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    La Bolla di Valeria Papa: ode alla trasferta in pullman (o pulmino)

    Di Redazione
    Nuova puntata per La Bolla, la rubrica della schiacciatrice Valeria Papa pubblicata sui social della Roma Volley Club femminile: questa volta la giocatrice giallorossa parla di un tema molto caro alle sue colleghe!
    Da grande appassionata dei Simpson, ogni volta che salgo su un pulmino per la trasferta mi viene sempre in mente la scena dei bambini della scuola elementare di Springfield che salgono sul classico bus americano giallo, intonando un coro in onore del loro autista. Tra qualche settimana riprenderà il campionato, qualcuno ha già iniziato le classiche amichevoli pre-stagionali e con esse riprendono anche i viaggi in lungo e in largo per l’Italia. Le trasferte vengono affrontate principalmente in due modalità: pullman grosso, da gita scolastica, per intenderci, oppure due pulmini da nove posti. A queste due tipologie corrispondono differenti metodologie e attrezzatura di viaggio.
    Pullman**** – Trasferta nel suo complesso piacevole. Le tempistiche sono rispettate nonostante le diverse pause all’Autogrill dovute alla scarsa capacità resistiva delle vesciche del genere pallavolista (nonostante l’età media sia spesso molto bassa). Seduta doppia, ma non delle migliori: diversi sono i tentativi di trovare una posizione che non faccia formicolare e successivamente addormentare un arto o di cadere dai sedili a causa delle frenate improvvise dell’autista.
    Consiglio l’utilizzo di un tablet o del cellulare, se le sue dimensioni non sono così ridotte da causare l’incrocio degli occhi, per trascorrere il tempo in compagnia di un film o di una serie tv, oppure, per gli stomaci più resistenti, la lettura di un libro. Da non dimenticare assolutamente le cuffiette: si sconsiglia la versione classica con filo che si incastra regolarmente in ogni dove, causando, a ogni movimento brusco, la perdita di un orecchio, con la conseguente caduta del supporto tecnologico in terra e imprecazioni annesse.
    Ideale creare due playlist per il viaggio di ritorno adatte a ogni tipo di risultato e/o prestazione personale: una per aumentare lo stato depressivo, con lacrima che solca il viso compresa, mentre si osservano, fuori dal finestrino, le luci che passano rapide nella notte, che inconsapevole trascorre quieta nonostante la totale débacle e una che alimenta invece l’ego rinvigorito e indistruttibile dopo il successo. Nonostante il discreto numero di persone che si trovavano sul pullman è un viaggio tutto sommato silenzioso e solitario.
    Pulmini*** – Notevole la velocità, che permette una riduzione della durata del viaggio, intervallato anche in questo caso dalle solite soste e che dona all’esperienza un pizzico di spirito eroico per la sopravvivenza alla tratta. Seduta verticale, che provoca un irrigidimento quasi totale dell’articolazione del ginocchio con annessa sensazione di blocco della bassa lombare. Movimenti sussultori e ondulatori causati da sospensioni non troppo performanti e da una guida un poco aggressiva, non abituata a un minivan.
    Compagnia piacevole, a tratti un po’ chiassosa. Si sconsiglia a tal proposito l’inutile dotazione di tablet od oggettistica extra alla radio del pulmino, che, collegata al cellulare di una compagna, ti costringerà all’ascolto della playlist “canterina”, con gli evergreen: “Non succederà più”, 883, Lunapop, tormentoni dell’estate, accompagnati dalle più fantasiose coreografie sedentarie e Tiziano Ferro urlato, come se non ci fosse un domani, nei cellulari, impugnati come fossero microfoni. A quel punto la certezza che ti accompagna è una e una soltanto: anche se tenterai di proteggere la tua stabilità psichica con l’isolamento grazie alle cuffiette, i tuoi timpani rischieranno ugualmente l’esplosione a causa dell’acuto di «sEre nEEEEEEErEEEEEE».
    Compreso nel viaggio un selfie di gruppo che vi ricomparirà con ricorrenza annuale nei ricordi di Facebook. Un ringraziamento particolare va a tutti gli autisti, un po’ improvvisati, che in questi anni mi hanno scarrozzato per tutta l’Italia, sopportando la mia scelta, a volte discutibile, delle colonne sonore, la mia invece indiscutibile intonazione aggraziata e i miei deliri da stanchezza/esaurimento, accompagnati da risate isteriche improvvise (in questo devo dire che quest’anno sto trovando una valida spalla in Sofia Rebora!).
    Ma soprattutto voi, autisti di pulmini dell’ultimo minuto, ricordatevi di riaccendere le luci dopo esservi fermati all’Autogrill, perché è un attimo, vi assicuro, ritrovarvi con una torcia sparata in faccia da una volante della polizia, che vi costringe a fare l’alcol test a bordo strada, nonostante abbiate provato a spiegare che fate parte di una squadra sportiva in trasferta!
    Anche per questa stagione: buon viaggio a tutti noi!
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Valeria Papa: “Miglioreremo progressivamente passo dopo passo”

    Acqua & Sapone Roma Volley Club

    Di Redazione
    Settima settimana di allenamento e seconda a ranghi completi. Dopo l’uscita dei calendari abbiamo ascoltato il capo allenatore, ora è la volta della neo capitana Valeria Papa che, dopo aver miliato diversi anni in Italia in A1 e, nella scorsa stagione, nella massima Lega Brasiliana con la maglia del Flamengo, sceglie Roma e si dichiara pronta per guidare l‘Acqua & Sapone Roma Volley Club grazie anche alla sua esperienza.
    “Finalmente ci siamo. È da diverse settimane – anzi, mesi – che abbiamo iniziato la preparazione, tanto intensa quanto strana per via delle dinamiche scaturite a causa dell’emergenza sanitaria, per l’incertezza dei primi tempi riguardo prassi e metodi da adottare, ma anche per il caldo torrido di luglio e agosto. Giunte a questo punto posso dire che siamo più grintose che mai. Nell’ultimo periodo abbiamo cercato di aumentare le fasi di gioco per cercare di darci un ritmo gara nelle gambe che mancava da tanti mesi. Abbiamo lavorato tanto e non vediamo l’ora di affrontare i primi test match”.
    “Quella di quest’anno è una squadra molto giovane e io qui sto vivendo una seconda giovinezza. Un esempio? In pulmino ascoltiamo tutti cantanti dei quali io ignoro persino l’esistenza. Mi fa strano essere la più grande del gruppo però penso che sia una bella sfida, ma soprattutto che tutte noi siamo un ottimo mix di esperienza, gioventù, talento e che ci sarà da divertirsi. Tra l’altro, siamo una squadra che, vista appunto la giovane età di alcune giocatrici, migliorerà progressivamente passo dopo passo per una stagione in continua crescita”.
    (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Nasce “La Bolla”: Valeria Papa racconta online la sua stagione

    Di Redazione
    Valeria Papa, oltre che eccellente giocatrice di pallavolo, è anche un’appassionata di scrittura, laureanda in Lettere. Per questo da oggi la neo-giocatrice della Roma Volley Club Femminile ha deciso di cimentarsi in una nuova rubrica, intitolata “La Bolla di Valeria Papa” in omaggio al suo cognome e alla città capitolina: ogni settimana la schiacciatrice racconterà sulla pagina Facebook ufficiale della società ciò che l’ha colpita, con simpatia e creatività. Qui sotto potete leggere la prima puntata.
    PREPARAZIONE
    Anche questa stagione ha preso il via, tra nuove disposizioni e attenzioni è arrivato anche per noi atleti il ritorno alla nostra vita, quella in cui tutto nella giornata è calcolato e ragionato per arrivare al meglio alle ore dell’allenamento, dall’alimentazione al “sacro pisolino” pomeridiano, fino alla scelta delle ore migliori da dedicare allo studio o alla spesa. È il momento in cui tiri fuori nuovamente il borsone e ti ritrovi a guardarlo per un secondo: scarpe, ginocchiere, calzini, cambio … mi sembra di aver preso tutto.
    “Fai il borsone… disfa il borsone…“. Il centro della tua attività giornaliera torna a essere racchiuso tutto tra quelle due mansioni. È la stessa cosa che ripeti, sempre uguale, una o due volte al giorno, per tutta la stagione, ma quando ti ritrovi a prepararlo per la prima volta ti dà sensazioni uniche. Nuova città da scoprire, compagne da conoscere, allenatore e staff da incontrare, aspettative da soddisfare, tutte queste cose sono racchiuse in quella borsa e rendono il periodo della stagione, che immancabilmente si ripete ogni anno, sempre emozionante e diverso dal precedente. Ogni giorno prendi le misure con la nuova squadra, cerchi di capire quale sarà il tuo posto all’interno del gruppo e quale vuoi che sia quel posto, ma è anche una via per ritrovare se stessi.
    I primi giorni sono il periodo in cui si vive una fase di riscoperta, che passa da una sorta di frammentazione interna, tra un ricordo performante di te stesso e le circostanze attuali, caratterizzate dal risveglio, più o meno rapido, delle facoltà motorie. Contrasto che si acutizza, in particolare, con il contatto col pallone: lo prendi dal carrello, la forma sembra la stessa, famigliare, anche se lo osservi con un pizzico di estraneità… col rimbalzo ci siamo… nulla sembra essere cambiato dall’ultima volta. Ti guardi le mani, simuli un palleggio, immaginando la palla che entra ed esce perfettamente, anche loro non sembrano cambiate, allora perché il pallone prende una strana rotazione? … ok dai, mi manca forse un pochino di sensibilità nel tocco, la prossima andrà meglio … niente, in questa palestra dev’esserci una strana corrente d’aria, è sicuramente quello il problema!
    Col susseguirsi delle ripetizioni e degli esercizi la situazione inizia a migliorare, divise a coppie, ognuna nella propria posizione difensiva si comincia a gestire il pallone: difesa e alzata della compagna e giro. È in quel momento che l’allenatore, pieno di speranza prova a dare una nuova indicazione: “Bene ragazze, una difende, l’altra alza e iniziamo ad appoggiare, piano piano, la palla nell’altro campo con un gesto d’attacco piedi a terra“. Oh finalmente entriamo un pochino di più nel vivo… prima coppia… attacco sotto rete, seconda coppia… attacco sottorete, dubbio… forse non ho capito l’esercizio, domanda: “Raga ma la palla deve andare di là passando sopra o sotto la rete?“. Sopra, sopra! Perfetto tocca a me… Palla a mezza rete e giro… largo alle prossime!
    È il momento in cui ti presenti a persone che fino a quel momento non avevano niente a che vedere con la tua vita, ma che da quell’istante diventano la parte più viva e familiare di essa. “Ciao piacere… piacere… ” e dopo due secondi di solito iniziano gli “Oh ma come si chiama più lo scoutman?” “Marzio … No no, Anco Marzio, ma non ne sono sicura”.
    È il periodo in cui ti alzi al mattino e scopri muscoli doloranti del tuo corpo che non pensavi nemmeno di avere. Dopo un allenamento di palleggio hai male anche ai palmi delle mani e con le tue compagne parte il confronto per il fastidio più assurdo, per capire se anche loro hanno la tua stessa composizione fisica oppure se la notte ti ha trasformata in una bizzarra forma mutante.
    È strano come abitudini, movimenti che solitamente vanno in automatico, diventino per qualche giorno una nuova piccola scoperta continua. La preparazione è il periodo della stagione, per alcuni aspetti, più difficile, ma allo stesso tempo il più bello. Passi alcune fasi dell’allenamento a domandarti il perché, in pieno luglio, sei a Roma, in una tensostruttura con più di trenta gradi, ma percepiti attorno ai cinquanta, a farti mangiare dalle zanzare: la risposta in realtà non ti serve perché già la sai, lo fai perché è la cosa che più ti fa sentire viva, che a nervi scoperti ti fa essere felice e soddisfatta, come insicura e depressa, ma che, quando arriva la fine dell’allenamento e ti ritrovi mezza agonizzante nel tuo sudore, ti fa sorridere e lo fai perché sai di trovarti al posto giusto e che non vorresti essere da nessun altra parte se non lì.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO