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Anouk Vergé-Dépré attacca l’organizzazione dei Mondiali: “Non deve succedere più”

Di Redazione

L’episodio ha profondamente colpito tutti gli spettatori del Foro Italico di Roma, così come quelli di RaiSport e Volleyball World TV, e non poteva essere altrimenti. La sofferenza di Joana Heidrich, vittima della lussazione di una spalla nel corso della finale del terzo posto dei Campionati Mondiali di Roma, è stato uno spettacolo davvero sconvolgente, al punto che persino le altre due giocatrici in campo, le tedesche Muller-Tillmann, si sono poste davanti alle telecamere per proteggere la collega e garantirle un po’ di privacy.

Il problema è che l’infortunio e i conseguenti soccorsi si sono protratti per molto tempo più del necessario: per motivi non ancora chiariti, ci sono voluti più di 20 minuti perché la giocatrice infortunata fosse finalmente trasportata fuori dal campo e, in seguito, all’ospedale per le necessarie cure mediche. Un ritardo che, insieme ad altri aspetti organizzativi, è al centro del post con cui Anouk Vergé-Dépré, compagna di squadra di Heidrich (le due hanno conquistato la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo), torna sull’argomento dopo una settimana: “Non sarebbe giusto tacere“.

Agli organizzatori del torneo – il primo seguito direttamente da Sport e Salute insieme a Volleyball World – Vergé-Dépré pone una serie di domande: “Perché il team medico non ha reagito, preso decisioni e istruito tutte le persone coinvolte immediatamente? Perché in tutto questo tempo non si è riusciti a identificare un esperto dell’infortunio più comune del nostro sport? Perché i medici non parlavano inglese in modo fluente? Perché non si è visto un leader che si prendesse la responsabilità e guidasse il gruppo in questa circostanza difficile? Perché nessuno ha parlato alla giocatrice infortunata in modo chiaro e tranquillo? Perché la spalla non è stata stabilizzata? Perché la giocatrice è stata lasciata seduta per tutto il tempo? Perché nessuno ha coperto la scena e tutto è rimasto visibile al pubblico? Perché ci sono voluti 25 minuti per trasportare finalmente Joana in ambulanza? E perché le televisioni hanno mostrato così a lungo la scena, con tanto di audio?“.

Non voglio pietà per la nostra squadra – chiarisce la beacher svizzera – ma l’argomento va affrontato, perché non voglio che succeda mai più che un’atleta possa sentirsi così insicura ed esposta su un campo da Beach Volley! So che la nostra Federazione internazionale se ne sta occupando per far sì che la cosa non si ripeta, e spero davvero che chiunque organizzi un evento di qualsiasi tipo si assicuri di provare tutti i protocolli medici prima dell’inizio del torneo, insieme allo staff locale“.

(fonte: Instagram Anouk Vergé-Dépré)


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