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    Marketing e sport: un binomio destinato a crescere!

    Il mondo è in continuo cambiamento, muta, si evolve. Anche lo sport cambia e si adatta; nel corso degli anni abbiamo visto cambiare anche l’immagine degli sportivi, dei club e delle federazioni, adattandosi ai social network e ai nuovi canali di distribuzione del prodotto. Dietro questi cambiamenti c’è uno studio. Nel marketing è fondamentale sapere leggere questi cambiamenti e sfruttarli. E questo vale anche per il marketing sportivo, che ha saputo adattarsi alle nuove tecnologie disponibili, mutando il proprio modo di pubblicizzarsi e di valorizzare il proprio prodotto. 

    Marketing sportivo: come si sta evolvendo

    Il marketing punta a sfruttare questi cambiamenti e ad acquisire nuovi clienti, andando incontro alle nuove esigenze dei consumatori. Lo streaming online, ad esempio, è cresciuto del 22% solo nell’ultimo anno e secondo gli analisti continuerà. Bisogna sempre continuare a studiare per tenersi aggiornati e saper cogliere al meglio le opportunità che il mondo ci mette davanti. 

    Un esempio di Sport, un esempio di Marketing: Cristiano Ronaldo, CR7

    Il mondo digitale ha reso più rapidi i processi di crescita o di perdita del proprio pubblico. L’esempio più eclatante è il recente approdo di Cristiano Ronaldo all’Al Nassr. Il fenomeno portoghese ha saputo creare un proprio brand (CR7) che lo ha reso in grado di muovere milioni di persone sui social network. Prima dell’arrivo di Ronaldo, l’Al Nassr contava circa 600 mila followers sul proprio account Instagram, oggi ha già superato gli 11 milioni! 

    Calcio e Marketing? Crescono gli eSports

    Il valore di mercato del marketing sportivo è il secondo asset dopo quello della pubblicità, seguito da vicino dal lancio di prodotti e dalle sponsorizzazioni. Grazie alla tecnologia blockchain il calcio e gli e-sports sono sempre più vicini. Gli e-sports, con oltre 300 milioni di spettatori in tutto il mondo rappresentano una grande possibilità di crescita e di acquisire nuovi clienti. 

    Formula 1 e metaverso: arriva l’Autodromo di Monza

    E non è solo il mondo del calcio a muoversi in questo nuovo mondo ed a sfruttarne le infinite possibilità, ma tutto lo sport. Nella Formula 1 abbiamo visto l’ingresso dell’autodromo di Monza nel metaverso. Il circuito sarà ricreato nella realtà virtuale, per permettere agli utenti di poter vedere le gare e visitare la struttura da remoto. Sempre i dirigenti dell’autodromo erano stati i primi a creare degli NFT del circuito e ora saranno i primi ad accedere al metaverso. 

    Come studiare il Marketing Sportivo: Zeta Jobs Academy

    Zeta Jobs Academy si occupa proprio di studiare questo nuovo mondo e formare i prossimi professionisti nel settore, potendo vantare relatori di grande esperienza nel campo come Francesco Melidoni founder e ceo di AOT – Arts on Token e Mod – Management on Demand; Lorenzo Governatori, specialista di e-commerce ed ex Dirigente della Basket Fabriano; Federico Porrozzi, direttore responsabile di Motosprint; Simone Zaccaria, direttore creativo di Motosport Network e MotorLAB. Per maggiori informazioni sul corso di Zeta Jobs Academy clicca qui LEGGI TUTTO

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    Cresce la Ferrari figlia di Binotto: ecco i dettagli

    ROMA – Tu chiamala, se vuoi, Ferrari ibrida. Non nel senso del motore termico-elettrico, che in quella realtà siamo calati da un bel pezzo, ma proprio di squadra che racchiuderà due elementi tra loro discordanti: la macchina da una parte e tutto ciò che ci gira attorno dall’altra, compreso il nuovo team principal, ruolo per il quale Frédéric Vasseur rimane in pole position (sarà cosa fatta, ma non lo dicono). Paradossalmente il corpo estraneo non sarà il nuovo capo, ma la vettura. Perché il team entrerà in metamorfosi, la Scuderia perderà la sua autonomia, la chimica sarà del tutto nuova e il solo pensarlo fa tremare le vene, ma la macchina – la Rossa! Il corpo oggetto di venerazione planetaria – sarà quella firmata da Mattia Binotto, piaccia o meno.
    Meriti ed eredità
    Cosa ne verrà fuori dunque? La nuova dirigenza metterà il cappello sui pregi cercando di assumersene il merito? O in presenza di un difetto lo esalterà per denunciare la molto italica “pesante eredità ricevuta”? Di certo la macchina-di-Binotto-nel-team-di-Vasseur, ibrido tendente al mostruoso, promette di essere «una bomba» come ha rivelato Günther Steiner, capo della Haas. Giovedì scorso ha incontrato Binotto, quindi ha riferito: «Mi ha detto che il motore del 2023 sarà una bomba. E se sarà competitivo ciò sarà positivo anche per noi, perché vorrà dire che avremo una grande power unit». Ricordiamo che nulla sta accadendo per caso: la fragilità del motore Ferrari nel 2022 fu il prezzo da pagare – previsto e accettato – per l’investimento sul 2023. Si volle varare un’unità che avrebbe permesso alla Ferrari di uscire dalla crisi innescata dalle sanzioni di fine 2019 e di tornare a battersi alla pari con Mercedes e Honda. L’asticella della potenza fu posta molto in alto perché in quel campo non si sarebbe potuto toccare più nulla, per regolamento, mentre gli interventi sull’affidabilità sono consentiti.
    Punti forti
    Secondo investimento sul 2023: non rattoppare i problemi che causarono le fragorose rotture del 2022 (Barcellona e Baku per Charles Leclerc, Red Bull Ring per Carlos Sainz), ma intervenire profondamente sulle cause, identificate nella zona dell’iniezione (quella più innovativa del motore 066/7). Ciò ha imposto un calo delle potenze, che saranno nuovamente disponibili nel 2023. Ma nella Ferrari reloaded. Poi tutte le migliorie apportate all’aerodinamica, sempre dallo staff di Binotto: la conferma della carrozzeria-ala dalle linee morbide, ancorché riviste, un nuovo fondo concettualmente simile a quello della Red Bull, più alto (come richiesto dalla direttiva tecnica 39 entrata in vigore per ridurre il saltellamento) ma finalmente con un adeguamento delle sospensioni, non modificabili nella scorsa stagione.
    Il vantaggio
    Geometrie invariate (push rod anteriore e pull posteriore, come negli ultimi anni) perché la F1-75 è una nuova vettura e non ci sono schemi da rompere, e non per ultimo una nuova conoscenza delle gomme, che infatti negli ultimi GP non hanno mostrato criticità nell’usura. Lo stesso Binotto poco prima del suo esonero – ah no, scusate, sono dimissioni – aveva messo in chiaro: «I due grandi aspetti da migliorare nel 2023 saranno l’affidabilità della power unit, priorità assoluta, e la velocità della macchina perché siamo stati spesso molto competitivi in qualifica, ma non sempre in gara». Tenendo conto che Red Bull potrà sviluppare meno della Ferrari in galleria del vento (e non di poco: -15% dopo le sanzioni per sforamento del budget cap 2021) e che il ritorno di Mercedes al vertice non è scontato, la Rossa che verrà potrebbe davvero recitare un ruolo da primadonna. Ma non sarà Binotto a godersela. Poi la vera Ferrari di Vasseur o chi per lui la vedremo nel 2024, ma questa è un’altra storia.
    Guarda la galleryLa Ferrari leggendaria di Schumacher è in venditaClicca qui per non perderti tutte le news ed i pronostici di Formula 1 LEGGI TUTTO

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    Binotto via? Caos Ferrari. La Scuderia smentisce ma l’atmosfera è rovente

    Mattia Binotto fuori, dentro Frederic Vasseur. Questa la voce che mette in subbuglio la Ferrari, i ferraristi, i tifosi del Cavallino. La Ferrari spiega che “non commenta le voci”, poi si affida a una smentita ufficiale: «In relazione alle speculazioni apparse su alcuni organi di stampa relative alla posizione del Team Principal della Scuderia, Mattia Binotto, Ferrari comunica che si tratta di voci totalmente prive di fondamento». L’impressione è che a Maranello sia scoppiato il caos, cosa che non è mai un bel segnale. C’è ancora una gara da correre con un obiettivo che vale molti soldi (in tempi di tagli non si parla di noccioline, ma di una decina di milioni) e soprattutto c’è da portare a compimento il varo dell’auto 2023, già quasi pronta per il Mondiale che verrà. Nessuno sa dire (o prevedere) se con la permanenza di Mattia Binotto al vertice si andrà incontro, finalmente all’anno del tanto agognato mondiale. Ma non è difficile scommettere che l’eventuale siluramento di Binotto (brutto termine, ma almeno chiaro) renderebbe più complicata la strada verso il vertice. Red Bull e Mercedes hanno nella stabilità nei ruoli chiave la ricetta vincente, più la Red Bull che la Mercedes. Dove, comunque, è chiaro chi comanda (da anni, essendo team principale e anche proprietario, cioè Toto Wolff).Guarda la galleryBinotto via dalla Ferrari? Sui social si scatena l’ironiaClicca qui per non perderti tutte le news ed i pronostici di Formula 1 LEGGI TUTTO

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    Bivio Red Bull, accordo o processo

    «C’è solo un eccesso di uno o due milioni di dollari: gli errori sono stati commessi sui conteggi dei buoni pasto e delle assenze per malattia. Ci si aspetta che Red Bull venga multata e non è in pericolo il primo titolo mondiale di Verstappen». Ma è certamente di parte il commento del Telegraaf, testata olandese ovviamente al fianco di Max-Max-SuperMax. Vale tutto, al momento, e anche il suo contrario. Lo conferma l’unico report finora ufficiale, visto che sancisce la colpevolezza della Red Bull per un’infrazione procedurale e una cosiddetta minore (budget sforato di una cifra fino a 7,2 milioni di dollari), mentre la squadra bibitara propone con forza una narrazione opposta, mostrando i muscoli e l’intenzione di ricorrere ai tribunali, sportivi e non.
    Buffetto o fucilazione?
    Poi c’è la realtà percepita, che galleggia in una vaghezza totale: non si sa di quanto Red Bull abbia ecceduto nelle spese, quando e come, per quali voci, con quali vantaggi. E siccome le sanzioni per i “Minor Overspend Breaches”, infrazioni minori per eccesso di spesa, spaziano dalla reprimenda alla cancellazione di punti nel Mondiale con limitazione dello sviluppo nell’anno successivo – che è come dire dal buffetto al plotone d’esecuzione – è chiaro che il caso spalanchi mille possibili scenari. Ascoltando persone informate nell’ambiente ne emergono due: uno vagamente liberatorio che assicurerebbe alla Red Bull un danno contenuto ma manderebbe in bestia i team concorrenti, e uno con pene severe e comunque commisurate allo sgarro, che è stato tutt’altro che “minore” (il legislatore sportivo dovrebbe anche trovare un altro aggettivo più calzante perché questo non funziona, non spiega e anzi sembra scelto apposta per sollevare cortine fumogene).
    Il patteggiamento
    La scelta tra i due percorsi è fondamentalmente in mano alla Red Bull, perché l’organo che ha accertato le infrazioni – la Cost Cap Administration – può aprire un patteggiamento e certamente proverà a farlo. Questa facoltà viene concessa dall’articolo 6 del regolamento finanziario e si chiama Accepted Breach Agreement (ABA), accordo di violazione accettata. Vantaggi per la Red Bull: non doversi sottoporre al processo del Cost Cap Adjudication Panel, poter presumibilmente contare su sanzioni mitigate e non sulla «pena esemplare» richiesta da Ferrari e Mercedes, sbrigare la faccenda in poche settimane. Svantaggi per la Red Bull: dover ammettere la propria colpevolezza in modo ufficiale e definitivo, senza alcuna possibilità di appello.
    Il processo
    Un giudizio del Panel potrebbe invece concludersi con sanzioni pesanti, ma non lo saranno tanto da devastare il vissuto della Formula 1: difficilmente verrà cambiato l’esito del Mondiale 2021 e anche di quello che ha appena visto Verstappen vincere il suo secondo titolo. Mentre lo sviluppo della Red Bull nel 2023 potrebbe subire limitazioni, in modo che Milton Keynes sconti il vantaggio acquisito col doping finanziario nel 2021 (e del 2022 si ragionerà l’anno prossimo).
    Conclusioni 
    Allo stato delle cose riteniamo più probabile l’accordo ABA, che disturberebbe Ferrari e Mercedes ma farebbe comodo sia a FIA sia a Liberty Media, perché consegnerebbe lo spinoso caso agli archivi. Solo a titolo di ipotesi: se Red Bull avesse sgarrato di due milioni potrebbe chiudere la questione pagando alla FIA il quintuplo, quindi dieci milioni. E comunque non sarebbe giusto perché sancirebbe il diritto di barare pagando un condono. In Mercedes ne hanno già parlato e, se fosse davvero questo il punto di caduta, la Stella è pronta a programmare extrabudget e relativa multa per recuperare prestazione e tornare al vertice. A quel punto, tanto varrebbe stracciare il regolamento finanziario, concepito per lo scopo esattamente contrario: livellare lo squilibrio nella Formula 1 dei Ricchi e Poveri.  LEGGI TUTTO

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    Caos F1, tutto il peggio visto in un solo gran premio

    “È finita così. Senza un vero perché”. Bisogna ricorrere a Little Tony per dare un senso ad una Formula 1 che a Suzuka mette sul palco tutte le sue inefficienze. Con il “perché” della canzone che trova risposta in una FIA impegnata a trasformare la crescente complessità delle regole, tecniche e sportive, in un caos ingestibile. I cui effetti hanno finito per generare la crescente discrezionalità che ha caratterizzato la stagione.

    E così a Suzuka Max Verstappen prende atto di aver conquistato il suo secondo mondiale da un intervistatore al quale, poco prima, lo stesso pilota aveva espresso il rammarico per dover rimandare l’appuntamento con il titolo. Allo stesso modo i tempi lunghi che a Singapore hanno posticipato la classifica finale, in Giappone si contraggono a pochi secondi quando si tratta di applicare la sanzione a Charles Leclerc. Poco importa che nelle qualifiche il comportamento di Max Verstappen che solo per un caso non ha avuto drammatiche conseguenze, si sia risolto con un tenero rimbrotto del direttore di gara. E non bastano gli “occhi di Tigre” di Matteo Binotto, rintanato a Maranello per concentrarsi sulla monoposto del 2023, a cambiare la situazione. Una scelta discutibile per una squadra che può contare su piloti e monoposto efficienti ma soffre per una direzione incerta. I cui effetti si traducono in una progressiva perdita di rispetto da parte delle istituzioni sportive. Quel rispetto di cui gode la Red Bull e il cui valore sembra prezioso per far fronte senza troppi danni alle accuse relative al possibile sfondamento del budget cap. In compenso nessuno ha avuto il coraggio, con l’eccezione di Gasly, di mettere sotto accusa una organizzazione così efficiente da mettere in pista un trattore mentre ancora i piloti, sia pure con bandiera rossa esposta, si stavano rimettendo in fila dietro la Safety Car. Un episodio reso ancora più drammatico dalla pioggia e dalla conseguente mancanza di visibilità. La stessa situazione che sullo stesso circuito, il 5 ottobre del 2014, sarebbe costata la vita a Jules Bianchi.

    Ed è stata propria la pioggia a condizionare una gara che sospesa per quai due ore, ha finito per condensarsi in poco più di 45’. Una lunga attesa che al contrario delle canoniche due ore, ha regalato una corsa serrata, priva di pause, ricca di episodi capaci di far trattenere il fiato agli spettatori. Prezioso suggerimento per il futuro. LEGGI TUTTO