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    Forghieri, il ricordo di Piero Ferrari: “È un pezzo di storia che se ne va”

    ROMA – Piero Ferrari ha parlato in ricordo di Mauro Forghieri, la cui scomparsa è stata annunciata nella mattinata di lunedì all’età di 87 anni. Il vicepresidente del Cavallino, figlio di Enzo Ferrari, ha voluto mandare un messaggio in memoria dell’ex direttore tecnico di Maranello, tra le figure più importanti per la casa modenese e la Formula 1 nel secolo scorso. “Quando sono entrato in azienda, nel 1965, condividevo l’ufficio con il Cavalier Giberti, il primo dipendente della Ferrari, e Mauro Forghieri, che era stato assunto qualche anno prima, era nell’ufficio accanto – comincia il messaggio di Piero Ferrari -. Ci separavano dieci anni di età e un vetro. Di fatto ci vedevamo tutto il giorno tutti i giorni. Forghieri metteva energia e passione in ogni sua attività. Aveva un carattere sanguigno e ricordo che in più di una di quelle interminabili riunioni di gestione sportiva, che iniziavano alla sera e finivano di notte”.
    Le parole di Enzo Ferrari
    “Mi sono trovato a fare da mediatore tra lui e mio padre – prosegue Ferrari -. Ma so anche che mio padre apprezzava in lui l’instancabile voglia di fare, sapeva che dietro un suo eventuale errore c’era sempre e solo il tentativo di fare di più e meglio, di guardare avanti. È un pezzo della nostra storia che se ne va, un uomo che ha dato molto alla Ferrari e al mondo delle corse in assoluto”.
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    F1, Piero Ferrari ricorda Forghieri: “Se ne va un pezzo di storia”

    ROMA – “Ci separavano dieci anni di età e un vetro. Di fatto ci vedevamo tutto il giorno tutti i giorni. Forghieri metteva energia e passione in ogni sua attività. Aveva un carattere sanguigno e ricordo che in più di una di quelle interminabili riunioni di gestione sportiva, che iniziavano alla sera e finivano di notte”. Piero Ferrari ha parlato così in ricordo di Mauro Forghieri, la cui scomparsa è stata annunciata nella mattinata di lunedì all’età di 87 anni. Il vicepresidente del Cavallino, figlio di Enzo Ferrari, ha voluto mandare un messaggio in memoria dell’ex direttore tecnico di Maranello, tra le figure più importanti per la casa modenese e la Formula 1 nel secolo scorso.
    Il messaggio di Enzo Ferrari
    “Mi sono trovato a fare da mediatore tra lui e mio padre – prosegue Ferrari -. Ma so anche che mio padre apprezzava in lui l’instancabile voglia di fare, sapeva che dietro un suo eventuale errore c’era sempre e solo il tentativo di fare di più e meglio, di guardare avanti. È un pezzo della nostra storia che se ne va, un uomo che ha dato molto alla Ferrari e al mondo delle corse in assoluto”.
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    Ferrari, Binotto: “Forghieri figura straordinaria, mancherà a tutti noi”

    ROMA – Anche Mattia Binotto ha voluto mandare un messaggio per ricordare Mauro Forghieri, la cui scomparsa è stata annunciata ieri all’età di 87 anni. L’ingegnere italiano, che ha ricoperto il ruolo di direttore tecnico in Ferrari dal 1962 al 1984, è stato uno dei nomi più importanti per il mondo della Formula 1 e del Cavallino nel secolo scorso. Con lui a Maranello sono arrivati quattro titoli piloti e sette costruttori. “Oggi è un giorno molto triste per tutti noi della Scuderia Ferrari – comincia il messaggio -. Piangiamo la scomparsa di Mauro Forghieri, una delle figure più straordinarie nella nostra storia”. 
    Le parole di Binotto
    “Nominato a capo del team a 27 anni, con le sue intuizioni geniali è stato uno degli ultimi ingegneri totali del mondo dell’automobilismo – prosegue Binotto -. Mi è capitato di incontrarlo in varie occasioni e ogni volta è stata un’emozione speciale: il suo carisma è rimasto intatto nel tempo. Le sue idee rivoluzionarie, insieme al carattere acceso e alla capacità di essere un grande motivatore, gli hanno permesso di scrivere alcune delle pagine più significative della storia della Ferrari e alimentare come pochi altri il mito del Cavallino Rampante. Mancherà a tutti noi”.
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    F1 Ferrari, Binotto ricorda Forghieri: “Una delle figure più straordinarie del nostro mondo”

    ROMA – “Oggi è un giorno molto triste per tutti noi della Scuderia Ferrari. Piangiamo la scomparsa di Mauro Forghieri, una delle figure più straordinarie nella nostra storia”. Comincia così il messaggio di Mattia Binotto per Mauro Forghieri, la cui scomparsa è stata annunciata ieri all’età di 87 anni. L’ingegnere italiano, che ha ricoperto il ruolo di direttore tecnico in Ferrari dal 1962 al 1984, è stato uno dei nomi più importanti per il mondo della Formula 1 e del Cavallino nel secolo scorso. Con lui a Maranello sono arrivati quattro titoli piloti e sette costruttori. 
    Il messaggio di Binotto
    “Nominato a capo del team a 27 anni, con le sue intuizioni geniali è stato uno degli ultimi ingegneri totali del mondo dell’automobilismo – prosegue Binotto -. Mi è capitato di incontrarlo in varie occasioni e ogni volta è stata un’emozione speciale: il suo carisma è rimasto intatto nel tempo. Le sue idee rivoluzionarie, insieme al carattere acceso e alla capacità di essere un grande motivatore, gli hanno permesso di scrivere alcune delle pagine più significative della storia della Ferrari e alimentare come pochi altri il mito del Cavallino Rampante. Mancherà a tutti noi”.
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    La Juve ospita Lorenzo, furia social: “Ridai il Mondiale a Valentino Rossi”

    ROMA – Ospite d’eccezione all’Allianz Arena di Torino: ad assistere alla partita di Champions League tra Juventus e PSG, finita 2-1 per i francesi, c’era infatti Jorge Lorenzo. Lo spagnolo, cinque titoli mondiali conquistati di cui 3 in MotoGP, ha assistito al match ricevendo in regalo anche una maglietta della Juventus personalizzata con tanto di numero 99 sulle spalle, il suo portafortuna anche in pista. I tifosi juventini, però, non hanno mancato di ricordare sui social network la rivalità con Valentino Rossi, in special modo nella stagione 2015 quando “l’allenza” con il compatriota Marc Marquez privò il Dottore del suo decimo titolo mondiale in carriera.
    Una ferita ancora aperta
    Diversi i commenti, infatti, che chiedevano a Lorenzo di ridare quel titolo a Rossi con diversi utenti a protestare per l’ospitata non proprio graditissima a parte del tifo bianconero. Un episodio, quello del 2015, che a distanza di anni ancora fa discutere: all’epoca, infatti, Lorenzo e Rossi si giocavano il titolo mondiale con l’italiano che chiamò in causa Marquez, reo a suo dire di “aiutare” il connazionale contro di lui. Da quella uscita ne scaturì l’incidente di Sepang con Marquez a rallentare volutamente Rossi, il corpo a corpo in pista con lo spagnolo a cadere e il numero 46 penalizzato in vista dell’ultimo round a Valencia dove perse il titolo proprio a favore di Lorenzo. Una pagina di storia del motomondiale che, a quanto pare, nessuno ha digerito. LEGGI TUTTO

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    Borsoi esclusivo: “Vi spiego Bagnaia, il padrone delle curve”

    Borsoi, la convinzione comune è che la ricostruzione di Bagnaia sia iniziata con Aspar.
    «Lo stesso Pecco me l’ha confermato, e il fatto che lo pensi anche la gente fa ulteriormente piacere. Il 2014 fu difficile per lui, non riuscì a dimostrare la sua grande velocità. In quel periodo iniziammo a parlare, giorno dopo giorno i discorsi si intensificarono, in particolare in Australia. Pecco era amareggiato e io volevo aiutare questo diciassettenne che per l’anno successivo rischiava di rimanere senza sella».
    Perché credeva in Bagnaia?
    «Mi ricordavo le sue gare nel campionato spagnolo, e in particolare la sua tenacia e le sue staccate: quegli elementi mi convinsero a cercare di inserirlo nel team, che aveva però già scelto entrambi i piloti per la stagione 2015. Convinsi prima Jorge Martinez (team principal, ndr) e poi, con il suo aiuto, la Mahindra: realizzare tre moto non era facile ma ci riuscimmo. Fu l’inizio della storia».
    Cosa ha fatto la differenza nella sua maturazione?
    «L’ambiente e la sua voglia di ripagare un team senza il quale, probabilmente, sarebbe rimasto fuori dal Mondiale. Vide l’opportunità di dimostrare il suo valore, non lamentandosi di fronte alle difficoltà della moto: noi stessi eravamo consapevoli di non avere il miglior mezzo, ma nessuno si tirò indietro. E nel 2016, se avesse avuto una moto migliore, Pecco avrebbe lottato per il titolo».
    Come racconta l’evoluzione di Bagnaia?
    «All’inizio era un po’ timoroso, anche se era convinto di poter sfruttare al massimo il potenziale della Mahindra. Nel secondo anno è emerso il suo carattere: non è mai stato un pilota difficile da gestire, nemmeno nei momenti di nervosismo, perché Pecco viene da una famiglia eccezionale, che ha sempre compreso cosa fare e cosa evitare. Mi fa molto piacere che il papà di Pecco, Pietro, passi a salutarci ogni volta che viene alle gare. Sono piccole cose che ti permettono di capire la bontà di una famiglia».
    Qual è la forza di Bagnaia a livello tecnico?
    «Penso sia il miglior pilota in frenata che abbiamo avuto. Anche Sergio Garcia, oggi secondo in Moto3, è un ottimo staccatore, ma Pecco oltre a staccare forte riusciva ad avere una grande velocità di percorrenza della curva. Se un pilota frena forte, il 90% del lavoro è fatto».
    In cosa è migliorato anno dopo anno?
    «In Moto2 ha dimostrato il suo valore, specialmente nell’anno del titolo. In MotoGP ha faticato all’inizio: lì c’è stato un riavvicinamento tra noi, lui mi ha spiegato le sue difficoltà. Ho cercato di ricordargli gli anni insieme e di come riuscisse a sfruttare una moto difficile come la Mahindra. In quel momento penso abbia compreso quanto il pilota possa fare la differenza, ed è uscito nuovamente il vero Pecco, che ha sempre ascoltato i consigli».
    È stupito di vederlo così vicino al titolo?
    «No, perché merita di vincere il Mondiale. Ma per il futuro deve imparare che quando non è possibile vincere deve raccogliere il massimo: spesso quest’anno non ha avuto mezze misure, o il podio o la caduta. Ma merita di coronare nel modo migliore la sua favolosa stagione».
    Nel 2023 lo affronterà da avversario-alleato con Pramac.
    «Sono contento di entrare in un team come Pramac, dove potrò lavorare con Johann Zarco e Jorge Martin, che per talento è molto simile a Pecco. Con Bagnaia il rapporto non cambierà».
    Il suo titolo, in questo 2022, Borsoi lo ha già vinto.
    «In una delle stagioni più brillanti del Team Aspar, paragonabile soltanto ai migliori anni in 125. Come il 2006, quando vincemmo con Bautista, che era rimasto senza una sella. E anche lui sta per trionfare con una Ducati…». LEGGI TUTTO

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    Bagnaia, il retroscena: così ha preparato l’atto finale

    Nessun rischio inutile prima del grande show, solo allenamento fisico, a differenza ad esempio dei fratelli Marquez, che prima di un altro gran premio di casa non hanno resistito al fascino di una giornata in sella alle moto da cross. Una disciplina curiosamente spesso evitata dal piemontese, per paura principalmente dei salti, alla quale ha preferito il flat track, tra i cordoli del ranch di Valentino Rossi a Tavullia, altra città pronta a fare il tifo per lui dal primo all’ultimo giro.  Dicevamo di un Bagnaia meticoloso, ma anche abitudinario, come conferma il fatto che partirà oggi da Pesaro per raggiungere Bologna, da dove volerà verso Valencia insieme a tutto il suo team, come sempre fatto in stagione per le gare europee, probabilmente fianco a fianco con Cristian Gabarrini, che dopo aver vinto il titolo in MotoGP da ingegnere di pista di Casey Stoner vuole replicare con il successivo condottiero del plotone Ducati, Bagnaia: un curioso filo invisibile collega l’australiano e l’italiano, nel nome di Ducati.
    Da domani a ogni modo sarà tempo di iniziare a pensare solo ed esclusivamente alla pista, chiudendosi in quella bolla che da sempre ha rappresentato per piloti e addetti ai lavori il paddock, specie per i piloti pacati e non particolarmente amanti delle luci della ribalta come Bagnaia, il cui unico vezzo quest’anno è stato quello di gustarsi un hot dog dopo ogni vittoria. Probabilmente ve n’è in serbo uno anche per Valencia, magari doppio, come forse sarà più difficile del solito prendere sonno nei prossimi giorni nel suo motorhome, ma ora è troppo presto per pensarci. LEGGI TUTTO