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Libri nel Giro: la bicicletta e la metamorfosi

Ogni giorno raccoglieva qualcosa sulla strada e lo portava a casa. Una vite, un bullone, una rotella, una spranghetta di alluminio, un pedale, un sellino. Poi cominciò a svitare e avvitare, stringere e montare, aggiungere e oliare. E così nacque una bicicletta, ma imperfetta: perché invece del manubrio, aveva una mitraglietta. Rossa, lucida, cromata, con tanto di ruote e fanalini, stemma e cambio, ma con quel muso beffardo e bellicoso. Smonta e rimonta, le bici-mitraglie si moltiplicavano. Un vero mistero. Ma la spiegazione c’era: sono le mani che protestano, le mani che tutti i giorni fabbricano, costruiscono, creano cose per gli altri, e quando sono libere protestano. E allora, meglio tenerle ferme in tasca, stringerle a pugno, imprigionarle.

E’ una delle storie che popolano “L’assalto al treno” (Einaudi, 1966, con le illustrazioni di Renata Meregaglia), che Giovanni Arpino dedicò ai suoi più piccoli lettori e che – l’anello di congiunzione è la fantasia – fa Tandem con “La bici a racchette”, un racconto di Gilles Costaz (Nuove edizioni romane, 1979, con le illustrazioni di Garelman). Qui si narra di un paesino in cui aprirono contemporaneamente due negozi di bici. Il primo era tradizionale: si vendevano bici normali. Il secondo era speciale: si vendevano bici particolari. Quando il sindaco ciclomane organizzò una gara di ciclismo per i bambini, solo Alfonsino ordinò una bici nel negozio speciale. E fu una bici molto particolare: invece delle ruote aveva racchette da sci. Al pronti-via Alfonsino fu preso in giro da tutti, ma quando cominciò a nevicare…

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