non poteva essere peggiore. Il veterano francese, 36enne, ha perso al primo turno sia ad Indian Wells che nel Challenger di Phoenix, ma il momento più preoccupante si è verificato durante il Masters 1000 di Miami. Sul punteggio di 3-3, il francese è stato costretto a ritirarsi dalla partita contro Ugo Humbert a causa di un forte dolore al polso destro, una situazione che lo preoccupa molto, al punto da considerare la possibilità che la sua carriera possa essere giunta al termine.
    “Mi sono infortunato al polso, sono abbattuto, ora devo tornare a casa per fare degli esami e iniziare un nuovo trattamento. Non so se ci vorranno due settimane, sei settimane o più tempo, speriamo il meno possibile”, ha dichiarato a L’Équipe.
    È certo che Monfils ammette di dover pensare al futuro. “Non lo voglio, ma se qualcuno mi dicesse che ho lacerato il polso e che mi servono nove mesi di recupero, allora dovrei fermarmi e riflettere attentamente sulle cose. Tuttavia, non penso di dover fermarmi per nove mesi. Se arriverà il giorno in cui non ce la farò più, allora non ce la farò più. Farò il possibile per continuare a giocare, amo ancora questo sport”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Flavia Pennetta: “Sinner è ben centrato, Musetti deve ancora capire il suo valore”

    Flavia Pennetta

    Flavia Pennetta ha rilasciato un’intervista a Fanpage nella quale racconta la sua vita di tutti in giorni in famiglia, impegnata nella crescita dei tre figli avuti con Fabio Fognini. Oltre al momento sportivo del marito, l’ex campionessa di US Open 2015 si è soffermata anche su Sinner, Musetti e Berrettini. Riportiamo alcuni passaggi del suo pensiero, sempre interessante.
    “Sono molto contenta della mia vita oggi, anche se non nascondo che con tre figli piccoli a volte ti senti un po’ come… ‘cotta’. La sensazione di non avere molto tempo per te, dopo una vita in cui tutto girava intorno a me. Con i bambini cambia tutto e c’è tanto lavoro. Flavia è passata in secondo o terzo piano, ma cerco di ritagliarmi dei momenti in cui tornare indietro nel tempo e ricordare momenti bellissimi. Nostalgia del tennis giocato? Non rimpiango niente e non vorrei niente di diverso da quello che ho oggi, ma è sempre bello ritrovarsi come giocatrice. Anche come donna e come moglie. Si lavora costantemente sul rapporto di coppia, perché i bambini sono stupendi, ma se non c’è una solidità è difficile. Dicono che i bambini uniscono, ma se non sei una coppia solida e disposta a cambiare questi equilibri, possono anche separare”.
    “Come sta Fabio? Quando cambiano un po’ gli equilibri e l’età avanza, recuperi diversamente, non sei più veloce come prima e fai più fatica. Però dall’altra parte c’è sempre quel talento che non si vede tanto nel circuito. Si vede molta più forza, molta più potenza, con più capacità fisica e meno tecnica. Per questo giocatori come Fabio sono giocatori che divertono molto” commenta Flavia.
    Il discorso si sposta su Matteo Berrettini, in difficoltà in questo 2023 e bersagliato da molte critiche: “Sicuramente tutte le critiche che ci sono trovano il tempo di un giorno e poi spariscono. Noi atleti siamo consapevoli che non si può essere sempre al 100%. La gente non comprende che per noi questo è un lavoro e siamo i primi a voler far bene. Quando andiamo in difficoltà lo percepiamo e chi soffre realmente è il giocatore. Ma siamo abituati ad essere messi sotto torchio. Le critiche per la sua vita privata? Il problema è sempre lo stesso: quando uno inizia a vincere, la gente si entusiasma e dà quasi per scontato che tutto sia dovuto. Ma non è così, perché il tennis è uno sport durissimo. Ti fermi solo due mesi, se ti va bene, ed essere sempre costanti non è facile. Le parole fanno male, te lo dico per esperienza personale. Ti senti accusato, ti vengono dette parole pesantissime perché poi la gente esagera e va fuori di testa. Devi imparare a farti scivolare tutto addosso. Giustamente Matteo ha detto di essere un ragazzo normale e la sua è effettivamente una situazione normalissima. L’ha chiusa lì ed è stato bravo perché ha detto basta subito, non essendoci più nulla da dire”.
    Flavia parla anche degli altri azzurri in alto in classifica: “Sinner è quello più ‘centrato’. Lo apprezzo molto perché ha avuto il coraggio di cambiare determinate cose quando sarebbe potuto rimanere nella sua zona comfort, senza modificare nulla. Lui invece è andato alla ricerca di novità e questa è una gran cosa. Lo vedo lì, c’è poco da dire. Musetti deve ancora realmente capire il suo valore ed essere più sicuro di se stesso. Più ‘valiente’, come si dice in spagnolo. Però ha un gioco bellissimo. Bisogna tenere conto anche delle pressioni che può sentire, dovendo riconfermare l’annata scorsa. Dovrà imparare a farlo. La verità è che sono piccoli, giovanissimi. Quando non sei nessuno e tutto quello che fai non sempre è sotto i riflettori, è più facile. Ma quando diventi un nome la gente inizia a pretendere da te e tutto cambia. Bisogna imparare a fare quel tipo di gestione. È successo a Matteo, è successo a me, a mio marito, a tutti”.
    Chiedono a Pennetta se Camila Giorgi in futuro avrà dei rimpianti per non esser riuscita a modificare il suo tennis e vincere di più, la risposta della brindisina: “Alla fine i rimpianti servono a poco, perché lei sembra molto convinta del suo gioco e del percorso che ha fatto, anche quando molti di noi dicevano che avrebbe dovuto prendere altre strade. Non credo che lei stessa abbia rimpianti. Chi la vede giocare dal di fuori dice ‘se avesse fatto così…’. Ma con i se non si va lontano”. LEGGI TUTTO

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    Archeo Tennis: 22 marzo 1973, la prima sfida Evert vs. Navratilova

    Chris Evert e Martina Navratilova

    22 marzo 1973, una data fondamentale nella storia del tennis. Esattamente 50 anni fa in quel di Akron, Stati Uniti, andò in scena la prima sfida di quella che sarebbe diventata la più grande rivalità della storia della disciplina: Evert vs. Navratilova. Nessun altro duello nel tennis femminile (e non solo) vanta altrettanti episodi e di così grande importanza storica e tecnica. Martina e Chris infatti si sono affrontate per ben 80 volte, incluse 14 finali di tornei del Grande Slam.
    Il 22 marzo di 50 anni fa, davanti a poche centinaia di tifosi nella cittadina operaia dell’Ohio, per nulla conosciuta per il tennis, la 18enne Chris Evert sconfisse negli ottavi di finale la 16enne cecoslovacca Martina Navratilova col punteggio di 7-6 (5-4) 6-3. Fu il primo episodio di una rivalità leggendaria, che ha segnato il tennis femminile in modo indelebile.
    “Non è stato notato da nessuno tranne che dalle due giocatrici la partita del primo turno ad Akron, una vittoria per 7-6 (5-4) 6-3 di Evert su una paffuta ceca di nome Martina Navratilova”, scrisse il commentatore dell’epoca Bud Collins nella suo libro ‘La storia del tennis’, “Quell’incontro iniziale è stato solo il primo passo nella brillante rivalità che in 16 anni vide ben 80 partite”.
    Le due regine del tennis, tanto forti quanto diverse sul piano tecnico, stilistico e caratteriale, hanno dato vita a una rivalità intensa, ricchissima di episodi di grande livello, dominando il tennis femminile tra anni ’70 e ’80. Sembravano create apposta per distinguersi, in tutto e per tutto, e battagliare in campo dando vita a un contrasto di stile totale e quindi uno spettacolo sublime. Precisa e geometrica dalla riga di fondo Chris, funambolica e attaccante verso la rete Martina; più fredda e calcolatrice l’americana, esuberante ma fragile la ceca. Col rovescio Chris poteva colpire una monetina dall’altro lato del campo, tanto era pulita e sicura negli impatti; con le sue volée Martina riusciva a trovare angoli straordinari, frutto di un istinto ed equilibrio senza pari. Ogni loro match è stato un campionario quasi esaustivo di quello che due donne potevano inventare, con talento e tecnica, su di un campo da tennis. In un documentario di ESPN del 201o, chiamato “Unmatched”, le due ripercorrono alcuni passi della loro storia, che le ha viste grandi avversarie ma allo stesso anche amiche sincere.
    “Il mio sogno era quello di giocare sempre con i migliori, e ho avuto modo di affrontare te (Chris, ndr) al primo turno ad Akron”, ha detto Navratilova all’amica-rivale nel documentario. “È stato come un sogno diventato realtà perché ero riuscita a misurarmi con la prossima numero 1 al mondo. Il mio obiettivo per la partita era che tu ricordassi il mio nome”. Eccome se poi se l’è ricordato…
    “Mi sentivo nervosa all’inizio della partita perché avevo sentito parlare di te”, confessa Chris a Martina. “Avevo sentito che eri pericolosa, un po’ grezza ancora come stile ma con un grande gioco al volo, un tennis offensivo e versatile nonostante la giovane età. Sapevi come colpire ogni colpo. Ti sei mossa bene, ma non così bene come in seguito, perché pesavi almeno 20 chili in più!”.
    “Ero davvero ingrassata!” conferma Martina, “Quando sono arrivata negli Stati Uniti, sono ingrassata… tipo 20 libbre in due settimane! A causa di ciò, ero così stanca”.
    “Ricordo di essermi sentita davvero minacciata dal suo gioco, e pensai ‘Ragazza, se mai si rimetti in forma, sarai pericolosa, da non sottovalutare.’”
    Evert finì per vincere quel torneo a Akron, battendo Olga Morozova 6-4 6-4 in finale. Le due si ritrovano poi a St.Petersburg, su terra battuta americana, stavolta in semifinale. La spuntò ancora Evert, con lo score di 7-5 6-3. Chris vinse le loro prime cinque sfide; Martina strappò il primo successo contro la statunitense nel 1975, nei quarti di finale del torneo di Washington, al tiebreak decisivo. Quella vittoria per Navratilova fu un vero finale thrilling: il punteggio di 3-6 6-4 7-6 (5-4) fu deciso da un singolo punto, “sudden death” sul 4-4 del tiebreak, che risultò essere quindi un match point simultaneo per entrambe le giocatrici. In seguito il formato del tiebreak venne cambiato con la classica differenza di due punti per arrivare al successo.
    Nelle 80 partite della loro straordinaria rivalità, Navratilova guida con 43 vittorie contro le 37 di Evert. La vittoria più netta di Evert su Navratilova è stata un “doppio bagel”: 6-0 6-0 nella finale di Amelia Island, in Florida, nel 1981; quelle più secche di Navratilova su Evert sono state tre per 6-2 6-0: quello della finale dei Virginia Slims Championships del 1983, poi sempre nel 1983 a New York e la finale del torneo di Amelia Island del 1984.
    Considerando tutte le finali, Navratilova ha chiuso con un bilancio a suo favore di 36 a 25. Nei tornei dello Slam, sempre Navratilova conduce per 14-8, e nelle finali dei Major Martina ha vinto 10 sfide contro le 4 di Chris. Nelle finali di altri eventi non Slam, la rivalità si è chiusa in pareggio con 19 vittorie a testa. Passando alle sfide sulla varie superfici, Evert ha vinto 11 delle 14 partite giocate sulla terra battuta, ma altrove conduce Navratilova: 9-7 sul cemento, 10-5 su erba e 21-14 su tappeto indoor.
    50 anni fa, in una cittadina dell’Ohio, si scrisse la prima pagina di uno dei veri libri d’oro del tennis.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Indian Wells 2023: Il futuro del tennis brilla anche senza i Big Three e Serena

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Getty Images

    Spesso ci si chiede cosa accadrà al tennis quando tutte le grandi stelle che hanno dominato negli ultimi vent’anni lasceranno il campo. Un termine di paragone è stato offerto dalle ultime due settimane a Indian Wells, poiché l’edizione 2023 non ha visto, naturalmente, i ritirati Roger Federer e Serena Williams, mentre, per motivi diversi, Novak Djokovic e Rafael Nadal non hanno partecipato.
    E cosa dicono i dati sulla presenza del pubblico? Il record di spettatori a Indian Wells è stato quasi raggiunto, anche senza il Big Three o Serena. Il totale degli spettatori è stato di 441.983, superando di gran lunga i 330.794 della stagione precedente, che avevano visitato l’Indian Wells Tennis Garden. Tuttavia, è importante sottolineare che è rimasto al di sotto dei 475.372 record stabilito nell’edizione del 2019.
    Il tennis riuscirà davvero a proseguire senza “soffrire” quando il Big Three non saranno più presenti? Per il momento, lo spettacolo è stato offerto da Carlos Alcaraz, che ha vinto il titolo e si è riconfermato al primo posto nel ranking mondiale. LEGGI TUTTO

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    Jannik Sinner su Carlos Alcaraz: “Al momento, si trova ad un livello più alto rispetto a me”

    Jannik Sinner ITA, 2001.08.16 – Foto Getty Images

    Jannik Sinner ha avuto una conversazione con atptour.com prima dell’inizio del Masters 1000 di Miami, torneo in cui potrebbero incrociare nuovamente Carlos Alcaraz in semifinale.
    “Sono molto contento di come sta andando la stagione finora, perché è fondamentale poter competere al massimo fin dall’inizio e sono pronto a lavorare duramente. Ho solo 21 anni, quindi credo che gran parte del mio potenziale sia ancora da sviluppare. Da un po’ di tempo sto lavorando molto sull’aspetto fisico e, onestamente, mi sento molto più forte e consistente in questo aspetto rispetto a solo un anno fa. Mi piace il modo in cui sto giocando, ma ovviamente voglio di più. Per farlo, devo ancora evolvermi molto in termini di intelligenza di gioco e mi riferisco alla selezione dei colpi e alla lettura tattica della partita, così come alla varietà di colpi e alla gestione delle emozioni negli incontri contro i migliori”, ha affermato l’italiano, che parte come decima testa di serie a Miami.
    Chiesta della rivalità che potrebbe svilupparsi con lo spagnolo, Jannik Sinner ha un’idea chiara del punto in cui si trovano attualmente entrambi. “È emozionante confrontarsi con lui, perché le nostre partite sono sempre molto intense, equilibrate e mi spingono al limite. È in questi incontri che si impara di più e lui mi motiva a continuare a migliorarmi come tennista. È straordinario quello che sta facendo, tornare ad essere il numero 1 del mondo è un grande risultato. Al momento, si trova ad un livello più alto rispetto a me, ma credo di poter raggiungere quella posizione se continuo a lavorare come sto facendo. Sono consapevole di avere il potenziale necessario per farlo e ho grande fiducia nel percorso in cui sono impegnato, che mi condurrà a fare le scelte giuste sia dentro che fuori dal campo“. LEGGI TUTTO

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    Parla Jannik Sinner dopo la sconfitta in semifinale ad Indian Wells: “oggi la differenza l’ha fatta il servizio. Fisicamente mi ci vorranno altri 2-3 anni per arrivare al massimo”

    Jannik Sinner ITA, 2001.08.16 – Foto Getty Images

    Parla Jannik Sinner dopo essere stato sconfitto da Carlos Alcaraz nella semifinale di Indian Wells: “C’è mancato poco per un esito diverso. Le scelte che ho fatto in campo erano quelle giuste. Sul 5-4 dovevo seguirla a rete, bravo lui. Ma a rete avevo perso il punto sul 3-3 quando l’ho attaccato sul rovescio. Anche nel secondo, 0-30, avevo risposto bene su una prima abbastanza veloce, poi dopo ha preso il nastro ed è uscita. Oggi non sono riuscito a prendere un po’ di occasioni. Peccato, anche agli US Open uno aveva avuto set point, poi l’ha vinto ugualmente lui. Anche oggi è andata un po’ così, anche lui quando ha fatto la smorzata il primo set finisce lì.Peccato per la partita, oggi la differenza l’ha fatta il servizio. Non sono riuscito a servire nel modo giusto. Le percentuali erano basse, l’ho sentito anche io oggi. Ed è difficile vincere la partita in questo modo. Io sono decisamente ottimista, so che sono molto vicino e che c’è ancora tanto da migliorare. Nei movimenti, con un pochino più di forza riesco a spostarmi ancora meglio, più veloce. Da quel punto di vista sono ottimista. Secondo me sono migliorato tanto negli ultimi mesi e credo di averlo fatto vedere in campo. So però che dopo un anno sarò un altro giocatore ancora. Ma l’obiettivo è quello. Fisicamente mi ci vorranno altri 2-3 anni per arrivare al massimo, perché la mia crescita è stata un po’ più lenta. Devo accettare anche questo. Alla fine ti alleni per giocare nel migliore dei modi in qualunque torneo, e questo è stato positivo: ho battuto un top 5, ho giocato alla pari con Carlos, anche se finisce 6-3 la differenza la fanno uno o due punti“.
    “Da fondocampo mi sento molto bene e forse sono uno dei migliori, ma dall’altra parte credo che per esempio, ieri, abbiamo fatto tanto servizio in allenamento, mezz’ora. Già sapevo che se avessi servito bene gli sarei stato più attaccato ma oggi non ho servito con continuità. Alla fine avevo anche trovato molto meglio la risposta, sul 4-2, sul 5-3. Mi fa sentire bene giocare da fondocampo, ovviamente ci sono anche lì i margini di miglioramento. Soprattutto sulla terra si vedrà perché lì devi variare di più il gioco. Sono curioso di sapere cosa farò sulla terra, ma penso di poter giocare bene anche lì“. LEGGI TUTTO