Coppa Davis, prima edizione 1900
 L’amico Roberto Commentucci ha scritto un lungo post social nel quale parla dell’annosa questione della riforma della Coppa Davis. Amata, odiata, osteggiata, sognata… la vecchia “cara insalatiera” resta un patrimonio del nostro sport (e non solo), oltre che – lo ricordiamo – la più antica manifestazione nazionale a squadre all sport. L’ultima riforma del 2019 targata Kosmos con l’avallo dell’ITF non ha sortito gli effetti sperati: quasi tutti sono rimasti scontenti, si è ancora lontani da un evento davvero rinnovato, forte e convincente. In tanti hanno storto il naso soprattutto per l’aver perso il fattore casa, elemento che rendeva le sfide uniche, “caldissime”, ad alta tensione risvegliando lo spirito nazionale e, talvolta, sovvertendo anche i pronostici. Commentucci, grande appassionato e collaboratore della FIT in vari ambiti, presenta un’idea di riforma profonda, di sicuro interesse, traendo spunto dalla recente United Cup, che almeno a livello puramente tecnico è parsa assai più convincente. La proponiamo ai nostri lettori, sperando possa essere un piccolo punto di partenza per un dibattito sereno e costruttivo. (LT)
La nuova Coppa Davis targata Piquè (da tre anni è organizzata dalla sua società di management sportivo, la Kosmos) non piace a nessuno. Non piace agli appassionati (in tantissimi hanno dichiarato di aver smesso di seguire la manifestazione dopo il cambio di formato); non piace al pubblico dei paesi ospitanti (che prova un interesse molto relativo per i match dove non è impegnata la squadra di casa); non piace agli sponsor (che, ufficialmente per via del Covid, non stanno staccando gli assegni miliardari promessi da Piquè e dai suoi alla ITF e alle Federazioni Nazionali che deliberarono la riforma); non piace ai giocatori di vertice, molti dei quali continuano a disertare la manifestazione, anche qui alla faccia delle assicurazioni di Piquè, secondo cui la nuova formula avrebbe garantito la presenza dei migliori; non piace agli addetti ai lavori e ai tecnici, che imputano alla formula troppo scarna (due singolari e un doppio decisivo) la scarsa capacità di rispecchiare fedelmente i valori in campo, assegnando un peso enorme a una specialità, quella del doppio, che nel tennis vero è sempre più marginale.
 In questo disastroso contesto, ecco arrivare la United Cup, manifestazione a squadre mista organizzata da ATP e WTA, che invece registra, alla sua prima edizione, un notevole successo mediatico e tecnico. Ora, si può discutere all’infinito se essa sia o meno una esibizione, e su che valore abbia il titolo che assegna (desta perplessità, in particolare, il doppio misto di spareggio, una gara tecnicamente poco significativa e poco attendibile).
 Tuttavia, non c’è dubbio che i giocatori hanno aderito con grande entusiasmo, che l’impegno è stato massimo, che ci tenevano tutti da morire (basta vedere le lacrime della numero 1 del mondo Swiatek dopo la sconfitta contro Pegula o quelle della Sakkari battuta dalla nostra Martina Trevisan) e che il prossimo anno la partecipazione di tennisti di vertice sarà ancora migliore. A mio parere, dalla United Cup si possono trarre spunti su come migliorare il formato attuale della Davis, che è diventato davvero complicatissimo, anche da spiegare. Ci provo di seguito.
L’attuale formato della Coppa Davis. Un abominio sportivo
 Attualmente la Coppa Davis, a cui partecipano oltre 150 paesi, vede regole di svolgimento degli incontri diversificate tra le diverse fasi della manifestazione e tra i diversi Groups in cui sono suddivisi i paesi. Il tradizionale formato casa-trasferta (incontro a eliminazione diretta ospitato da uno dei due paesi) viene utilizzato per tutte le serie minori (World Group II, III, IV e V) e nel match preliminare del World Group I (che si disputa a febbraio e a cui partecipano 24 paesi) per decidere i 12 che si qualificano, assieme a 4 wild cards, per giocare nella fase a gironi di settembre (il cd. Group Stage, 4 gironi da 4 squadre, che nel 2023 si terranno a Bologna, Glasgow, Amburgo e Valencia). Le prime 2 classificate di ogni girone partecipano poi alla fase finale in sede unica a 8 squadre, che si tiene in novembre (anche quest’anno a Malaga).
 Riassumendo, quindi, attualmente la Coppa Davis impegna in totale 3 settimane di calendario:
 la prima settimana di febbraio per i 12 match a eliminazione diretta del World Group I;
 la terza settimana di settembre per i 4 gruppi da 4 squadre della Group Stage;
 la terza settimana di novembre per la fase finale a 8.
 La differenza fondamentale fra i match a eliminazione diretta con la formula casa-trasferta e quelli disputati nell’ambito dei gironi è che mentre i primi prevedono 5 incontri (quattro singolari e un doppio, sia pure al meglio dei tre set) quelli che si disputano nelle fasi a gironi, per poter risparmiare tempo, sono giocati con due soli singolari e un doppio.
 Ne consegue che proprio nelle fasi calde della manifestazione, quando la posta in palio è più importante, la formula diventa più aleatoria, e meno efficace nel misurare i veri valori, perché con tre soli match basta un infortunio, o un episodio, a spostare gli equilibri, per non parlare del peso esagerato assegnato al doppio. Una mezza lotteria, come quando nel calcio si va ai rigori. Una autentica assurdità sportiva.
Una proposta per un vero campionato del mondo a squadre
 A mio modestissimo parere si potrebbe fare in questo modo:
 Un World Group I limitato a sedici squadre, che parte con un tabellone in linea come nella vecchia Davis: ottavi e quarti a eliminazione diretta con la formula casa-trasferta, da disputare a febbraio e a settembre; finalissima a 4 squadre a fine novembre in sede unica. In questo modo, l’occupazione del calendario resterebbe invariata e non ci sarebbero motivi di lite con la ATP.
 Il World Group 2 sarebbe a 32 squadre. Dopo due turni a eliminazione diretta, le migliori 8 disputerebbero uno spareggio promozione con le perdenti al primo turno del World Group I, che si terrebbe in novembre, nella stessa settimana della finalissima a 4 squadre. Le serie inferiori resterebbero invariate.
 Tutti i match si disputerebbero su 4 singolari e un doppio, su due giornate di gara (sabato e domenica) al meglio dei tre set con tiebreak. Tuttavia, la novità più importante sarebbe la seguente: tutti i match del World Group I, quelli della finalissima a 4, e quelli degli spareggi per salire nella massima serie, sarebbero disputati con 4 singolari giocati da 4 tennisti diversi (per il doppio, potrebbero essere schierati altri due specialisti diversi dai singolaristi) giocati secondo il seguente ordine: nella prima giornata i match fra i numeri 3 e i numeri 2, nella seconda i match fra i numeri 1 e quelli fra i numeri 4, e poi il doppio.
 Per i Gruppi inferiori, invece, sarebbe mantenuta la formula classica, che prevede i 4 singolari incrociati con due soli giocatori, dal momento che non sono molti i paesi in grado di schierare 4 tennisti competitivi: imporre la stessa formula a nazioni dove il tennis è meno sviluppato potrebbe disincentivarne la partecipazione (su questo vedi dopo).
 Far giocare 4 singolari a 4 giocatori diversi, con match due set su tre, renderebbe anche molto più agevole e meno usurante la disputa della fase finale a 4 giocatori; giovedì e venerdì ci sarebbero le due semifinali, sabato e domenica la finalissima (e si potrebbe anche prevedere la finalina fra le perdenti), perché tutti i giocatori avrebbero un giorno di riposo fra i loro match di singolo. La sede della finale a 4 sarebbe individuata con la stessa procedura di selezione seguita per l’organizzazione delle ATP Finals, ma verrebbe cambiata ogni due anni, per evitare che uno stesso paese finisca per giocare sempre la finale in casa (vedi Spagna…).
Vantaggi e fattibilità
 Prevedendo l’obbligo di schierare 4 singolaristi diversi, sarebbe esaltato il concetto della Coppa Davis come autentica competizione di squadra, atta a misurare in modo preciso la forza effettiva del movimento tennistico di un paese, la sua estensione, la sua profondità, la sua qualità media. Ne sarebbe meglio rimarcata la diversità rispetto ai tornei individuali, dove il vincitore può nascere ovunque, in Norvegia, a Cipro e nello Sri Lanka: nel Campionato del mondo a squadre a vincere dovrebbero essere solo i paesi con un grande movimento. Sarebbe limitato il peso del fattore campo, che era uno degli elementi di maggior fascino ma anche di minore credibilità tecnica della vecchia Davis: con 4 singolaristi diversi, non basta avere, che so, due forti specialisti della terra battuta (o dell’erba) per battere una squadra magari più forte ma meno specializzata, come tante volte avvenuto in passato. Ne sarebbe incentivata anche l’azione delle Federazioni nazionali, che sarebbero chiamate a lavorare per costruire un numero maggiore di buoni professionisti e per ampliare la loro base di agonisti.
 Ne uscirebbe grandemente rafforzata la credibilità della competizione, che assegnerebbe un titolo mondiale riconosciuto universalmente come legittimo. E sicuramente l’interesse degli appassionati, così come è avvenuto per la United Cup, aumenterebbe moltissimo, portandosi dietro il sostegno degli sponsor e degli acquirenti di diritti televisivi.
 Per capire se una formula di questo tipo è sostenibile, ho fatto una piccola ricerca, atta a verificare quanti sono i paesi che hanno almeno quattro giocatori nei primi 300 della classifica ATP. La scelta della soglia del 300 è arbitraria, ma fino a un certo punto: è più o meno la classifica minima richiesta per entrare nei tornei Challenger, e si basa sull’assunto che se un tennista gioca regolarmente i Challenger nel tennis attuale ha senza dubbio un livello di gioco molto alto, tale da permettergli di non sfigurare anche contro tennisti di classifica migliore.
 Ho poi sommato i rank dei primi 4 giocatori di ciascun paese, costruendo così una graduatoria di merito sulla base della quale si potrebbero designare le teste di serie della manifestazione (più basso il numero, più forte è il paese).
Ecco quello che è venuto fuori:
 1 – Spagna
 1 Alcaraz
 2 Nadal
 13 Carreno Busta
 21 Bautista Agut
 Somma rank: 37
2 – Stati Uniti
 9 Fritz
 17 Tiafoe
 31 Korda
 35 Paul
 Somma rank: 92
3 – Italia
 14 Berrettini
 16 Sinner
 19 Musetti
 44 Sonego
 Somma rank: 93
4 Russia
 7 Medvedev
 8 Rublev
 20 Kachanov
 59 Karatsev
 Somma rank: 94
5 – Regno Unito
 12 Norrie
 27 Evans
 42 Draper
 49 Murray
 Somma rank: 130
6 – Argentina
 25 Schwartzman
 30 Cerundolo
 43 Baez
 57 Cachin
 Somma rank: 155
7 – Serbia
 5 Djokovic
 29 Kezmanovic
 54 Krajinovic
 70 Djere
 Somma rank: 158
8 – Francia
 44 Rinderknech
 46 Mannarino
 51 Moutet
 52 Monfils
 Somma rank: 193
9 – Australia
 22 Kyrgios
 24 De Minaur
 78 O’Connell
 84 Thompson
 Somma rank: 208
10 – Germania
 12 Zverev
 76 Otte
 94 Altmaier
 128 Hanfmann
 Somma rank: 310
11 – Canada
 6 Aliassime
 18 Shapovalov
 98 Pospisil
 207 Galarneau
 Somma rank: 329
12 – Olanda
 35 Van de Zandschulp
 95 Griekspoor
 111 Van Rijithoven
 133 Sels
 Somma rank: 374
13 – Croazia
 17 Cilic
 26 Coric
 144 Gojo
 234 Serdarusic
 Somma rank: 421
14 – Repubblica Ceka
 81 Lehecka
 97 Machac
 109 Vesely
 140 Kopriva
 Somma rank: 427
15 – Slovakia
 50 Molcan
 114 Gombos
 136 Klein
 137 Kovalik
 Somma rank: 437
16 – Giappone
 36 Nishioka
 92 Daniel
 145 Watanuki
 197 Uchida
 Somma rank: 470
17 – Svizzera
 56 Huesler
 118 Stricker
 148 Wawrinka
 157 Riedi
 Somma rank: 479
18 – Cile
 85 Garin
 100 Tabilo
 152 Jarry
 230 Barrios Vera
 Somma rank: 567
19 – Polonia
 10 Hurkacz
 77 Majchrzak
 245 Zuk
 260 Michalski
 Somma rank: 592
20 – Portogallo
 82 Sousa
 112 N. Borges
 201 Ferreira Silva
 232 Elias
 Somma rank: 627
21 – Belgio
 53 Goffin
 129 Bergs
 218 Coppejans
 254 Geerts
 Somma rank: 654
22 – Ungheria
 87 Fucsovic
 162 Piros
 173 Maroszan
 275 Valkusz
 Somma rank: 697
23 – Bulgaria
 28 Dimitrov
 189 Andreev
 196 Kuzmanov
 297 Lazarov
 Somma rank: 710
24 – Brasile
 71 Monteiro
 166 Meligeni
 211 Pucinelli De Almeida
 300 Dutra da Silva
 Somma rank: 748
Come si vede, le squadre che possono permettersi di “reggere” una Davis con 4 singolaristi diversi sono tante, e sono attualmente ben 24. È quindi del tutto fattibile ipotizzare un tale requisito per poter partecipare al World Group I, la “Serie A” della competizione, limitata a 16 squadre.
 Sarebbero possibili incroci molti affascinanti: pensate a un possibile primo turno Canada – Argentina, ad esempio. Gli accoppiamenti sarebbero:
 Schwartzmann – Auger Aliassime
 Cerundolo – Shapovalov
 Baez – Pospisil
 Cachin – Galarneau
 Sulla terra rossa probabilmente non ci sarebbe storia, ma anche sul veloce l’Argentina potrebbe giocarsela alla grande, e contro il paese detentore della competizione.
 Certo, non si tratta di una riforma facile da introdurre: occorrerebbe in primis spiegare a Piquè e a Kosmos che i gironi nel tennis vanno limitati il più possibile, perché l’essenza di questo sport si basa sull’eliminazione diretta. LEGGI TUTTO