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Campedelli: “Io pioniera in Iran. Il velo? Nessuno mi obbliga, è rispetto”

Di Redazione

Alessandra Campedelli è la prima allenatrice straniera dell’Iran femminile. La firma è arrivata il 2 gennaio scorso. Un curriculum colmo di esperienze che l’hanno arricchita anche e soprattutto personalmente: la coach originaria di Mori è alla guida della Nazionale Italiana Sorde, con cui ha vinto un oro europeo e due argenti, olimpico e mondiale.

La Campedelli ripercorre la sua carriera in un’intervista rilasciata al Corriere del Trentino: “Ho conosciuto il movimento per dare a mio figlio non udente Riccardo un’occasione. Dopo la panchina di Brescia è arrivata quella della Nazionale nel 2016 e un palmares importante ma non sono le medaglie che contano. Sono felice per la visibilità avuta dal movimento che ha creato anche le selezioni Under 17 e 21 e sono cresciuta come allenatrice”.

Come detto prima, la carriera di Alessandra l’ha arricchita sul piano umano, lasciandole “La capacità di andare oltre quello che si vede, una maggiore attenzione e l’abilità di dire poche cose nell’ordine più efficace. È una competenza fondamentale e infatti tanti colleghi mi hanno affiancata per svilupparla. A partire da Angiolino Frigoni, mio vice l’anno scorso e pochi mesi fa ct dell’Italia maschile che ha vinto il Mondiale Under 21”.

Con l’iniziale contratto di un anno, ora Campedelli ha scelto l’Iran: “Semplicemente volevo la mia occasione. In Italia le possibilità ad alto livello vengono solitamente offerte ai maschi. Le donne spesso sono impiegate come fisioterapiste, scoutman o team manager. Ormai è un dato di fatto che la stragrande maggioranza degli allenatori di alto livello sia composta da maschi nonostante tante allenatrici brave e meritevoli di un’occasione. Attenzione: non è un problema di colleghi. Ho uno stretto confronto alla pari con professionisti come Velasco, Mazzanti, Mencarelli, Bonitta, Piazza o Lorenzetti che mi offrono spunti di crescita continua. Il problema è culturale”

Per quanto riguarda la diversa cultura tra Italia e Iran, la nuova ct della Nazionale asiatica tiene a precisare un preconcetto largamente diffuso:

“Voglio sfatare il mito della donna sottomessa perché porta il velo. Sono donne consapevoli che scelgono di indossare un simbolo che fa parte della loro cultura. Lo portano corto o lungo, scuro o colorato ma non lo vivono
come un peso. Nessuno mi ha mai obbligata a metterlo ma ho scelto di farlo come forma di rispetto e non mi condiziona in alcun modo”

“Mi sento abbastanza una pioniera. Tante donne mi stanno scrivendo che non avrebbero avuto il coraggio di fare la mia scelta. Non è questione di coraggio ma di voler affrontare una sfida sapendo che male che vada ne uscirò arricchita sul piano umano e professionale. Ho anche la fortuna di avere una famiglia che mi sostiene. Nicolò gioca in A2 e Riccardo dopo la maturità andrà a Milano, sanno che tante scelte in passato sono state fatte pensando a loro e adesso mi hanno spinta a vivere la mia occasione” chiosa Campedelli.


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/


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