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    Opelka: “La serie Break Point? Fin dal primo episodio ho pensato che fosse orribile”

    Reilly Opelka

    Reilly Opelka continua a sparare “Ace”, non con la racchetta ma con la sua proverbiale sagacia nei commenti, sempre pungenti e assai diretti. Il gigante USA è fermo da mesi, alle prese con la riabilitazione dall’operazione all’anca, ma resta attivissimo sui social e in varie interviste, nelle quali non si trattiene esprimendo pareri forti, senza peli sulla lingua. Stavolta l’oggetto delle sue critiche è la serie Netflix “Break Point”, che mostra il dietro le quinte del tour Pro. Nel corso del Craig Shapiro Tennis Podcast, condotto dal bravo collega statunitense, Opelka ha affermato che la serie sul tennis è deludente, non riesce minimamente a toccare il livello di interesse di “Drive to Survive”, focalizzata sui piloti di F1, o nemmeno quella sui professionisti del golf poiché manca di trasparenza.
    “Ci sarà una seconda serie di Break Point? Mah, non è una grande notizia. Voglio dire, guardi i pochi sport che hanno fatto le serie Netflix, Formula 1, golf, tennis. Il tennis arriva terzo, ma a grande distanza dalle prime due” commenta Reilly. “Non è un pensiero folle o controcorrente che Break Point fosse uno spettacolo noioso. Ho pensato fin dal primo episodio che fosse orribile. Era troppo semplice. Hanno davvero sminuito troppo tutto quello che c’è nel mondo del tennis. Non hanno mostrato le controversie, i problemi. Sono rimasto sorpreso dalla misura in cui hanno mostrato la F1. In quella serie hai davvero uno sguardo all’interno, è il più trasparente possibile, mentre nel tennis è prevalsa la censura”.
    “E davvero incredibile che siano state le stesse persone a produrre ‘Drive to Survive’, non potresti immaginarlo vedendo la serie sul tennis. È un formato completamente diverso”, ha aggiunto, facendo quindi capire che a suo dire questa serie è stata un’occasione persa confrontandola a quella sui piloti. LEGGI TUTTO

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    Jannik Sinner dopo l’accesso agli ottavi di finale del torneo di Miami: “Posso essere molto contento del mio rendimento in risposta, soprattutto sulla seconda di servizio di Dimitrov”

    Jannik Sinner ITA, 2001.08.16 – Foto Getty Images

    Mentre il numero 1 del mondo, Carlos Alcaraz, attira meritatamente l’attenzione del mondo del tennis, il ventunenne italiano Jannik Sinner sta silenziosamente costruendo una stagione notevole.Sconfiggendo Grigor Dimitrov 6-3, 6-4 domenica sera per raggiungere il quarto turno del Miami Open, l’ex campione delle Next Gen ATP Finals ha portato il suo record stagionale a 18-4, il miglior avvio di sempre per lui in una stagione.In un incontro in cui entrambi i giocatori hanno realizzato il doppio degli errori non forzati rispetto ai colpi vincenti, il trionfo di Sinner è stato sancito dal suo dominio sulla seconda di servizio di Dimitrov, che ha conquistato solamente sette dei 26 punti con la seconda.
    Dichiara Sinner: “È la prima volta che gioco di sera. Sono molto soddisfatto del modo in cui sto servendo e rispondendo in questo torneo. Non è facile battere un tennista come Grigor Dimitrov, che ha tanta capacità di alternare ritmi ed effetti. È stata come una partita a scacchi, con lunghi scambi. Ho finito per rispondere molto bene e sono molto felice di vedere che mi adatto bene a queste condizioni.”
    “Ho giocato più spesso a rete. Si tratta del lavoro che faccio in allenamento ed è frutto della necessità del momento, per mettere in difficoltà il mio rivale che non si aspetta queste giocate. Anche se a volte posso fare più errori del necessario, fa parte della mia crescita poiché cerco sempre di provare cose nuove, aggiungere variazioni al mio tennis. So che devo farlo, è un investimento per il mio futuro. Devo essere un giocatore meno prevedibile”.
    “Mi sto davvero godendo l’atmosfera di questo torneo e devo essere concentrato per adattarmi alle condizioni dato che di notte il campo è più lento e quando c’è vento tutto è più complicato”.
    “Contro Rublev sarà una partita molto impegnativa, colpisce molto forte, ha un solido rovescio e so che dovrò produrre una prestazione di un livello molto alto e prestare attenzione al mio servizio” LEGGI TUTTO

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    Lucas Poulle parla della sua lotta contro la depressione e del suo sogno olimpico

    Lucas Pouille nella foto

    Lucas Pouille ha sperimentato un cambiamento inaspettato nella sua vita prima e dopo il Roland Garros 2022. Ha subito quattro sconfitte consecutive nei tornei quando ha iniziato ad affrontare una nuova battaglia al di fuori dei campi, lottando con se stesso per superarla. In un’emozionante intervista con L’Equipe, Pouille descrive la depressione a cui ha dovuto far fronte, parla di come ha ripreso il controllo della sua vita e della sua prossima grande ambizione.
    “Ho gettato tutte le mie racchette nella spazzatura”“Ho cominciato ad avere un lato più oscuro e sono caduto in una depressione che mi ha portato, dopo il Roland Garros, in Inghilterra, a dormire solo un’ora per notte e a bere da solo. Mi impegno molto, passo settimane intere ad allenarmi affinché, nel momento in cui sono pronto, mi faccio male. Mi sono trovato in ospedale a Nizza per due settimane, in un letto iperbarico per aiutarmi a guarire più velocemente, circondato da malati, morenti, malati di cancro…E io sono lì per una piccola frattura costale. Questo può aiutarti a relativizzare le cose, ma a me faceva molta paura. Non riuscivo a dormire, mi immergevo in qualcosa di cupo. Mi svegliavo con gli occhi sbarrati. Dopo una settimana senza dormire, ho gettato tutte le mie racchette nella spazzatura e ho chiesto alla mia famiglia: ‘Vi sembra normale che, a 28 anni, un padre, pianga tutte le notti nella mia stanza d’albergo ogni volta che perdo?’”.Ogni mattina mi chiedevano se avevo dormito e io mentivo, dicendo di avere allergia al tappeto, al polline o all’erba. Mi chiudevo in me stesso e non ne parlavo con nessuno. Non sono il tipo più loquace. Mi trovavo in un brutto posto e ho detto basta. Altrimenti, sarei finito in un ospedale psichiatrico. Per la mia salute mentale, ho dovuto fermarmi: stavo per sbattere la testa contro il muro. Non mi rispettavo come giocatore e non potevo mostrare quella immagine di me stesso. Il detonatore è stato quando, nel cuore della notte, ho ricevuto una notifica sul cellulare e ho visto una foto di mia figlia. Ho pensato: “Non posso andare avanti così”.
    I Giochi Olimpici 2024“È stato molto interessante uscire dal mondo del tennis: mi ha fatto molto bene alla testa. Tuttavia, mi sono reso conto che il tennis è la mia vita e così ho ripreso la racchetta. Penso ai Giochi Olimpici tutti i giorni. È l’unico evento a cui non ho partecipato. Essere ai Giochi di Parigi sarebbe l’esperienza della mia vita. Voglio provarci, anche se so che il mio corpo potrebbe cedere di nuovo e li sarebbe la fine”. LEGGI TUTTO

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    Haas contro le lunghe sessioni serali: “A nessuno interessa vedere tennis alle 1 o 2 di notte”

    Tommy Haas

    Tommy Haas, ex n.2 al mondo e oggi direttore del Masters 1000 di Indian Wells, si è detto fermamente contrario alle lunghe sessioni serali, soprattutto quelle agli US Open. Ne ha parlato nel corso del Rennae Stubbs Tennis podcast, in cui ha tracciato un bilancio molto positivo del “suo” torneo, soffermandosi anche sulla dibattuta questione della programmazione serale. Ovviamente il prime time tv è il piatto più ricco di giornata, sia per gli sponsor che per gli spettatori nei giorni lavorativi, ma secondo il tedesco è necessario porre un limite perché oltre una certa ora, giocare non è producente né per i giocatori, né per il pubblico.
    L’esempio è venuto dalla spettacolare partita tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz all’ultima edizione dello Slam di NY, una battaglia clamorosa e bellissima, ma durata oltre 5 ore e quindi terminata addirittura alle 2.50 orario locale. Troppo tardi.
    “Non credo che a nessuno di noi piaccia guardare il tennis all’1, o peggio alle 2 della notte, e i giocatori non lo meritano, neanche negli Slam, nonostante abbiamo l’opportunità di recuperare il giorno successivo. Se escono dal campo alle 2 del mattino, tra il post partita, stampa, massaggi, non vanno a dormire fino alle 05:30 del mattino. Quindi, anche per il loro ritmo, è molto dura recuperare” afferma Haas.
    “Questo succede troppo spesso a US Open. Nonostante la buona volontà, a volte, non riesco a tenere gli occhi aperti così tardi. Sono le 2 del mattino e stanno ancora giocando…”
    Continua Tommy: “Ancora più importante, è il rispetto per i tifosi, quelli che stanno soffrendo così come i giocatori e se ne stanno seduti fino alle 2 del mattino, ma poi devi andare a lavorare il giorno dopo. Spero che i tornei prendano in considerazione queste cose e provino iniziare le partite in anticipo”.
    Haas quindi lancia una proposta: “Non penso sia giusto continuare così. Non credo ci sia un altro sport che ha orario di gioco del genere, è una situazione che dura da tempo, è necessario affrontare il tema. La folla di New York è un po’ diversa perché a loro piace stare alzati un po’ più tardi e divertirsi. Ma, credo che si dovrebbe mettere un limite, tipo mezz’ora dopo la mezzanotte o alle 1, andare oltre la soglia limite è superata”.
    Una posizione comprensibile, ma in realtà US Open negli ultimi anni sta andando esattamente nella direzione opposta. Infatti sui campi principali, in particolare l’Arthur Ashe, è stato tolto un match nella sessione diurna e mantenute le due partite della sessione serale, o meglio notturna. Forse, seguendo l’idea di chi oggi dirige uno dei tornei più importanti, sarebbe corretto anticipare la sessione serale, anche se come tutti sanno la durata degli incontri è assai variabile in uno Slam, si può andare a due a cinque ore per i match maschili, quindi avendo due partite in programma è sempre assai rischioso. LEGGI TUTTO

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    Polemica a Indian Wells e Miami: Potapova difende l’uso della maglietta dello Spartak Mosca e sogna Wimbledon

    Polemica a Indian Wells e Miami: Potapova difende l’uso della maglietta dello Spartak Mosca e sogna Wimbledon

    La polemica si è scatenata a Indian Wells quando Anastasia Potapova è apparsa in campo con una maglietta dello Spartak Mosca, in un momento in cui tutti i simboli relativi alla Russia sono banditi dal tennis, a causa del conflitto in corso in Ucraina.
    Ora, a Miami, Potapova è tornata protagonista per aver affrontato – e sconfitto – l’ucraina Marta Kostyuk e, dopo questa vittoria, la tennista russa si è difesa dalle critiche per aver indossato una maglietta di una squadra russa. “Non c’era alcuna intenzione politica con questa maglietta. Sono una grande fan dello Spartak fin da quando avevo dieci anni. Mio padre ha costruito parte dello stadio della squadra, quindi è parte della nostra famiglia. Sono rimasta sorpresa da tutto ciò che è successo, perché non avevo alcuna cattiva intenzione”, ha assicurato Potapova, che ha anche espresso il desiderio di competere a Wimbledon.
    “Sogno di farlo perché è uno dei miei posti preferiti della stagione. Posso solo pregare e aspettare quello che succederà. Se riusciremo a competere, sarò molto felice”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Consegnato a Nicola Pietrangeli il ‘Premio Enzo Bearzot’ alla carriera

    Nicola Pietrangeli nella foto

    Una lunga ed emozionante standing ovation ha accolto Nicola Pietrangeli sul palco della Sala dei Baroni presso il Maschio Angioino di Napoli. Nel corso della cerimonia di consegna del ‘Premio Enzo Bearzot’, che in questo 2023 è andato al tecnico del Napoli Luciano Spalletti, alla leggenda del tennis italiano è stato assegnato il Premio Speciale alla Carriera. Per la prima volta nella sua storia il ‘Premio Bearzot’ valica i confini del suo sport e viene assegnato ad un atleta non legato direttamente al mondo del calcio. “Un premio calcistico per la prima volta ad un atleta di un altro sport: un altro dei miei record!”, ha dichiarato Pietrangeli visibilmente commosso.
    Gli innumerevoli trionfi, su tutti due edizioni del Roland Garros e degli Internazionali d’Italia, il fondamentale ruolo avuto nella trionfale edizione 1976 della Coppa Davis, il suo passato da calciatore e la capacità di conquistare il cuore degli appassionali; questi i motivi che hanno spinto la giuria a scegliere Nicola Pietrangeli per il prestigioso riconoscimento.“Il più grande tennista italiano di sempre arriva alla soglia dei 90 anni anche con la soddisfazione di aver vinto da allenatore – o come si diceva un tempo ‘capitano non giocatore’ – il suo mondiale, portando in Italia nonostante le polemiche e i venti contrari la famosa Coppa Davis del 1976 – si legge nella motivazione – . Uomo dai tanti talenti, Pietrangeli ha sempre intrecciato la sua vita con il mondo del calcio, allenandosi per anni e con buoni risultati con la Lazio e con la Roma. Soprattutto, nell’alternare le palle da tennis al pallone ha piazzato nei primi anni Cinquanta un colpo vincente, inventando con un gruppo di amici il calcetto e regalando così meritoriamente un’opportunità di fare squadra e sport a generazioni di appassionati dopolavoristi italiani”.
    Istituito nel 2011 per onorare la memoria del commissario tecnico della Nazionale Italiana Campione del Mondo nel 1982 in Spagna, il ‘Premio Nazionale Enzo Bearzot’ -promosso da ACLI e FIGC, quest’anno anche con il patrocinio della FITP- viene conferito ogni anno al miglior tecnico italiano.
    L’albo d’oro:2011 – Cesare Prandelli2012 – Walter Mazzarri2013 – Vincenzo Montella2014 – Carlo Ancelotti2015 – Massimiliano Allegri2016 – Claudio Ranieri
    2017 – Maurizio Sarri2018 – Eusebio Di Francesco2019 – Roberto Mancini2020 – Paolo Rossi (alla memoria)2022 – Roberto De Zerbi2023 – Luciano Spalletti LEGGI TUTTO

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    Dominic Thiem: sconfitta a Miami e ricerca di fiducia in vista della stagione su terra battuta

    Dominic Thiem AUT, 1993.09.03 – Foto Getty Images

    L’austriaco Dominic Thiem fatica a risollevarsi. Dopo la sconfitta contro Lorenzo Sonego al Miami Open con il punteggio di 7-6(7) 6-2, Thiem ammette di aver perso il controllo del match nel secondo set. “È stato un primo set molto equilibrato. Purtroppo, dopo il tiebreak, ho perso la concentrazione per un brevissimo periodo. Mi sono ritrovato sotto 4-0 e solo in quel momento sono riuscito a rientrare in partita, ma queste cadute di tensione non sono positive. La leggera perdita di concentrazione o di intensità è stata anche la ragione per cui ho perso il secondo set”, ha dichiarato.
    L’austriaco si appresta ad affrontare la stagione su terra battuta senza brillanti risultati nei primi Masters 1000 dell’anno. “C’è anche una certa mancanza di fiducia in me stesso e devo lavorare per recuperarla”, ha affermato Thiem. Il suo prossimo obiettivo sarà l’ATP 250 di Estoril, che inizierà il 3 aprile. Inoltre, ha rivelato che potrebbe tornare a giocare nel circuito Challenger per qualche giorno dopo quel torneo, al fine di “ottenere alcune vittorie” che gli restituiscano la fiducia di cui ha bisogno attualmente. LEGGI TUTTO

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    Rios: “Federer e Djokovic? Li vedi e non dici ‘che spettacolo’. Mi piacciono Fognini e Kyrgios”

    Marcelo Rios

    Marcelo Rios, indimenticabile mancino cileno e n.1 al mondo nella primavera del 1998, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito allo spettacolo prodotto da alcuni campioni dell’epoca attuale che faranno certamente discutere. Interpellato su ESPN Cile dal collega Ricardo Shannon, il finalista agli Australian Open ’98 ha criticato lo spettacolo prodotto da Federer e Djokovic, a suo dire grandi giocatori ma in fondo non così attraenti da vedere.
    “Federer per me non è un giocatore che vedi e dici ‘wow, che divertimento’. Mi piace il modo in cui gioca perché ha una facilità incredibile, molto intelligente in campo, davvero bravo. Ma non è un Kyrgios, un Fognini, giocatori che quando li vedi ti aspetti che facciano qualcosa di particolare, che facciano un po’ casino. È più divertente. E neanche Djokovic ritengo sia un ragazzo divertente in campo”.
    Il cileno critica aspramente il tour, già a suoi tempi fin troppo impostato su canoni a lui sgraditi: “Il tennis ha sempre avuto troppe restrizioni. Se urli, prendi una multa; se lanci la racchetta, un’altra multa. Nelle conferenze stampa non si poteva parlare male di nessuno. Wimbledon ti fa vestire di bianco facendoti sembrare non so cosa. Il tennis è noioso, è come guardare il cricket. Poi esce uno come Kyrgios e rivoluziona tutto. Lui è diverso, intrattiene, riempe gli stadi, è uno spettacolo. Anche la mia personalità era un po’ “sbagliata” per quel che ti viene insegnato. Attiravo molta attenzione lanciando racchette o dicendo “vecchia stronza” a chi mi infastidiva (lo disse a una signora fastidiosa tra la folla, ndr). La gente con me in campo non si è certamente annoiata”.
    Rios è stato un vero talento, produceva un tennis fantastico per anticipo, cambi di ritmo e geometrie improvvise, ma è sempre stato un personaggio a dir poco scomodo e sopra le righe. Leggendaria la sua maleducazione quando a Wimbledon si rivolse a Monica Seles intimandole “togli di mezzo il tuo grasso culo” mentre stavano partecipando a una cena… Queste a tante altre perle hanno condito una carriera che ben racconta il personaggio, affascinante ma davvero difficile da gestire. LEGGI TUTTO