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    Il Col de Turini, un mito a tornanti

    Nizza – Il Tour contraddice la sua storia, fatta di partenze lente e dense di tappe facili, e alla seconda tappa propone già tre colli duri. I primi due di prima categoria, la Colmiane e il Turini, infine il Col d’Eze, un seconda categoria arcigno. Chi avrà recuperato dalle botte della prima frazione dovrà quindi misurarsi con oltre 40 km di salita. Chi non avrà recuperato del tutto, soffrirà terribilmente. In special modo fra i tornanti della salita più simbolica, mitica, storica delle tre, il Col de Turini.Il Moloch delle Alpi MarittimeIl Col de Turini, dal versante di La Bollène-Vesubie, una delle quattro possibili vie di salita alla vetta, è lungo 15 km e sale con una pendenza media del 7.4%. Il Col de la Loze, riconosciuta quasi unanimemente come la salita più dura di questo Tour de France (sarà l’arrivo della tappa 17) sale al 7.8%, pochissimo di più. Il Turini si inerpica fino a quota 1607 metri. Dalla cima si vede il mare, ma è possibile spingere lo sguardo verso buona parte dell’arco alpino meridionale, soprattutto verso le Alpi Marittime che dividono il Mercantour dalle valli cuneesi.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Tour al via tra pioggia e cadute: Kristoff vince lo sprint e conquista la maglia gialla

    Alexander Kristoff vince il primo sprint e conquista la maglia gialla, mentre Thibaut Pinot già deve leccarsi le ferite. Il Tour de France è finalmente partito. Già è qualcosa, visti i ritmi di tutto ormai dettati dal Covid, vista la situazione in peggioramento in Francia e ascoltate alcune frasi della vigilia che si spera non siano profetiche: “Proveremo ad arrivare a Parigi, ma nessuno sa cosa succederà..” (cit. David Brailsford, il team manager della Ineos-Grenadiers, la squadra del campione uscente Bernal). Detto questo, il Tour fa il Tour, perfido e spettacolare sin dal primo giorno.  E c’è anche parecchio pubblico ai bordi delle strade, a testimonianza che il ciclismo a porte chiuse è roba relativa. Il clima è quello plumbeo della Parigi-Nizza, una delle poche corse che si è salvata a marzo. Pioggia e cadute a catinelle: alcune terribili, come quella di Miguel Angel Lopez, che va a schiantarsi contro un palo e non si fa male solo per caso. Altre che sanno di beffa: Pinot cade quando potrebbe stare abbastanza tranquillo nelle posizioni di rincalzo. Accade a 2700 metri dall’arrivo, a tempo neutralizzato: fosse accaduto 300 metri prima, uno dei favoriti per la vittoria finale sarebbe già fuori. Tanta roba in un momento in cui la sicurezza è un tema caldissimo dopo l’incidente di Evenepoel al Lombardia. Non è bastata neanche la decisione del gruppo di calmierare il ritmo per evitare il peggio e tornare a far sul serio solo per la volata. Pinot a terra in prossimità del traguardoCondividi   LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour al via; Aru: “Non sono al massimo, farò da gregario per Pogacar”

    NIZZA –  “Pogacar è giovane ma è già molto forte. E’ al suo primo Tour, ma visto quello che ha dimostrato al Delfinato non sarà un problema per lui. E poi noi abbiamo esperienza e possiamo dargli qualche consiglio valido e anche l’aiuto giusto”. Così Fabio Aru alla vigilia della partenza del Tour de France 2020 che domani inizierà da Nizza. L’italiano ha parlato del capitano del Team UAE-Emirates, Tadej Pogacar, dichiarando tutto il suo supporto per lo sloveno anche perché “non sono al massimo e non ho grandi obiettivi, quindi mi metterò a disposizione del capitano, come ho sempre fatto”, ha spiegato il ciclista sardo. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Europei: è sempre grande Italia. Gasparrini oro tra le Juniores

    PLOUAY (Francia) – Risuona ancora l’inno di Mameli e sventola di nuovo il Tricolore sul pennone più alto agli Europei di ciclismo. L’ultima giornata della rassegna continentale sulla strada di Plouay si apre infatti con il successo d’oro per la diciottenne torinese Eleonora Camilla Gasparrini: l’azzurrina (veste i colori della A.s.d.Vo2 Team Pink) conquista il titolo nella prova in linea dedicata alle donne juniores con uno sprint che brucia le belghe Vanhove, argento al traguardo, e De Clarcq, medaglia di bronzo, riportando l’Italia sul gradino europeo più alto dopo l’argento in categoria di Vittoria Gasparrini nell’edizione 2018 a Brno. Ancora una volta risulta fondamentale il grande lavoro di squadra, finalizzato poi dall’atleta piemontese sul gruppo di circa una ventina di unità, che regala il tris vincente al ciclismo azzurro dopo i successi di Balsamo tra le Under 23 e Nizzolo tra gli élite.Gasparrini: “Ci voleva proprio una medaglia così””Avevamo bisogno di una medaglia così – dice la neo campionessa europea che a settembre inizierà la 5/a liceo scientifico – Questa è una stagione difficile e un risultato così ripaga tutte noi dei sacrifici fatti e per me è come un riscatto. Lo scorso anno sono caduta agli Europei e ai Mondiali pista e mi sono giocata così la possibilità ai Mondiali strada: questa medaglia mi ricompensa di tutto. Grazie alle mie compagne: oggi tutte noi abbiamo corso da vera Squadra, fin dall’inizio, a tutto lo staff azzurro e al mio team di appartenenza. Il prossimo obiettivo? Il Giro delle Marche con la mia squadra. Vedremo poi per i campionati europei pista”.Bottino azzurro: 3 ori, 1 argento e 2 bronziIl giovane talento torinese di Eleonora, già titolata su pista (campionessa europea omnium 2019 e argento iridato nella stessa disciplina olimpica 2019, nonché componente del quartetto d’oro) e due volte campionessa italiana in linea e a cronometro nel 2019 al suo primo anno nella categoria, con il lavoro impeccabile di tutta la Nazionale rosa di Salvoldi fin dalle prime pedalate, arricchisce il bottino azzurro che sale così a quota sei medaglie: 3 ori, 1 argento e 2 bronzi. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, tra pericolo Covid e incognita favoriti: il Tour al via da Nizza

    Al 107° Grand Départ e al suo 117° anno di vita il Tour de France sperimenta per la prima volta i brevi pomeriggi di agosto, i tramonti improvvisi di settembre, il freddo pungente delle Alpi e dei Pirenei in un periodo dell’anno che non era mai stato suo. Il Covid ha spostato più in là la corsa francese, ma la febbre gialla scorre comunque tra le strade di Nizza, dove la corsa partirà, domani, con una tappa in linea e con una probabile volata che varrà la prima maillot jaune. Un Tour speciale, inedito e inaudito, fatto di bolle difficili da non far scoppiare (una, quella della Lotto-Soudal, è già esplosa, due meccanici sono positivi al Covid e sono stati rispediti a casa), di molta paura e alberghi sequestrati dai team, per paura del contatto con la gente comune. La presentazione è avvenuta dietro grandi paraventi, per impedire ai curiosi di accalcarsi e di alimentare il preoccupante focolaio di Nizza e dell’intera regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Al pubblico sarà anche vietato di salire sui colli delle prime tre giornate di gara. Tutti dovranno usare la mascherina. I corridori no. Loro dovranno fare il loro mestiere. Provare a farlo. Il percorso Il Tour 2020 misura 3470 km suddivisi nelle canoniche 21 tappe. Le prime due, entrambe con partenza e arrivo a Nizza, sono hanno due percorsi contrapposti: per velocisti la prima, per puncheurs alla Alaphilippe la seconda. Le Alpi arrivano presto, già alla quarta tappa, con il traguardo di Orcières-Merlette, cima indigesta anche a Eddy Merckx, bastonato là da Ocaña nel 1971. Il primo fine settimana sarà sui Pirenei (non terribili, niente Tourmalet, nessuna delle due tappe ha arrivo in salita), poi il Massiccio Centrale e il ritorno sulle Alpi: Grand Colombier e soprattutto l’inedito Col de la Loze (la vetta più alta del Tour, 2304 metri) faranno davvero la classifica a cavallo dell’inizio della terza settimana. L’unica prova contro il tempo alla Planche des Belles Filles, è lunga 36 km, gli ultimi 6 di durissima salita. L’arrivo a Parigi il 20 settembre, dopo, in sintesi, 9 tappe piatte, 3 vallonate, 8 di montagna con 4 arrivi in salita, una crono individuale e 2 giorni di riposo. I favoriti Nessuno dei grandi arriva al Tour con il conforto della forma perfetta. L’avvicinamento di Bernal, Roglic, Dumoulin, Pinot, Quintana è stato rovinato da cadute, controprestazioni, dubbi di varia natura. Bernal e Roglic, i due più logici favoriti, non hanno concluso il Criterium del Delfinato per problemi fisici. Dumoulin, compagno di Roglic alla Jumbo-Visma, non sembra quello del 2017 e del 2018. Pinot ha perso male al Delfinato una corsa quasi vinta (bravo però, lì, il colombiano Martinez a sorprenderlo). Quintana volava a inizio anno, una caduta in allenamento a luglio ha spento la sua verve. A livello di squadre, la guerra tra Ineos e Jumbo sarà il cuore della storia. Mancheranno Froome e Thomas, per scelta tecnica: la Ineos è tutta, compreso Carapaz, maglia rosa 2019, per il vincitore uscente Egan Bernal. Altri colombiani volano: da seguire il terzetto della EF Uran, Higuita, Martinez, in grado di fal saltare i piani delle due corazzate. Può fare molto bene lo scalatore sloveno Tadej Pogacar, terzo alla Vuelta 2019 al primo anno da pro. Miguel Angel Lopez si misura per la prima volta con l’alta classifica del Tour. E poi il caro, vecchio, sfortunatissimo e splendido scalatore Mikel Landa. L’incognita Alaphilippe I francesi, che aspettano dal 1985 una vittoria di un loro connazionale, dopo aver ormai scartato l’opzione Bardet e delusi più volte dal fragile Pinot non vedono l’ora di scoprire a che grado di maturazione sia giunto Julian Alaphilippe. Impressionante lo scorso anno, attaccante alla Hinault, chiuse quinto dopo aver a lungo illuso di poter davvero portare la maglia gialla a Parigi. In inverno ha lavorato sulla salita e, almeno questo dicono le prime gare, sembra aver perso un po’ di brillantezza nello scatto secco e nello sprint. Gli mancherà una crono piatta, ma gli arrivi in quota non sono mai davvero impossibili in questo Tour e per lui. La Francia intera è sulla canna della bici di Ju-Ju. Gli italiani Saranno 16 (Italia il quarto paese più rappresentato, la precedono la Francia con 36 al via, la Spagna e il Belgio con 17), val la pena elencarli tutti, per specialità. I velocisti sono Nizzolo (neo campione d’Europa), Viviani, Consonni, Bonifazio, Colbrelli. Gli scalatori Aru, Formolo, Pozzovivo, De Marchi, Rosa e Caruso. I passisti in cerca della fuga giusta Bettiol, Trentin, Oss, Cataldo e Marcato. È un Tour fondamentale per Fabio Aru, alla ricerca di se stesso dopo tre anni da dimenticare: i due giorni in maglia gialla nel 2017 restano i suoi ultimi momenti memorabili. Aru è anche uno dei sette vincitori di almeno uno dei grandi giri in corsa al Tour: gli altri sono Quintana, Dumoulin, Carapaz, Roglic, Bernal e Valverde.  I numeri Valverde è il più anziano del Tour (40 anni). Il più giovane è il 21enne ex ciclocrossista Maxime Chevalier. L’età media dei 176 al via è 29 anni e 76 giorni, 180 cm l’altezza media, 68.1 kg il peso medio. La squadra più giovane è la Sunweb (26 anni e 254 giorni), la più anziana la Mitchelton-Scott (32 e 296). Gli esordienti al Tour sono 42. Trenta i paesi rappresentati, due sono le bandierine nuove: quella di Israele grazie a Guy Niv e quella dell’Ecuador con Richard Carapaz. Il corridore tra i partenti che ha corso di più in questa stranissima stagione è Giacomo Nizzolo (5348 km di gara), mentre l’olandese Joris Nieuwenhuis ha all’attivo appena 603 km e solo tre corse completate, tre tappe del Giro della Repubblica Ceca.   LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Europei: argento per Elisa Longo Borghini, titolo a van Vleuten

    PLOUAY – Altra soddisfazione per il ciclismo azzurro agli Europei in corso di svolgimento a Plouay, in Francia. Elisa Longo Borghini ha vinto la medaglia d’argento nella prova in linea Elite femminile. La piemontese è stata battuta nella lunga volata finale a due dalla fuoriclasse olandese Annemiek van Vleuten, che ha vinto il suo primo oro europeo. Bronzo alla polacca Niewidoma.Gara emozionante e molto dura, in parecchie fasi caratterizzata dal maltempo. Va via una fuga di dieci elementi: presenti, tra le altre, due olandesi (Vollering e Blaak) e due azzurre (Paladin e Cecchini). Alle orange non sta granché bene, hanno altre carte da giocare. Un forcing di van der Breggen screma il gruppo, quindi nel momento decisivo restano in quattro. Olanda ancora in superiorità numerica con Van Vleuten e Blaak: insieme a loro Longo Borghini e Niewiadoma. L’azzurra si prende la scena, fa la gara nel tentativo di isolare Van Vleuten, che a sua volta con i suoi allunghi cerca l’assolo. Poi lo sprint con la campionessa del mondo che detta la sua legge.”Spero tanto, nel mio piccolo, di aver regalato delle emozioni al mio Paese. Dopo tutto quello che è successo, abbiamo bisogno di emozionarci – ha detto l’azzurra -. Durante l’allenamento sui rulli in casa pensavo proprio a questo: regalare all’Italia, appena possibile, uno show. Avevamo pensato di realizzare una corsa di rimessa ed ero io l’ultima carta, poi l’Olanda ha fatto una corsa dura ed io sono stata costretta a restare davanti. Sul finale, sapendo di non essere veloce, ho attaccato e sono stata attaccata a mia volta. E’ andata così, ma ho dato davvero tutto”.”Elisa stratosferica, oggi secondo me si meritava di vincere”. Così il ct delle azzurre Salvoldi. “Ci ha provato fino all’ultimo centimetro: lo sport talvolta regala emozioni contrastanti. In qualsiasi caso Elisa torna a casa con una sola certezza: oggi è stata la migliore”.  LEGGI TUTTO

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    Elisa Balsamo campionessa europea under 23

    Plouay, Italia. Due medaglie d’oro pesantissime per gli azzurri ai Campionati europei di ciclismo su strada, sul percorso bretone adattissimo alle ruote veloci. Giacomo Nizzolo ha battuto Demare di centrimetri e può sovrapporre alla sua maglia di campione italiano, conquistata appena tre giorni fa a Cittadella, quella bianca e celeste di campione d’Europa èlite. La cuneese Elisa Balsamo, sempre in volata, ha vinto la prova delle Under 23. Un doppio successo che doppia quello di un anno fa ad Alkmaar (Viviani oro tra i pro, Paternoster tra le Under) e dà un senso a un evento inizialmente assegnato a Trento, poi trasferito in Bretagna e anticipato collocato assai infelicemente nell’immediata vigilia del Tour de France. Il successo di Nizzolo Gara nervosa, bellissima, quella degli uomini, con ripetuti attacchi di Van der Poel sempre domati da una nazionale azzurra impeccabile. Nel treno finale, sullo stesso rettilineo del Mondiale 2000 vinto dal lettone Vainsteins, Nizzolo ha potuto contare sul lavoro di Trentin e Ballerini e ha scoccato la sua freccia negli ultimi centro metri: Demare, il grande favorito e padrone di casa, battuto di un’inezia, poi Ackermann e Van der Poel. Sesto ed esultante, come tutti gli altri azzurri, Ballerini, che a Cittadella s’era fatto battere negli ultimi metri proprio da Nizzolo. Una settimana memorabile per il 31enne brianzolo dopo anni caratterizzati da molti infortuni e pochi risultati. Corre nella formazione sudafricana Ntt, e sabato, a Nizza, potrà esporre per la prima volta la maglia di campione d’Europa anche sulla Promenade des Anglais, dove sarà molto probabilmente volata. È il terzo titolo consecutivo per gli azzurri nell’Europeo dopo quelli di Trentin (Glasgow 2018) e appunto Viviani, in Olanda, nel 2019. Balsamo reginetta Anche al femminile è grande Italia. Il merito è di Elisa Balsamo: volatona e gran successo per la 22enne, già campionessa mondiale juniores a Doha nel 2016 e pistard plurimedagliata a livello europeo e mondiale, in tutte le categorie. Battute l’olandese Uneken e la danese Norsgaard. “Tutta la Squadra ha corso benissimo – dice la neo-campionessa europea – grazie di cuore a alle azzurre, questo successo è nostro. Abbiamo realizzato una corsa controllata, come era nei programmi. L’ultimo giro, su strappi e salite, abbiamo tentato di aumentare il ritmo per scremare il gruppo all’arrivo. E’ il mio ultimo anno nella categoria, quindi ci tenevo tantissimo a questo titolo che ripaga tutte noi dei sacrifici fatti in questa stagione così difficile e degli allenamenti realizzati a casa sui rulli! Il mio grazie a tutto lo staff della Nazionale, al mio Team, alla Fiamme Oro e alla mia famiglia. Questa medaglia è per tutti». Corre nell’italiana Valcar. Anche lei sarà impegnata sabato a Nizza, nella Course, gara al femminile che precederà la prima tappa del Tour de France.   LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, esplode il caso dei falsi positivi al Covid

    A quattro giorni dal via del Tour de France esplode nel ciclismo il caso dei falsi positivi al Covid-19. Oscar Gatto (Bora-Hansgrohe) si era sottoposto tre giorni fa a un test, come da procedura. Stamane ha ricevuto il risultato: positivo, appunto. Ha avuto contatti con alcuni compagni di squadra: ok, la Bora non ha potuto prendere il via del Bretagna Classic-Ouest France di Plouay, vinto poi dall’australiano Matthews. Mentre si correva la gara il team tedesco ha sottoposto tutta la squadra a tampone. Tutti negativi, compreso Gatto. Corsa andata, pazienza. Ma il veneto è solo il terzo falso positivo scoperto nell’ultima settimana. Prima c’erano stati Hugo Houle (Astana) e Inge van der Heijden (CCC femminile). E Houle correrà anche il Tour de France.Il post di Ralph Denk (Bora)”Sembra che le mie preoccupazioni siano confermate” ha scritto in lungo, interessante post sui social Ralph Denk, team manager della Bora. “È noto che i test PCR hanno un certo tasso di errore e quindi producono risultati falsi positivi. Questo di per sé non sarebbe un problema, se ci fosse la possibilità di controllare immediatamente i risultati nel caso di riscontro positivo. Nella normativa antidoping sono previsti, proprio per questo motivo, un Campione A e un Campione B. Se il Campione A è positivo, il risultato viene verificato con il Campione B. Nell’attuale strategia di test dell’UCI, questa verifica non è presente. Anche i laboratori antidoping sono accreditati, il che significa che determinati standard sono fissati e controllati. Oggi abbiamo ritirato tutta la nostra squadra da una gara World Tour. Si tratta di punti, ma anche di presenza sui media, in altre parole, il valore pubblicitario su cui si basano gli impegni dei nostri sponsor. Oggi non è stato possibile ottenere questi benefici. Certo, la salute di tutte le persone coinvolte dovrebbe e deve sempre avere la priorità, tuttavia è ancora insoddisfacente che non si tenga conto di tutti gli altri aspetti. Penso che gli aggiustamenti debbano essere effettuati immediatamente qui. Chiediamo anche certezza riguardo alle procedure e alla strategia di test. Se non lo abbiamo, presto avremo problemi seri, perché chi vuole investire in una lotteria del genere?”. Il protocollo del Tour prevede che i corridori e gli staff delle squadre effettuino tamponi sei e tre giorni prima della partenza e in ognuna delle giornate di riposo (7 e 14 settembre). Nel caso di due positivi in una squadra (corridori e membri dello staff, è indifferente) nell’arco di sette giorni, tutto il team dovrà lasciare la Grande Boucle. LEGGI TUTTO