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    MotoGP, Vinales verso il 2023: “In Aprilia molta più pressione di quest’anno”

    ROMA –  “Ogni anno è diverso. Ovviamente avremo molta più pressione l’anno prossimo, è normale ed è una buona cosa, perché dobbiamo migliorare e chiarire l’obiettivo. Penso che possiamo fare davvero un buon lavoro. Dobbiamo lavorare bene e con intelligenza”. Maverick Vinales ha parlato così in vista della stagione 2023 di MotoGP, in cui lui e Aprilia saranno chiamati a riconfermarsi dopo una stagione ad alto livello in classe regina. Il pilota spagnolo, dopo le difficoltà e il brusco addio alla Yamaha, ha raccolto tre podi nel 2022.
    Sul 2022
    “All’inizio della stagione ho avuto un po’ di problemi, non conoscevo la moto, ma penso che questa stagione sia stata importante per imparare – le parole di Vinales riportate da “Speedweek” – Nell’ultima fase della stagione ho fatto molto bene in alcune sessioni, per esempio la FP4 a Phillip Island. Porto queste sessioni con me per analizzarle e lavorarci sopra. Se la moto funziona, possiamo essere molto veloci”. LEGGI TUTTO

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    La Ferrari adesso cambia dna

    Il comunicato diffuso ieri dalla Ferrari segna un momento storico perché, pur non annunciando alcunché di inatteso, chiude l’era dell’autonomia della Gestione Sportiva. L’indipendenza dalla proprietà era un tratto distintivo, fissato dall’accordo del 18 giugno 1969 tra Enzo Ferrari e Gianni Agnelli. Con quell’operazione il Drake manteneva ciò che la Ford gli aveva rifiutato in una precedente trattativa: il controllo esclusivo delle operazioni sportive. Ora è finita. Quel mondo naturalmente non esiste più – di Torino non si può più parlare: Stellantis è un player mondiale – ma l’autonomia del team era stata difesa anche in tempi recenti da Sergio Marchionne, pur capace di rappresentare al contempo il Cavallino e la sua controllante. L’uscita di Binotto determina un cambio di dna. 
    Ferrari, un team al lavoro senza allenatore
    La vera colpa
    Eccola lì la sua colpa: squisitamente politica. Binotto non paga tanto il secondo posto nel Mondiale (lo stesso presidente John Elkann aveva individuato l’obiettivo stagionale nel ritorno alla competitività: centrato), non tanto la gestione dei piloti o certe strategie infelici, quanto l’essersi incaponito nell’autonomia del fortino Ges (Gestione Sportiva), senza creare con Elkann un filo diretto in posizione subalterna. Ecco perché il presidente riservava sperticate lodi al Settore Competizioni GT, che questa libertà non aveva. Decisivo il comunicato delle dimissioni (evidente che Binotto sia stato dimesso, cioè privato della fiducia fino a essere costretto ad andarsene), nota in cui il presidente non compare. Le dichiarazioni dell’amministratore delegato Benedetto Vigna e dello stesso Binotto, che potete leggere a parte, sono di maniera.
    F1, Binotto saluta la Ferrari: “Passo necessario, lascio una squadra forte”
    Il grande boh
    Inquietanti le ultime due righe, le uniche a essere declinate al futuro: «Inizia ora il processo per identificare il nuovo Team Principal, che dovrebbe concludersi nel nuovo anno». Il perché è presto detto: Elkann e Vigna sanno che non vogliono più Binotto, ma non hanno deciso chi mettere al suo posto. E gli serviranno almeno due persone: un team principal e un direttore tecnico! Premesso che rimarrà in carica fino al 31 dicembre per gli affari correnti, non c’è la fila d’attesa di chi voglia prendere nelle mani la patata bollente, anzi sono in molti ad aver già detto no grazie. Andrea Seidl di recente, Christian Horner già nella scorsa estate, sono solo due nomi fra tanti.
    A bagnomaria
    L’unico a fremere per entrare è Frédéric Vasseur della Sauber, che già a qualcuno ha parlato da ferrarista in pectore dopo aver avuto rassicurazioni da Carlos Tavares, a.d. del gruppo Stellantis. Ma Elkann ha (tardivamente) realizzato la scarsa adeguatezza della persona e così Vasseur è stato messo a bagnomaria. Fa ancora parte delle possibili scelte, ma come ultima ratio. Per il resto si cerca, ed è molto preoccupante che l’«inizia ora il processo» cada nel momento più delicato in cui si mettono a punto gli ultimi dettagli relativi alla Rossa 2023, già definita in tutto a livello progettuale e che dovrà, dovrebbe, essere in grado di avvicinare la Ferrari al Mondiale.
    Tre errori
    Il vertice aziendale ha dunque compiuto tre errori da matita blu: 1) l’intempestività, come dicevamo, con tanta confusione nelle settimane della calma e gesso; 2) il mandare via il depositario di tutte le conoscenze della Ferrari in Formula 1, dal progetto tecnico all’aspetto finanziario, dal rapporto con gli sponsor a quello con i team clienti, dal nome degli uomini migliori alle procedure di lavoro, fino – attenzione – ai segreti inconfessabili; è certamente lo stesso Binotto ad essersi posto in una posizione così centrale facendo fuori, negli anni, persone sgradite o che gli facevano ombra, ma che sappia tutto è un fatto incontrovertibile; 3) il non avere le idee chiare sulla persona cui affidarsi. I sei mesi o l’anno di gardening (inattività forzata) non cambiano nulla: non impediscono di sapere, né di pensare, né di riferire. A ciò si aggiunge il fatto che Binotto – quale che sia la sua destinazione – porterebbe con sé alcuni fedelissimi, e saranno persone di qualità. Grandina a chicchi grossi, e tocca trovare un ombrello.  LEGGI TUTTO

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    Ferrari: i messaggi di Leclerc e Sainz dopo le dimissioni di Binotto

    ROMA – Charles Leclerc ha voluto salutare con un post su Instagram Mattia Binotto, che a fine anno non sarà più il team principal della Ferrari. Adesso, a Maranello, è caccia al suo sostituto in vista del Mondiale 2022 di Formula 1. “Grazie di tutto, Mattia – esordisce il monegasco -. Abbiamo trascorso insieme quattro anni molto intensi, di grandi soddisfazioni e anche, inevitabilmente, di momenti che ci hanno messo alla prova- La mia stima e il mio rispetto nei tuoi confronti non sono mai venuti meno, e abbiamo sempre lavorato con tutta le dedizione per raggiungere gli stessi obiettivi. In bocca al lupo per tutto”.Guarda la galleryRoberto Carlos impazzisce per Sainz, Alonso e Verstappen al GP del Brasile!
    La dedica di Sainz
    Poche ore dopo è arrivato anche il saluto social di Carlos Sainz: “Grazie Mattia – si legge nel suo tweet -. È stato un piacere lavorare al tuo fianco per far progredire la squadra e noi stessi nella buona e nella cattiva sorte. Grazie per i bei ricordi e i momenti che abbiamo condiviso dentro e fuori la pista, ti auguro il meglio per i tuoi futuri impegni”.

    Parla Giovinazzi
    Anche Antonio Giovinazzi, terzo pilota Ferrari, ha salutato Binotto con un post sui social: “Nella vita di ognuno non sono molte le persone veramente importanti – ha scritto -. Non sempre ne abbiamo la consapevolezza e sappiamo cogliere i momenti giusti per dire loro grazie. Mattia sei sempre stato un riferimento, lo sarai e te ne sarò sempre grato”.
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    F1 Ferrari: Leclerc e Sainz salutano Binotto, la dedica dei piloti

    ROMA – “Grazie di tutto, Mattia. Abbiamo trascorso insieme quattro anni molto intensi, di grandi soddisfazioni e anche, inevitabilmente, di momenti che ci hanno messo alla prova”. Charles Leclerc ha voluto salutare così, con un post su Instagram, Mattia Binotto, che a fine anno non sarà più il team principal della Ferrari. Adesso, a Maranello, è caccia al suo sostituto in vista del Mondiale 2022 di Formula 1. “La mia stima e il mio rispetto nei tuoi confronti non sono mai venuti meno – prosegue il monegasco -, e abbiamo sempre lavorato con tutta le dedizione per raggiungere gli stessi obiettivi. In bocca al lupo per tutto”.Guarda la galleryF1, i piloti più pagati: un ex Ferrari sul podio, indietro Leclerc e Sainz
    Parla Sainz
    Poche ore dopo è arrivato anche il saluto social di Carlos Sainz: “Grazie Mattia – si legge nel suo tweet -. È stato un piacere lavorare al tuo fianco per far progredire la squadra e noi stessi nella buona e nella cattiva sorte. Grazie per i bei ricordi e i momenti che abbiamo condiviso dentro e fuori la pista, ti auguro il meglio per i tuoi futuri impegni”.

    Il saluto di Giovinazzi
    Anche Antonio Giovinazzi, terzo pilota Ferrari, ha salutato Binotto con un post sui social: “Nella vita di ognuno non sono molte le persone veramente importanti – ha scritto -. Non sempre ne abbiamo la consapevolezza e sappiamo cogliere i momenti giusti per dire loro grazie. Mattia sei sempre stato un riferimento, lo sarai e te ne sarò sempre grato”.
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    La Ferrari e il vuoto di potere in un momento chiave: qual è il rischio?

    TORINO – Alla fine il divorzio s’è consumato, Mattia Binotto lascia. Che i rapporti con i dirigenti si fossero logorati da tempo è un fatto, ma è un fatto – anche – che sia stato lui a dimettersi, concordando l’uscita. Poi, ovviamente, trattandosi di Ferrari fioriscono le ricostruzioni, il vero si confonde con il verosimile, anche se esiste pur sempre il rischio del ridicolo che a qualcuno sfugge in via sistematica. Comunque ai tifosi della Ferrari interessa sapere che cosa accadrà adesso e ci vorrà qualche tempo per saperlo. Tecnicamente parlando, Binotto resta in carica sino a fine anno. Ma, appunto, è un tecnicismo, una clausola trattata insieme a tante altre che riguardano l’uscita anticipata del Team Principal (c’è anche un “gardening time”, come lo chiamano in Formula 1, ossia un lasso di tempo in cui non si può lavorare per altre squadre). Poi anche Binotto potrà tentare di iscrivere il proprio nome nella lista dei trombati eccellenti, molti dei quali (non tutti, ovviamente, ma parecchi…) hanno trovato percorsi professionali di altissimo livello che certo non si possono ascrivere alla fortuna o al caso. Ma questo è un altro discorso.
    Sempre secondi
    Il nome che continua a circolare in Formula 1 è quella di Frederic Vasseur, manager molto introdotto nel mondo delle corse, con tanti interessi personali (è anche il titolare dell’azienda che fornisce i telai alla Formula E) che ha potuto coltivare (dicono con successo) lavorando per una squadra che non ha il peso della storia e delle ambizioni della Ferrari. Se approdasse a Maranello forse a qualcosa dovrebbe rinunciare. A Binotto si possono imputare delle colpe, ma certo non quella di essere stato poco coinvolto nella sua attività direttiva, caso mai è sempre stato vero il contrario. Tra l’altro, lui prese una squadra più o meno seconda (più o meno, nel senso che bisogna sempre guardare se si considera il titolo piloti o quello costruttori) e la lascia seconda. Però ha attraversato i due anni pandemici che hanno costituito una sfida mai vista per l’intera Formula 1, ha portato la squadra in una nuova era tecnica e ha lanciato uno dei giovani leoni del Mondiale. Dunque, tanto male non ha fatto. Continuare a discutere di gomme dure o morbide, slick o intermedie, è un esercizio che bisognerebbe lasciare a chi sa farlo (e non sono in tanti in Formula 1).
    La diarchia che non c’è
    A dirla tutta, ora c’è da temere il vuoto di potere. Anche perché, considerando che nell’era di Binotto si è scelto di rinunciare a una diarchia che in Formula 1 funziona quasi ovunque, ovvero avere una figura che diriga la squadra senza occuparsi troppo di questioni tecniche (quello che si chiama appunto Team Principal) e una che abbia “le chiavi” della squadra in senso tecnico (appunto, il direttore tecnico). Mentre a Maranello prosegue comunque il lavoro di completamento della monoposto 2023, c’è da auspicare che si vada in direzione chiara, a parte i nomi che occuperanno le varie caselle.
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    F1 Ferrari: l’annuncio del team principal non prima del nuovo anno

    ROMA – Mattia Binotto non sarà più il team principal della Ferrari. A fine anno, l’ingegnere italiano non ricoprirà più il ruolo nella scuderia di Maranello, che ora andrà a caccia del suo successore in vista della prossima stagione di Formula 1. In ogni caso, il nome del sostituto di Binotto non dovrebbe arrivare prima del 2023, come specificato anche dalla Ferrari nel comunicato: “Inizia ora il processo per identificare il suo sostituto, che dovrebbe concludersi nel nuovo anno” – si legge infatti.Guarda la galleryF1, i piloti più pagati: un ex Ferrari sul podio, indietro Leclerc e Sainz
    Vasseur in pole
    Diversi i nomi fatti per sostituire Mattia Binotto, ma quello più caldo rimane quello di Frederic Vasseur, attuale team principal di Alfa Romeo ma accostato da diverse settimane alla scuderia di Maranello. Il francese ha un grosso feeling con Charles Leclerc, il che rende ancora più insistenti le voci di un suo approdo alla casa modenese.

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    MotoGP, Pol Espargaro: “Honda ha sprecato tempo e soldi con me”

    ROMA – Un messaggio chiaro quello di Pol Espargaro, passato da Honda al team KTM Tech3. Il pilota catalano, già durante tutto questo Mondiale 2022 di MotoGP, si era mostrato sconteto del lavoro del team giapponese, criticando spesso la situazione come fatto anche da altri piloti. “Quelli di KTM e Honda sono due modi diversi di lavorare, e penso che il secondo sia quello sbagliato – ha detto -. Io penso questo, ma non sono nessuno per dire a qualcuno come fare le cose, sono solo un pilota”. Guarda la galleryUna BMW M3 per Pecco Bagnaia
    Le parole di Espargaro
    “E’ difficile da accettare, ma io sono solo un pilota e faccio quello che vogliono loro – le parole di Espargaro riportate da “Autosport” -. Ovviamente non mi piace sentire che abbiano sprecato tempo e denaro con me, perché avrei potuto essere più motivato e godermi di più le cose”. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, in quali circuiti si cade di più? Sul podio una pista italiana

    ROMA – Sono state ben 335 le cadute viste durante l’ultima stagione di MotoGP. Tra i piloti la palma del pilota caduto più volte a terra va a Darryn Binder, a quota 27 in 20 gare. Per quanto riguarda invece i tracciati, vince il GP di Portogallo con Portimao, anche a causa della piogga scesa durante le giornate di venerdì e sabato, con ben 105 incidenti in tre giorni, seguita dal GP di Francia di Le Mans con 87 cadute, in un weekend quasi totalmente asciutto, tranne per la gara della Moto3, con la pista francese che dopo aver primeggiato nelle precedenti tre stagioni.
    Misano chiude il podio
    Al terzo posto di questa speciale classifica c’è la pista italiana di Misano, con 71 cadute, seguita da Motegi 69, con Sepang e Austin a 66. Invece per la curva più insidiosa del mondiale trionfa il Sachsenring: 21 cadute sono state registrate nella curva 1 del Liqui Moly Motorrad Grand Prix Deutschland 2022 e tra gli altri anche il futuro campione del mondo Pecco Bagnaia è rimasto coinvolto nella gara della MotoGP. LEGGI TUTTO