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Robin Soderling: “Ho provato a rientrare per tre volte, ma senza successo”

Lo svedese Robin Soderling è stato uno dei tennisti più talentosi e sfortunati degli ultimi anni. Il suo tennis potente ed aggressivo, sostenuto da un servizio micidiale, l’ha portato a grandi risultati e la sua carriera pareva avviata verso molti successi. Dopo aver disputato due finali a Roland Garros ed aver toccato la posizione n.4 in classifica nel 2010, nell’estate del 2011 iniziò a sentirsi male, svuotato di energie. Era al n.5 del ranking ATP. Gli fu diagnosticata una severa forma di mononucleosi, da cui non è mai riuscito a riprendersi completamente e rientrare nel tour Pro.

Robin ha raccontato la sua storia sulla pagina Instagram “Behind the Racquet”. Riportiamo le sue parole.

Ho provato a tornare, dalla mononucleosi, in tre anni separati. Furono tutti tentativi falliti. Tutto questo è cresciuto dentro di me e ha avuto un grande impatto nella mia mente. Ho accettato che forse non sarei mai più potuto tornare a giocare. Quando ho preso la decisione di smettere, è stato difficile ma anche un sollievo. Non dovevo più lottare per tornare e continuare a vivere in questa incertezza.

Dopo aver preso la decisione, finalmente ho accettato la situazione e ho iniziato a capire come continuare a vivere la mia vita. È stata una strana sensazione durante i miei primi sei mesi del “dopo” la mia carriera tennistica, non mi importava del tennis, è stata una pausa che definirei “bella”. Ormai non mi importava più del mio possibile rientro. Quando ti ammali davvero, inizi a capire che la tua salute è molto importante. È pazzesco perché durante la mia carriera il tennis è stata l’unica cosa a cui tenevo. A questo punto mi importava solo di stare meglio, era semplice. Dopo qualche tempo guardavo il tennis in TV vedendo i giocatori contro cui ero abituato a giocare. Volevo solo essere di nuovo in campo, a gareggiare. È stato mentalmente molto duro.

Il mio primo anno fuori del tour non ho fatto alcuna attività fisica perché non volevo aggravare la mia condizione. Ci sono voluti circa cinque anni per tornare a un punto in cui potevo allenarmi come volevo. A quel punto mi è sembrato che fosse trascorso un periodo di tempo troppo lungo per tornare al tennis Pro, non avevo neanche l’energia per farlo.

Non ho rimpianti particolari per la situazione in cui mi sono ritrovato. Essere un atleta di alto livello in qualsiasi sport non è facile. Invece a volte invece ripenso al passato e mi prendo delle colpe, ci sono stati alcuni momenti della mia carriera in cui avrei voluto poter fare un passo indietro o non prenderla così sul serio. Vivevo in una bolla dove tutto era tennis. Con il passare degli anni e man mano che miglioravo, rinunciavo sempre a più cose che mi piacevano. Pensavo che questo fosse ciò che dovevo fare per essere il migliore possibile in campo. Ne sarebbe valsa la pena se avessi vinto le mie partite migliorando la classifica, ma non se avessi sentito che ero “fottuto”. Ora vedo tutto ciò solo come uno sport, ma mentre giocavo non era così. Il mio problema più grande era quello di non essere in grado di accendere e spegnere l’interruttore. Il tennis non rende facile premere “off” sull’interruttore, mentre devi trovare il modo durante la stagione di prenderti cura di te stesso e semplicemente riposare “.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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