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Ciclismo, Scaroni: “Noi, prigionieri del virus ad Abu Dhabi”

Sono andati via tutti, tranne loro. Prigionieri del virus in un hotel di lusso, ad Abu Dhabi, da 13 giorni. Cristian Scaroni, 22 anni, e i suoi compagni della Gazprom-Rusvelo, assieme ai colleghi della UAE Emirates, non sanno quando potranno uscire dalle loro stanze, imbarcarsi e dimenticare queste settimane senza senso. Quelle seguite all’UAE Tour, accorciato di due tappe, a fine febbraio, per sospetta epidemia.

Partiamo dall’inizio, Scaroni.
“Durante la tappa del 27 febbraio, quella con arrivo sul Jebel Hafeet, hanno iniziato a circolare voci in gruppo, e in effetti c’era qualche corridore con sindromi respiratorie. Cena tutti assieme, poi alle 4 di notte il nostro direttore sportivo è venuto a svegliarci, ci ha detto di prepararci e andare al secondo piano perché avevano trovato due positivi al coronavirus e quindi dovevano eseguire il tampone su tutti quelli, corridori e staff, che alloggiavano nel nostro hotel, a Yas Marina. Ci ha anche detto che le ultime due tappe erano annullate”.

Panico, o no?
“Paura, più che panico, la stesso che proviamo da allora, legata soprattutto al non sapere quando potremo tornare a casa”.
Avete fatto altri tamponi nel frattempo?
“Ne abbiamo fatti cinque, tutti con esito negativo. Abbiamo più volte cercato spiegazioni sul perché ci tengano ancora qui nonostante i test siano sempre stati negativi, ma non abbiamo mai ricevuto risposta”.
Ciclismo


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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