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    Novak Djokovic alla prova del tempo: La sfida della nuova generazione

    Novak Djokovic classe 1987, n.1 del mondo – Foto Getty Images

    La sconfitta di Novak Djokovic agli Australian Open 2024 contro Jannik Sinner ha scosso il mondo del tennis, sollevando interrogativi sul futuro immediato del campione serbo. Nonostante una prestazione sotto le aspettative, Djokovic rimane una figura dominante nello sport, ma come sottolinea Andy Roddick, il tempo non gioca a suo favore.
    In una recente puntata del suo podcast “Served with Andy Roddick”, l’ex numero uno del mondo ha espresso preoccupazione per Djokovic, evidenziando come l’avanzare dell’età e l’emergere di nuovi talenti possano rappresentare ostacoli sempre più significativi. “Djokovic ha inciampato in questo torneo… ma resta il migliore al mondo. Tuttavia, la nuova generazione, guidata da Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, sa di poter vincere e non si arrenderà facilmente”, ha affermato Roddick.
    Questi giovani talenti, consapevoli delle proprie possibilità, stanno mettendo in discussione il dominio di Djokovic, instillando la convinzione che possano effettivamente superarlo. “La questione sarà legata all’acume mentale e al suo sviluppo. Per dieci anni, la presenza di Djokovic a Indian Wells, Miami o qualsiasi altro torneo su superficie dura non ha destato preoccupazioni. Ma ora, sono curioso di vedere come reagirà alle pressioni dopo la sconfitta nei grand slam”, riflette Roddick.
    Djokovic e la sua straordinaria capacità di motivarsi di fronte alle difficoltà saranno cruciali nei prossimi mesi. “Di solito, è bravo a trovare un rivale contro cui combattere e utilizzarlo come stimolo. Questa capacità di auto-motivarsi è quasi un superpotere”, aggiunge Roddick, sottolineando come Djokovic debba sfruttare questa qualità per mantenere il suo status di favorito e tenere a bada la nuova generazione.
    La sconfitta a Melbourne non segna la fine dell’era Djokovic, ma apre un capitolo entusiasmante nel tennis mondiale, dove la nuova generazione si affaccia con determinazione e talento, pronta a sfidare i giganti dello sport. Djokovic, con la sua esperienza, non è estraneo alle sfide. La sua risposta nei prossimi tornei sarà un indicatore chiave del futuro del tennis, in un momento di passaggio generazionale che promette grandi emozioni e rivalità accese.Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Roddick punge Alcaraz: “Il suo servizio non fa male, anzi è peggiorato”

    Andy Roddick con la moglie Brooklyn Decker

    Quando si parla di servizio Andy Roddick è certamente uno dei massimi “esperti” in materia. A-Rod si è issato in vetta al ranking ATP (ultimo statunitense a riuscirci) e ha vinto US Open nel 2003 grazie alla sua formidabile battuta, una vera e propria bordata a tratti irresistibile. È andato vicino a vincere Wimbledon, ma il tennis più completo di Federer l’ha stoppato per ben tre volte in finale. Oggi Roddick è un apprezzato commentatore nel suo paese, e nel corso del seguito postcast  “Served with Andy Roddick”, insieme al giornalista John Wertheim, ha parlato degli ultimi Australian Open, riconoscendo la qualità e tennis davvero efficace di Jannik Sinner. All’interno del programma, Andy si è soffermato sul momento non eccellente di Carlos Alcaraz, estromesso dal torneo in modo piuttosto netto da Zverev. Secondo l’americano, Alcaraz ha qualche problema al servizio, un colpo che a suo dire è addirittura peggiorato.
    “Non penso che tutto andrà liscio per Carlos nelle prossime settimane, anche se i tornei che si stanno avvicinando, come Indian Wells, si disputano su di una superficie fantastica per lui, perché la palla salta alta e questo gli darà un po’ di aiuto con il suo servizio in kick. Ma è proprio la battuta il suo principale problema oggi” commenta Roddick. La sua analisi entra poi nel dettaglio del colpo.
    “Penso che il suo servizio oggi lasci molto a desiderare. È l’unica cosa che non credo sia migliorata negli ultimi due anni. Ricordo di averlo visto allora e… wow, era una furia. Ha vinto Miami un paio di anni fa e serviva a 135 miglia, mentre ora mi sembra che stia servendo anche sotto alle 127. Ma non è solo una questione di velocità. Non penso che abbia un movimento corretto, fa poco movimento. Ci sono grandi battitori che servono direttamente verso il campo, quelli che arrivano a 136 miglia, magari riesci a metterci la racchetta e la rimandi di là. E poi ci sono i giocatori che hanno un servizio tipo Roger Federer, che possono servire solo a 118 miglia ma la palla scivola via, ha effetto, e sulla tua racchetta in risposta non la prendi bene, ti mette davvero in difficoltà anche se non è così rapida”.
    “Alcaraz al contrario se non serve quel kick che fa alzare la palla e ti allontana, che ti butta fuori dalla tua zona, ha una battuta che i ribattitori riescono a gestire e non vanno così in difficoltà. Deve creare un po’ di movimento nel servizio, cercare altri effetti. Lui ama imporre il suo tennis, fare il prepotente in campo, ma deve essere più bravo con la prima palla. In questo momento il suo servizio in slice sembra quasi andare dritto, non funziona. Non ha affatto efficacia, davvero lontanissimo da chi invece con lo slice fa la differenza, tipo un Pete Sampras che ti tirava una palla che si allontanava da te se non la prendevi più tanto effetto aveva”
    Il principale difetto per Roddick è la prevedibilità del servizio dello spagnolo: “Gli avversari lo leggono bene, puoi in un certo senso inquadrarlo e impattare bene la palla, ottenere quel buon suono ‘pop’ e rispondere in modo efficace. Penso che il servizio sia il punto più ovvio in cui Alcaraz debba migliorare” conclude Andy.
    Effettivamente andando a scrutare le statistiche di Alcaraz al servizio, non figura ai primi posti per efficacia della sua battuta, e la tendenza dei suoi numeri è in netto peggioramento dalla scorsa estate. Dati sui quali lo spagnolo e il suo team devono attentamente riflettere.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Djokovic, Medvedev e Tsitsipas nei top 10 da almeno 5 anni consecutivi. Andy Roddick elogia il servizio di Novak Djokovic: ‘Migliore che Mai’”. Alexander Bublik supera il “proprio record di doppi falli nel 2023. Jack Sock diventa padre. Ritorno alle origini, le Sorelle Williams si allenano insieme

    Andy Roddick nella foto – Foto Getty Images

    Il 2023 si chiude con record e ritorni inaspettati nel mondo del tennis. Alexander Bublik, giocatore kazako, ha stabilito un nuovo record personale in negativo, superando il numero di doppi falli fatti lo scorso anno: da 363 nel 2023 a 364 quest’anno. Una cifra grande, soprattutto considerando che il secondo giocatore in questa statistica è Daniil Medvedev, il russo che ha concluso l’anno con 314 doppi falli. Fortunatamente per entrambi, i loro ace hanno compensato questi momenti meno brillanti.
    Nel frattempo, Jack Sock, ritiratosi quest’anno dal circuito professionistico, non si annoierà nel 2024. L’americano, che ha appena accolto il nascituro Brody Bryan Sock, si dedicherà al pickleball nei prossimi anni, unendo la vita familiare alla passione per lo sport.
    Le sorelle Williams, Venus e Serena, hanno condiviso recentemente una sessione di allenamento, ricordandoci i gloriosi giorni del loro dominio nel tennis femminile. Nonostante Serena si sia ritirata più di un anno fa e Venus sia in una fase di pausa, il loro amore per il tennis rimane inalterato.

    Venus and Serena back on the court 😍 pic.twitter.com/04VajRfgwu
    — Tennis Channel (@TennisChannel) November 21, 2023

    Andy Roddick, uno dei più grandi battitori nella storia del tennis, ha recentemente elogiato il servizio di Novak Djokovic, definendolo migliore che mai. “Il suo servizio è ora più versatile e affidabile, sia con la prima che con la seconda di servizio,” ha dichiarato Roddick, sottolineando l’evoluzione positiva del gioco del serbo nel corso della sua carriera.
    Barbora Strycova, dopo il suo trionfo a Wimbledon con Su-Wei Hsieh nel doppio, si prepara a diventare madre per la seconda volta. Con il suo 38° compleanno alle porte, resta da vedere se la ex numero 1 del mondo farà un ulteriore ritorno nel circuito.
    il ranking ATP rivela che solo tre giocatori – Djokovic, Medvedev e Tsitsipas – sono riusciti a chiudere all’interno del top 10 negli ultimi cinque anni. Nel circuito WTA, invece, Aryna Sabalenka è l’unica a sfiorare questo traguardo, con quattro anni consecutivi tra le prime dieci. Questi dati riflettono quanto velocemente possa cambiare il panorama del tennis, con nuovi talenti pronti a emergere e a sorprendere.Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    US Open: Shelton, serve una “Mission Impossible”

    Ben Shelton (foto Getty Images)

    Il mondo del tennis aspetta con grande curiosità la prima semifinale di US Open che oppone il super campione Novak Djokovic alla novità di dirompente della stagione, Ben Shelton. Qualche numero spiega il divario abissale di esperienza tra i due: Novak è alla 47esima semifinale Slam, ha vinto 30 match consecutivi contro tennisti statunitensi (Querrey a Wimbledon 2016 l’ultimo a batterlo), è in una striscia di 10 vittorie di fila dopo la sconfitta nella finale di Wimbledon, punta a raggiungere la finale in tutti gli Slam della stagione per la terza volta in carriera (c’è riuscito nel 2015 e 2021, quando arrivò proprio a NY ad un passo dal completare il Grande Slam, superato da Medvedev in finale). Se guardiamo alla casella di Shelton, c’è praticamente un vuoto, per il 20enne di Atlanta è tutto nuovo, è alla prima semifinale Slam – è passato Pro solo 13 mesi fa -, è al primo confronto diretto contro il 23 volte campione Major serbo. Domani sarà il compleanno n.21 per l’americano, potrebbe farsi un regalo inimmaginabile se mai riuscisse a battere Djokovic e volare in finale. Sarebbe il primo tennista di casa a farcela da 20 anni, quando Roddick sorprese tutti a furia di servizi micidiali e vinse contro JC Ferrero in finale il suo primo e unico Slam in carriera. Corsi e ricorsi storici? Beh, c’è qualche affinità tra A-Rod e Ben in effetti.
    Tennisti potenti, dotati di un servizio killer come arma trainante del proprio gioco, un tennis muscolare e non così “fine”, una netta propensione offensiva, un carattere forte e un po’ sfacciato nel senso positivo del termine, gente che non si tira indietro e crede fortemente nei propri mezzi riuscendo a superare lacune tecniche a furia di mazzate ed energia. La differenza più grande tra la situazione di Roddick nel 2003 e quella di Ben quest’anno è… chi si trova al di là della rete in semifinale. Andy venti anni fa rimontò due set di svantaggio (con più di una polemica per qualche chiamata dubbia nel terzo set) a David Nalbandian, grandissimo talento argentino ma non esattamente la solidità fatta persona e tennista ancora giovane, infatti pagò non poco il contesto “caldo” del centrale, tutto ovviamente schierato alla parte di Roddick. Ben stasera a NY dovrà affrontare Mr. Record Novak Djokovic, l’uomo che a furia di un tennis percentuale limato in modo certosino sta riscrivendo i record moderni della disciplina. Quindi, pronostico chiuso a favore del serbo? La testa dice sì, Novak è nettamente favorito, ma per fortuna il tennis è uno sport che regala spesso sorprese, che non finisce mai di stupire. Cosa dovrà fare Shelton per provarci, per tentare l’impresa suprema?
    Il suo mantra è quasi scontato: servizio, servizio e ancora servizio. Tonnellate di peso su prima e seconda palla, alternando potenza e angoli, per cercare di non mettere in ritmo la miglior risposta sul tour dai tempi di Andre Agassi, anzi, forse meno esplosiva ma ancor più continua ed efficiente. Se Ben non riuscirà a servire almeno un 70% di prime palle in campo ricavando almeno il 75% di punti, o meglio l’80%, non ci sarà partita. O ci sarà solo se Djokovic sarà una versione sbiadita di se stesso, e a questo a meno di eventuali infortuni, non crediamo affatto. Roger Federer ha vinto moltissime sfide contro Djokovic, chiudendo la carriera quasi in parità negli head to head. Lo svizzero ha un tennis diverso da Shelton, assolutamente più completo, ma in pratica i numeri dicono che ogni volta nella quale è riuscito a battere il serbo ha avuto un rendimento al servizio di quel tipo, almeno il 70% di prime in campo vincendo 3 punti su 4. Se ha un tennis brillante ed offensivo e non riesci in questo, e non hai una solidità e resilienza da fondo “nadaliane”, no match.
    Servire bene non sarà nemmeno sufficiente a Shelton. Nello scambio sembra davvero difficile che il quasi 21enne figlio d’arte possa reggere il pressing continuo, asfissiante del rivale, che come nessun altro è bravo a spostare l’avversario con i suoi tempi di gioco, portarlo a giocare in posizioni scomode fino a sfinirlo, oppure infilarlo dopo averlo lavorato ai fianchi. Per farcela in risposta e mettere problemi al rivale Ben sarà costretto a tenere un’atteggiamento super offensivo, a limite del masochismo. Anche se Djokovic dovesse trovare con facilità il passante, Shelton dovrebbe continuare a pressare, attaccare, alternando bordate a tutta col suo diritto sul rovescio di Novak (e già reggere questa diagonale sarà complesso…) e quindi attaccarlo facendolo correre a destra, dove non sempre il passante del serbo è perfetto. Inoltre Novak negli anni, dal lavoro iniziato con Becker e affinato con Ivanisevic, ha costruito l’ultima parte mancante nel suo gioco, un gran servizio, poco appariscente ma terribilmente preciso. Non sarà facile per Ben rispondere bene e riuscire a mettere pressione all’avversario.
    La sensazione è che Shelton abbia davanti un’impresa quasi impossibile. Oltre al servizio, un asso nella manica potrebbe essere la sua terribile fisicità, il riuscire a spingere come un forsennato da ogni posizione del campo, magari sospinto da un pubblico che mai come oggi sarà davvero ostile a Novak, e magari innervosirlo.
    Sono davvero tanti i tasselli da incastrare alla perfezione per risolvere un puzzle davvero difficile, probabilmente troppo anche per un giovane senza niente da perdere e con il fisico, mentalità e talento di Shelton. A meno che i corsi e ricorsi storici non siano così forti da sospingerlo verso un’impresa e una finale che all’inizio del torneo sembrava un’ipotesi quasi assurda. New York è lo Slam delle sorprese. È quello dove negli anni recenti più novità sono esplose. Nelle ultime tre edizioni è stato consacrato un nuovo campione Major. Ben dovrà aggrapparsi alla battuta e un po’ anche alla cabala…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Roddick: “Il mio servizio non era migliore di quello di Pete e Goran”. Ljubicic: “Ivanisevic miglior prima palla, Federer seconda”

    Andy Roddick, n.1 nel 2003

    Dopo la “sparata” di Mouratoglou, continua ad impazzare sul web la discussione su quale sia stato il miglior servizio dell’epoca moderna. Andy Roddick ha risposto al messaggio di Brad Gilbert, affermando con grande chiarezza e umiltà: “Il mio servizio non era migliore di Pete, Goran, Karlovic ecc….. Anche uno come Arthurs che non aveva molto altro. Non significa che il suo servizio non fosse uno dei migliori. Onestamente credo di essere a malapena nella top10 dei migliori servizi. Isner serve molto meglio. Scambierei in un batter d’occhio il mio servizio col suo. I giocatori sarebbero d’accordo con me”.
    Ha poi continuato Andy, rispondendo così a un giornalista USA che gli faceva notare come lui sia stato l’unico “big server” diventato anche n.1 al mondo: “Ah, Pete Sampras e Boris Becker quindi non erano big servers?”
    Evgenij Kafelnikov ha risposto: “Niente Krajicek e Arthurs? C’mon guys…”. Anche Pablo Arraya arringa: “E Ivanisevic? Come si può non metterlo tra i migliori 5” tornando sul ranking proposto da Mouratoglou, nel quale il croato non figura.
    Nella discussione si è quindi inserito anche Ivan Ljubicic, che ha formulato la sua idea distinguendo – buon punto – tra miglior prima e seconda palla di servizio: “Ok, mondo del tennis. Ecco il mio verdetto sul servizio: 1° Servizio – Ivanisevic o Karlovic; 2° Servizio – Federer o Isner”
    Mardy Fish ha subito risposto a “Ljubo”, affermando che “io ho avuto più difficoltà a rispondere alla tua seconda di servizio rispetto a quella di Roger o John…”. LEGGI TUTTO

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    Roddick non esita a mettere Kyrgios tra i grandi favoriti per la vittoria degli US Open. Greg Rusedski No!

    Nick Kyrgios nella foto – Foto GETTY IMAGES

    Con gli US Open alle porte, è ora di iniziare a guardare chi saranno i grandi pretendenti al titolo. Un uomo che sa cosa serve per diventare campione a New York è Andy Roddick, vincitore del trofeo nel 2003 ed ex numero 1 del mondo. Per lui, c’è un tennista chiaramente nel lotto dei grandi favoriti.
    “Quello che ha fatto a Washington, un grande torneo prima degli US Open, è stato molto importante secondo me. In condizioni difficile ha vinto singolare e doppio, reggendo fisicamente. È un ottimo segnale, lo mette tra i primi due o forse tre favoriti per gli US Open”, ha detto Roddick a Tennis Channel.
    Meno certo è Greg Rusedski, anche lui ex tennista che parla del torneo giocato a Cincinnati. “Si sentivano i fischi in tutto lo stadio. Non sente di aver fatto del suo meglio e spera che il problema al ginocchio non sia troppo grave. Deve dimostrare di più. È migliorato molto, ma fisicamente deve diventare più forte. Se è preoccupato per il suo ginocchio, sarà un problema”, ha detto. LEGGI TUTTO

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    Molti giocatori criticano la debole presa di posizione dell’ATP sul caso Peng

    Peng nella telefonata al CIO

    “Debole”. “Inadeguato”. “Troppo poco”. Queste alcune delle reazioni di giocatori ed ex campioni al comunicato dell’ATP firmato dal Presidente Andrea Gaudenzi al merito alla delicata questione di Shuai Peng. Il mondo della racchetta si è stretto intorno alla forte giocatrice cinese, che dopo la sua esternazione contro uno dei personaggi politici più illustri del suo paese è prima scomparsa nel nulla, e poi riapparsa ma sotto un’evidente stato di coercizione. Mentre il boss della WTA ha preso la situazione di petto, cancellando ogni evento del tour femminile in Cina (con una perdita economica notevolissima), l’ATP sta tenendo una posizione molto più fumosa. Per questo tantissimi giocatori hanno tuonato contro Gaudenzi ed il suo comunicato, ritenuto debole e senza coraggio. Riportiamo una serie di Tweet di giocatori, per mostrare il loro disappunto sulla situazione. Tra i più duri, Andy Roddick che afferma “Ecco come dire un sacco di parole senza dire niente”.

    How to say a lot of words and say nothing https://t.co/EKXMTYgvZP
    — andyroddick (@andyroddick) December 2, 2021

    Are we to understand that the @ATP would have made the same statement had the player been a male? An atp tour pro?!? Somehow I think not.#embarassing https://t.co/eokSqwXQbu
    — Martina Navratilova (@Martina) December 2, 2021

    Im Sure The Statement 2day Would Have Been A Lot Different If #Kermode Was Still Around… #JusThinkinOutLoud
    — Dustin Brown (@DreddyTennis) December 2, 2021

    Forte il sarcasmo di Opelka, uno che non le manda mai a dire…

    POWERFUL https://t.co/bgWbYcG3ji
    — Reilly Opelka (@ReillyOpelka) December 2, 2021

    It’s important to understand that we as the players are completely handcuffed in our ability to act as a collective, and our leadership from the @atptour is complete dumpster https://t.co/TpX7cUwUNM
    — Tennys Sandgren (@TennysSandgren) December 2, 2021

    Anche il Capitano di Davis USA Mardy Fish si unisce al coro dello sdegno

    That’s a statement? https://t.co/mUwiQ1l1FV
    — Mardy Fish (@MardyFish) December 2, 2021

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Roddick: “Sinner? Mi ricorda Robin Soderling”

    Nell’interessante serie di contributi rilasciati a Tennis Channel, Andy Roddick (ex n.1 nel 2003) ha parlato anche del nostro Jannik Sinner, elogiandone talento, disciplina e gioco. Tra i diversi numeri impressionanti già segnati dal 19enne azzurro, Roddick ha ricordato come  Jannik è sia stato davvero un osso duro per Nadal a Roland Garros nel loro […] LEGGI TUTTO