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    Ducati, Bagnaia e il trionfo in MotoGP: “Merito della VR46 Academy”

    ROMA – Al quarto anno in MotoGP è arrivato il tanto inseguito titolo di campione del mondo per Pecco Bagnaia. La crescita del pilota Ducati in tutto questo tempo è sotto gli occhi di tutti, ma il merito è anche del gruppo di colleghi facenti parte della VR46 Academy, oltre che del suo fondatore e mentore Valentino Rossi. “Non è solo l’influenza di Valentino, ma di tutte le persone che lavorano per noi a casa – le parole di Bagnaia riportate da “Speedweek” -. All’inizio era un’accademia completamente diversa, ora lavoriamo in modo davvero professionale. Abbiamo tutto. Se diciamo che vogliamo allenarci con le pocket bike, organizzano tutto. Se diciamo che vorremmo correre a Portimão prima della stagione, lo organizzano per noi. È incredibile l’aiuto che ci dannoGuarda la galleryUna BMW M3 per Pecco Bagnaia
    Le parole di Bagnaia
    “Se si analizzano le prestazioni in MotoGP si può vedere vedere chiaramente che tutti i piloti dell’Academy sono incredibilmente veloci – ha aggiunto Bagnaia -. Lavoriamo insieme a casa, ci spingiamo a vicenda. Quando ho visto Morbidelli vicecampione 2020 con tre vittorie è stato come un riferimento per me. Questo mi ha aiutato molto a migliorare per questo sono grato all’Academy”. LEGGI TUTTO

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    F1, Binotto subito in pista dopo la Ferrari? La voce che circola in Germania

    ROMA – Ormai da martedì 29 novembre Mattia Binotto non è più il team principal della Ferrari. La fine di una collaborazione durata ben 28 anni per l’ormai ex ingegnere della Rossa che ora sta vagliando le varie opzioni per futuri incarichi. Sembra che il nativo di Losanna sia sulla lista dei desideri dell’Alpine per assumere il ruolo di direttore tecnico del team francese, ma nelle ultime ore ha preso piede un possibile passaggio in una delle rivali della Ferrari: la Mercedes.
    I precedenti passaggi da Ferrari a Mercedes
    Manca ancora una comunicazione ufficiale della scuderia di Maranello sul tempo che Mattia Binotto dovrà passare senza poter lavorare per altri team della Formula 1. Solitamente la forbice parla di 6-12 mesi di stop per poi avere il via libera. Non è ancora chiaro in che ruolo Binotto potrà entrare nella formazione esistente della Mercedes, ma non sarebbe la prima volta di un passaggio dalla Rossa alla casa di Brackley. Infatti prima di lui anche Aldo Costa e James Allison hanno deciso di fare lo stesso percorso, cambio di scenario che potrebbe risultare positivo per la carriera dell’ex team principal della Ferrari.
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    F1, Binotto cerca casa: per lui possibile futuro in Mercedes?

    ROMA – Ora che Mattia Binotto ha annunciato il suo addio alla Ferrari, l’ex team princiapal della Rossa cerca una nuova avventura. Messa la parola fine a una collaborazione durata ben 28 anni, l’ormai ex ingegnere della Rossa sta ora vagliando le varie opzioni per futuri incarichi. Sembra che il nativo di Losanna sia sulla lista dei desideri dell’Alpine per assumere il ruolo di direttore tecnico del team francese, ma nelle ultime ore ha preso piede un possibile passaggio in una delle rivali della Ferrari: la Mercedes.
    Come Costa e Allison
    La scuderia di Maranello non si è ancora pronunciata sul periodo di stop che Mattia Binotto dovrà osservare senza poter lavorare per altri team della Formula 1. Solitamente si aggira sui 6-12 messi prima di avere il via libera. Inoltre non è ancora chiaro in che ruolo Binotto potrebbe entrare nella formazione  della Mercedes, ma non sarebbe la prima volta di un passaggio dalla Rossa alla casa di Brackley. Infatti gli anni passati anche Aldo Costa e James Allison hanno deciso di fare lo stesso percorso, cambio di squadra che potrebbe risultare positivo per la carriera dell’ex team principal della Ferrari. LEGGI TUTTO

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    Ferrari, è rivoluzione totale: ecco chi lascia tra Leclerc e Sainz. Tutti gli scenari

    Charles Leclerc e Carlos Sainz vanno d’amore e d’accordo e, come sincronette, hanno contratti che scadono alla fine del 2024. Le analogie però si fermano qui, alla luce del rapporto raffreddatosi tra Leclerc e Mattia Binotto nel corso di quest’anno, e dell’iniziativa del presidente John Elkann di favorire l’avvicinamento alla squadra di un team principal che concepisce solo lo schema della punta unica. Che poi sia Vasseur o qualcun altro, questo è il mandato cui dovrà rispondere, questa la visione dei vertici ferraristi, affascinati dall’idea di replicare all’offensiva Red Bull/Verstappen con il solo Leclerc. Ma la reazione dei piloti è tutta da scoprire: come reagirà Sainz se finirà per essere considerato in una posizione subalterna rispetto al suo compagno? Difficilmente lo spagnolo, ambizioso e scalpitante, sceglierà di restare alla Ferrari a qualsiasi costo, anche qualora questo risultasse insostenibile: non si farebbe cioè “barrichellizzare” (espressione brutta, speriamo solo che renda l’idea) accettando di stare al fianco di una prima guida, pur di vestire la tuta rossa.

    Otto anni in rosso

    Anche la reazione di Leclerc è tutta da scoprire: ha richiamato su di sé l’attenzione dei vertici per essere al centro del progetto, ma come accetterà la scadenza almeno quadriennale richiesta dalla riorganizzazione della linea di comando della Scuderia? Quali considerazioni lo attraverseranno se si renderà conto di poter realisticamente diventare campione del mondo nella sua nona stagione in Formula 1, l’ottava alla Ferrari? D’accordo vinse all’ottavo anno in rosso anche Michael Schumacher (1993- 2000), ma aveva già due titoli alle spalle (1994-1995 con Benetton). Charles potrebbe dunque stancarsi prima, ma solo per un top-team e oggi l’unico approdo verosimile per lui sembra la Mercedes: Con scadenze però non ravvicinate (non prima del 2025) e forse passando dalla padella alla brace: si tratta infatti pur sempre di una squadra inglese che ha messo al centro del progetto un pilota inglese (George Russell). Non il massimo per potersi esprimere.

    Realismo e impazienza

    Quando Elkann parlò di obiettivo 2026, Charles commentò non senza leggerezza: «Il presidente è realista, ma io sono impaziente. Farò di tutto per vincere prima possibile a partire dal prossimo anno». Ciò che in fondo potrebbe anche avvenire visto che la macchina del 2023 – evoluzione e non rivoluzione, rispetto a quella attuale – è stata creata proprio con questo obiettivo e dovrebbe avere un motore definitivamente potente e robusto. Tornando a Sainz: qualora non avesse più la certezza di potersi giocare le sue carta completamente alla pari con il compagno, Carlitos potrebbe avvicinarsi alla nascitura Audi, come abbiamo già avuto occasione di scrivere. Il suo vero manager è suo padre, il pluricampione di rally, impegnato nella Dakar e nei raid proprio con la casa tedesca dei Quattro Anelli.

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    L’eredità di Binotto e le necessità della Formula 1: la Ferrari non può mancare

    TORINO – Poche parole, molti fatti. Se possibile senza inutili ricorsi alla politica degli annunci. Stefano Domenicali guida la Formula 1 con una straordinaria concretezza e la sta portando verso traguardi forse nemmeno preventivati, in termini di successo. Ma quando dice che augura alla Rossa di “trovare una persona che possa proseguire il cammino iniziato quest’anno, che ha visto la Ferrari tornare al vertice e concludere il campionato in seconda posizione. Una Ferrari competitiva per il mondo della Formula 1 è importante” sa perfettamente di cosa sta parlando. Non tanto per la sua lunga militanza in Ferrari e nemmeno per spirito di rivalsa (è passato troppo tempo dal suo addio) o per nostalgia (anche in questo caso vale la considerazione che è passato molto tempo). Ma perché è assolutamente vero che la Ferrari ha una tale platea di appassionati e tifosi (e questo sì, lo sa anche per le stagione trascorse a Maranello) che è essa stessa una fonte di richiamo dalla quale non si può prescindere.

    I giovani, i nuovi mercati, la sponda americana

    La Formula 1 di questi anni, specialmente nel dopo pandemia, sta riscuotendo un successo clamoroso. Nuove mercati e nuove platee, ma senza quella caratteristica “mordi e fuggi” dell’era Ecclestone. Lo testimonia la crescita e l’espansione verso gli Stati Uniti, ad esempio. Ma lungo tutte queste direttrici, la presenza della Ferrari è una garanzia, la Rossa attrae pubblico e riesce a farlo in maniera intergenerazionale, ancor più adesso che la stessa Formula sta guardando (anche in questo caso con successo) a nuove forme di comunicazione (le serie tv, l’informazione sul web e sui social, l’interazione con i più giovani). Una responsabilità che a Maranello hanno sempre sentito, era dopo era, dirigenti dopo dirigenti, piloti dopo piloti. Lo stesso Mattia Binotto, sotto questo aspetto, è sempre stato inappuntabile. Chissà se il suo successore sarà cosciente della pesante eredità che lo attende.
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    I segreti della Ferrari sono sul mercato

    Bisogna essere matti – ma matti di quelli veri – per essere al vertice di un team di Formula 1 e non vedere in Mattia Binotto un uomo-passepartout. La sua cartella – immagine metaforica, ché forse gli servirebbe un camion, o molti terabit di memoria – contiene tutti i più recenti progetti tecnici ma anche conoscenza di uomini, procedure, prassi, aspetti finanziari divenuti così importanti con il budget cap, e naturalmente gli inconfessabili segreti che la Ferrari ha, come ogni altra squadra. Chissà dunque dove finirà l’ingegnere reggiano, che dubitiamo si dedicherà alla vigna (con la “v” minuscola, of course).
    Qui Mercedes
    Toto Wolff lo chiamerà, se non l’ha già fatto. I due sono in ottimi rapporti e il manager austriaco da tempo vorrebbe sfilarsi dal ruolo di team principal che occupa dal 2013 per giocare a tempo pieno nel ruolo di businessman, peraltro con influenza anche sul Team Mercedes AMG F1 (ne è proprietario per un terzo, alla pari di Daimler AG e Ineos). Non sarebbe certo la prima volta che Mercedes mette le mani su un ingegnere ex ferrarista: ricordiamo Aldo Costa messo alla porta nel 2011 dal presidente Montezemolo, James Allison nel 2016 e il motorista Lorenzo Sassi nel 2017 dal presidente Marchionne (Sassi forse fatto fuori su indicazione di Binotto, allora capo del settore). Tutti in Mercedes a cucirsi al petto gli allori dei titoli mondiali, giunti in serie. I rapporti tra Binotto e Sassi sono pessimi, ma non sarà certamente questo a frenare Wolff, di fronte alla disponibilità di una tale cassaforte di conoscenze a disposizione. Né è un impedimento l’inevitabile periodo di gardening, che per figure così importanti non è solitamente inferiore a un anno: ciò impedisce di recarsi in un posto di lavoro ma non – di fatto – di trasferire ad altri ciò che si sa. 
    Qui Alpine
    Certamente interessato anche Luca de Meo, presidente e a.d. del gruppo Renault: li unisce il fatto di essere stati promossi (sia pure in tempi, con ruoli e modalità diverse) da Sergio Marchionne. E oggi Alpine è l’unico grande costruttore in Formula 1 un po’ al palo come risultati, e con una chiara crisi di leadership all’interno del team. Su tutto e su tutti, poi, la prima logica di mercato: prendere una persona di valore per sottrarla alla concorrenza.
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    MotoGP, Ezpeleta: “Faccio quello che vedo fare a Domenicali in F1”

    ROMA – Carmelo Ezpeleta non si nasconde: per la MotoGP, la Formula 1 è un grande esempio e modello da cui trarre ispirazione. Il CEO di Dorna, durante un incontro con l’ad del Circus Stefano Domenicali all’evento “Events, Quo Vadis?”, ha parlato dell’imminente arrivo delle gare sprint nel Motomondiale: “Tutto ciò che vedo fare a Domenicali e posso farlo anch’io, lo faccio. Sarà molto importante. Questo nuovo programma permetterà ai fan di interagire con i piloti. Ci stiamo muovendo, lavorando con le squadre. Ci piace tanto essere in questo business. Abbiamo un’idea di come dovrebbe essere l’evento e lo stiamo modellando. È come un piatto in cui aggiungi cose, per creare un evento che attiri gli spettatori”. Guarda la galleryUna BMW M3 per Pecco Bagnaia
    Verso il futuro
    Ezpeleta ha poi parlato degli obiettivi futuri per il campionato sulle due ruote: “Gli Stati Uniti sono la più grande economia del mondo ed è importante migliorare. Le corse sono importanti, ma tutti gli elementi che le circondano hanno un impatto. La F1 ha dimostrato che gli USA sono una roccaforte della F1 perché hanno fatto le cose per bene. Dobbiamo continuare a migliorare la produzione televisiva, ma anche fornire contenuti alle reti. Dobbiamo avere la capacità di fornire questi contenuti in modo da raggiungere immediatamente coloro che sono in spiaggia, come nel momento dell’incidente Verstappen-Hamilton”. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, Ezpeleta a sorpresa: “Faccio tutto quello che vedo fare in F1”

    ROMA – “Tutto ciò che vedo fare a Domenicali e posso farlo anch’io, lo faccio”. Carmelo Ezpeleta non si nasconde: per la MotoGP, la Formula 1 è un grande esempio e modello da cui trarre ispirazione. Il CEO di Dorna, durante un incontro con l’ad del Circus Stefano Domenicali all’evento “Events, Quo Vadis?”, ha parlato dell’imminente arrivo delle gare sprint nel Motomondiale: “Sarà molto importante. Questo nuovo programma permetterà ai fan di interagire con i piloti. Ci stiamo muovendo, lavorando con le squadre. Ci piace tanto essere in questo business. Abbiamo un’idea di come dovrebbe essere l’evento e lo stiamo modellando. È come un piatto in cui aggiungi cose, per creare un evento che attiri gli spettatori”. Guarda la galleryBagnaia da Mattarella: un casco con dedica per il Presidente della Repubblica
    Gli obiettivi della MotoGP
    Ezpeleta ha poi parlato degli obiettivi futuri per il campionato sulle due ruote: “Gli Stati Uniti sono la più grande economia del mondo ed è importante migliorare. Le corse sono importanti, ma tutti gli elementi che le circondano hanno un impatto. La F1 ha dimostrato che gli USA sono una roccaforte della F1 perché hanno fatto le cose per bene. Dobbiamo continuare a migliorare la produzione televisiva, ma anche fornire contenuti alle reti. Dobbiamo avere la capacità di fornire questi contenuti in modo da raggiungere immediatamente coloro che sono in spiaggia, come nel momento dell’incidente Verstappen-Hamilton”. LEGGI TUTTO