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Le domande del GS Cagliero sulla sospensione: “Fermare lo sport è la scelta giusta?”

Di Redazione

Continua ad aumentare il numero delle società lombarde che si schierano contro la decisione della Regione Lombardia di bloccare tutte le attività degli sport di contatto. Ecco la presa di posizione del GS Cagliero, sodalizio della provincia di Milano:

Amarezza, desolazione e rabbia. In questa situazione di incertezza che ormai si protrae da mesi e mesi, siamo diventati molto bravi a porci numerose domande. Forse perché chi dovrebbe darci delle risposte concrete non ha mai saputo guidarci in maniera coerente fuori da un tunnel sempre più buio. Da giorni leggiamo, ci documentiamo e navighiamo affannosamente in cerca di aggiornamenti non comprendendo più quale sia la strada che dobbiamo percorrere tra continui scarichi di responsabilità. Federazione, Fipav Lombardia, ordinanza regionale, ministro Spadafora? Chi ci deve guidare? A noi basterebbe solo un po’ di buon senso.

Abbiamo però scoperto che siamo costretti a fermarci. Non tutta Italia e non tutte le categorie, ma noi in Lombardia e soprattutto noi che lavoriamo (a quanto pare male) solo dalla Serie C al minivolley, sì. In testa, noi come molte altre società, ci chiediamo sempre di più:

Perché chiudere ora dopo aver investito così tanto tempo e denaro per mettere in sicurezza i pochi spazi palestra ancora rimasti utilizzabili? Siamo una normalissima società che, come tante altre, ha visto dimezzare le proprie palestre a causa del Covid-19. Tante energie e tanti investimenti, seguendo fedelmente un protocollo che a quanto pare non è stato sufficiente. Abbiamo trascorso tutta l’estate a studiare nei minimi dettagli l’organizzazione della messa in sicurezza facendoci trovare preparati a settembre. Si può dire lo stesso a livello nazionale?

Fermare lo sport è la scelta più giusta e funzionale? Basterebbe dare uno sguardo ai mezzi pubblici e ad alcune zone della movida per comprendere che esistono situazioni ben più pericolose. Eppure ci risulta sia più facile monitorare lo stato di salute, i contatti stretti e le relazioni dei nostri giocatori, rispetto ai luoghi di ristorazione ed alle altre attività all’aperto. Sappiamo dove sono, da che ora a che ora, e con chi hanno passato le suddette ore. Mistero.

Siamo solo noi che ci siamo illusi da soli di poter riprendere l’attività sportiva, seppur consapevoli delle difficoltà? No, qualcuno ci ha dato speranza giusto un paio di mesi fa. Oggi invece le palestre vengono viste come potenziali focolai. Eppure il numero di contagi non si è mai fermato, tornando ad aumentare molto prima delle riaperture delle attività pallavolistiche. Altro mistero.

Chi ha ancora il coraggio di dire nuovamente “stop” ai nostri giocatori nelle chat di squadra? Li abbiamo cercati, rincorsi per tutta l’estate provando a dare loro forza dopo mesi terrificanti. Abbiamo promesso loro che ce l’avremmo fatta. Ci hanno dato fiducia e ora dobbiamo tornare da loro dicendo che si chiude. Noi, lo ammettiamo, forse non abbiamo più la forza di farlo.

Ma soprattutto, perché ci è stata tolta la speranza? Quella di poter fare la cosa che più ci riesce meglio: regalare emozioni a questi ragazzi grazie ad un pallone.

Lo sport, così come l’attività scolastica, è un diritto per i nostri ragazzi. Noi non lo dimentichiamo, e gli sforzi fatti sul territorio per anni lo testimoniano. Non siamo però sicuri che il grido lanciato da numerose società lombarde sia stato recepito dalle istituzioni. O forse, per comodità, è meglio chiudere gli occhi affidandosi al caso. Dove andranno ora i nostri ragazzi? Noi siamo disposti a fare sacrifici, purché sensati.

(fonte: Comunicato stampa)


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/


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