consigliato per te

  • in

    F1, Horner: “Non vediamo l'inaffidabilità della Ferrari come un vantaggio”

    ROMA – La partita per il mondiale tra Red Bull e Ferrari si corre anche lontano dalla pista. Pretattiche e strategie da parte delle due scuderie candidate al titolo Formula 1 2022 continuano senza sosta. Charles Leclerc ha vinto, ma le fiamme che hanno fermato la F1-75 di Carlos Sainz mettono ancora una volta il team di Maranello sotto i riflettori per quanto riguarda l’affidabilità. Christian Horner, numero uno del box Red Bull, ha parlato proprio di questo aspetto in un’intervista ad “Autosport” dove afferma: “Non badiamo ai problemi di affidabilità della Ferrari e non riteniamo che siano un fattore di comfort per noi”
    Le parole di Horner
    “È un aspetto che non possiamo controllare e al quale non possiamo contribuire in alcun modo – ha aggiunto Horner -.Ferrari aveva una macchina molto forte in Austria e potevano tranquillamente concludere la gara con una doppietta. Noi siamo concentrati su noi stessi e sull’estrarre il massimo dal pacchetto a disposizione. Il Mondiale è ancora lunghissimo e tutti i piloti di testa possono vincerlo, in Austria ad ogni modo abbiamo limitato i danni”. LEGGI TUTTO

  • in

    Leclerc e lo scippo dell'orologio da 2 milioni: i ladri napoletani lo hanno portato in Spagna

    Richard Mille personalizzato e riconoscibile
    Dietro il colpo, secondo quanto emerso finora, ci sarebbero tre napoletani pregiudicati, già noti alle forze dell’ordine, lo riporta il quotidiano Il Mattino. Trattandosi di un esemplare personalizzato, e quindi estremamente riconoscibile (c’è anche dedica sulla cassa della celebre azienda), i tre ladri avrebbero avuto non poche difficoltà a rivenderlo. Sempre secondo Il Mattino, l’orologio da 2 milioni di euro sarebbe stato alla fine rivenduto a un imprenditore spagnolo, ma a un prezzo nettamente inferiore al valore reale. “Hanno proprio fatto un bel lavoro, organizzati e veloci”, aveva dichiaro Leclerc poco dopo l’accaduto. La stessa velocità, però, non pare sia quella del recupero del Richard Mille.
    Guarda la galleryLeclerc scippato del Rolex o del Richard Mille: quanto è prezioso il suo orologio? LEGGI TUTTO

  • in

    Leclerc e l’orologio da 2 milioni: rubato da tre napoletani e rivenduto in Spagna

    Un orologio fin troppo riconoscibile
    Dietro il colpo, secondo quanto emerso finora, ci sarebbero tre napoletani pregiudicati, già noti alle forze dell’ordine, lo riporta il quotidiano Il Mattino. Trattandosi di un esemplare personalizzato, e quindi estremamente riconoscibile (c’è anche dedica sulla cassa della celebre azienda), i tre ladri avrebbero avuto non poche difficoltà a rivenderlo. Sempre secondo Il Mattino, l’orologio da 2 milioni di euro sarebbe stato alla fine rivenduto a un imprenditore spagnolo, ma a un prezzo nettamente inferiore al valore reale. “Hanno proprio fatto un bel lavoro, organizzati e veloci”, aveva dichiaro Leclerc poco dopo l’accaduto. La stessa velocità, però, non pare sia quella del recupero del Richard Mille.
    Guarda la galleryUn Rolex o un Richard Mille: quanto vale l’orologio prezioso rubato a Leclerc? LEGGI TUTTO

  • in

    Alfa Romeo e Sauber, nulla va dato per scontato

    TORINO – Una curiosa situazione quella che sta vivendo l’Alfa Romeo in Formula 1. O, se vogliamo, la Sauber, squadra svizzera di buona tradizione (ma di risultati del tutto convincenti solo nel periodo di collaborazione con la Bmw) che è il “veicolo” con il quale il marchio del Biscione compete in Formula 1 (utilizzando i motori forniti dalla Ferrari). Curiosa situazione, perché nel momento in cui – grazie anche alle regole sui motori 2026 – nel Mondiale si appresta a entrare l’Audi, è dato per probabile (anzi, quasi per certo) che sia proprio la Casa tedesca ad acquistare la Sauber. La squadra svizzera da tempo non appartiene più al fondatore, Peter Sauber, ed è di proprietà di investitori svedesi. La chiusura è vicina.
    NERO SU BIANCO – Ci sono però almeno due punti che vanno chiariti. Il primo è che i regolamenti 2026 che renderanno (renderebbero) possibile l’arrivo dei costruttori tedeschi non sono ancora nero su bianco. Il secondo è che all’Alfa Romeo non sono affatto preoccupati di quel che sta accadendo. «Se un’altra casa automobilistica dovesse acquistare la Sauber – ha spiegato Jean Philippe Imparato, ceo dell’Alfa Romeo, durante i giorni del GP d’Austria – ovviamente non continueremmo con la nostra sponsorizzazione. Ma non è una questione a breve, siamo concentrati sui progetti attuali». Al momento la Sauber ha bisogno dell’Alfa Romeo e l’intera Formula 1 ha bisogno dell’Alfa (nonché di un marchio Stellantis). Ma non è detto che sia necessariamente il contrario. Dunque, non resta che attendere. LEGGI TUTTO

  • in

    F1, la Ferrari ricorda Jules Bianchi a 7 anni dalla scomparsa

    ROMA – Jules Bianchi è scomparso esattamente 7 anni fa. La tragedia del pilota francese è senza dubbio tra le più recenti e traumatiche della Formula 1, soprattutto per le modalità dell’incidente avvenuto nel corso del Gran Premio del Giappone 2014. Bianchi perse il controllo della sua monoposto uscendo di pista a causa dell’asfalto bagnato, finendo sotto la pala di un mezzo di soccorso. Morì a 25 anni il 17 luglio 2015, dopo più di nove mesi di coma. 
    La Ferrari lo ricorda
    Nel corso degli anni si sono susseguite tante iniziative per celebrare Jules. Il 20 luglio 2015 il Presidente della FIA Jean Todt, per esempio, ritirò definitivamente il numero 17 da lui usato in gara. Oggi a distanza di 7 anni, la Ferrari lo ricorda con un affetto particolare: “Sempre nei nostri cuori”, ha scritto la scuderia di Maranello seguita dai numerosi commenti dei fan. Nel 2009 fu infatti inserito nella Ferrari Driver Academy. LEGGI TUTTO

  • in

    F1, 7 anni senza Jules Bianchi: la Ferrari lo ricorda

    ROMA – Sono già passati 7 anni dalla scomparsa di Jules Bianchi. La tragedia del pilota francese è senza dubbio tra le più recenti e traumatiche della Formula 1, soprattutto per le modalità dell’incidente avvenuto nel corso del Gran Premio del Giappone 2014. Bianchi perse il controllo della sua monoposto uscendo di pista a causa dell’asfalto bagnato, finendo sotto la pala di un mezzo di soccorso. Morì a 25 anni il 17 luglio 2015, dopo più di nove mesi di coma. 
    Il post della Ferrari
    Nel corso degli anni si sono susseguite tante iniziative per celebrare Jules. Il 20 luglio 2015 il Presidente della FIA Jean Todt, per esempio, ritirò definitivamente il numero 17 da lui usato in gara. Oggi a distanza di 7 anni, la Ferrari lo ricorda con un affetto particolare: “Sempre nei nostri cuori”, ha scritto la scuderia di Maranello seguita dai numerosi commenti dei fan. Nel 2009 fu infatti inserito nella Ferrari Driver Academy. LEGGI TUTTO

  • in

    Sainz, Marko e la guerra psicologica Red Bull-Ferrari

    TORINO – Helmut Marko, ex pilota, consigliere Red Bull (nel senso che gode della piena fiducia di Dieter Mateschitz), è persona molto ascoltata, dentro e fuori la squadra. A volte fin troppo diretto, al limite del ruvido, ha però il vantaggio di essere sempre molto chiaro. Così, quando racconta di quanto fosse difficile la coabitazione tra Carlos Sainz e Max Verstappen alla Toro Rosso (oggi Alpha Tauri) racconta un fatto acquisito. Ma al tempo stesso manda un chiaro messaggio, rivolto alla Ferrari.

    IL PIANETA – I due piloti arrivarono nel “pianeta Red Bull” nel 2015, presso la squadra italiana. Ma – ricorda Marko – era difficile la loro convivenza, per questioni tecniche, anche per questioni caratteriali. «Non era facile per Carlos – spiega – togliersi di dosso l’immagine di figlio di papà. Era vissuto molto all’ombra del padre. E l’atmosfera tra i due piloti era piuttosto tossica». La storia poi ha preso le strade che tutti conosciamo, Verstappen è andato in Red Bull ed è diventato campione del mondo, Sainz ha “peregrinato” un po’ prima di approdare in Ferrari. Il resto è cronaca dei nostri giorni.

    SENSAZIONE – Ma la sensazione (solo sensazione, questo deve essere sottolineato) è che il voler ricordare (sulle colonne del Red Bulletin) una “relazione tossica” voglia quasi suggerire (o insinuare) che esista un possibile paragone tra la situazione di allora e quella di oggi, ovviamente in Ferrari, suggerendo che possa essere difficile (l’aggettivo tossico lasciamolo stare) la relazione tra Sainz e Charles Leclerc. E forse, tutto questo, va ascritto alla voce “guerra psicologica” oppure “logoramento dell’avversario”. Altra specialità che vede Marko sempre in prima fila. LEGGI TUTTO

  • in

    Ferrari, scatta l’operazione motori

    E adesso davvero “il cielo è sempre più blu”, come la voce arrochita di Rino Gaetano garantiva domenica sera, rendendo ancora più frizzante la festa della Ferrari nel paddock del GP d’Austria. E’ più blu perché due vittorie di fila della Rossa dopo sei della Red Bull dicono qualcosa; è più blu perché la F1-75 ha davvero sovrastato per prestazioni la RB18 di Adrian Newey, soprattutto nella cruciale gestione delle gomme; è più blu perché Maranello resta in corsa anche per il titolo piloti; è più blu perché Leclerc sembra davvero uno di quelli che corrono o sciano o nuotano o giocano a tennis oltre i problemi, come il suo sorriso pieno aveva certificato dopo gli attacchi di Carlitos nella garetta Sprint del sabato. E lo è sempre di più perché la truppa ferrarista sembra essersi tirata fuori dal groviglio creatosi tra rotture di motore e svarioni della strategia nel tris di GP Spagna-Monaco-Azerbaijan. Un problema però non è risolto, ma piuttosto in via di soluzione. 

    L’incognita

    Parliamo dell’affidabilità. La tenuta dei motori è cruciale per chi ambisce a inseguire il Mondiale e su tale fronte a Maranello è in corso una corsa contro il tempo. Per la Red Bull questo è un punto di forza, anche se ogni tanto qualche noia s’affaccia: se tre power unit sono autorizzate per ogni pilota nella stagione, composta da ventidue gran premi, Max Verstappen e Sergio Perez hanno montato il loro secondo motore all’ottava gara, senza mai ricorrere al gioco delle rotazioni nei GP. La Ferrari deve invece arrangiarsi, almeno finché permarrà questa incognita: ogni gara può concludersi come la vittoria di Leclerc in Austria o quella di Sainz in Inghilterra, ma anche con il brasato, com’è successo alla Rossa di Carlitos domenica. «In attesa della soluzione dobbiamo gestire con il chilometraggio e la rotazione dei motori – ha detto Binotto, e noi ci sentiamo liberi di aggiungere: pure con eventuali limitazioni della potenza – Per avere in macchina le modifiche che risolvono il problema, però ci vuole del tempo». 

    Le cinque mosse

    Quanto tempo? Tanto, anche se il team principal evita i dettagli («Non è una cosa che si fa in dieci giorni»). Cinque fondamentalmente le fasi obbligate: 1) la comprensione esatta e certa delle cause dei problemi; 2) la riprogettazione dei pezzi da modificare; 3) la produzione di questi pezzi; 4) il collaudo al banco, con possibili conseguenti nuove modifiche; 5) la produzione finale e l’espletamento della burocrazia tecnico-federale per far approvare le modifiche. Ricordiamo che i motori non si toccano più fino a tutto il 2025 per ciò che riguarda le prestazioni, ma affidabilità, sicurezza e risparmio dei costi consentono di intervenire. Ora c’è questo nuovo problema: la power unit di Sainz (rientrata ieri pomeriggio a Maranello) è proprio esplosa, con un sobbalzo che ha squassato l’intera monoposto appena uscita dalla pista. Lì dentro ora c’è un macinato di metallo e risalire all’origine non sarà facile. I tecnici però avevano già un’idea domenica perché Binotto ha anticipato: «Il problema non è lo stesso della rottura di Barcellona ma ha a che fare con quella di Baku». Quando dunque? Certamente non prima della sosta estiva (tra GP Ungheria del 31 luglio e GP Belgio del 28 agosto), che in realtà non consentirà di lavorare perché l’intera attività deve obbligatoriamente fermarsi per tre settimane.

    Obiettivo Olanda

    L’obiettivo oggi – sempre che si faccia in tempo – è omologare le modifiche di affidabilità a casa di Verstappen, nel weekend del 2-4 settembre in Olanda. Quello è infatti il termine ultimo per omologare la parte elettrica del motore, che come quella termica rimarrà poi bloccata fino a tutto il 2025: dovendo dunque pagare penalità (la Ferrari è già ampiamente oltre i tre motori consentiti), potrebbe deliberare le modifiche di affidabilità senza perdere altre posizioni sulla griglia. Ma si tratta di un’opportunità e non sarà quello a dettare l’agenda che oggi prevede – lo ripetiamo – una corsa contro il tempo. Poi, ovviamente, si interviene su tutto ciò che si può migliorare: le strategie sono state un capitolo dolente ma ci si sta lavorando, e il muretto ferrarista al Red Bull Ring ha mostrato reattività ed efficienza apprezzabili. Mentre l’equivoco che era ancora in piedi del chi-aiuta-chi nella corsa al Mondiale piloti s’è squagliato con il motore di Carlos. LEGGI TUTTO