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    2023, cala il sipario per Isner, Feliciano e altri ex top40

    John Isner

    Come ogni anno anche il 2023 ha salutato il ritiro di diversi tennisti di valore, protagonisti di pagine importanti della disciplina. Nel 2023 tra i giocatori che hanno appeso la racchetta al chiodo segnaliamo John Isner, Feliciano Lopez, Pablo Andujar, Malek Jaziri, Guido Pella e Peter Gojowzcyk. Li ricordiamo brevemente con alcuni dati e momenti salienti.
    John Isner sarà ricordato per sempre per due fatti: il record assoluto di Ace (ben 14.470), e la vittoria del match più lungo della storia, a Wimbledon 2010 contro il francese Mahut, cinque set distribuito su tre giorni per 11 ore e 5 minuti di gioco, con il clamoroso score di 70 a 68.  Record che non sarà mai più battuto poiché in tutti gli Slam il quinto set è adesso deciso da un tiebreak. “Long John” dai suoi 208 cm ha sparato Ace a ripetizione, a volte letteralmente ingiocabile nei suoi game, ma oltre al servizio bomba è stato un tennista discretamente completo, con una mobilità tutt’altro che disprezzabile viste le sue misure. In carriera ha vinto 16 tornei, toccando come best ranking il n.8 nel 2018. Non ha mai raggiunto la finale di uno Slam, c’è andato vicino a Wimbledon 2018, quando fu stoppato in semifinale da Kevin Anderson al termine di un’altra maratona, vinta dal sudafricano per 26-24. A lui appartiene anche il record di servizio più veloce registrato ufficialmente, 253 km/h nel 2016 in Coppa Davis, anche se molti attribuiscono quel primato all’australiano Sam Groth, 263 km/h, ma al Challenger di Busan. Diritto potente, discreto nel gioco di volo, ha tirato la carretta del tennis a stelle e strisce in anni davvero bui per gli USA al maschile. Nel 2018 il suo successo più prestigioso, il 1000 di Miami. Curiosamente ha vinto tutti suoi titoli negli USA, eccetto i due titoli ad Auckland.
    Feliciano Lopez resterà nella memoria degli appassionati per il suo stile di gioco offensivo, uno dei pochi veri attaccanti pronto a correre a rete appena possibile, meglio se con quel rovescio in back davvero efficace per trovare un’ottima posizione sulla rete e sfruttare il suo innato atletismo. Fisico statuario (e bellissimo uomo, “Deliciano” per dirla alla mamma-Murray), ha attraversato 4 lustri della disciplina senza mai un grande infortunio e continuando a praticare quel tennis personale e offensivo davvero lontano dai canoni classici del tennis iberico, costruito su rotazioni, grande pressing e lotta dalla riga di fondo. Ha vinto 7 tornei in carriera (due volte sull’erba del Queen’s), fermandosi a un passo dalla top10, al n.12, questo forse resterà il suo più grande rimpianto in carriera. Fu decisivo nella finale di Coppa Davis in Argentina nel 2008, quando il “dream team” formato da Del Potro e Nalbandian fu clamorosamente battuto in casa da una Spagna priva di Nadal, con proprio Feliciano protagonista (vinse vs. Del Potro in singolare e trascinò Verdasco in doppio). Vanta un record assoluto che sarà difficile da superare: ha giocato ben 79 tornei dello Slam consecutivi, da Roland Garros 2002 agli Australian Open 2022. Iron man!
    Pablo Andujar ha chiuso la sua buona carriera in patria, ritirandosi nel corso del Challenger di Valencia lo scorso novembre. Ha disputato oltre 400 partite sul tour maggior, vincendo in carriera 4 titoli e toccando il best ranking di n.32 nel 2015. Purtroppo quando era al suo massimo in carriera ha subito un grave infortunio al gomito, riuscendo a tornare competitivo dopo ben 3 operazioni, togliendosi comunque la soddisfazione di rientrare in top 50 nel 2019. Tennista capace di lottare ore in campo, ha fatto della consistenza di gioco il suo punto di forza, brillando soprattutto sulla natia terra battuta. È attualmente uno dei rappresentanti dei giocatori in seno all’ATP.
    A 39 anni Malek Jaziri ha deciso di terminare la propria carriera, che l’ha reso il miglior tennista tunisino di tutti i tempi. Dotato di un fisico potente, il suo diritto su terra battuta poteva far male a chiunque e gli ha consentito di issarsi fino al n.42 nel ranking nel 2019, suo miglior piazzamento. Non ha vinto nessun torneo del tour maggiore, disputando solo una finale a Istanbul, nel 2018, sconfitto dal giapponese Taro Daniel.
    Guido Pella ha pensato bene di regalare a se stesso e alla sua famiglia un bel viaggio a Disney Paris dopo aver disputato il suo ultimo match in carriera allo US Open. L’argentino ha chiuso la sua vita Pro a 33 anni, un viaggio fatto di molti alti e bassi per colpa di vari infortuni. Tennista di discreto talento, mancino, quando era in giornata poteva diventare davvero pericoloso grazie alla progressione dei suoi colpi e qualche angolo davvero interessante. Ha toccato come proprio best il n.20 nel 2019, anno in cui ha vinto l’unico titolo in carriera a San Paolo e ha toccato la miglior prestazione negli Slam, i quarti a Wimbledon. Ha disputato altre quattro finali in carriera.
    Peter Gojowzcyk ha deciso di smettere dopo 18 anni di carriera a Metz, esattamente dove ha vinto il suo unico titolo sul tour maggiore nel 2017 partendo dalle qualificazioni. Il 34enne tedesco ha raggiunto il n.39 della classifica ATP nel 2018, il suo anno migliore complessivamente, nel quale ha raggiunto due finali con 23 vittorie. Martoriato da vari infortuni, ha giocato spesso bene nei tornei disputati ad inizio stagione tra Doha e Dubai. Con colpi di buon anticipo e traiettorie offensive, si prendeva grandi rischi e non sempre gli andava bene, ma in certe giornate è stato un avversario assai scomodo. Il suo ultimo grande risultato è stato a US Open 2021, dove ha raggiunto gli ottavi portando Alcaraz al quinto set.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Il record di Rafael Nadal che solo Novak Djokovic potrebbe battere

    Rafael Nadal nella foto – Foto Getty Images

    Rafael Nadal vanta record impressionanti in molti aspetti e alcuni di questi sono la longevità e la regolarità. La prova di ciò è che è l’unico giocatore dell’Era Open in grado di accumulare dieci stagioni consecutive vincendo, almeno, un titolo del Grande Slam. Ha raggiunto questo traguardo tra il 2005 e il 2014, superando il record che avevano Björn Borg, Pete Sampras e Roger Federer, con otto anni consecutivi a conseguirlo. Novak Djokovic ha in corso una serie di sei stagioni consecutive vincendo, almeno, un major, che potrebbe estendere in questo 2024.
    🎾 Tennisti con più stagioni consecutive conquistando un Titolo del Grande Slam (Era Open/Singolare Maschile):🇪🇸 Nadal | 10 (2005-2014)🇸🇪 Borg | 8 (1974-1981)🇺🇸 Sampras | 8 (1993-2000)🇨🇭 Federer | 8 (2003-2010)🇷🇸 Djokovic | 6 (2011-2016)🇷🇸 Djokovic | 6 (2018-2023)
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Rafael Nadal a Brisbane 2024: la sua presenza raddoppia i prezzi dei biglietti

    Rafael Nadal nella foto – Foto Getty Images

    La presenza di Rafael Nadal ha cambiato tutti gli schemi e le previsioni dell’ATP Brisbane. È la grande sorpresa e l’asso nella manica che gli australiani si sono riservati, completando con il tennista di Manacor un cartellone di lusso che si fa sentire, e molto, nella vendita dei biglietti.
    Dall’annuncio della presenza dello spagnolo e come rivela Relevo, i prezzi dei biglietti per vedere il torneo sono schizzati alle stelle: i prezzi per il primo giorno di competizione sono quasi raddoppiati (da 39 a 69 dollari australiani), quelli per la sessione pomeridiana del 1° gennaio sono passati da 59 a 89 dollari, e i prezzi per la finale maschile hanno anche vissuto un enorme aumento, passando da 189 dollari australiani a 240. Tutto ciò per rivedere Rafael in azione.Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Indian Wells, Queen’s e Bastad vincono l’ATP Award 2023

    La infografica ATP dei migliori tornei stagionali

    L’ATP ha comunicato gli Award 2023 per i migliori tornei dell’anno nelle tre categorie 1000, 500 e 250: sono il BNP Paribas Open di Indian Wells, il Queen’s Club di Londra e il Nordea Open di Bastad.
    Super conferma per il Masters 1000 di Indian Wells, premiato come miglior evento nella sua categoria per il nono anno consecutivo. Molto amato dai giocatori per i servizi perfetti offerti, e la sua location unica nel deserto della California, il torneo che apre il “double sunshine” statunitense di primavera resta un punto di riferimento per tutti gli altri eventi. “Siamo onorati di vedere i giocatori votare ancora una volta Indian Wells come la loro tappa preferita dell’anno come torneo di categoria 1000”, ha affermato il direttore del torneo Tommy Haas. “Questo premio è il giusto riconoscimento a tutto il meraviglioso staff del torneo, volontari, fan e tanti altri che danno vita al BNP Paribas Open ogni anno e contribuiscono al successo duraturo del nostro evento”.
    Una conferma anche per il torneo “della Regina” di Londra, classica tappa di avvicinamento a Wimbledon, dopo il successo nel 2022. È il quinto trofeo ricevuto per un ATP 500, dopo quelli del 2015, 2016, 2018 e 2022. “Siamo lieti di essere stati votati torneo dell’anno ATP 500 dai giocatori anche quest’anno”, ha affermato Chris Pollard, direttore digitale, tecnologia ed eventi del torneo. “La LTA è molto orgogliosa di migliorare continuamente l’esperienza dei giocatori che prendono parte al torneo, e questo premio è il riconoscimento del duro lavoro”. Curiosamente, sia Indian Wells che Queen’s 2023 sono stati vinti da Carlos Alcaraz.

    Andrey Rublev invece è stato il vincitore del miglior 250 del 2023, lo storico torneo su terra battuta di Bastad, in Svezia. Un bel riconoscimento per un torneo che quest’anno ha festeggiato il suo 75esimo anniversario. Bastad vinse per 11 anni di fila (2002 – 20112) il premio come miglior evento di categoria. “L’intero team e tutti i volontari sono estremamente felici e orgogliosi di ricevere questo premio”, ha affermato Christer Hult, CEO e amministratore delegato del Nordea Open. “La nostra ambizione è quella di fornire a tutti i giocatori la massima qualità sia dentro che fuori dal campo, indipendentemente dalla loro classifica. Vogliamo che tutti i giocatori vengano trattati come n.1.”
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Roland Garros: Dal 2024 il Suzanne Lenglen sarà aperto anche per le qualificazioni

    Roland Garros: Dal 2024 il Suzanne Lenglen sarà aperto anche per le qualificazioni

    Nel cuore pulsante di Parigi, il Roland Garros, uno dei quattro tornei del Grande Slam, si appresta a scrivere una nuova pagina nella sua illustre storia. In una recente conferenza stampa, Amelie Mauresmo, la direttrice del torneo, ha annunciato una svolta significativa per l’edizione del 2024: la storico campo Suzanne Lenglen sarà aperto per i match delle qualificazioni
    Questa decisione è un chiaro segnale del costante impegno degli organizzatori nel migliorare e innovare uno dei tornei più prestigiosi al mondo. Roland Garros, con le sue radici profonde nella terra rossa, è sempre stato un luogo di battaglie epiche e storie emozionanti. L’apertura del campo Suzanne Lenglen, un campo che ha ospitato alcune delle leggende più grandi del tennis, alla fase delle qualificazioni del torneo è un tributo all’importanza di ogni fase del gioco.
    Negli anni, Roland Garros ha affrontato la sfida di gestire un flusso crescente di appassionati, in particolare durante i primi giorni del torneo. Le qualificazioni, spesso considerata come un antipasto al piatto principale, ha regalato momenti indimenticabili, come dimostrato quest’anno dalle performance di Lucas Pouille, che ha acceso la passione del pubblico francese.
    La decisione di utilizzare il Suzanne Lenglen per questi incontri rappresenta non solo un miglioramento logistico, facilitando il flusso di spettatori e offrendo più spazio alle aree esterne, ma anche un riconoscimento dell’importanza di ogni atleta che calca i campi del Roland Garros. Ora i giocatori che combattono per un posto nella fase finale, avranno ora l’opportunità di esibirsi su uno dei palcoscenici più prestigiosi del tennis mondiale, un’occasione che prima era riservata solo agli incontri principali.Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Alcaraz vince lo “Stefan Edberg Award” come tennista più corretto e sportivo del 2023

    La infografica dell’ATP con Alcaraz

    Jannik Sinner deve accontentarsi di uno splendido, meraviglioso tris di ATP Award. Infatti è Carlos Alcaraz ad essere eletto tennista più sportivo del 2023, aggiudicandosi così lo “Stefan Edberg Sportsmanship Award”, che premia il fair play, la professionalità e l’integrità dentro e fuori dal campo.

    All love for @carlosalcaraz on Tour 💙
    His fellow players have selected him as the Stefan Edberg Sportsmanship Award winner in the 2023 #ATPAwards.
    Read more 👇
    — ATP Tour (@atptour) December 15, 2023

    “Sono così felice di vincere lo Stefan Edberg Sportsmanship Award”, ha detto Alcaraz al sito ufficiale ATP. “Sono particolarmente felice che sia un premio scelto dai miei colleghi del circuito. Significa molto per me, quindi grazie mille a tutti.”
    Alcaraz è il quarto spagnolo a ricevere il prestigioso onore degli ATP Awards, unendosi a Jose Higueras (1983), Alex Corretja (1996, 1998) e al cinque volte vincitore Rafael Nadal (2010, 2018-21).Per il ventenne di Murcia questo è il terzo ATP Awards votato dai giocatori, dopo aver ottenuto il Newcomer of the Year nel 2020 e il Most Improved nel 2022.
    Gli altri candidati al premio intitolato a Stefan Edberg erano Grigor Dimitrov, Hubert Hurkacz e Jannik Sinner. LEGGI TUTTO

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    Bercy cambia: solo tre match nella sessione diurna dal 2024. La beffa subita da Sinner non si ripeterà

    Jannik Sinner a Bercy 2023 (foto Getty Images)

    La “lezione” di Jannik Sinner sembra sia servita a qualcosa… Dal 2024 il Masters 1000 di Parigi Bercy cambierà lo schedule giornaliero, riducendo da 4 a 3 gli incontri pomeridiani sul campo principale, per evitare pericolosi slittamenti in avanti del programma e il rischio di trasformare i match serali in… notturni. Esattamente quanto vissuto lo scorso primo novembre da Sinner, con conseguente ritiro all’indomani. L’ha annunciato Cedric Pioline, direttore del torneo, tracciando un bilancio assai positivo a livello di incassi, ma confermando che la situazione creatasi quest’anno non era più sostenibile, e ammettendo di fatto che il ritiro di Sinner fu giustificato.
    “I risultati dell’edizione 2023 del Masters 1000 di Parigi sono stati lusinghieri” afferma Pioline. “Stiamo già aspettando con impazienza l’edizione 2024 e abbiamo molte idee per ottimizzarla e rispondere alle sfide di accoglienza e calendario. Nel 2024 il programma del campo centrale cambierà: ci saranno tre partite nella sessione diurna e due in quella serale”.
    Il cambio di rotta del torneo è dovuto a due fattori: la situazione vissuta da Sinner, illogica dal punto di vista meramente sportivo, e il disagio sofferto dagli spettatori paganti per la sessione serale. Jannik lo scorso novembre si è ritirato dal Masters 1000 di Bercy, rinunciando ad affrontare Alex de Minaur, dopo che il suo match di primo turno, iniziato dopo la mezzanotte, è terminato alle 2.37 del mattino. Fu pure una discreta battaglia, tre set molto lottati per aver la meglio sullo statunitense McDonald. La programmazione quantomeno discutibile del torneo parigino con 4 incontri maschili di pomeriggio e due di sera infatti face slittare il suo match, ultimo di giornata, oltre la mezzanotte, tanto che Jannik dopo aver onorato l’impegno all’indomani decise di non scendere in campo. Oltretutto, avrebbe pure dovuto giocare di pomeriggio (ore 17 circa), una beffa incredibile oltre al danno già subito per l’inizio così ritardato dalla sua partita. “Devo pensare alla salute del mio corpo” affermò annunciando il forfait nel primo pomeriggio, con il coach Cahill che sui social rincarò la dose, sentenziando “L’organizzazione del torneo non tiene conto della salute dei giocatori”.
    Oltre ai tennisti, pure il pubblico subì il danno delle quattro partite pomeridiane, così lunghe da far slittare il programma in avanti di quasi tre ore. Gli spettatori che avevano un biglietto per la sessione serale (teoricamente con inizio alle 19.30) attesero fin dopo le 22 fuori dall’Arena di Bercy – pure sotto ad una pioggia battente e con 6 gradi di temperatura… – per poter accedere all’impianto svuotato del pubblico della sessione pomeridiana. Ci furono momenti di tensione con l’intervento delle forze dell’ordine per placare gli animi di diversi appassionati davvero inferociti, e la stragrande maggioranza del pubblico vide solo la prima partita e non quella di Sinner (gli organizzatori poi intervennero rimborsando il 50% del prezzo pagato dagli spettatori di quella sessione serale a dir poco sfortunata).
    Il torneo quindi dal 2024 sposterà alcuni match sui campi secondari, ma in Francia è in corso un acceso dibattito per il futuro dell’evento, visto che il palazzo dello sport di Bercy, un tempo perla dell’impiantistica sportiva in Europa, ormai non rispetta più gli standard dell’ATP per un torneo della categoria 1000 (è l’unico mille che si gioca indoor). Per questo si parla con sempre maggior insistenza di uno spostamento del torneo alla Defence Arena, posta nella zona di Nanterre e che ospita la squadra di rugby cittadina ma che si presta ad un uso multifunzionale. Se gli organizzatori di Bercy non prenderanno presto una decisione in merito, il rischio che altri attori vogliosi di entrare nel calendario ATP e forti di strutture adeguate possano “strappare” la data potrebbe farsi assai concreto. Intanto, non dovrebbero più verificarsi casi limite come quello sofferto da Jannik. È già un primo risultato…
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    Dante Bottini: “Allenare i giovani oggi è difficile, ascoltano meno e quasi non pensano in campo. L’assenza di Federer sul tour è palpabile”

    Dante Bottini (foto Instagram)

    Allenare l’ultima generazione di giovani non è compito facile, perché il tennis ormai è diventato una gara a chi a tira più forte quindi si pensa poco, e pure negli allenamenti le nuove leve hanno difficoltà a prestare attenzione e ascoltare. Questo afferma il noto coach argentino Dante Bottini, 44enne formatosi alla corte di Nick Bollettieri dopo un passato modesto da giocatore, noto per aver esser stato l’allenatore storico di Kei Nishikori e quindi di Dimitrov, Jarry e del giovane cinese Juncheng Shang, rapporto quest’ultimo interrotto dopo l’ultimo US Open. Bottini è stato intervistato in Argentina dal bravo collega Sebastian Torok per La Nacion. Ha rilasciato una lunga intervista, nella quale ripercorre le tappe della sua vita sul tour, raccontando i cambiamenti vissuti negli ultimi anni e rimpiangendo l’assenza di Roger Federer sul tour e negli spogliatoi per il suo carisma e quel plus unico che dava ad ogni torneo, e che a suo dire oggi manca terribilmente.
    Bottini ricorda i suoi inizi con Bollettieri: “Ho iniziato nel 2008, proprio dalla base, con piccoli gruppi, dove non vedevo nemmeno Nick perché era con i migliori dell’accademia. Qualche mese dopo mi hanno dato gruppi di ragazze dai 9 agli 11 anni al mattino e dai 15 ai 16 anni al pomeriggio, e poi ho cominciato a provarci di più. Abbiamo avuto incontri che sono durati molte ore. Ho imparato molto. Nick era un fenomeno, vero appassionato di tennis, espansivo, estremamente esigente e ottimista. Aveva un’altissima autostima e la trasmetteva a tutti, tirava sempre dritto verso il futuro, cercando il meglio. Per tutto il tempo condivideva le storie della sua vita e motivava tutti. Avevamo incontri più volte alla settimana, in cui parlavamo di tutto quello che si faceva in accademia e lui raccontava tanti aneddoti. È stato anche piuttosto divertente lavorare con lui. Abitavo dietro l’angolo dell’accademia, alle 5 del mattino già insegnavo o ero in palestra. Lui andava forte e non si fermava mai, era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene, così fino a oltre 80 anni”. 
    Questa foto del tennis attuale tracciata dal coach albiceleste, con una discreta critica a come si è evoluto lo sport rispetto ai suoi primi anni di vita sul tour: “C’è un cambiamento totale, con Federer fuori, Nadal quasi, vedo Djokovic ancora per un paio d’anni. Ma la nuova generazione è qui, con Alcaraz, Sinner, Rune. Anche con Medvedev, Zverev e Tsitsipas. Il tennis? Oltre ad essere molto fisico, ritengo che il tennis di oggi abbia molta potenza e sia molto mentale. I nuovi giocatori difficilmente pensano a una tattica, tutto viene giocato molto velocemente, molto forte. Se prima c’era poco tempo per pensare… adesso ce n’è ancora di meno. Il secondo servizio viene servito a volte a 200 km/h, cosa impensabile fino a qualche anno fa. La potenza domina. E bene o male? Non lo so. Credo sia più difficile mettere insieme una strategia per l’allenatore, perché al tuo giocatore puoi dirgli qualcosa, ma poi cambia tutto in pochi secondi. Il giocatore ti dice: ‘Ma mi hai detto che sulla seconda di servizio mi avrebbe fatto un kick sul rovescio e invece ha tirato una bomba a 200 al T!’ Per l’allenatore oggi è molto più difficile. C’è meno attenzione. Il giocatore non ascolta molto, quindi questo rende il processo, giorno dopo giorno, più difficile. Il giocatore è quello che ti ingaggia e l’allenatore deve essere paziente e pensare: ‘Bene, lascerò andare questo, ma poi lo riprenderò poi’. Il giocatore attuale ha un deficit di attenzione. Prima ti ascoltavano di più e ti guardavano negli occhi; oggi camminano a testa bassa. Gli dici: ‘Ehi, sto parlando con te’. ‘Sì, ti ascolto’, risponde ed è lì con il telefono e forse ti ascolta ma chissà cosa gli resta in testa di quel che gli dici. È strano, la società sta cambiando tanto. E poi tutto nel tennis è un po’ estremizzato, velocità, fisico”.
    Un’esasperazione che porta anche tennisti di 20 anni a subire già infortuni importanti: Alcaraz, Sinner… “E Korda, Rune… Tutti hanno avuto dolore e problemi, anche se sono da poco tempo sul tour. Si gioca con una potenza tale che le richieste che i giocatori fanno al proprio fisico stanno aumentando. E il corpo non può farcela. Non si parla quasi di quest’aspetto ma invece dovrebbe essere centrale discuterne. C’è un altro problema che i giocatori invece sollevano: cambiare troppe palle. Non puoi giocare tre o più tornei di fila con palline diverse! Le marche di palle hanno modelli molto diversi e quando si gioca provoca cambiamenti nella modalità di impatto. Poi sono in generale troppo pesanti, ti fanno fare scambi più lunghi, il corpo alla fine somma tutti gli sforzi e lo senti nella spalla, nel polso, nelle gambe“.
    Per Bottini l’assenza di Federer dal tour pesante, quel che ha portato lo svizzero nel gioco resta inarrivabile: “Ho condiviso molti momenti con Rafa, Novak, splendidi atleti, ma l’assenza di Roger si fa sentire. Manca tanto. Era un giocatore diverso, con il suo arrivo al massimo livello tutto è cambiato. Non so come spiegarlo, ma i tornei erano diversi quando c’era Roger, chiunque abbia vissuto il tour con lui e dopo di lui te lo può confermare. Il tennis continua, ma quando Roger entrava nello spogliatoio era una presenza… la gente restava senza parole, lo guardava. Quel ragazzo aveva una presenza diversa. Emanava rispetto, non solo giocando a tennis, ma la cosa più importante è che era un ragazzo normale, divertente, con il senso dell’umorismo. Un fenomeno. E trasmetteva rispetto e tranquillità a tutti. Se ti allenavi con lui per la prima volta, prima e dopo ti faceva mille domande per sapere chi sei, da dove vieni, era curioso. Più volte abbiamo parlato dell’Argentina. Mi ha chiesto della religione ed era interessato a come giocano e si allenano gli argentini sulla terra battuta. Ricordo che nel lontano 1997, da junior, abbiamo condiviso un torneo, l’U18 di Prato. Io avevo 17 anni e lui 15. Gli ho mostrato il tabellone del torneo e gli ho detto che se avessi vinto lo avrei affrontato, ma ho perso. A distanza di anni si ricordò tutto quello e mi disse: ‘Ho vinto quel torneo e da lì è iniziata la mia scalata, peccato che non abbiamo giocato contro’. Pochi avrebbero ricordato e detto tutto questo”.
    Tra i giovani, è incuriosito dal potenziale di Shelton: “Ho avuto l’opportunità di affrontarlo quando allenavo Shang. Lo abbiamo battuto ad Atlanta e Washington. È pura potenza! Ha un servizio pazzesco, ma poi sembra che non pensi molto quando gioca. Colpire la palla sempre più forte, sempre più forte… questo il suo stile. Ma fa bene al tennis. Mi piace il suo atteggiamento, grida ma non per rabbia, ride, è positivo, tutti atteggiamenti che provengono dal periodo trascorso al college, dove suo padre (Bryan) era uno dei migliori allenatori. Può portare qualcosa di diverso sul tour”.
    Bottini tra i molti tennisti allenati, è rimasto molto affezionato a Dimitrov, per il suo bel tennis ma anche per il lato umano del bulgaro: “È un giocatore eccezionale, uno dei più talentuosi del circuito. Anche fisicamente è straordinario, si cura moltissimo, è una bestia. Nel tennis è uno dei grandi talenti, tira colpi che quasi nessuno fa. Il rovescio in slice è pazzesco, anche quello a una mano. È un giocatore che è un piacere guardare, uno di quelli per cui paghi un biglietto d’ingresso. Quando entra in un periodo negativo ti viene voglia di andartene perché difficilmente reagisce, questa è la sua grande debolezza. Soffre quando non sta bene emotivamente e lo trasferisce sul campo. Invece quando è felice, può fare di tutto e regalarti il ​​miglior spettacolo”.
    Un’ultima nota su come un coach deve approcciarsi a giocatori di nazioni e culture diverse. Lui ha allenato giapponesi, latini, cinesi, europei… La chiave per Dante è osservare e studiare: “Cerco di osservare molto, di rispettare i loro tempi. Devi abituarti a loro, avvicinarti. Vuoi insegnare dalla tua cultura, ma devi imparare anche dalla loro, affinché tutto sia il più piacevole e funzioni. L’obiettivo è avere la pazienza necessaria per ottenere la migliore esperienza possibile per il giocatore. Non è facile, è una bella sfida, ma mi piace davvero quello che faccio”.
    Intervista davvero interessante, nella quale Bottini anche sottolinea come il treno del tennis cinese sia partito e crede che in futuro possano nascere altri talenti ancor più interessanti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO