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    F1 Ferrari, Vasseur e l’amico Wolff: “Lo contrasterò su tutti i fronti”

    ROMA – “Lotteremo in pista, discuteremo davanti alla direzione gara e alla FIA, e anche sul Patto della Concordia. Lotteremo dentro e fuori dalla pista”. Frederic Vasseur non usa giri di parole per promettere “guerra” all’amico e collega Toto Wolff in vista della nuova stagione di F1, in cui i due si troveranno a doversi giocare le posizioni che contano, uno in Ferrari e l’altro in Mercedes. Il neo team principal del Cavallino ha poi spiegato i vantaggi di godere di buone relazioni nel paddock: “Per il bene maggiore, è un ottimo vantaggio che ci sia collaborazione tra i team, quando si tratterà di dover trovare un accordo tra scuderie e F1. Io ho un buon rapporto con quasi tutti i colleghi, penso che sia sempre una buona cosa”. 
    Le polemiche su Ben Sulayem
    Vasseur ha poi commentato tutte le ultime polemiche nate attorno al presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, tra la guerra aperta con Liberty Media e i vecchi commenti sessisti scovati dal The Times. Secondo Vasseur, il rumore attorno a queste importanti questioni “diminuirà appena metteremo piede in pista, ne sono convinto. Sicuramente ci saranno discussioni, ma spero che ci si possa concentrare sul lato sportivo”.  LEGGI TUTTO

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    F1 Ferrari, Vasseur: “Conosco Leclerc da tanto, è un vantaggio per tutti”

    ROMA – Dopo l’annuncio degli scorsi mesi, Frederic Vasseur ha cominciato a muovere i primi passi ufficiali nel mondo Ferrari. Il dirigente francese era infatti presente ai recenti test di Fiorano, da dove ha rilasciato le prime dichiarazioni e dove ha avuto il primo contatto diretto con i due piloti. In particolare, fino dal giorno della sua firma, il dibattito si è mosso sul rapporto tra Vasseur e Charles Leclerc, un rapporto nato diversi anni fa, già al tempo dei kart, e suggellato nel 2018, quando il francese scelse il classe ’97 come pilota in Sauber. “Seguo Charles dai tempi del karting. Dopo un periodo alla ART, in F3, lui ha esordito in F1 con la Sauber, per cui siamo sempre stati vicini. È un vantaggio per me, perché lo conosco bene, ed è un vantaggio anche per lui, perché conosce bene me“, ha dichiarato Vasseur all’emittente transalpina Canal+.
    “Nessuna gerarchia”
    Vasseur ha poi concluso ribadendo un tema già introdotto, ovvero la volontà di non cominciare la stagione definendo una gerarchia a priori tra Leclerc e Carlos Sainz: “Siamo in un momento in cui non possiamo avere piloti favoriti, e non ce ne saranno, perché abbiamo un obiettivo molto chiaro: vincere. E vincere con la Ferrari, non vincere con uno o con l’altro pilota. Il nostro obiettivo è dare ad entrambi tutti i mezzi per fare un buon lavoro. Ma se a un certo punto della stagione fosse necessario spingere di più un pilota rispetto all’altro per vincere il campionato, prenderò questa decisione senza alcun problema“.  LEGGI TUTTO

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    Ferrari, Windsor: “A Silverstone capii che Binotto aveva i giorni contati”

    ROMA – La Ferrari si presenta ai nastri del campionato 2023 di F1 con la novità dell’avvicendamento tra Mattia Binotto e Frederic Vasseur per il ruolo di team principal, in seguito al complicato finale di stagione che ha portato all’addio dell’italiano. Un tema che ha generato un dibattito importante nel corso dei mesi, soprattutto alla luce della seconda parte di stagione non brillante da parte del Cavallino. A dire la propria sull’argomento è stato anche Peter Windsor, general manager della Rossa negli anni ’80, il quale ha spiegato qual è stato, secondo lui, il momento che ha decretato la definitiva rottura tra il mondo Ferrari e Binotto: “Penso che il cumine sia stato il finale del Gran Premio di Silverstone, in cui Charles Leclerc è stato inspiegabilmente lasciato in pista con gomme usate; era l’unico in quelle condizioni, e poi ne ha pagato le conseguenze”, ha spiegato sul proprio canale Twitch. La gara venne invece vinta da Carlos Sainz, che per la prima volta in carriera è salito sul gradino più alto del podio. 
    Il dito puntato a Leclerc
    “Era una gara che avrebbe dovuto vincere – ha aggiunto Windsor -, ed essendo ovviamente infuriato, nel team radio se l’è presa con tutti, credo soprattutto con Binotto. E dopo essere sceso nel parco chiuso, Mattia gli si è avvicinato e gli ha fatto quel gesto con il dito, come a dirgli ‘Non parlare così, sono io il capo qui’. È lì che ho pensato che Binotto avesse i giorni contati, perché non è possibile rivolgersi in questo modo a una forza della natura come Leclerc”.  LEGGI TUTTO

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    Ferrari, Windsor: “Addio Binotto? Ecco l’episodio che fece traboccare il vaso”

    ROMA – La stagione 2023 di F1, per Ferrari, si apre con la grande novità del cambio di team principal, con la fine burrascosa del rapporto con Mattia Binotto e il conseguente avvicendamento con Frederic Vasseur. Un tema che ha generato un dibattito importante nel corso dei mesi, soprattutto alla luce della seconda parte di stagione non brillante da parte del Cavallino. A dire la propria sull’argomento è stato anche Peter Windsor, general manager della Rossa negli anni ’80, il quale ha spiegato qual è stato, secondo lui, il momento che ha decretato la definitiva rottura tra il mondo Ferrari e Binotto: “Penso che il cumine sia stato il finale del Gran Premio di Silverstone, in cui Charles Leclerc è stato inspiegabilmente lasciato in pista con gomme usate; era l’unico in quelle condizioni, e poi ne ha pagato le conseguenze”, ha spiegato sul proprio canale Twitch. La gara venne invece vinta da Carlos Sainz, che per la prima volta in carriera è salito sul gradino più alto del podio. 
    La ricostruzione
    “Era una gara che avrebbe dovuto vincere – ha aggiunto Windsor -, ed essendo ovviamente infuriato, nel team radio se l’è presa con tutti, credo soprattutto con Binotto. E dopo essere sceso nel parco chiuso, Mattia gli si è avvicinato e gli ha fatto quel gesto con il dito, come a dirgli ‘Non parlare così, sono io il capo qui’. È lì che ho pensato che Binotto avesse i giorni contati, perché non è possibile rivolgersi in questo modo a una forza della natura come Leclerc”.  LEGGI TUTTO

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    Ansia da simulatore e prove in pista, le big s’interrogano

    TORINO – Nella Formula 1 di oggi, così legata alle simulazioni (e non solo al simulatore di guida), si scopre quella che si potrebbe chiamare un’ansia da simulazione. Tanto che uno dei concetti più ricorrenti è quello della correlazione: s’intende la correlazione tra dati teorici e dati veri, quelli raccolti in pista. Che ci sia un certo scostamento tra quanto ci si attende e quanto si tocca con mano è ormai assodato da progettisti, ingegneri, piloti e altre figure tecniche. Il nodo è sempre sapere quanto valga in termini di prestazioni – non solo nei riscontri cronometrici – l’eventuale scostamento. Ne ha parlato nei giorni scorsi il nuovo team principal della Ferrari, il francese Fred Vasseur, premettendo che lui è da poco a Maranello e molte cose deve ancora scoprirle. E tuttavia, ha ammesso, i dati che riguardano la nuova auto sono positivi (anche per quanto attiene il motore). Aggiungendo però che solo quando si scenderà in pista a Sakhir, in Bahrain, la fotografia sarà realistica.
    I dubbi di Toto Wolff
    Più o meno è lo stesso concetto espresso da Toto Wolff, team principal (e comproprietario) della Mercedes che ha manifestato dubbi simili. «Lo scorso anno abbiamo pagato il fatto che nel nostro staff non c’erano ingegneri che si ricordassero delle auto ad effetto suolo – spiega – ma quest’anno dovremmo essere a posto. Le simulazioni sono buone, anche se sono convinto che soltanto in Bahrain capiremo se i nostri problemi sono alle spalle». Dal che si può dedurre che anche in Mercedes, come in Ferrari (e presumibilmente nelle altre squadre, pure in Red Bull) esista l’ansia da simulatore. Si potrebbe tornare ai test più o meno liberi? Forse si dovrebbe, ma con un calendario maxi (24 gare, poi ridotte a 23, comunque tante) e costi da tenere sotto controllo, bisogna fare di necessità virtù. Magari un bene per l’imprevedibilità delle gare, magari no. Lo si scoprirà – anche questo – dal Bahrain. LEGGI TUTTO

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    F1 Ferrari, obiettivo pit stop perfetti: 1.000 prove prima del Bahrain

    ROMA – La nuova stagione di F1 è alle porte, e anche la Ferrari prosegue nel suo lavoro senza sosta per farsi trovare pronta. Un lavoro che non si limita solo allo sviluppo della monoposto e all’azione in pista, dopo i tre giorni di test svolti a Fiorano, ma che riguarda anche altri dettagli che nell’arco della stagione fanno la differenza. Proprio Fiorano (dove si trova anche il nuovo simulatore) è sede del garage in cui i meccanici si allenano sui pit stop. Una vera e propria preparazione atletica, che parte dall’alimentazione, con un programma preciso per limitare gli errori in una delle fasi più spettacolari della gara, dove la tensione sale e ogni centesimi di secondo conta. L’obiettivo è quello di toccare quota 1.000 pit stop provati nel giro di un mese, quindi prima del trasferimento in Bahrain dove, dal 3 al 5 marzo, si svolgeranno i test ufficiali, prima del via alle gare nel fine settimana successivo. 
    Un lavoro certosino che ha visto dei miglioramenti nella scorsa stagione, ma non quanto ci si aspettava in casa del Cavallino Rampante. È quanto sottolinea Diego Ioverno, commentando il dato che ha visto la Ferrari chiudere il 2022 con il 73% di pit stop sotto i 3″, facendo meglio anche di Red Bull: “Non siamo soddisfatti, perché il target era di arrivare all’80%, e non l’abbiamo fatto”, ha spiegato l’ingegnere responsabile dei reparti montaggio ai microfoni di motorsport.com. “Per il 2023 abbiamo alzato l’asticella all’84% e ci stiamo allenando in tal senso, con l’obiettivo di abbassare il 9% di pit stop falliti”, ha aggiunto Ioverno, dove per “falliti” si intendono le soste oltre i 4″50. E se la costanza per certi versi risulta più importante e difficile da raggiungere rispetto alla velocità, c’è da sottolineare il record fatto segnare in questi test: “Abbiamo raggiunto valori straordinari, anche di 1″65. Ma in laboratorio la macchina arriva sempre perfettamente allineata alla postazione e, soprattutto, si ferma esattamente nel punto previsto, mentre durante un Gran Premio entrano in gioco tante altre variabili che rendono l’esercizio molto complicato”. Nel particolare, la monoposto utilizzata è la SF-71 del 2018, spinta dal motogeneratore elettrico MGU-K. 

    “Zandvoort? Non ha sbagliato il meccanico”
    “È fondamentale alzare il livello medio della squadra – continua Ioverno -, dal momento in cui abbiamo notato che i problemi sono emersi soprattutto quando siamo stati costretti a fare delle rotazioni del personale, in una stagione lunga, da 22 Gran Premi”. Considerando che quest’anno le gare saranno 23, appare quindi ancora più fondamentale limare sempre più lo scarto di prestazioni tra “titolari” e riserve: per questo, a Fiorano la squadra è stata divisa in due gruppi: una che lavora il mattino e la seconda il pomeriggio, per un totale di circa venti cambi gomme a sessione, per tre volte a settimana. 
    Non solo livello simile, ma anche interscambiabilità nei ruoli: “Abbiamo pensato di rendere più flessibili le funzioni dei meccanici – aggiunge ancora Ioverno -. Così un addetto alla pistola può allenarsi anche nella sostituzione della ruota”. Infine, sul “caso” della ruota mancante di Sainz a Zandvoort con il meccanico bloccato: “Non è stato lui a sbagliare, ma si è ritrovato bloccato dalla macchina perché la chiamata era arrivata troppo tardi”.  LEGGI TUTTO

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    Ferrari, mai più errori sui pit stop: 1000 test e il record, meno di due secondi!

    ROMA – La Ferrari è al lavoro per presentarsi al meglio ai nastri di partenza della nuova stagione di F1. Un lavoro che non si limita solo allo sviluppo della monoposto e all’azione in pista, dopo i tre giorni di test svolti a Fiorano, ma che riguarda anche altri dettagli che nell’arco della stagione fanno la differenza. Proprio Fiorano (dove si trova anche il nuovo simulatore) è sede del garage in cui i meccanici si allenano sui pit stop. Una vera e propria preparazione atletica, che parte dall’alimentazione, con un programma preciso per limitare gli errori in una delle fasi più spettacolari della gara, dove la tensione sale e ogni centesimi di secondo conta. L’obiettivo è quello di toccare quota 1.000 pit stop provati nel giro di un mese, quindi prima del trasferimento in Bahrain dove, dal 3 al 5 marzo, si svolgeranno i test ufficiali, prima del via alle gare nel fine settimana successivo. 
    Un lavoro certosino che ha visto dei miglioramenti nella scorsa stagione, ma non quanto ci si aspettava in casa del Cavallino Rampante. È quanto sottolinea Diego Ioverno, commentando il dato che ha visto la Ferrari chiudere il 2022 con il 73% di pit stop sotto i 3″, facendo meglio anche di Red Bull: “Non siamo soddisfatti, perché il target era di arrivare all’80%, e non l’abbiamo fatto”, ha spiegato l’ingegnere responsabile dei reparti montaggio ai microfoni di motorsport.com. “Per il 2023 abbiamo alzato l’asticella all’84% e ci stiamo allenando in tal senso, con l’obiettivo di abbassare il 9% di pit stop falliti”, ha aggiunto Ioverno, dove per “falliti” si intendono le soste oltre i 4″50. E se la costanza per certi versi risulta più importante e difficile da raggiungere rispetto alla velocità, c’è da sottolineare il record fatto segnare in questi test: “Abbiamo raggiunto valori straordinari, anche di 1″65. Ma in laboratorio la macchina arriva sempre perfettamente allineata alla postazione e, soprattutto, si ferma esattamente nel punto previsto, mentre durante un Gran Premio entrano in gioco tante altre variabili che rendono l’esercizio molto complicato”. Nel particolare, la monoposto utilizzata è la SF-71 del 2018, spinta dal motogeneratore elettrico MGU-K. 

    Obiettivo alzare il livello della squadra
    “È fondamentale alzare il livello medio della squadra – continua Ioverno -, dal momento in cui abbiamo notato che i problemi sono emersi soprattutto quando siamo stati costretti a fare delle rotazioni del personale, in una stagione lunga, da 22 Gran Premi”. Considerando che quest’anno le gare saranno 23, appare quindi ancora più fondamentale limare sempre più lo scarto di prestazioni tra “titolari” e riserve: per questo, a Fiorano la squadra è stata divisa in due gruppi: una che lavora il mattino e la seconda il pomeriggio, per un totale di circa venti cambi gomme a sessione, per tre volte a settimana. 
    Non solo livello simile, ma anche interscambiabilità nei ruoli: “Abbiamo pensato di rendere più flessibili le funzioni dei meccanici – aggiunge ancora Ioverno -. Così un addetto alla pistola può allenarsi anche nella sostituzione della ruota”. Infine, sul “caso” della ruota mancante di Sainz a Zandvoort con il meccanico bloccato: “Non è stato lui a sbagliare, ma si è ritrovato bloccato dalla macchina perché la chiamata era arrivata troppo tardi”.  LEGGI TUTTO

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    Vasseur esclusivo: “Vince la Ferrari, non Leclerc”

    È conscio che questa sia più una religione che un team?«Sì, è chiaro si tratti della mia più grande sfida di sempre. C’è grande entusiasmo, la attese sono altissime ma dobbiamo riuscire a essere freddi».
    Dov’era quando ha ricevuto la chiamata?«Tranquillo a casa che bevevo un caffè. Ma c’erano state voci e avevo avuto tempo di abituarmi all’idea».
    La cosa che più l’ha impressionata a Maranello?«La lista dei vini (ride). In realtà ero già stato qui perché ero in un team cliente, l’avevo visitata e conoscevo già alcune delle persone. Nessuna sorpresa, piuttosto ho notato che tutti cominciano a lavorare presto e finiscono tardi perché vogliono tornare a vincere. L’obiettivo è chiaro».
    Cosa ha fatto in queste prime due settimane di lavoro?«Ho parlato a quattr’occhi con trenta-trentacinque persone, ho ascoltato i diversi punti di vista. L’atmosfera è molto positiva».
    Cosa c’era di sbagliato nella Ferrari del 2022?«Capire e analizzare cosa e perché sia andato storto è il difficile del mio lavoro oggi. È il mio primo compito, non voglio essere arrogante ma so che passo dopo passo ce la farò».
    Cosa si aspetta dal prossimo Mondiale?«La cooperazione tra responsabili di area è ottima e va replicata a tutti i livelli della piramide. La motivazione è altissima in tutti e ciò mi rende ottimista. Quando serve, qui si smuovono le montagne».
    Mattia Binotto era managing director oltreché team principal, lei è general manager: chi si occuperà della direzione?«La Scuderia è un dipartimento della Ferrari, non un’azienda autonoma: altri schemi porterebbero confusione. Il mio ruolo invece è chiaro: sono qui per far funzionare il team al meglio per vincere il campionato».
    Quando Todt arrivò in Ferrari chiarì che avrebbe avuto come interlocutore solo il presidente: è la stessa cosa per lei?«L’ho detto, la Scuderia è un ramo d’azienda e io riporterò a Mr. Vigna (l’a.d. Benedetto Vigna, ndr). Non so come funzionassero le cose trent’anni fa, adesso è così. Il supporto di John (il presidente Elkann) e quello suo sono totali».
    Perché hanno pensato che lei fosse la persona giusta?«Chiedetelo a John. Posso dire che il mio compito sia mettere ognuno nelle migliori condizioni per fare il suo lavoro. Senza voler essere arrogante: diverse volte ho avuto successo e in trentadue anni al muretto ho affinato questa comprensione».
    La sua prima decisione da team principal?«Prendere lezioni di italiano (ride). Un’ora ogni mattina, dalle sette. Conto di impararlo entro fine stagione».
    Leclerc vorrebbe essere prima guida: è un diritto che Ferrari gli garantirà o dovrà conquistarselo in pista?«Non c’è un pilota numero uno perché numero uno è la Ferrari. L’obiettivo è che vinca la squadra e la mia politica su ciò sarà cristallina: bisogna spingere come matti con entrambi, poi durante la stagione capiremo di più».
    La sua amicizia con Charles ha agevolato il suo arrivo in Ferrari?«Non ne so nulla ma ripeto, sono qui per mettere nelle migliori condizioni la squadra e non lui. Me lo ricordo a dodici anni, scoprii il suo talento vedendolo correre sui kart, ma questo con la mia chiamata non c’entra».
    E cosa pensa di Carlos Sainz?«L’avrei voluto in Renault, poi alla Sauber: credo sia la prova migliore che ho fiducia in lui».
    Punterà al Mondiale già quest’anno?«Quando hai la fiducia di John e Benedetto, persone di valore come quelle della Ferrari, le risorse e due piloti come Charles e Carlos, non puoi puntare ad altro che a vincere».
    Pensa di farcela in così poco tempo?«La Formula 1 è così, devi stare concentrato sulla gara successiva e anche guardare alle auto della prossima generazione. Bisogna lavorare su piani paralleli. Ho appena avuto una riunione sul 2026, ma per essere competitivi allora bisognerà esserlo già da quest’anno. Tutti devono andare nella stessa direzione ed è quel che sta accadendo».
    Todt ci mise sei anni prima di vincere un titolo.«La Formula 1 è cambiata, è passato tanto tempo e non sono concentrato sugli anni Novanta».
    È vero che la macchina sia un secondo più veloce della F1-75?«Ho guardato i dati, ho visto il simulatore, sembra tutto a posto ma dobbiamo aspettare di vederla in pista. I miglioramenti ci sono ma è tutto relativo rispetto a quel che faranno gli altri. L’obiettivo è vincere, non ci sono altre opzioni».
    Ci sarà bisogno di un direttore tecnico?«Enrico (Cardile, ndr) ha gestito bene la situazione trasversalmente nell’organizzazione e continueremo così».
    Ci saranno modifiche nel settore delle strategie?«La questione è sul tavolo e il problema è di gruppo, non dei singoli. Devo capire cosa ha innescato gli errori nel 2022, tra un paio di settimane prenderò decisioni».
    Sente la pressione?«Riesco a dormire anche se le mie notti sono corte. Gestire la pressione è parte del successo e se non si avverte è meglio cambiare lavoro». LEGGI TUTTO