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Open Court: ATP Finals a Torino, opportunità e responsabilità (di Marco Mazzoni)

Fai della tua vita un sogno, e di un sogno, una realtà (Antoine-Marie Roger de Saint-Exupery)

Ma è proprio tutto vero? Da appassionato ormai di “lungo” corso, mi chiedo se tutto quel che stiamo vivendo nelle ultime settimane nel tennis azzurro maschile sia solo un sogno. Bellissimo, ardito, ma irreale. Invece sta accadendo… stiamo vincendo! Stiamo crescendo moltissimo, e la sensazione è che il meglio debba ancora venire. Ottimismo primaverile? No. Dati alla mano e considerazioni assai fondate. Il mitico 1976 (e dintorni) è troppo lontano, anche chi vi sta raccontando le sue sensazioni; ma questo inizio di 2019 è certamente il miglior anno per il tennis azzurro maschile da quell’anno di grazia, quello che ci regalò con Panatta e compagni l’ultimo Slam, altri tornei e la Davis. Quella vera.

Tante, tantissime cose sono accadute da inizio anno. Tutte notevoli. Fognini finalmente stacca i dividendi del suo talento, nel torneo “di casa” ed in modo inatteso, esplodendo con tutta la sua classe da un momento buio. Abbiamo 20 ragazzi tra i primi 200 del mondo, diventando così la nazione con più presenze. Molti di quelli più indietro nel gruppo stanno crescendo, mostrano potenziale importante, raccolgono risultati. Berrettini ha appena vinto un altro 250 ed è entrato nella top40; Sonego cresce torneo dopo torneo, ed i suoi margini paiono enormi viste le qualità mentali ed atletiche. Abbiamo trovato due giovanissimi (Sinner e Musetti) che sembrano possedere qualcosa di veramente speciale. Il secondo ha vinto gli Austalian Open, dimostrando un tennis tecnicamente molto interessante; il primo si è affacciato sul tour Pro in modo “sfacciato”, asfaltando tutti in quel di Bergamo, vincendo match ATP, allenandosi con i campioni a Monte Carlo e suscitando curiosità vera. Molti addetti ai lavori e coach l’hanno scrutato attentamente, affermando concordi “questo ha qualcosa”. A questo quadro già notevole, si è appena aggiunta la ciliegina delle ATP Finals, o Masters come preferisco chiamarlo. Torino ospiterà il quinto torneo dell’anno per importanza. Battuta la concorrenza di città più grandi, più ricche, più blasonate. Ma stavolta il gioco di squadra ha funzionato. FIT, CONI, Regione Piemonte, città di Torino, giocatori che hanno spinto per restare in Europa e provare la novità italica. Resto convinto che l’ottima organizzazione delle NextGen a Milano abbia avuto un peso non indifferente: era un evento nuovo, per certi versi “scomodo”, ma tutto è stato fatto bene. Molto bene. Ed ha convinto anche gli scettici che in Italia (sì, in Italia) si può organizzare qualcosa di grande facendolo in modo impeccabile. Bravo il Presidente Binaghi, tutto lo staff e le molte persone che si sono adoperate in vario modo per far diventare questo sogno realtà. Spiace che Cino Marchese (uno che ha lavorato per tanti anni nell’organizzazione di eventi tennistici) non sia più tra noi, avrebbe meritato la gioia di vedere il Masters assegnato in Italia.

Insomma, c’è da esser felici. Anzi, forse c’è da tenere i piedi per terra… Anche i più critici e scettici si stanno ricredendo. Il lavoro iniziato da alcuni anni inizia a pagare, e dopo lustri di vacche magrissime le prospettive sono davvero intriganti. Tuttavia il senso di questo commento non è solo quello di esaltare questa dolcissima primavera. Adesso che le cose nel tennis azzurro maschile hanno imboccato la strada giusta, è necessario gestire nel modo migliore il Momentum, perché si possa creare quel circolo virtuoso che renda la crescita stabile e continui ad alimentare sia la base che l’altissimo livello. Come? Lavorando seriamente, duramente, senza sentirsi appagati. E alzando l’asticella su obiettivi ambiziosi, sfruttando il volano promozionale delle vittorie e dell’evento Top. Il discorso è assai ampio, e complesso. Coinvolge Federazione e comitati regionali, scuole tennis, circoli, maestri, allenatori, giocatori ed ex giocatori, stampa, sponsor ed investitori. Coinvolge tutto il nostro mondo. Ma mi riferisco soprattutto al discorso ATP Finals.

Il Master a Torino è un’opportunità enorme. Opportunità e quindi di pari passo responsabilità. Adesso sta a noi “giocarcela” bene, da tutti i punti di vista.Non possiamo assolutamente permetterci di sprecare questa chance per alzare ancor più il nostro livello tecnico, organizzativo, di credibilità nazionale ed internazionale. Dobbiamo aver la forza e la serietà di gestire l’evento a 360° in modo professionale, limpido, e farlo diventare una spinta decisiva per la crescita, come tennis, come città, come paese. Per avere nuovi tornei ATP, per alimentare una base stabile e qualitativamente alta di giocatori. E’ l’occasione per dimostrare che noi italiani non siamo solo dei grandissimi creativi, ma che possiamo essere anche degli eccellenti gestori ed imprenditori.

Quindi No “lacchezzi finanziari”. No a scandali/mazzette/giri strani per lavori, biglietti, eventi e tutto quel che ruoterà intorno a questa importantissima vetrina. No a tribune vuote, che sarebbero già una sconfitta in partenza. Se è vero che alle Finals arriveranno i migliori e quindi il rischio di invenduto sarà basso, mi auguro che ci sia una bella promozione anche per i club, e che i biglietti siano davvero utilizzati, evitando quei terribili spazi vuoti che, ad esempio al Foro Italico, non fanno proprio una bella figura tra i posti migliori.

Non facciamo la figura “dei cioccolatai”, per dirla proprio alla torinese… Dimostriamo di saper gestire un evento del genere e proporlo bello come a Londra, o se possibile ancor più particolare, più “nostro”, più caldo, più latino. Cogliamo l’occasione per far vedere quanto sia bella Torino e l’intero Piemonte. Dimostriamo di meritarcelo questo Masters. Con l’obiettivo di portare nei 5 anni un tennista italiano in campo a giocarsela con gli altri magnifici 7. Sì, un italiano in campo. Sogno? Anche il Masters lo era, eppure…

Marco Mazzoni

@marcomazz


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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