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La Corte d’Appello Fipav ribadisce la squalifica di Franco Brasili

Di Redazione

Ennesimo capitolo della surreale vicenda giudiziaria che coinvolge Franco Brasili, ex presidente – per ben 45 anni – della Fipav Marche, e che ha dato luogo a un kafkiano braccio di ferro tra la Federazione Italiana Pallavolo e il CONI. Ormai quasi due anni fa, a dicembre 2019, Brasili e 4 dei suoi ex consiglieri regionali erano stati squalificati rispettivamente per 18 e 16 mesi, pena poi ridotta a 15 e 13 mesi dalla Corte Federale d’Appello a febbraio 2020: tra le accuse c’era quella di aver alterato il bilancio del Comitato.

Gli ex dirigenti hanno presentato ricorso al Collegio di Garanzia del CONI, che a luglio 2020 ha dato loro ragione, ritenendo fondati i reclami in merito alla violazione del diritto di difesa (non erano state ammesse le deposizioni dei testimoni proposti dagli incolpati), e al difetto di motivazione, soprattutto considerando che la sanzione irrogata – in quanto superiore ai 12 mesi – ha impedito a Brasili e agli altri componenti del Consiglio di candidarsi alle successive elezioni federali.

Il Collegio di Garanzia aveva quindi rinviato la decisione alla Corte Federale d’Appello, che a ottobre 2020, dopo aver riascoltato tutti i ricorrenti e i testimoni, aveva ribadito la sanzione di 15 mesi per i 5 incolpati. Nuovo ricorso al CONI e nuova pronuncia favorevole (a marzo 2021): stavolta il Collegio ha giudicato infondate le obiezioni sulla motivazione della sentenza, ma ha ritenuto che la corte non abbia adeguatamente motivato l’entità della sanzione, soprattutto considerando la sproporzione con quella di soli due mesi comminata all’altro ex consigliere Gianluca Sorcinelli.

Si arriva così al 2 settembre, quando la vicenda è tornata per la terza volta davanti alla Corte d’Appello, che anche in questo caso non ha fatto altro che confermare il verdetto: 15 mesi di sospensione per Brasili e tutti i consiglieri. La gravità della sanzione è – stavolta – motivata dalla “personalità dei reclamanti” e dal “ruolo di particolare responsabilità dagli stessi ricoperto all’interno della Fipav“, i quali “hanno fatto sì che i loro comportamenti avessero forte risonanza in ambito Fipav, con notevole danno all’immagine della Federazione stessa“.

È davvero finita qui? A questo punto è difficile scommetterci…

(fonte: Federvolley.it)


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