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    Moto: Bagnaia, primo abbraccio con i tifosi all’Eicma

    TORINO – Il primo abbraccio del popolo rosso in Italia, la prima volta da campione del mondo. Pecco Bagnaia domani mattina sarà in grande protagonista dell’apertura al pubblico dell’Eicma, il salone del motociclo di Milano Rho che mai come quest’anno sta richiamando gli appassionati delle due ruote. Merito del torinese della Ducati, che ha riportato in Italia il titolo mondiale della MotoGP 13 anni dopo l’ultimo di Valentino Rossi e 50 dopo l’ultimo di un pilota italiano su una moto italiana (Giacomo Agostini sull’MV Agusta nel 1972).Pecco, che oggi pomeriggio ha incontrato media e operatori del settore allo stand Ducati di rientro da Valencia, dove ha domenica ha conquistato il Mondiale e martedì provato con soddisfazione il primo prototipo della GP23, la Rossa del prossimo anno, alle 11.50 salirà sul palco dell’area esterna MotoLive. Con il torinese ci sarà Enea Bastianini, altro italiano sul podio finale del Mondiale (terzo in classifica e migliore dei piloti dei team indipendente, con la GP21 targata Gresini) che da martedì veste il rosso della squadra ufficiale. Un Dream Team che spaventa tutti. E che dovrà essere gestito.Ma domani all’Eicma, per l’apertura al pubblico, ci sarà mezzo paddock. Anche Fabio Quartararo, il francese che ha abdicato dopo il titolo 2021 e che ha conteso fino all’ultimo la corna mondiale a Bagnaia. Sarà ovviamente l’attrazione allo stand Yamaha, anche se l’umore alla Casa di Iwata non è molto alto. E più ancora per il test non positivo di martedì dopo la sconfitta di domenica. Al completo l’Aprilia, con Aleix Espargaro e Maverick Viñales, vogliosi di riscatto dopo la chiusura negativa di una stagione meravigliosa per la Casa di Noale, l’altro made in Italy delle due ruote che sta travolgendo i colossi giapponesi. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, Agostini: “Avevamo bisogno di un eroe come Bagnaia”

    ROMA – Pecco Bagnaia, con il titolo conquistato a Valencia pochi giorni fa, è diventato il primo pilota italiano a vincere il Mondiale di MotoGP dal 2009 e il primo a farlo con Ducati dal 2007. Era però da mezzo secolo che un italiano non trionfava su una moto italiana. L’ultimo a riuscirci era stato Giacomo Agostini nel 1972. Proprio il vincitore del campionato cinquant’anni fa sulla MV Augusta ha parlato in un’intervista ad “As” del connazionale:  “È un titolo importante perché un italiano che vince su una moto del nostro paese ci rappresenta in tutto il mondo. È un grande onore per l’Italia che la nostra tecnologia sia rappresentata in questo modo da uno dei nostri piloti e da una delle nostre case. Noi italiani abbiamo bisogno di un eroe, un pilota che faccia cose che gli altri non possono fare e in questo caso Bagnaia è riuscito a vestire questi panni dimostrando una grande intelligenza e maturità”.Guarda la galleryUna BMW M3 per Pecco Bagnaia
    Le parole di Agostini
    Pilota italiano e moto italiana, appunto: “Ci è voluto mezzo secolo perché una dinamica del genere si ripetesse e il motivo per cui ci è voluto così tanto è che non è stato facile confrontarsi con le marche giapponesi che dispongono di strutture più avanzate e di maggiori capitali – ha aggiunto Agostini -. È fantastico che la Ducati, una fabbrica molto più piccola di quelle giapponesi, sia riuscita a realizzare tutte queste moto in grado di lottare per la vittoria, dunque i tecnici della casa di Borgo Panigale e tutta la squadra hanno avuto un grande merito LEGGI TUTTO

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    MotogGP Ducati, Agostini e l’orgoglio Bagnaia: “È un eroe, fa cose che gli altri non possono fare”

    ROMA – Pecco Bagnaia è il nome del momento in MotoGP. Il pilota Ducati, fresco campione del mondo della classe regina, ha riportato la Ducati in cima al Mondiale Piloti per la prima volta dal 2017. Era però da mezzo secolo che un italiano non trionfava su una moto italiana. L’ultimo a riuscirci era stato Giacomo Agostini nel 1972. Proprio il vincitore del campionato cinquant’anni fa sulla MV Augusta ha parlato in un’intervista ad “As” del connazionale:  “È un titolo importante perché un italiano che vince su una moto del nostro paese ci rappresenta in tutto il mondo. È un grande onore per l’Italia che la nostra tecnologia sia rappresentata in questo modo da uno dei nostri piloti e da una delle nostre case. Noi italiani abbiamo bisogno di un eroe, un pilota che faccia cose che gli altri non possono fare e in questo caso Bagnaia è riuscito a vestire questi panni dimostrando una grande intelligenza e maturità”.Guarda la galleryLa storia della Ducati Mondiale: Bagnaia campione 15 anni dopo Stoner
    Bagnaia nella storia
    Pilota italiano e moto italiana, appunto: “Ci è voluto mezzo secolo perché una dinamica del genere si ripetesse e il motivo per cui ci è voluto così tanto è che non è stato facile confrontarsi con le marche giapponesi che dispongono di strutture più avanzate e di maggiori capitali – ha aggiunto Agostini -. È fantastico che la Ducati, una fabbrica molto più piccola di quelle giapponesi, sia riuscita a realizzare tutte queste moto in grado di lottare per la vittoria, dunque i tecnici della casa di Borgo Panigale e tutta la squadra hanno avuto un grande merito LEGGI TUTTO

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    Ducati, Bagnaia e il numero 1: “Forte pressione, non è per tutti”

    ROMA – Mentre continua la festa di Pecco Bagnaia per il titolo conquistato in MotoGP, il neo campione del mondo ha affrontato i test di Valencia, in cui ha provato le prime novità in vista del 2023. Tra i temi affrontati dal pilota Ducati nella giornata sul circuito spagnolo, c’è anche la scelta del numero per la prossima stagione. Il torinese avrà infatti la possibilità di utilizzare il numero 1 riservato ai campioni. “Sono felice di avere questi problemi, ma devo pensarci a lungo – le sue parole -. Non tutti possono usare il numero 1, ma averlo addosso comporta una forte pressione. Tuttavia sono sempre stato molto affascinato dal vedere i piloti gareggiare con il numero 1. Devo ancora decidere, ma non è facile. Spero di avere un’altra possibilità di vincere il titolo in futuro”.Guarda la galleryLa storia della Ducati Mondiale: Bagnaia campione 15 anni dopo Stoner
    Dopo i test
    Bagnaia è intervenuto anche ai microfoni di Sky Sport per parlare dei test: “Per godermi il mondiale ci vorrà un po’ – ha detto -. Questa è stata una giornata un po’ particolare. Siamo partiti bene, ma un treno di gomme nuove nel pomeriggio ci ha messo fuori strada, perché non funzionava al meglio. Con il treno successivo tutto è tornato alla normalità. Abbiamo provato il primo prototipo della GP23 e mi ha dato delle sensazioni positive. Lo scorso anno dopo i test di fine anno era tutto bellissimo, ma poi con quella moto non abbiamo corso. Quest’anno è un’evoluzione e non una rivoluzione, quindi abbiamo lavorato per rendere più dolce l’erogazione ed è stato un passo avanti. Sono piccole cose, ma che mi danno tranquillità in vista dell’inverno LEGGI TUTTO

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    Tardozzi esclusivo: “Bagnaia ci ha dato la forza per non mollare”

    Bagnaia, intervista esclusiva: “Ora so anche vincere”
    Tardozzi, quali sono i pensieri del giorno dopo il titolo? «Sinceramente? È già passato, io penso al 2023 e a provare a vincere nuovamente. Non sono uno che si ferma più di tanto a festeggiare: per me è importante lavorare bene quest’inverno, dato che i rivali non mancheranno. Il 2022 è una bella gioia archiviata».
    L’a.d. di Ducati, Claudio Domenicali, due anni fa vedendo lei e Bagnaia insieme disse: «Questo è un bel punto di partenza». Che significato aveva e ha ora? «Me lo ricordo quel momento. Significa che Claudio come al solito aveva visto lungo, capendo che vi era già una bella relazione tra me e Pecco, nel quale tanti altri credevano. Sono state parole di buon auspicio, ma del resto chi ricopre certi ruoli lo fa perché ha l’occhio lungo». 
    In cosa è migliorato Bagnaia da quel giorno? In cosa può migliorare ancora? «Non c’è dubbio che possa migliorare ancora, ma questo non ci preoccupa, anzi, ci regala soddisfazione. Entrambi siamo consci che ha margini di miglioramento e questo ci fa ben sperare: può crescere sia nella guida che nell’attitudine di gara. È già molto bravo, se rifinisce delle piccole cose può esserlo ancora di più. Lui per primo dice che ha vinto il Mondiale ma c’è da migliorare».  
    Domenica Bagnaia ha detto: «Quartararo è ancora più completo di me». E’ d’accordo? “Questo è un grande bagno di umiltà, che fa parte della sua intelligenza. Lo ha detto anche a noi, dato che studiando Fabio ha capito che gli manca qualcosa: Pecco si sa misurare e valutare, è un ragazzo e pilota molto intelligente». 
    Ha mai smesso di credere nel titolo? Magari dopo la famosa gara del Sachsenring. «Non ti nascondo che io sono stato uno di quelli che ha pensato, dopo la caduta di Pecco in quell’occasione, “anche quest’anno facciamo secondi”. È stato un disastro sul momento, ma dobbiamo ringraziare il signor Francesco Bagnaia per non aver mai perso la speranza. In tanti hanno provato sconforto dopo la Germania, ma già dal giorno dopo abbiamo pensato che “non è finita finché non è finita”. Il team di Pecco lo ha seguito e supportato nel modo giusto». 
    È migliorato Pecco, è migliorata la Ducati, ma probabilmente anche la gestione piloti del team. È d’accordo? «La famosa e super criticata gestione dei piloti di Ducati fa parte di una serie di situazioni ingigantite: spesso chi critica tira delle conclusioni basandosi su informazioni sommarie, o su deduzioni. Ducati può aver fatto degli errori in passato, ma non credo sia stato tutto questo disastro. C’è una ragione se Ducati è più esposta alle polemiche: spesso noi diamo più spazio di altri alla stampa. Non mancano mai le telecamere nel nostro box, o le nostre dichiarazioni, il che ci espone di più. Alcuni dei nostri avversari non permettono tutto questo». 
    Due anni fa avete fatto la coraggiosa scelta di rinnovare il vostro parco piloti. I risultati vi danno ragione. «Esatto. Due anni e mezzo fa abbiamo avuto tutti contro per aver pensato a un futuro diverso, che implicava una visione diversa sia dal punto di vista sportivo che tecnico. Nel cambiare infatti abbiamo valutato anche lo stile di guida dei piloti, che in certi casi aiuta la moto. Ducati quella scelta l’ha fatta in maniera pensata, e oggi si capisce il perché sia stata fatta».
    Ora nel box avete un campione del mondo e un candidato al titolo, Bastianini. Come si gestisce una situazione di questo tipo? «Ducati non fa differenze, come al solito. Non esiste che qualcosa arrivi per un pilota e non per l’altro, e se uno dei due decide di seguire una strada diversa, noi lo seguiamo».
    Con chi si aspetta di lottare per il titolo 2023? «Le altre case sono destinate a progredire. KTM crescerà, la Honda non può restare quella che è e puo contare su un pilota come Marquez, Yamaha è sembrata in crescita già nei test di Misano, mentre Aprilia è già veloce. Piloti? Capiremo i reali contendenti solo a metà campionato, ma certamente vi sono almeno tre o quattro piloti super, che si giocheranno il titolo con i nostri due». 
    Intanto oggi si scende in pista per la prima giornata di test del nuovo anno. Cosa ha in serbo Ducati? «Abbiamo una prima moto 2023, che però al momento non può dirsi completa: diciamo che abbiamo delle evoluzioni che svilupperemo test dopo test. La moto 2023 vera e propria verrà definita la sera dell’ultimo giorno di test. Fino ad allora sarà un laboratorio in crescita».  LEGGI TUTTO

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    MotoGP Ducati, la rivelazione di Tardozzi: “Il consiglio di Bagnaia che ha cambiato la stagione”

    ROMA – Continua la festa di Ducati per il titolo piloti conquistato da Pecco Bagnaia in MotoGP. Con il trionfo del pilota torinese, la casa di Borgo Panigale ha completato il “triplete” che comprende anche le classifiche costruttori e team. Il 2022 non era però iniziato nella maniera più semplice. Il team manager Davide Tardozzi, ai microfoni di Sky Sport,ha rivelato la svolta che ha permesso a Ducati di affermarsi in maniera così netta: “Crediamo e speriamo che Bagnaia faccia un lungo percorso con noi e anche con qualche titolo in più – le sue parole. Pecco ci ha dato un’indicazione importante e strategica a febbraio, nell’ultimo giorno di test a Mandalika, che è stata determinante per la crescita della moto nelle gare successive. A lui va riconosciuto questo ed a Ducati il merito di aver stravolto la moto in pochissimo tempo, seguendo le sue indicazioni”.Guarda la galleryBagnaia Campione del Mondo con la Ducati: l’abbraccio di Valentino Rossi
    Verso il 2023
    La testa è però già proiettata alla nuova stagione, dove in Ducati correrà la coppia Bagnaia-Bastianini: “Non sottovalutiamo nessuno. Honda ha un campione come Marc Marquez e farà di tutto per migliorare, KTM ha fatto vedere una crescita importante così come Yamaha e Aprilia è stata una protagonista di quest’anno”. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, la svolta di Ducati grazie a Bagnaia: “Ci ha dato un’indicazione determinante”

    ROMA – In Ducati è festa per il trionfo di Pecco Bagnaia nel Mondiale Piloti di MotoGP. Con il trionfo del pilota torinese, la casa di Borgo Panigale ha completato il “triplete” che comprende anche le classifiche costruttori e team. Il 2022 non era però iniziato nella maniera più semplice. Il team manager Davide Tardozzi, ai microfoni di Sky Sport,ha rivelato la svolta che ha permesso a Ducati di affermarsi in maniera così netta: “Crediamo e speriamo che Bagnaia faccia un lungo percorso con noi e anche con qualche titolo in più – le sue parole. Pecco ci ha dato un’indicazione importante e strategica a febbraio, nell’ultimo giorno di test a Mandalika, che è stata determinante per la crescita della moto nelle gare successive. A lui va riconosciuto questo ed a Ducati il merito di aver stravolto la moto in pochissimo tempo, seguendo le sue indicazioni”.Guarda la galleryUna BMW M3 per Pecco Bagnaia
    Sul futuro
    La testa è però già proiettata alla nuova stagione, dove in Ducati correrà la coppia Bagnaia-Bastianini: “Non sottovalutiamo nessuno. Honda ha un campione come Marc Marquez e farà di tutto per migliorare, KTM ha fatto vedere una crescita importante così come Yamaha e Aprilia è stata una protagonista di quest’anno”. LEGGI TUTTO

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    Il trionfo di Bagnaia, è tutta un’altra storia

    E poi resterà lui, Francesco Bagnaia, l’unico italiano a entrare in maglia azzurra nello stadio della finale del Mondiale di calcio in Qatar. Lo ha fatto all’inizio stagione, per una di quelle foto promozionali che mettono insieme i cavoli e la merenda. Adesso che ha vinto non intende stravincere, anzi: «Mi sembra che negli ultimi due anni lo sport italiano sia salito sul tetto del mondo. Ci sono anch’io là in alto. Con tanti altri. Ne sono felice». Figuriamoci noi. Figuriamoci lo sport italiano, o meglio il Paese intero che lo ha coperto di ringraziamenti per il Mondiale della MotoGP conquistato ieri, o meglio raccolto da terra dopo aver seminato gli avversari lungo il cammino di una caccia al tesoro più che di un campionato normale. Il presidente Mattarella lo ha invitato (assieme al team) al Quirinale il 16 novembre; e poi i messaggi , dal sindaco di Pesaro che lo vuole cittadino onorario al presidente del consiglio dei ministri. La Juventus è stata la prima ad arrivare, con i filmati di Vlahovic, Chiesa, Locatelli e Bonucci che gli spiegano: «Noi lo sapevamo». Ora Bagnaia avrà tempo e maniera di fare tutto ciò che desidera, la vacanza sulla neve in cui sta cercando di trascinare la compagna Domizia Castagnini, il completamento della sua collezione di scarpe da ginnastica, ammesso che gliene manchi qualcuna, aprire un ristorante e cucinare in proprio. Ma sono tutte questioni del futuro prossimo o distante. Per adesso lasciamolo dov’è nato e cresciuto, nello sport appunto, nel motociclismo in particolare. Non ha ancora finito di scardinare il suo ambiente naturale, anche se poco ci manca. Mentre aspettava di essere interrogato da quegli spaccascatole dei giornalisti, assiepati intorno a lui come quando il mondo era diverso, aveva lo sguardo di un bambino stanco. Forse lo stesso di quando restò ipnotizzato dalle luci rotonde della nuova Aprilia del padre. A venticinque anni ha appena cominciato a cambiare le regole del suo gioco. Il primo titolo mondiale, quello del 2018 in Moto2, era una cosa. Questo che si porterà incollato alla fronte per un anno almeno – probabilmente con il numero 1 visto che glielo hanno stampato su tutti i souvenir come per un lavaggio del cervello – è tutta un’altra. È un’epoca che finisce e un’altra che ne prende il posto. È una traccia di vita per un Paese che talvolta dimentica di essere vivo, energico ed eternamente creativo. Ma non trasciniamo Bagnaia fuori del suo rifugio, non ancora. Stiamo al motociclismo.Guarda il videoMotoGP, Bagnaia e Ducati campioni: il duo italiano 50 anni dopo Agostini
    Erano tredici anni che un italiano non vinceva in classe regina ed è inutile ricordare che l’ultimo era stato Valentino Rossi nel 2009. Erano cinquant’anni che un italiano non ci riusciva su una moto italiana e non è inutile, ahinoi questo tempo che passa, ricordare che parliamo di Giacomo Agostini con la M V Agusta. Vale e Mino entrambi a Valencia per la propria fetta di ricordi. Ma non solo. Bagnaia è arrivato al titolo su una moto italiana e con una squadra italiana, cosa che poteva apparire impraticabile negli ultimi anni. E gli uomini della Ducati hanno provveduto a farglielo notare, italianamente irrompendo nella sala delle interviste con le parucche rosse simili a quelle lanciate dalla Ferrari nel 2000 il giorno della vittoria del campionato costruttori. Simboli che si sfiorano, a distanza di decenni. Oh, lo avrebbero fatto anche inglesi e olandesi, ma probabilmente non da sobri. I giapponesi no, non lo avrebbero fatto mai. Non è una sostituzione etnica, naturalmente, ma forse una sostituzione culturale sì. L’eterno ritorno dell’identico, il risorgere di un’epoca in cui intorno alle piste delle gare di moto si parlava italiano come lingua franca. O forse è solo un’altra parentesi della storia. Però inserita con stile. Bagnaia non avrebbe potuto vincere questo Mondiale, era impossibile, almeno quanto ieri non avrebbe potuto perderlo grazie al vantaggio ormai accumulato. A un certo punto si è trovato sotto di 91 punti. Non solo li ha recuperati: ce ne ha messi sopra altri 23. Con dieci podi e sette vittorie. Quattro delle quali in fila, e questo lo inserisce in un elenco che prima comprendeva soltanto Rossi, Jorge Lorenzo e Marc Marquez. Ora dicono che venticinque anni siano troppi per conquistare il primo titolo in MotoGP, considerata la moda imperante dei piloti ragazzini. Pecco li guarda con quegli occhi che più giovani non si può e risponde che perché le cose accadano non esiste un momento migliore di quello in cui accadono.
    Guarda il videoPecco Bagnaia leggendario: 5 curiosità sul nuovo campione della MotoGP LEGGI TUTTO