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    Hamilton: “Vinceremo a modo nostro”

    L’anno del riscatto, dell’orgoglio, quello in cui bisogna ancora dimostrare qualcosa dopo aver chiuso per la prima volta una stagione senza vincere una gara. Lewis Hamilton, sette titoli, 103 vittorie e altrettante pole position non sta lì tranquillo ad ammirare i suoi record, forse perché ne rimane uno che pesa più degli altri: quello dei campionati del mondo vinti che ora divide con Michael Schumacher. Vuole andare oltre. Anche perché nel 2021 è stato privato nel rocambolesco finale di gara di Yas Marina di un obiettivo che ormai sembrava raggiunto e invece ha preso la direzione di Verstappen. Alla vigilia del suo diciassettesimo anno in Formula 1, Lewis ha incontrato un ristretto gruppo di media. Autosprint era presente. Dodici mesi fa, di questi tempi, c’era ancora l’amarezza del titolo sfumato nel 2021. Oggi ha voltato pagina definitivamente e, soprattutto, come vive questo nuovo capitolo della carriera? «La pausa invernale è stata rigenerante. Sono stato veramente bene, ho viaggiato con la mia famiglia, sono carico, sereno e motivato per ripartire. So che non sarà semplice risalire ma sono certo di essere nel miglior team per riuscirci. L’anno scorso, nel contesto di una stagione difficile, siamo riusciti a risollevarci. Abbiamo ritrovato competitività su certe piste tornando al successo. Non capita in tutte le squadre». Ha la stessa carica di inizio carriera? «Non posso dire che sia stato sempre così ma quest’anno sì. Non ricordo una stagione in cui non vedevo l’ora come adesso di saltare in macchina e ripartire. Ho fatto un paio di test per le gomme pur di salire in macchina il prima possibile, cose che in passato avrei anche evitato. Mi sento rinvigorito, voglio tornare a lavorare con il team che ho trovato molto carico. La W14 è una chiara evoluzione della macchina precedente, ci sono delle differenze che sono emerse molto bene nei meeting che ho fatto finora con lo staff tecnico e gli ingegneri. Mi hanno spiegato cosa hanno realizzato, perché, e cosa si aspettano». 310 gran premi in carriera: c’è un posto che le trasmette particolari emozioni, dopo così tanto tempo? «Il Brasile è per me come una seconda corsa di casa. Penso ad Ayrton e alla passione della gente. E’ un Paese per me è speciale». Dopo le difficoltà della stagione 2022, cosa le dà particolare fiducia nell’affrontare quest’anno? «Correre per la Mercedes è come stare nella mia famiglia. Ho piena fiducia in tutti e so benissimo che questo gruppo sa vincere: mi ha permesso di farlo numerose volte. Ogni volta che vengo in azienda vedo progressi. Sarà l’undicesimo anno con la Mercedes: il tempo scorre ma trovo sempre un gruppo molto unito e motivato». Come si è preparato dal punto di vista fisico? «Ho giocato a squash, nuotato molto, corso. Ma motori poco o niente. A prescindere dalla preparazione, quando dopo l’inverno si sale su una Formula 1 il fisico incontra degli stimoli difficilmente replicabili, come la forza G che agisce sul nostro collo». Oltre alle corse, è coinvolto nella realizzazione di un film. Come procede con il casting e ci saranno altri “divi” oltre a Brad Pitt? «Stiamo selezionano i protagonisti. Sarà emozionante lavorare con Brad, abbiamo registrato alcune piccole scene. Io voglio che ci siano anche donne, con una rappresentazione il più larga e differenziata possibile. Amo vedere delle donne meccanico e pilota». Aspetterà di capire quanto sarà competitiva la W14 prima di rinnovare il con la Mercedes? «No, la squadra non ha nulla da dimostrarmi,. Una stagione difficile non incide sulla capacità del nostro gruppo. Qui c’è armonia ed energia, è un momento positivo e non vorrei essere da nessun’altra parte». C’è qualcosa di particolare che ha chiesto ai suoi ingegneri? «Ci sono stati tanti aspetti che nella macchina dell’anno scorso non sono andati come dovevano andare. Penso che nella realizzazione della W14 siano state accolte le nostre richieste di miglioramenti». Cosa le ha insegnato la scorsa stagione? «Quando si perde, si impara di più. Penso che le difficoltà ci abbiano rinforzato. Adesso lavoriamo ancora più profondamente, c’è maggior senso critico e sono orgoglioso e contento di tutti coloro che lavorano con me. L’anno scorso è andato, non si torna indietro, ma ci teniamo le lezioni apprese». Con la squadra avete fatto qualcosa di diverso? «Ho lavorato molto al simulatore e speso più tempo con i miei tecnici. Ho lavorato tanto sia sul mio lato fisico che mentale».
    Le piace che la macchina sia tornata una pantera nera??«È una questione di peso, serve a renderla più leggera. E poi, quasi tutti la preferivano comunque di questo colore». Gli ingegneri hanno voluto mantenere i punti di forza della W13. Ma ce ne sono? «Un paio di cose da salvare me le tengo: il ritmo gara e l’affidabilità erano ottimi. Ma, per il resto, butterei tutto. La W14 dovrà essere nel complesso più efficiente, una vera macchina». La W14 è unica nel suo design. C’è qualcosa che la preoccupa? «No, perché noi non siamo mai stata una squadra che guarda troppo le altre. Tutti progrediscono e non si può farlo copiando dagli altri. Dobbiamo fare a modo nostro per battere Red Bull e Ferrari. Ho la massima fiducia nei nostri ingegneri e sono certo che faremo meglio rispetto a dodici mesi fa. E, anche se non inizieremo al massimo, sapranno trovare dei rimedi, senza necessariamente iniziare con una macchina perfetta sin dal Bahrain. Vincere la prima corsa non significa vincere il campionato. Conta essere primi solo alla fine».
    AUTOSPRINT* LEGGI TUTTO

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    I segreti della nuova Ferrari SF-23: tutte le novità

    Ore 12.00 di San Valentino: precisa come una freccia che trafigge il cuore, la nuova SF-23 s’è manifestata nel miglior modo che fosse possibile immaginare. Il silenzio ha rotto la calma piatta di Fiorano e la macchina ha girato in pista davanti a una platea di addetti ai lavori, rappresentanti di tifosi e studenti universitari raccolti sulla tribunetta da cinquecento posti giusto dietro quello che fu – pardon, che è – l’ufficio di Enzo Ferrari. LEGGI TUTTO

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    Pirro esclusivo: “Ferrari, con Vasseur e Coletta hai scelto gli uomini giusti”

    Pirro, l’appassiona di più il percorso a ostacoli della Ferrari in Formula 1 o l’imminente debutto di una hypercar rossa a Le Mans?
    «In Formula 1 il cambio di management accende in tutti un’attenzione speciale, ma il programma GT mi tocca in modo profondo per il mio legame con Le Mans e perché rappresenta un ritorno al passato. La convinzione con cui John Elkann fin dall’inizio si è impegnato su Le Mans è un importantissimo segnale e penso che con Antonello Coletta faranno grandi cose. Certo questa sfida su due fronti è un bel modo di entusiasmare la platea planetaria dei tifosi ferraristi».  In Formula 1 si sovrascrive, mentre per Le Mans la Ferrari è partita dal foglio bianco.
    «Nel Mondiale è andata meno bene di quanto avrebbe potuto, per problemi più gestionali che tecnici: credo che Vasseur porterà positività e concretezza, al netto della politica, rimettendo ordine nelle straordinarie risorse umane della Scuderia. Rivoluzioni non servono: un cambio di allenatore può liberare quel potenziale in grado di dare alla squadra l’ultimo slancio verso il Mondiale».  Al titolo piloti si arriva con la punta unica o lasciando libera la coppia? E’ il caso di Senna-Prost per cui lei lavorava nell’ombra.
    «Dipende dai piloti che hai a disposizione. In Red Bull il problema neanche si pone, con Verstappen troppo più forte di Perez. Con compagni che possono essere messi a confronto, come oggi Hamilton-Russell o Leclerc-Sainz, il team principal deve sostenere chi è più in difficoltà, come un genitore col figlio più debole. Tanto, poi, nei momenti decisivi il fuoriclasse ha il guizzo in più e fa la differenza».  La ritroveremo team principal, magari nell’Audi?
    «Diventarlo in una squadra importante è il mio sogno (ride) anche se pensare alla Formula 1 sarebbe presuntuoso. Dal 2009 quando smisi di correre, ho vissuto una continua formazione, ma non è un assillo». 
    Sarà ancora nel panel giudicante della Formula 1?
    «Sì, in quattro o cinque gran premi. E’ un impegno che mi onora e mi coinvolge molto».  Il problema della direzione di gara è rimasto irrisolto dopo il caso Masi a fine 2021: manca la persona giusta o il nodo è il sistema?
    «Situazione difficile perché arriviamo da un lungo periodo in cui un uomo solo, Charlie Whiting, era al centro di tutto: direttore di gara, delegato per la sicurezza, referente di piloti e team principal… Scomparso lui, è andato in crisi il sistema: Laurent Mekies che avrebbe dovuto rimpiazzarlo è stato preso dalla Ferrari, Masi è finito sappiamo come. Wittich e Freitas erano i migliori disponibili, ma l’alternanza non può funzionare. Bisogna creare una panchina lunga perché il direttore di gara può solo crescere in quella stanza, non lo puoi reclutare all’esterno».  La convince questa Formula 1 che tra Miami e Las Vegas strizza l’occhio allo show?
    «Sì perché show non è un termine negativo: uno sport deve attrarre la gente, altrimenti non regge economicamente. Domenicali sta lavorando benissimo: esplora nuove strade ma rispetta il passato».  Dunque le piacciono le Sprint, che quest’anno raddoppiano (da tre a sei).
    «Molto: tengono in tensione per l’intero weekend, proprio come Q1, Q2 e Q3 hanno ravvivato ogni fase della qualificazione. D’altronde se mi piace una gara di 250 chilometri, perché dovrei storcere il naso a una di cento?»  Segue la serie Drive to Survive su Netflix?
    «Ho visto solo una puntata, ma riconosco che ha reso popolare una Formula 1 che amava mostrarsi incomprensibile. Esibire il dietro le quinte ha aperto a un pubblico nuovo, che è sempre benvenuto».  LEGGI TUTTO

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    Cresce la Ferrari figlia di Binotto: ecco i dettagli

    ROMA – Tu chiamala, se vuoi, Ferrari ibrida. Non nel senso del motore termico-elettrico, che in quella realtà siamo calati da un bel pezzo, ma proprio di squadra che racchiuderà due elementi tra loro discordanti: la macchina da una parte e tutto ciò che ci gira attorno dall’altra, compreso il nuovo team principal, ruolo per il quale Frédéric Vasseur rimane in pole position (sarà cosa fatta, ma non lo dicono). Paradossalmente il corpo estraneo non sarà il nuovo capo, ma la vettura. Perché il team entrerà in metamorfosi, la Scuderia perderà la sua autonomia, la chimica sarà del tutto nuova e il solo pensarlo fa tremare le vene, ma la macchina – la Rossa! Il corpo oggetto di venerazione planetaria – sarà quella firmata da Mattia Binotto, piaccia o meno.
    Meriti ed eredità
    Cosa ne verrà fuori dunque? La nuova dirigenza metterà il cappello sui pregi cercando di assumersene il merito? O in presenza di un difetto lo esalterà per denunciare la molto italica “pesante eredità ricevuta”? Di certo la macchina-di-Binotto-nel-team-di-Vasseur, ibrido tendente al mostruoso, promette di essere «una bomba» come ha rivelato Günther Steiner, capo della Haas. Giovedì scorso ha incontrato Binotto, quindi ha riferito: «Mi ha detto che il motore del 2023 sarà una bomba. E se sarà competitivo ciò sarà positivo anche per noi, perché vorrà dire che avremo una grande power unit». Ricordiamo che nulla sta accadendo per caso: la fragilità del motore Ferrari nel 2022 fu il prezzo da pagare – previsto e accettato – per l’investimento sul 2023. Si volle varare un’unità che avrebbe permesso alla Ferrari di uscire dalla crisi innescata dalle sanzioni di fine 2019 e di tornare a battersi alla pari con Mercedes e Honda. L’asticella della potenza fu posta molto in alto perché in quel campo non si sarebbe potuto toccare più nulla, per regolamento, mentre gli interventi sull’affidabilità sono consentiti.
    Punti forti
    Secondo investimento sul 2023: non rattoppare i problemi che causarono le fragorose rotture del 2022 (Barcellona e Baku per Charles Leclerc, Red Bull Ring per Carlos Sainz), ma intervenire profondamente sulle cause, identificate nella zona dell’iniezione (quella più innovativa del motore 066/7). Ciò ha imposto un calo delle potenze, che saranno nuovamente disponibili nel 2023. Ma nella Ferrari reloaded. Poi tutte le migliorie apportate all’aerodinamica, sempre dallo staff di Binotto: la conferma della carrozzeria-ala dalle linee morbide, ancorché riviste, un nuovo fondo concettualmente simile a quello della Red Bull, più alto (come richiesto dalla direttiva tecnica 39 entrata in vigore per ridurre il saltellamento) ma finalmente con un adeguamento delle sospensioni, non modificabili nella scorsa stagione.
    Il vantaggio
    Geometrie invariate (push rod anteriore e pull posteriore, come negli ultimi anni) perché la F1-75 è una nuova vettura e non ci sono schemi da rompere, e non per ultimo una nuova conoscenza delle gomme, che infatti negli ultimi GP non hanno mostrato criticità nell’usura. Lo stesso Binotto poco prima del suo esonero – ah no, scusate, sono dimissioni – aveva messo in chiaro: «I due grandi aspetti da migliorare nel 2023 saranno l’affidabilità della power unit, priorità assoluta, e la velocità della macchina perché siamo stati spesso molto competitivi in qualifica, ma non sempre in gara». Tenendo conto che Red Bull potrà sviluppare meno della Ferrari in galleria del vento (e non di poco: -15% dopo le sanzioni per sforamento del budget cap 2021) e che il ritorno di Mercedes al vertice non è scontato, la Rossa che verrà potrebbe davvero recitare un ruolo da primadonna. Ma non sarà Binotto a godersela. Poi la vera Ferrari di Vasseur o chi per lui la vedremo nel 2024, ma questa è un’altra storia.
    Guarda la galleryLa Ferrari leggendaria di Schumacher è in venditaClicca qui per non perderti tutte le news ed i pronostici di Formula 1 LEGGI TUTTO