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Cantù riparte da Carr e Davis. E può scoprire nuovi orizzonti

Tony Carr all’esordio

Tony Carr all'esordio

Archiviata la tormentata era Gerasimenko e messa in sicurezza la stagione (ma per la prossima servirà l’avvento di altri e maggiori capitali, dopo che sono svaporate le bollicine rigorosamente alcoliche degli americani di Southern Glazer’s), la Pallacanestro Cantù riparte dal parquet con il successo all’ultimo decimo su Brindisi. Riparte innanzitutto dalla verticalità di Shaheed Davis, 25 anni lo scorso 14 febbraio, al quale basta metà tempo per far dissolvere sotto canestro il ricordo di Udanoh: già in doppia all’intervallo con 11 punti e altrettanti rimbalzi, chiude con 13 e 19 la sua miglior prestazione di stagione. Ma riparte anche e soprattutto dal timido talento in regia di Tony Carr, classe 1997, al suo esordio nell’Acqua San Bernardo: subito nello starting-five, inizia contratto per poi prendere fiducia dalle sue stesse giocate e mettere insieme un tabellino da 7 assist e 12 punti, incluso il decisivo canestro in entrata a 6 decimi dal “game over”. Quello del giovane play arrivato da Torino è un basket ragionato, spesso giocato a fil di sirena, che però dimostra di potersi combinare con l’atletismo dei nuovi compagni e, soprattutto, pare completarsi alla perfezione con la tendenza alla propulsione offensiva di Gerry Blakes. E così, piacevole sorpresa per i tifosi brianzoli e probabilmente ipotesi prevista da coach Brienza, ecco che l’attacco canturino ha ora tutte le potenzialità per potersi evolvere in una vantaggiosa versione “double face”: a difesa schierata con il costruttivo palleggio del primo, in transizione con le efficaci penetrazioni del secondo (17 punti, 3 assist nel successo sull’Happy Casa).

In attesa dell’inserimento di Tyler Stone, il cui primo e al momento unico canestro è arrivato a 7′ minuti dalla fine e a poche ore dallo sbarco in Brianza via Russia e Stati Uniti, e in vista del match di domenica prossima contro la Virtus Bologna (PalaDesio, ore 17), Cantù può intanto continuare a contare su Davon Jefferson: 32 minuti di costante presenza sotto i tabelloni per 15 punti (con canestri importanti nel punto a punto della quarta frazione) e 7 rimbalzi, giusto quelli “lasciati” dallo scatenato Davis. Sul perimetro è invece Gaines a mandare in rapido archivio qualsiasi possibile rimpianto di Tony Mitchell: seppur deficitario da oltre l’arco (2/9 nelle triple), il motivatissimo Frank trova comunque le conclusioni dalla media per un tabellino da top-scorer (17 punti, alla pari di Blakes).

Fuori dalle rotazioni Maurizio Tassone per i postumi di una brutta influenza, Andrea La Torre si fa apprezzare nella prima parte per la francobollatura (in staffetta con Blakes) sul temuto ex Chappell, che anche per questo chiuderà con soli 8 punti e 3 rimbalzi a referto. Mentre Sasà Parrillo, ritrovati i gradi di capitano dopo l’addio di Udanoh, dimostra di non aver mai smesso di essere un esempio per la truppa con 13′ alla solita intensità difensiva e un’azione con palla recuperata e successiva tripla del 60-56 nella terza frazione che incarna alla perfezione la determinazione di questa vecchia/nuova Cantù, che ha quasi incredibilmente riagganciato il suo vagone a quello del treno playoff. Con i piedi giustamente ben piantati a terra, a fine match coach Brienza considera decisiva la partita di domenica 17 marzo a Pesaro per allontanarsi definitivamente dalle sabbie mobili della zona retrocessione, ma come i suoi giocatori non disdegna di dare un’occhiata verso l’alto. Del resto, ultimamente tra le colline brianzole gli orizzonti hanno dimostrato di essere assai mobili e pensare positivo è la prima regola dello sport.

Paolo Corio

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