Carlos Alcaraz (foto Rio Open)
Preoccupano le condizioni di Carlos Alcaraz. Il 19enne spagnolo, più giovane n.1 della storia del tennis maschile, durante la finale dell’ATP 500 di Rio persa contro Norrie si è di nuovo infortunato. Carlos infatti stava conducendo una partita lottata, nervosa, più ricca di errori che di vincenti. A un certo punto il suo calo fisico è stato evidente, ha lottato sino alla fine, ma ha perso 7-5 al terzo set. Non è particolarmente grave la sconfitta in sé, quanto il fatto che Alcaraz fosse appena rientrato sul tour dopo uno stop di quasi quattro mesi per due infortuni muscolari consecutivi: quello patito lo scorso autunno a Parigi Bercy in campo contro Rune, che gli ha impedito di giocare alle Finals di Torino da n.1; quindi il secondo a gennaio, appena prima della partenza per l’Australia e che l’ha costretto a rinunciare al primo Slam del 2023. Nelle ultime due settimane, tornato in competizione, ha vinto a Buenos Aires ed è arrivato alla finale di Rio, persa stanotte. Un match sfortunato, segnato dal nuovo “crack” che probabilmente lo costringerà a un nuovo stop, con l’ATP di Acapulco che scatta oggi e soprattutto la doppietta Indian Wells-Miami alle porte, con una montagna di punti da difendere (lo scorso anno vinse a Miami e si arrese a Nadal in semifinale in California).
Dalle sue parole, raccolte dal collega Alexandre Cossenza dopo la partita su puntodebreak, il nuovo infortunio sembra una ricaduta del problema muscolare sofferto a gennaio in allenamento presso l’accademia del coach JC Ferrero, quando si fece male nel banale tentativo di recuperare una smorzata in un set di allenamento contro un giovane che si allena presso la struttura.
“Il calendario è molto impegnativo, gioco al massimo livello da 15 giorni, senza mai fermarmi” afferma Alcaraz. “Giocando partite come quella di oggi, vengono i problemi e ti accorgi delle cose. Per prevenire, chiami il fisioterapista e ti fasciano la gamba, ma ho sentito dolore allo stesso muscolo dove ho avuto l’infortunio il mese scorso. È difficile… ho cercato di giocare nel miglior modo possibile nonostante questo problema”.
“Quando hai subito un infortunio, questo penalizza il tuo gioco perché se non ti senti a posto finisci per fare qualcosa di diverso rispetto a quel che si dovrebbe fare, rischi più del necessario. Ho cercato di essere più aggressivo e finire i punti più velocemente, ma contro un avversario come Norrie, che è un rivale molto tosto, è difficile vincere se non giochi il tuo miglior tennis. Prendendo così tanti rischi, finisci per fare molti errori e questo mi ha influenzato molto” confessa Carlos.
“Fisicamente non sono riuscito a finire come avrei voluto, ma questo è quello che serve per competere in un calendario così impegnativo. Ora penso solo a recuperare. Acapulco? In questo momento non lo so, ho terminato la finale mezz’ora fa ed è qualcosa che dobbiamo valutare con il mio medico e il mio fisioterapista. Dobbiamo vedere la gravità dell’infortunio al bicipite femorale e vedere se posso giocare ad Acapulco senza correre troppi rischi. Voglio davvero giocare lì. Farò tutto il possibile per recuperare e poter giocare”.
Alcaraz quindi di nuovo in difficoltà fisica, a soli 19 anni e venendo da 4 mesi di stop. Lui afferma, poco velatamente, che il calendario è molto “esigente” e ti costringe a giocare tanti match ravvicinati al massimo livello. Tutto vero, ma farsi di nuovo male nella stessa parte del corpo appena rientrato dopo un stop piuttosto lungo pone seri interrogativi. Il rientro forse è stato anticipato? Era meglio curare il fisico più a lungo e aspettare qualche settimana prima di tornare in torneo? Era corretto giocare due eventi uno dopo l’altro se le sue condizioni non erano ancora così perfette?
Domande legittime. Tuttavia è corretto anche affermare che il dover competere più settimane consecutive è la normalità, è nell’ordine delle cose del tennis Pro da sempre. Può essere anche semplice sfortuna, e auguriamo a Carlos una prontissima ripresa. A ma a 19 anni, è “normale” farsi male così? Tre infortuni muscolari nel giro di 4 mesi? Forse la lente va puntata altrove. Magari sul suo modo di giocare così strappato e al limite da sottoporlo a stress muscolari tanto intensi da mandarlo k.o., nonostante un fisico apparentemente formidabile. E allargando il tiro, sono tantissimi i giocatori di vertice che si infortunano con frequenza preoccupante, è una tendenza che vediamo in continua crescita. Questo tennis attuale così fisico, tanto estremizzato sul piano dello sforzo, si sta forse avvicinando a un punto di rottura? Quanto è positivo per la disciplina stessa convivere con continui stop delle proprie stelle, bloccati da infortuni frequenti? Forse chi governa lo sport, dovrebbe interrogarsi su questi temi, e magari pensare a come abbassare l’asticella della competizione fisica, premiando maggiormente la tecnica di gioco, con condizioni che agevolano una conclusione più rapida dei punti.
Vedremo quale sarà il responso degli accertamenti a cui si sottoporrà oggi Alcaraz, e se lo spagnolo sarà in grado di giocare in Messico o almeno a Indian Wells. Il tennis di vertice ha bisogno della qualità, intensità e gioco spettacolare di Carlos Alcaraz.
Marco Mazzoni LEGGI TUTTO