Nella notte tra lunedì e martedì, in diretta su Sky Sport e in streaming su NOW, la sfida che segnerà il ritorno di Nadal in singolare dopo un anno di stop. Un match che sa di nostalgia tra l’ex n. 1 e l’ex n. 3 al mondo, simili e diversi al tempo stesso, che si sono affrontati due volte in finale al Roland Garros
AL VIA UNA GRANDE STAGIONE DI TENNIS SU SKY
Da “classico” sulla terra rossa a operazione nostalgia che, comunque vada, sarà un successo. Rivedere Rafa Nadal e Dominic Thiem, uno contro l’altro, anche se non a sporcarsi le scarpe sul Philippe Chatrier, sarà un tuffo al cuore per chi, tra il 2017 e il 2019, pensava davvero che il re avesse trovato un principe pronto a onorarne la corona.
Le finali a Parigi tra gemelli diversi
Rafa e Domi, simili per attitudine alla superficie di gioco, sportività e abnegazione, diversi più o meno in qualsiasi dettaglio di gioco. Rovescio a una mano l’austriaco, dritto in topspin estremo il maiorchino; destrorso uno, mancino l’altro; più “macinatore” da fondocampo Nadal, più aggressivo nel piano tattico Thiem: raramente un erede negli anni si è scoperto così diverso dal proprio genitore putativo. Eppure, mai come nelle due finali al Roland Garros, nel 2018 e nel 2019, i fortunati spettatori parigini avevano avuto l’impressione che, anno dopo anno, “prince Dominic” stava andando sempre più vicino a scardinare il regno del tiranno Rafa.
La prima volta, Thiem aveva raccolto soltanto sette game contro il signore dello Chatrier. Un 6-4, 6-3, 6-2 dal profumo di demolizione come tanti altri prima di lui, da Federer a Djokovic, da Ferrer a Wawrinka. Eppure, un anno dopo, il primo passo verso la destituzione: un 7-5 strappato dall’austriaco che era stato punito con un doppio 6-1 nel terzo e nel quarto set.
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Tennis
I tennisti attesi nel 2024 tra ritorni e rivincite
Il 2024 sarà l’anno dei grandi ritorni: dall’ultimo ballo di Nadal al desiderio di rivincita di Berrettini e Shapovalov, da Osaka, Wozniacki e Kerber che vogliono vincere da mamme, a Raducanu che vuole scrollarsi di dosso l’etichetta di ‘one Slam wonder’, passando per Cilic, Raonic e Anisimova, i nomi da tenere d’occhio non mancano.
A cura di Michela Curcio
AL VIA UNA GRANDE STAGIONE DI TENNIS SU SKY
RAFAEL NADAL
A giugno compirà 38 anni, ma se esiste qualcuno in grado di compiere un ennesimo miracolo sportivo, risponde al nome di Rafa Nadal. Il 22 volte campione Slam, oggi numero 670 ATP, tornerà in campo nell’ATP 250 di Brisbane quasi un anno dopo la sconfitta al secondo turno degli Australian Open contro lo statunitense Mackenzie McDonald. A meno di risultati clamorosi, per Nadal questo sarà l’ultimo anno in tour, ma gli obiettivi rimangono ambiziosi come sempre: Roland Garros e medaglia alle Olimpiadi di Parigi.
MARIN CILIC
Classe 1988 e fermo da un anno dopo un’operazione al ginocchio, anche Marin Cilic è tra chi ritroverà il campo nel 2024. Il croato, campione agli US Open nel 2014, ripartirà dall’ATP 250 di Hong Kong e da un ostico primo turno contro Jan Lennard Struff, “comeback player of the year” nel 2023. A 35 anni, Cilic, ex numero 3 al mondo, e oggi numero 672 ATP, oltre al titolo a Flushing Meadows, vanta altre due finali Major (a Wimbledon e agli Australian Open) e una semifinale al Roland Garros.
DENIS SHAPOVALOV
Non così titolato come Nadal e Cilic, ma giovane e affamato: per Denis Shapovalov, attualmente numero 109 ATP, la ripartenza inizierà agli Australian Open, Slam al quale il canadese si è iscritto con il ranking protetto. Considerato uno tra i talenti più puri della propria generazione, Shapovalov per ora ha disatteso in carriera le aspettative, con soltanto un titolo ATP e un best ranking da numero 10 al mondo. Il tempo, però, sorride al canadese, che ha ancora 24 anni.
Una rivalità ferma al 2020
Tutto lasciava presagire a un 2020 portafortuna. Tutto apparecchiato e soltanto parzialmente scalfito dallo stop per coronavirus. Dopo aver sfiorato di nuovo lo Slam agli Australian Open, Thiem era riuscito a trionfare finalmente in un Major, nel modo più rocambolesco di tutti: rimontando l’impossibile in finale al proprio migliore amico Sascha Zverev, le cui lacrime in cerimonia di premiazione avevano, se possibile, reso il trionfo di Dominic ancora più straziante e meritato.
La rivalità tra Nadal e Thiem si è fermata più o meno lì: cristallizzata nel 2020 come fosse una Eboli del tennis, ferma a un’ultima sfida, nel deserto della O2 Arena, tra silenzio e mascherine, con l’austriaco che si era portato sul 2-1 negli scontri diretti sul cemento.
E poi, cosa è successo? Padre tempo e madre motivazione. La fiammata di Rafa, con i due Slam vinti nel 2022 al rientro dopo un ennesimo stop di sei mesi, lentamente ha perso l’aura di santità ed è iniziata a sembrare un canto del cigno intriso di rimpianto per quello che l’addio di Nadal poteva essere. Quanto a Dominic, per quanto sia facile scaricare le responsabilità sul polso destro ormai ballerino, era evidente che i tormenti nascevano da prima, dal senso di appagamento, e forse anche dal senso di colpa, che a volte viene generato dalla realizzazione di un sogno. Umanità, tanta, troppa umanità, per due che per anni erano sembrati cyborg che scivolavano sulla terra rossa, protagonisti di recuperi in difesa impossibili e di smorzate che sfidavano le leggi fisiche. LEGGI TUTTO