Di Redazione
Campionati sospesi a tutti i livelli, esclusa la Serie A, fino al 6 febbraio. Questa la decisione presa dalla Federazione Italiana Pallavolo per cercare di contrastare l’aumento dei contagi causati dalle varianti del Covid-19.
Tanti i commenti, sia a favore che contro, di un provvedimento che inevitabilmente crea delle problematiche sia a livello logistico che organizzativo per le società dei settori giovanili e che ricorda a tutti gli atleti come, dopo due anni, la pandemia non sia ancora finita e sia necessario prestare attenzione.
Roberto Cambriani, consigliere regionale della Fipav Marche, dice la sua in merito alla decisione federale. A riportare le sue dichiarazioni, l‘Appennino Camerte nell’edizione odierna.
“Fermo restando che il provvedimento emanato dalla Federazione è pienamente aderente a quanto indicato dal Comitato Tecnico Scientifico e tende anche a preservare la regolarità dei campionati, evitando la disputa di partite a singhiozzo, quello che non comprendo è il motivo per il quale sono stati fermati tutti gli sport di squadra e non quelli individuali. Quale la differenza, in termini di rischio sanitario, tra dodici persone che giocano a pallavolo e quindici atleti che corrono in gruppo su una pista di atletica? Una decisione che rischia di mettere in difficoltà il mondo sportivo, se non addirittura provocare contrasti tra le diverse sue componenti”.
Non c’è la certezza che il 6 febbraio i campionati possano riprendere. La Fipav, infatti, valuterà il 2 febbraio se vi sono le giuste condizioni per poter riprendere le competizioni dalla Serie B in giu: “La mia opinione è che difficilmente si potrà tornare a giocare prima di inizio marzo, anche se riprendere l’attività alla metà di febbraio significherebbe che i contagi sono in fase di significativa diminuzione. Molto dipenderà anche dalla presenza o meno, nel momento in cui le autorità dovranno decidere, di un Governo centrale nel pieno dei suoi poteri, altrimenti tutto sarà più complicato” continua Cambriani.
Infine, il consigliere Roberto Cambriani riflette sui protocolli decisi e sulle differenze con cui questi vengono applicati nella pallavolo e al di fuori di questa: “Circa i protocolli, che vanno rispettati, mi sorge un ulteriore dubbio. Come mai ad uno studente che frequenta nella scuola la lezione di educazione fisica non viene richiesto il green pass, mentre lo stesso ragazzo che di pomeriggio va nella stessa palestra scolastica per allenarsi con la propria squadra deve essere obbligatoriamente munito di green pass?” chiosa. LEGGI TUTTO